SANTACROCE, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANTACROCE, Andrea

Silvano Giordano

– Nacque a Roma il 22 novembre 1655, primo figlio del marchese Scipione (1615-1668) e di Ottavia di Neri Corsini (morta nel 1679).

Nella sua famiglia, oltre a Ottavio Santacroce, nunzio alla corte imperiale per alcuni mesi nel 1581, si contano i cardinali Prospero e Antonio, suo nipote. Due fratelli di Scipione entrarono nello stato ecclesiastico: Marcello, cardinale, e Ottaviano (1627-1710), canonico della basilica di S. Pietro (1652-66) e quindi oratoriano. Suo fratello minore, il marchese Antonio (morto nel 1707), nel 1682 divenne signore di Oliveto e nel 1691 conservatore di Roma.

Andrea studiò diritto all’Università di Roma, dove ottenne in data imprecisata il dottorato in utroque iure. Nel 1682 divenne governatore di Tivoli e l’anno seguente referendario delle Segnature di grazia e di giustizia. Dall’inizio del 1686 all’ottobre del 1689 fu vicelegato di Bologna, alle dipendenze dei legati Antonio Pignatelli (1684-87), il futuro Innocenzo XII, e Giovanni Francesco Negroni (1687-90).

Alla fine di novembre del 1689 fu designato nunzio in Polonia, succedendo a Giacomo Cantelmo. Il 12 dicembre 1689 divenne vescovo titolare di Seleucia in Isauria, con dispensa perché non aveva ricevuto gli ordini sacri; il 18 dicembre fu nominato assistente al soglio pontificio. Il breve di facoltà porta la data del 7 gennaio 1690, mentre il breve credenziale, diretto al sovrano polacco Giovanni III Sobieski, fu spedito il 27 febbraio. Il 1° aprile 1690 papa Alessandro VIII gli concesse la facoltà di essere consacrato da un vescovo di sua scelta, il che avvenne il 16 aprile, nella basilica ravennate di S. Maria in Porto, a opera del cardinale Domenico Maria Corsi, vescovo di Rimini, assistito da Giovanni Rasponi, vescovo di Forlì, e da Giovanni Francesco Riccamonti, vescovo di Cervia.

Santacroce arrivò a Varsavia il 24 giugno del 1690, atteso dall’uditore Cesare Bonesana, chierico regolare teatino e prefetto delle missioni di Propaganda Fide, che aveva gestito la nunziatura dall’ottobre del 1689; questi gli consegnò una relazione scritta del suo predecessore e lo aggiornò sullo stato degli affari correnti. Al centro dell’attenzione vi era la guerra contro il Turco, condotta dalla Lega santa, con a capo il papa. Il nunzio si adoperò per ostacolare le pressioni francesi sulla corte di Varsavia, finalizzate a stipulare una pace separata, e al tempo stesso si tenne in contatto con il suo collega di Vienna, per evitare che l’imperatore procedesse nelle trattative senza tenere conto dell’opinione di Roma. Amministrava inoltre i sussidi per la guerra stanziati dal papa valendosi dell’opera dei teatini Bonesana e Sebastiano Accorsi, prefetti delle missioni di Propaganda.

Nel gennaio del 1691 fu colpito da una grave malattia, che dovette essere particolarmente acuta nei mesi di marzo e aprile, come mostra la mancanza di corrispondenza. Per la convalescenza il papa gli concesse licenza di recarsi ai bagni di Eger, oggi Cheb in Boemia. Il 15 agosto partecipò alle cerimonie pubbliche organizzate dalla corte di Varsavia per festeggiare l’elezione di Innocenzo XII e venerdì 17 agosto si mise in viaggio, lasciando la cura degli affari correnti al suo uditore Francesco Bentini. Tuttavia si fermò a Breslavia, dove poté procurarsi le acque di Eger, dalle quali trasse giovamento; decise quindi di rimanere in quella città, da dove poteva esercitare le sue funzioni di nunzio, pur con alcune limitazioni. Nel gennaio del 1692 informò Roma sulla possibile conversione al cattolicesimo, grazie all’opera dei gesuiti in Slesia, di Ludwika Karolina Radziwiłł, unica erede della linea calvinista della famiglia, sposa di Karl Philipp von Neuburg, generale al servizio dell’imperatore e futuro conte palatino. Recuperata la salute, fece ritorno a Varsavia, dove giunse il 1° maggio.

Si interessò attivamente alla vita degli ordini religiosi. Nel gennaio del 1692 promulgò il decreto della Penitenzieria, che ordinava il ritorno nei rispettivi conventi dei religiosi apostati e fuggitivi. All’inizio di agosto del 1692 accolse a Varsavia sedici cappuccini, la cui presenza nel Regno era stata richiesta dal re Giovanni Sobieski a papa Alessandro VIII. Sostenne inoltre che i monaci potessero eleggere liberamente il loro abate e che la mensa abbaziale fosse equamente distribuita tra i monasteri e gli abati commendatari, volendo contrastare i tentativi della nobiltà di controllare il patrimonio dei monasteri.

