ANDREA da Gagliano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANDREA da Gagliano

Edith Pàsztor

Nato "in castro Galiani" negli Abruzzi (diocesi di Valva), era già chierico secolare, quando entrò nell'Ordine francescano a Sulmona. Fece poi la suai professione intorno al 1300, nelle mani del guardiano di Aquila. Attese agli studi teologici, prima, per volere del ministro generale Gonzalo di Valboa (1304-1313), presso lo studium della provincia di Penne (cui apparteneva Sulmona), poi a Napoli, presso lo studium generale,dove fu mandato dal nuovo ministro generale, Alessandro da Alessandria (1313-1341), e infine a Parigi. Ancora durante gli anni di studio a Penne, il ministro pennese, Giacomo "de Buclano" lo volle con sé quale segretario, mentre dopo il ritorno da Parigi fu nominato lettore ad Aquila ed in altri conventi abruzzesi. In seguito, divenne guardiano a Chieti ed infine provinciale di Penne.

Aveva già quest'ultima carica "cum... insurrexisset idolum abominationis fr. Petrus de Corbario" - l'antipapa -, cioè nel 1328, che è anche l'anno della fuga da Avignone, della rielezione e susseguente deposizione e scomunica del ministro generale Michele da Cesena; avvenimenti pieni di conseguenze per l'intero Ordine.

Nel 1329 egli venne rimosso dalla sua carica sotto l'accusa di aver mantenuto dei contatti con Michele da Cesena anche dopo la deposizione di questo (in quanto ai rapporti precedenti, egli stesso dichiarerà nel 1337 che ne era socius, mentre questi era ministro generale). Accettò allora l'invito del francescano Raimondo "de Maussaco", vescovo di Aversa, e si recò a Napoli, ove il re Roberto d'Angiò e la regina Sancia l'accolsero tra i propri familiares; e divenne cappellano del convento "Corpus Christi" delle Clarisse.

Come si è visto, questa prima parte della vita di A., che si svolse tra gli anni 1300-1330, abbraccia uno dei periodi più cruciali della storia dell'Ordine, ma poiché la personalità di A. cominciò a precisarsi solo dopo la deposizione di Michele da Cesena, è lecito supporre che durante la lunga lotta degli spirituali egli rimase estraneo spettatore, non partecipe, degli avvenimenti. Tanto più evidente divenne però la sua presa di posizione e tanto più attiva la sua partecipazione alle vicende che seguirono la scomunica di Michele da Cesena. Il soggiorno nel Regno di Napoli, asilo dei francescani ribelli all'atteggiamento antipauperistico di Giovanni XXII - lo stesso Filippo di Maiorca, fratello della regina Sancia e amico di Angelo Clareno, considerato da molti fraticelli come colui che "erit effectus papa", vi cercò rifugio nell'estate del, 1329 -, maturò anche in A. le idee a proposito delle questioni vitali dell'Ordine. L'intimità che ebbe sin dall'inizio della sua permanenza a Napoli con i reali angioini e i suoi legami con Michele da Cesena possono essere indicativi per la posizione che egli vi ebbe.

Il 13 ottobre del 1331, dodici suoi confratelli l'accusarono di eresia davanti al nuovo ministro generale., Gerardo c Oddonis, durante una sua visita a Napoli.

L'accusa verte soprattutto sul negato riconoscimento da parte di A. della legittimità del papato di Giovanni XXII, con la conseguenza di considerare senza validità i suoi interventi per modificare la regola di s. Francesco, come anche la deposizione di Michele da Cesena e la stessa nomina a generale di Gerardo "Oddonis". I francescani bollati dal papa quali eretici sono ritenuti da lui i martiri di una causa santa. Oltre a ciò - che è poi il tipico quadro dell'eresia "michelista" - venne imputato ad A. un ascendente fortissimo sulla regina Sancia e su Filippo di Maiorca, che sarebbe stato da lui indotto a tenere il famoso sermone contro Giovanni XXII.

In seguito a questa accusa il papa citò davanti a sé il 13 nov. 1331 A., che però riflutò di obbedire, cadendo così nella scomunica, da cui solo rintervento dei reali Angioini lo salvò nel 1333, dopo il 19 aprile. Il 12 giugno del 1336 venne ancora citato dal nuovo papa Benedetto XII, sotto l'accusa di aver composto un trattato non consono all'insegnamento della Chiesa, e il vescovo di Brescia, Giacomo "de Actis" da Modena, cappellano poritificio, cominciò a raccogliere te a suo carico. Il 12 apr. 1337, infine, :il papa incaricò l'inquisitore Guglielmo Lombardo di istituire un processo contro Andrea.

Ci è rimasto l'intero testo di questo processo, che costituisce una fonte preziosa per la conoscenza e valutazione dell'ambiente francescano di Napoli. Esso si basa sulle accuse raccolte a carico di A. nel 1331 da Gerardo "Oddonis", alle quali si aggiungono le notizie piuttosto vaghe sul trattato attribuitogli e le testimonianze sul contatto che ebbe, per desiderio della regina Sancia, con un gruppo di fraticelli marchigiani, rifiugiatisi a Lettere presso Castellammare di Stabia. In realtà, l'accusa formulata contro A. colpiva non sole lui, ma tutto l'indirizzo dei francescanesimo dominante a Napoli e soprattutto l'ambiente della corte presso il quale quest'indirizzo trovava il terreno fecondo per svilupparsi.

A. si difese con destrezza ed abilità (si veda, per es., la sua risposta sulla corrispondenza che aveva avuto con Michele da Cesena, di cui, secondo l'accusa, egli si sarebbe considerato vicario a Napoli) ed ebbe dalla sua parte il re Roberto e molti dei notabili della corte angioina di Napoli e della Provenza che intervennero in suo favore con lettere e testimonianze. L'assoluzione del 29 luglio 1338 è l'ultimo documento dell'esistenza di Andrea.

Fonti e Bibl.: La fonte princ. della vita di A. è costituita dagli atti del Processo del 1337-38. I dati biografici si ricavano dall'atto di difesa presentato da lui; ma proprio perché derivanti da una fonte di questo genere, le notizie non sono corredate di data. Il testo del processo è pubblicato in due parti: la prima, a cura di C. Eubel, in Bullarium Franciscanum, VI, pp. 597-638 (Cfr. per l'atto di difesa le pp. 604-606), la seconda, a cura di E. Pásztor, in Archivum Francisc. Hist., XLVIII (1955), pp. 266-297. Da notare che gli studi francescani abruzzesi o ignorano A., o desumono i suoi dati biogr. dal Bullariurn Franciscanum, VI, cit. Cfr.: M. Cervone da Lanciano, Compendio di storia del Frati Minori nei tre Abruzzi dal tempo di S. Francesco d'Assisi ai nostri giorni,Lanciano 1893, p. 92; I. Sebastiano, S. Francesco ed il Francescanesimo in Chieti, Teramo 1921, p. 14; A. Chiappini, Profilo di storia francescana in Abruzzo dal sec. XIV al XVI, in Bullett. d. R. Deputaz. abruzzese di storia patria, s. 3, XVII (1926), pp 15-19. Per tutta la bibl. relativa alle vicende o ai personaggi particolari cui ci siamo riferiti nel corso di questa biografia, rimandiamo a E. Pásztor, Il processo di Andrea da Gagliano (1337-38), in Archivum Francisc. Hist., cit., pp. 252-266.

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