TORRESANO, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TORRESANO (Torresani), Andrea

Franco Pignatti

Nacque ad Asola (nei pressi di Mantova) da Federico il 4 marzo 1451; ebbe fratello Giovanni Battista.

Intorno al 1474 si trasferì a Venezia, dove apprese l'arte tipografica nell'officina di Nicolas Jenson; nel 1479, poco prima che il maestro morisse (1480), ne acquistò l'attrezzatura e cominciò a stampare in proprio. La prima edizione che reca il suo nome è il Breviarium Romanum, in società con Pietro Piasi da Cremona e Bartolomeo de Blavis da Alessandria, licenziato il 12 ottobre 1479. Fino al 1481 la società produsse almeno sei edizioni, tra cui si distinguono gli Opera di Virgilio, con il commento di Servio e il XIII libro dell'Eneide composto da Maffeo Vegio (1° agosto 1480). All'inizio della attività Torresano si associò anche con altri tipografi: Maffeò Pietroboni da Salò, Tommaso Piasi, Bernardino de Coris da Cremona, Simone da Lovere, Johannes Hamman; il suo nome da solo comincia ad apparire all'inizio degli anni Ottanta, a esempio nella Lectura super V libris Decretalium di Niccolò Tedeschi (24 luglio 1483).

Nel 1480 sposò Lambertina Battaglia, che gli diede cinque figli: Federico (1481?-1561/62), Giacoma, Lucrezia, Maria (1485-1536), Gian Francesco (1495/98-1557/58).

Nel primo quindicennio di attività il catalogo di Torresano comprende secondo l'ISTC 173 edizioni, con prevalenza di testi giuridici (circa la metà), poi opere di filosofia e breviari, generi di smercio sicuro e redditizio, e una presenza importante di autori antichi e umanistici: oltre al Virgilio del 1480, Terenzio (1480), Aristotele (1483), Livio (1485), i Rerum Venetarum libri di Marco Antonio Sabellico (1487), Ovidio (1487-88), l'editio princeps delle opere di Platone nella traduzione di Marsilio Ficino (1491). All'inizio della sua attività adoperò come marca tipografica, su sfondo rettangolare rosso, un cerchio sormontato da una triplice croce e suddiviso in quattro settori con le iniziali «A T», oppure la sola «A» e una torre merlata; poi passò alla torre merlata (talora con l'aggiunta della figura di s. Andrea in cima) fra le iniziali «A T».

Nel marzo 1495 Torresano costituì una società con Pierfrancesco Barbarigo, figlio del doge Marco, e Aldo Manuzio per stampare libri greci e latini; Barbarigo era socio per il 50% ma il suo interesse era esclusivamente finanziario, Torresano e Manuzio erano stretti tra loro da un altro patto in virtù del quale i 4/5 del capitale da loro investito appartenevano a Torresano e 1/5 a Manuzio. Torresano controllava dunque la gestione industriale dell'impresa, che continuò a valersi di altri stampatori veneziani, mentre nell'orientamento editoriale un nuovo indirizzo fu impresso da Aldo, che intuì le potenzialità offerte dal mezzo tipografico applicato al settore della letteratura classica e diede un impulso decisivo all'azienda. Torresano continuò a stampare o pubblicare libri con il suo nome e la sua marca, mentre Aldo firmava un'altra produzione di indirizzo nettamente umanistico, che ottenne straordinaria diffusione in tutta Europa, oltre che per il valore filologico e per la qualità tipografica, anche grazie alla rete commerciale di Torresano.

Nel 1505 Manuzio sposò Maria Torresano e lasciò la sua abitazione a S. Agostino per andare ad abitare nella casa del suocero, presso la chiesa di S. Paternian, vicino al ponte del Rialto, annessa alla stamperia. Nel 1506 l'attività tipografica si interruppe; il 27 marzo Manuzio fece testamento a favore di Torresano e il giorno seguente i due sottoscrissero un atto in cui univano le rispettive proprietà. Poco dopo Manuzio partì per un viaggio in Lombardia alla ricerca di manoscritti da pubblicare da cui ritornò verso la fine dell'anno e l'attività della stamperia riprese.

Alla morte di Barbarigo, nel 1508, Manuzio e Torresano continuarono a lavorare in società. L'ultima edizione a uscire con il nome di Torresano da solo è Egidio Romano, Expositio in artem veterem, stampato da Simone da Lovere con data 10 dicembre 1507; nel 1508 le due case editrici si unificarono e in novembre nelle Epistolae di Plinio il Giovane comparve per la prima volta la sottoscrizione «In aedibus Aldi et Andreae Asulani soceri» insieme con la marca con l'ancora e il delfino, che Manuzio aveva adoperato per la prima volta nei Poetae Christiani veteres (vol. II, c. [*]8v), datati gennaio 1501 per il testo e giugno 1502 per la dedicatoria. A un ricordo del soggiorno veneziano nel 1507-08 risale il più tardo colloquium di Erasmo da Rotterdam Avaritia sordida, in cui l'umanista olandese, venuto a Venezia per pubblicare presso Aldo gli Adagia (settembre 1508), mette in ridicolo la parsimonia di Torresano, tratteggiato come un ricco spilorcio che lesina sul cibo somministrato ai familiari e ai dipendenti dell'officina.