Nei primi mesi del 1694 iniziò a emergere la preoccupazione per la salute del re e per l’eventuale elezione del successore. Il nunzio non sarebbe dovuto intervenire se non per evitare la designazione di un principe protestante, e affinché le incertezze di un potenziale lungo interregno non pregiudicassero l’andamento della guerra e le trattative di pace con il Turco.

Negli ultimi giorni del 1695 giunse a Varsavia la notizia che Henri Albert de la Grange d’Arquien, padre della regina Maria Casimira, aveva ottenuto, a richiesta della figlia, il cappello cardinalizio. Sabato 24 febbraio 1696 il neoporporato prestò il giuramento nelle mani del nunzio e il giorno seguente nella chiesa dei Cappuccini il re gli impose la berretta cardinalizia.

Ai primi di marzo del 1696 Santacroce ricevette la notizia della sua nomina a nunzio presso la corte imperiale. Giovedì 29 marzo comunicò ufficialmente ai sovrani la sua nuova destinazione e la designazione di Giovanni Antonio Davia, nunzio a Colonia, come suo successore. Ebbe invece difficoltà a ottenere l’udienza di congedo, sussistendo problemi con il gran maresciallo del Regno e con il cardinale Augustyn Michał Stefan Radziejowski, arcivescovo di Gniezno e primate del Regno di Polonia, relativi al tribunale della nunziatura. Alla fine di maggio si mise in viaggio per Vienna, lasciando gli affari correnti nelle mani del suo uditore, Bentini, al quale consegnò informazioni destinate al successore.

La sera del 16 giugno arrivò nella città imperiale, dove lo attendeva l’uditore Francesco Maria Abbati, lasciato dal suo predecessore Sebastiano Antonio Tanara. Questi rimase a Vienna fino alla fine di agosto, in attesa che Bentini arrivasse dalla Polonia. Solo il 27 agosto il nunzio poté fare l’ingresso solenne e giovedì 30 fu ricevuto dai sovrani in udienza ufficiale.

Secondo le voci circolanti, il ritardo sarebbe stato da ricondurre a una ripicca per la mancata partecipazione dei cardinali alla processione organizzata dalla chiesa romana di S. Maria dell’Anima. La questione era legata alle difficoltà provocate dall’ambasciatore imperiale a Roma, il conte Georg Adam Martinitz (1695-99), al quale il papa ormai rifiutava le udienze. Le rimostranze del nunzio presentate ai dignitari di Leopoldo I e al gesuita Francesco Menegatti, confessore dell’imperatore, trovarono scarsa accoglienza e l’ambasciatore fu sostituito solo dopo tre anni. Ulteriori fattori di conflitto furono la pretesa precedenza del governatore di Roma rispetto all’ambasciatore imperiale nell’Urbe e la gestione delle trattative di pace, dato che Innocenzo XII volle mantenersi imparziale nella contesa che opponeva la Francia alla grande coalizione e che trovò una soluzione con la pace di Rijswijk, stipulata il 30 ottobre 1697. Poco più di un anno dopo, il 26 gennaio 1699, fu conclusa a Carlowitz la pace tra la Lega santa e l’Impero ottomano, che concluse la guerra iniziata nel 1683. Nel frattempo alla corte di Vienna, sulla scorta delle notizie provenienti da Madrid relative alla salute del re Carlo II, iniziarono le manovre per la successione al trono di Spagna, circa le quali il nunzio informava puntualmente.

Nel 1697 Santacroce fece restaurare la sede della nunziatura, con la collaborazione di due artigiani di origine italiana, Andrea Simone Carone e Francesco Monticelli.

Il 14 novembre 1699 fu creato cardinale. A metà gennaio 1700 partì da Vienna, lasciando l’uditore Bentini come incaricato d’affari. Giunto a Trento, dopo aver toccato Innsbruck, prese la strada per Venezia e da qui, per via d’acqua, il 10 febbraio 1700 raggiunse Bologna, da dove scrisse l’ultima lettera alla segreteria di Stato.

Giunto a Roma, il 23 febbraio 1700 Innocenzo XII lo provvide di alcuni benefici situati in Lombardia, per un valore di 4356 scudi, che si aggiunsero a quelli già in suo possesso, tra cui l’abbazia di S. Pancrazio a Collepepe presso Todi e l’abbazia di S. Spirito di Sonnone a Gaeta. Il 30 marzo in Concistoro gli attribuì il titolo presbiterale di S. Maria del Popolo. Santacroce partecipò al conclave, durato dal 9 ottobre al 23 novembre 1700, dal quale fu eletto il cardinale Giovanni Francesco Albani, che prese il nome di Clemente XI.

