PASTA, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)

PASTA, Andrea

Maria Pia Donato

PASTA, Andrea. – Nacque il 6 maggio 1706 a Bergamo da Marcello e Lodovica Passi.

Seguì il corso di studi filosofici presso il seminario cittadino e, secondo Alessandro Venanzio (1843, p. 7), si avvicinò allo studio della medicina presso il locale ospedale di S. Marco, per poi intraprenderlo formalmente all’Università di Padova.

Nell’ateneo patavino fu allievo di Giovan Battista Morgagni, che lo elogiò nel De sedibus et causis morborum per anatome indagatis (Venezia 1761, in particolare nelle epistole XVI, 26-27; XVIII, 11; XXIV, 26-31). Reca l’impronta di Morgagni la prima opera stampata da Pasta nel 1737 dopo il suo ritorno a Bergamo, le Epistolae ad Alethophilum duae, altera de motu sanguinis post mortem, altera de cordis polypo in dubium revocato, che tratta di un problema classico dell’anatomia patologica tra Sei e Settecento, l’origine dei coaguli di sangue rinvenuti durante le dissezioni, che Pasta giudica formazioni post mortem, nonché della distinzione delle iperemie patologiche e cadaveriche. Nel 1744 Pasta pubblicò una ulteriore Defensio epistolarum de motu sanguinis post mortem et de cordis polypo in dubium revocato (in Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXX, Venezia 1744, pp. 339-423).

Questi temi furono ripresi dal cugino Giuseppe (1742-1823), anch’egli medico ed erudito, nonché futuro editore dei testi medici di Andrea (con il quale è talvolta confuso), nel De sanguine et de sanguineis concretionibus per anatomen indagatis et pro causis morborum habitis quaestiones medicae (Bergamo 1786).

Nella città natale, dove visse per quasi tutto il resto della vita, Pasta si dedicò all’esercizio della medicina, in privato e presso l’ospedale di S. Marco, raccogliendo intorno a sé numerosi allievi. Risente di tale vocazione didattica la Bibliotheca medici eruditi Petro a Castro Bayonate… recensita, atque aucta… tyronibus medicis apprime utilibus (Bergamo 1742).

L’opera più importante di Pasta è il Discorso medico-chirurgico… intorno al flusso di sangue dall’utero delle donne gravide (Bergamo 1748), ampliato nel 1751 con l’aggiunta di due discorsi, e ancora nel 1757 con una Dissertazione… sopra i mestrui; l’opera ebbe varie edizioni integrali o parziali fin nell’Ottocento, nonché una traduzione in francese (Traité des pertes de sang chez les femmes enceintes, Paris, an VIII [1800]).

Si tratta di un’ampia esposizione della fisiologia e della patologia del ciclo mestruale femminile e delle emorragie pre e post partum, che Pasta ritiene derivare per lo più da un eccesso di sangue arterioso, e per il quale consiglia l’applicazione del ghiaccio. L’opera è un documento eloquente del rinnovato approccio naturalistico della scienza illuministica alle funzioni del corpo femminile e alle malattie delle donne, nonché del nuovo statuto scientifico dell’ostetricia. Pasta si pronuncia (in particolare circa l’espulsione della placenta) per una medicina aspettante, fondata su una concezione benigna della natura, che rifiuta per quanto possibile interventi chirurgici e medicinali rischiosi per la paziente. Si inserisce così nel filone dell’ostetricia naturalistica, influenzata soprattutto da François Mauriceau, prendendo invece le distanze dalla tendenza interventista, che, proprio in quegli anni, prendeva a reclamare, tra l’altro, il taglio cesareo per salvare il nascituro. Inoltre, Pasta classificava le mole e i feti mostruosi tra le patologie naturali dell’utero, attribuendole in taluni casi alla fantasia femminile, e partecipando così anche su questo specifico punto alla naturalizzazione illuminista della differenza di genere. Nello scritto appare inoltre già chiaramente il suo rifiuto per la polifarmacia e la preferenza per rimedi semplici, di matrice rediana e cocchiana.