Nel 1509, le operazioni militari della Lega di Cambrai contro Venezia causarono una sospensione delle attività della stamperia. Con una serie di atti notarili Torresano e Manuzio regolarono i rapporti economici che intercorrevano tra loro; dopo la battaglia di Agnadello (14 maggio) Manuzio nominò Torresano suo agente a Venezia e si trasferì a Ferrara. Il 28 settembre l'atto di fusione delle proprietà fu sciolto formalmente. Queste mosse rivelano il disegno di salvare la stamperia nel caso una delle due parti in conflitto avesse prevalso: a Venezia Torresano sarebbe apparso come il proprietario, mentre, in caso di vittoria della Lega, Manuzio avrebbe potuto fare valere le sue conoscenze alle corti francese e imperiale e a Ferrara.

Fino al 1515 la società Torresano pubblicò insieme con Aldo 25 titoli (dati EDIT16), in larga prevalenza classici: Alessandro d'Afrodisia, Aristotele, Cesare, Cicerone, Esichio, Giovenale, Plutarco, Sallustio, la Suida, Valerio Massimo, Lucrezio, Quintiliano, Virgilio; tra i moderni Niccolò Perotti, Giovanni Pontano, Tito Vespasiano ed Ercole Strozzi.

Dopo la morte di Manuzio (16 febbraio 1515 assunse la direzione dell'azienda anche per conto dei figli di Aldo, tutti minorenni (Manuzio, nato nel 1506, Antonio, nato nel 1511, Paolo, nato nel 1512, oltre alle figlie Alda e Letizia), continuando a stampare con la sottoscrizione «In aedibus Aldi et Andreae soceri». Nella gestione della azienda confermò le capacità imprenditoriali mostrate negli anni precedenti. Con la scomparsa di Manuzio emerse tuttavia il divario che lo aveva separato dal socio, che era stato il vero ispiratore della linea editoriale dell'azienda e aveva tenuto relazioni con i letterati che aveano collaborato con la tipografia al di là degli interessi commerciali. Torresano fu così affiancato da Battista Egnazio (Giovan Battista Cipelli), umanista che era stato molto vicino a Manuzio e tra i primi suoi collaboratori, ma del tutto sprovvisto di capacità imprenditoriali. Per questo dal 1517 Torresano introdusse nella tipografia il figlio Giovan Francesco, che, una volta impratichitosi, ne assunse la direzione mentre Andrea, invecchiato, si ritirò progressivamente dal lavoro. Fino al 1528 l'azienda pubblicò 113 edizioni, che accanto alla solida presenza di classici greci e latini evidenziano una apertura agli autori volgari più prestigiosi: Pietro Bembo, Gi Asolani; Dante col sito et forma dell'Inferno tratta dalla istessa descrittione del poeta; Boccaccio, Decameron; Baldassarre Castiglione, Il libro del cortegiano; Petrarca, Canzoniere. Tra i moderni latini si segnalano Giorgio Gemisto Pletone, Teodoro Gaza, Pietro Alcionio, Giorgio Trapezunzio, Emanuele Crisolora, Niccolò Perotti, Erasmo, Egnazio, Christophe de Longueil, il De partu Virginis di Iacopo Sannazaro, gli Opera omnia di Pontano. Nel frontespizio continuò a figurare la marca aldina e nelle sottoscrizioni accanto al nome di Torresano fu mantenuto quello di Aldo: «Eredi di Aldo Manuzio e Torresano Andrea», «Nelle case d'Aldo Romano, et d'Andrea Asolano suo suocero», «In aedibus Aldi et Andreae soceri». Con il suo nome e la sua marca originaria Torresano pubblicò isolatamente nel 1522 il Breviarium Romanum e nel 1527 il manuale di Stefano Nicolini da Sabio per l'apprendimento del greco, latino e volgare Introduttorio nuovo intitolato corona preciosa (tipografi G.A. Nicolini da Sabbio e fratelli)

Torresano morì a Venezia il 21 ottobre 1528 (Bühler, 1945, p. 117, che corregge, sulla base di Sanuto, XLIX, 1897, col. 79, la data 23 marzo 1529 fino ad allora vulgata sulla base di Sanuto, L, 1898, col. 81, dove si parla invece di una supplica presentata dagli eredi alla Signoria).

Dopo la sua morte i figli di Aldo, divenuti maggiorenni, rivendicarono i loro diritti nella gestione della stamperia. Conclusosi un periodo di difficile convivenza nacque un contenzioso che costrinse a sospendere l'attività dal 1529 al 1533 e sfociò in un processo, alla fine del quale i Torresano, Giovan Francesco anche il fratello Federico, si videro riconosciuta la proprietà di 4/5 del patrimonio comune e l'assegnazione del carattere corsivo aldino, mentre i Manuzio ottennero il magazzino librario e la proprietà della marca di Aldo con l'ancora e il delfino.