Il 24 gennaio 1701 fu nominato vescovo di Viterbo e Toscanella. Il 7 febbraio l’abate eugubino Michelangelo Vergani, dottore in utroque iure e protonotario apostolico, prese possesso della diocesi di Viterbo come delegato del vescovo e confermò ad beneplacitum gli ufficiali. Il 12 febbraio Cesare Rocci, nobile di Toscanella, protonotario apostolico, dottore in utroque iure, primicerio della cattedrale di S. Giacomo e vicario generale, prese possesso della diocesi di Toscanella a nome del cardinale Santacroce.

Tra il 1701 e il 1708 quest’ultimo fu membro delle congregazioni del Buon Governo, Concistoriale, Fabbrica di S. Pietro, Immunità ecclesiastica, Propaganda Fide e Sacri Riti e nel 1708 della congregazione della Visita apostolica. Dal 21 febbraio 1707 al 27 febbraio 1708 fu camerlengo del Collegio cardinalizio.

Morì a Roma il 10 maggio 1712 e fu sepolto in S. Maria in Publicolis, la chiesa di famiglia riedificata in forme barocche nel 1642-43 dal cardinale Marcello Santacroce.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Archivio Santacroce, 689, 690, 691, 692, 694, 698, 701, 702, 703, 729, 730, 745, 746, 747, 749, 819, 820, 830 (inventario dei mobili, libri ecc. spettanti al Card. Andrea Santacroce, s.d.), 848, 857, 859, 897, 1017, 1117, 1166, 1167, 1184, 1191, 1222, 1223, 1224, 1225, 1226, 1228, 1229, 1230; Fondo Camerale II, Nunziature, vol. 8, f. 15, 4 e 7: Conto per li sussidi della guerra contro il Turco, 1690-1692; Archivio segreto Vaticano, Archivio Concistoriale, Processus Consistoriales, vol. 87, cc. 235r-244r; Archivio della Nunziatura apostolica in Varsavia, 178; Archivio della Nunziatura apostolica in Vienna, 26, 30, 31, 32; Fondo Santacroce, b. 1A, f. 4; b. 4, f. 3, n. 9; b. 6, f. 1, nn. 23-25; f. 3, nn. 54-62, 65; f. 4; b. 7A, f. 1, nn. 9-10; f. 2, nn. 31, 32, 72, 75, 77a-b, 78-79; f. 5; b. 8, f. 4, n. 114; b. 9, f. 4; b. 10, f. 5; b. 14, f. 7; b. 18A, f. 5; b. 18B, ff. 1, 2; b. 20, f. 3; b. 21B, f. 5; b. 23, f. 5; b. 30, ff. 1, 3; b. 31, f. 5, n. 178; b. 32, f. 4; b. 34C, f. 5; b. 38, ff. 1, 2, nn. 2-17; b. 40, f. 4; b. 45, f. 4, nn. 186-192; b. 48A, ff. 1, 2, 3-12; b. 48B, ff. 1-9; b. 51, f. 4, nn. 85a-b, 86a-b; b. 53A, ff. 4-5; Secretaria Brevium, Registra, 1795, cc. 33r-52v (7 gennaio 1690), 53rv (1° aprile 1690); 1815, cc. 24r-28v (18 dicembre 1689); 1932, cc. 1r-18v (17 febbraio 1696); Segreteria di Stato, Germania, 221, 222, 233, 234, 235, 236, 237, 465, 466, 467, 468; Segreteria di Stato, Polonia, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 186, 188, 354A; Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide, Congregazioni Particolari, vol. 29, cc. 287r-395r, 662r-903r; Scritture riferite nei Congressi, Moscovia-Polonia-Ruteni, vol. 2, cc. 310r-517r; Litterae, voll. 79-85; Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 6664; Roma, Biblioteca Angelica, ms. 1242, cc. 92r-162r; Litterae S. C. de Propaganda Fide Ecclesiam catholicam Ucrainae et Bielarusjae spectantes, II, a cura di A.G. Welykyj, Romae 1955, pp. 162-212; Litterae nuntiorum apostolicorum historiam Ucrainae illustrantes (1550-1850) Ecclesiam catholicam Ucrainae et Bielarusjae spectantes, XIV, a cura di A.G. Welykyj, Romae 1977, pp. 180-214, 234-265; T. Mrkonjić, Archivio della nunziatura apostolica in Vienna, I, «Cancelleria e Segreteria», nn. 1-904 - aa. 1607-1939 (1940). Inventario, Città del Vaticano 2008, pp. XXII, XLIV, 16 s., 20 s.

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