Pasta tornò sul versante erudito della medicina con un’edizione (anch’essa varie volte ristampata) dei Magni Hippocratis Coi Aphorismi a Leoniceno versi… Hippocratis Praesagia Latine a Copo reddita, nunc similiter recensita, et notis illustrata (Bergamo 1750). Non deve sfuggire che si trattava di due testi del corpus ippocratico da sempre strettamente connessi alla medicina pratica e all’osservazione clinica, e che conobbero un rilancio nel quadro dell’ippocratismo settecentesco.

Ippocratismo, primato dell’osservazione clinica, fiducia nella forza rigeneratrice della natura, rifiuto della polifarmacia in favore di una strategia terapeutica più semplice e attendista incentrata sul vitto, attenzione per le condizioni sociali dei pazienti, senza dimenticare la tendenza a semplificare la nosologia, che trae origine sia dall’acume clinico di Pasta sia dalla sua conoscenza dell’anatomia patologica, sono le caratteristiche di tutta la sua opera, e ne fanno un tipico esponente dell’illuminismo medico del XVIII secolo. Si ricordano a tal proposito la Lettera… intorno ad alcuni rimedi poco o nulla usati da’ medici ma di molta virtù ed operazione per la cura di diverse ragguardevoli indisposizioni (in Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXXI, Venezia 1744, pp. 307-334), e le più corpose opere postume Dei mali senza materia… colla giunta di vari consulti medici inediti (Bergamo 1791), e Lo spirito della medicina (Bergamo 1790), una sorta di sintesi dei suoi insegnamenti elaborata da Giuseppe Pasta.

Alla morte di Morgagni, fu offerta a Pasta la cattedra di medicina teorica a Padova, che egli rifiutò, rimanendo a Bergamo. Nel corso della sua carriera fu protofisico del tribunale di sanità e priore del Collegio medico cittadino. Attivo protagonista della vita culturale locale, allora in effervescenza nel quadro del generale rinnovamento della cultura veneta del secondo Settecento, raccolse le Voci, maniere di dire e osservazioni di toscani scrittori e per la maggior parte del Redi… (Brescia 1769), che confluì poi in appendice al Vocabolario degli Accademici della Crusca (Verona 1804-06). Di interesse, e ancora oggi fonte utile per la storia del patrimonio artistico, sono Le pitture notabili di Bergamo che sono esposte alla vista del pubblico… con alcuni avvertimenti intorno alla conservazione, e all’amorosa cura de’ quadri (Bergamo 1775), notevole per l’accuratezza delle informazioni e impregnata dalla concezione illuministica dell’utilità civile dell’arte.

Pasta morì a Bergamo il 13 marzo 1782.

Fonti e Bibl.: P. Secco Suardi, In morte del celebre A. P., s.l. 1782; G. Bottagisi, Elogio del chiarissimo medico A. P. detto li 17 agosto 1783 nell’Accademia degl’Eccitati di Bergamo, Bergamo s.d.; Alcune lettere inedite di A. P., pubblicate quando il Patrio Ateneo gli inaugurava un busto scultura di Benzoni, Bergamo 1842; Biografie degli italiani illustri nelle scienze, nelle lettere e nelle arti, a cura di E. De Tipaldo, VII, Venezia 1842, pp. 426-430; A. Venanzio, Elogio di A. P. detto nell’Ateneo di Bergamo per l’inaugurazione del suo busto, Bergamo 1843; S. Di Rienzi, Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 324, 442, 550, 591, 674, 681, 719, 817; A. Pazzini, Storia della medicina, Milano 1947, pp. 149, 247, 257; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Bergamo 1959, V, pp. 123 s.; VI, pp. 363-368; L. Agrifoglio - F. Bazzi, L’epistola De cordis polypo di A. P. e gli argomenti relativi svolti da Giuseppe Pasta nel De sanguine et de sanguineis concretionibus, Bergamo 1960; E. Brambilla, La medicina del Settecento: dal monopolio dogmatico alla professione scientifica, in Storia d’Italia, Annali, VII, Malattia e medicina, a cura di F. Della Peruta, Torino 1984, pp. 86, 102-108; M. Santoro, Il concetto settecentesco della mestruazione: dall’operetta monografica di A. P., Dissertazione sopra i mestrui delle donne, in Id., Scritti medici, a cura di G. Leopardi, Fermo 1998, pp. 185-191.

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