ANDREA d'Assisi, detto l'Ingegno

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANDREA d'Assisi (Aloisius, D'Aloigi, Aloysii), detto l'Ingegno

Mario Pepe

Pittore umbro, noto per documenti compresi tra il 1484 e il 1516; nel primo di essi - un pagamento del 29 ott. 1484 per pitture di stemmi eseguite nella piazza e alle porte della città di Assisi in occasione dell'elezione al pontificato di Innocenzo VIII - è detto "magister". Sei anni più tardi, in un documento orvietano del 5 ott. 1490, A. appare come "famulus" del Perugino, che fu in Orvieto dal dic. 1489 al sett. 1490 per preparare il lavoro ad affresco nella cappella di S. Brizio del duomo (iniziata a decorare dall'Angelico) che neanche il Perugino doveva eseguire. Bisogna poi giungere al 1501 per trovare una nuova menzione documentaria di A., ricordato il 7 febbraio come procuratore. Numerosi successivi documenti si riferiscono ancora ad A.; da essi si rileva che egli, evidentemente abbandonata la pittura - non v'è più infatti nessun riferimento a tale sua attività -, assolse vari incarichi pubblici e privati nella città di Assisi: nel 1507 pronuncia un lodo per la divisione di beni, nel 1510 è sindaco del podestà, nel 1511 e nel 1516 risulta camerlengo della Camera Apostolica. Da una quietanza di riscossione del 5 dic. 1509, rilasciata per conto di un fratello, sappiamo che quest'ultimo era canonico dei duomo di Assisi. L'ultima notizia documentaria relativa ad A. è del mese di agosto 1516.

Il Vasari, nella seconda edizione (1568) delle sue Vite, parla di A. con evidenti imprecisioni ed incongruenze cronologiche. Tra l'altro afferma che A. giovanissimo si pose insieme con Raffaello alla bottega del Perugino e che aiutò il maestro ad Assisi, nella Cappella Sistina e nel Cambio di Perugia; tuttavia ancor giovane sarebbe divenuto cieco e Sisto IV gli avrebbe assegnato una pensione fino alla morte, avvenuta all'età di 86 anni. Appare però impossibile che A., perduta la vista prima della morte di Sisto IV (1484), abbia poi dipinto la Sala del Cambio, i cui affreschi furono iniziati nel 1500 e frequentato insieme con Raffaello (nato nel 1483) la bottega dei Perugino. Delle notizie. vasariane può tuttavia accettarsi l'alunnato presso il Perugino, come prova il documento orvietano del 1490; e anche possibile che per un indebolimento alla vista A. abbia dovuto abbandonare la pittura, e la pensione di cui parla il Vasari potrebbe essere lo stipendio di camerario apostolico. Comunque dopo il 1490 non è più documentata una sua attività pittorica.

Risultate inconsistenti alcune più antiche attribuzioni (es. i Profeti della cappella di S. Ludovico in S. Francesco di Assisi opera di D. Doni), da parte di vari studiosi (J. D. Passavant, Crowe e Cavalcaselle, A. Venturi), che gli hanno attribuito nuclei più o meno omogenei di opere, si è tentato di ricostruire la personalità artistica di A., ma la mancanza anche di una sola sua pittura certa rende assai dffficilmente accettabili i risultati del loro lavoro; l'unica opera che potrebbe attribuirglisi è una Madonna col Bambino della National Gallery di Londra (n. 1220), già nelle raccolte Metzeger e Volkmann di Firenze, segnata "A.A.P.", sigla nella quale già C. F. Rumohr volle leggere "Andreas Assisiensis (o di Aloigi) pinxit". Si tratta di una pittura di carattere peruginesco, sulla cui attribuzione all'Ingegno permangono però notevoli perplessità, prestandosi la stessa segnatura ad altre interpretazioni (per es. "Aulista d'Angelo pinxit"). Si concorda pertanto con quel settore della critica (Gronalli Gnoli, van Marle), che reputa impossibile, almeno allo stato attuale delle conoscenze, ricostruire un gruppo di opere dell'Ingegno e attraverso esso la personalità dell'artista.

Bibl.: G. Vasari. Le Vite, Firenze 1568 (cfr. l'ediz. a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 595 s., 617-622); L. Lanzi, Storia Pittorica della Italia, Milano 1823, II, pp. 36 s.; C. F. Rumohr, Italienische Forschungen, Berlin 1827, II, pp. 324-330; III, pp. 29-31; L. Pungileoni, Elogio storico di Timoteo Viti, Urbino 1835, p. 34; A. Mezzanotte, Della vita e delle opere di P. Vannucci, Perugia 1836, pp. 230-232; J. D. Passavant, Raffaello, I, Firenze 1882, pp. 345-348; L. Fumi, Il Duomo di Orvieto, Roma 1891, pp. 372, 399; G. B. Crowe-J. A. Cavalcaselle, Storia della pittura in Italia IX, Firenze 1902, pp. 158-166; F. Mason Perkins, La pittura all'Esposizione d'arte di Perugia, in Rassegna d'arte,VII (1907), p. 118; U. Gnoli, Raffaello, il "Cambio" di Perugia e i profeti di Nantes, ibid., XIII(1913), pp. 80 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII,2, Milano 1913, pp. 662-698; E. Jacobsen, Umbrische Malerei, Strassburg 1914, p. 108; C. Ricci, Pintoricchio, Perugia 1915, pp. 116-118; O. Fischel, Die Zeichnungen der Umbren, in Jahrbuch der kön. preuss. Kunstsammlungen, XXXVIII(1917), p. 57; U. Gnoli, Andrea d'Assisi detto l'Ingegno, in Rassegna d'arte, XIX(1919), 1, pp. 33-36; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, p. 23; P. Cellini, Per un disegno di Andrea d'Assisi, in Bollett. d'Arte, XXV(1932), pp. 368-373; R. van Marle, The development of the Italian Schools of Painting, XIV, The Hague 1933, pp. 498-500; M. Davies, National Gallery Catalogues, The earlier Italian Schools, London 1951, p. 11; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, XVIII, pp. 592 s., sub voce Ingegno, Andrea di Luigi; Encicl. Ital., XIX, p. 230.

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