La riapertura nel 1533 con la sottoscrizione «Haeredes Aldi Manutii Romani et Andreae Asulani soceri» o «Nelle case delli heredi d'Aldo romano, e d'Andrea d'Asola suo suocero», si deve anche all'iniziativa di Paolo Manuzio, figlio di Aldo, che rivendicò il suo ruolo nella gestione dell'azienda accanto a Giovan Francesco. La nuova conduzione comune si protrasse fino al 1540 con 31 edizioni, fino alla definitiva separazione. Paolo inaugurò la nuova dicitura «Apud Aldi filios» e proseguì autonomamente una attivissima carriera di editore, continuando a intrattenere con i Torresano rapporti commerciali.

Nel 1540 Giovan Francesco e Federico pubblicarono con il proprio nome la grammatica di Costantino Lascaris (De octo partibus orationis) valendosi della tipografia di Giovanni Antonio Nicolini da Sabbio e Giovan Francesco da solo tra il 1540 e il 1544 firmò come editore quattro edizioni stampate dai Nicolini (un Terenzio, un Panegyricus composto da Egnazio in onore di Carlo V, una relazione di Nicolas Durand Villegagnon sulla sfortunata spedizione imperiale contro Algeri, il volgarizzamento del libro VIII dell'Eneide di Giovanni Giustiniani da Candia). Secondo Bernoni (1890, p. 93) Giovan Francesco sposò Lia, figlia del tipografo Bartolomeo Imperatore, da cui ebbe tre figli: Andrea, Girolamo e Bernardino. Morì tra il luglio 1557 e il marzo 1558.

Federico ebbe officina propria, ma cambiò sede per tre volte: il 20 luglio 1553 prese in affitto una casa in contrada S. Tomà per due anni e tre mesi, il 12 ottobre 1558 abitava in contrada S. Barnaba in casa di proprietà di Pietro Giustiniani, l'11 maggio 1559 risiedeva in contrada S. Maria Zobenigo. Mantenne la marca di famiglia con la torre e le iniziali «F T», oppure adottò la torre circondata da un nastro con la scritta «Federicus Torresanus». Firmò trenta edizioni tra il 1538 e il 1558 ed esercitò con profitto il mestiere di libraio. Il catalogo segue in parte l'indirizzo paterno con importante presenza di classici (Aristotele, Eschine, Olimpiodoro, Ovidio, Paolo Egineta), opere giuridiche, breviari, ma comprende autori moderni volgari (Pietro Aretino, Giovanni da Vigo, Manuele Crisolora, Joanot Martorell, Leone Ebreo). Insieme con gli Eredi di Lucantonio Giunta, Gabriele Giolito e gli Eredi di Ottaviano Scoto, dal 1543 al 1557 Federico fece parte della Compagnia della Corona, società editoriale specializzata in edizioni giuridiche. Come editore, si servì delle tipografie di Giovanni Padovano, Bartolomeo Zanetti, Domenico Farri, Giuseppe Guglielmo, dei Nicolini da Sabbio e degli eredi di Aldo Manuzio. Il suo matrimonio con una sorella di Aldo Manuzio, Paola, è riportato nella bibliografia a partire da Bernoni, 1890, pp. 112, 173, ma senza prove documentali, perciò resta in dubbio. Accertato è invece il bando di quattro anni che gli fu inflitto nel 1523 per avere barato al gioco (Bühler, 1945, pp. 119-121). Non ebbe figli maschi. Il testamento, dettato il 21 gennaio 1559, attesta una situazione economica florida: possedeva beni immobili a Brescia, Asola, Desenzano, Carpi e altrove; alle figlie Andreana e Chiara, designate eredi universali (una Laura era morta nell'ottobre 1556), lasciò 5000 ducati di dote ciascuna. Morì tra il dicembre 1561 e il settembre 1562.

Le figlie subentrarono nella Società della Corona, mentre la stamperia passò ai nipoti, figli di Giovan Francesco, Andrea, Girolamo e Bernardino. Nel 1562 risulta un'edizione con la sottoscrizione «Andrea e fratelli» (L. Baglioni, L'arte del predicare). Dal 1554 Bernardino fu attivo a Parigi come libraio ed editore di una ventina di titoli, fino circa il 1570, con bottega in rue Saint-Jacques, poi tornò a Venezia. Nel 1571-73 insieme con Girolamo sottoscrisse tre edizioni, nel 1574-76 Girolamo da solo ne sottoscrisse quattro con l'indicazione generica dei fratelli.

Fonti e bibliografia

A.A. Renouard, Annales de l'imprimerie des Alde, Paris 1834, passim; D. Bernoni, Dei Torresani, Blado e Ragazzoni, celebri stampatori a Venezia e Roma nel XV e XVI secolo, cogli elenchi annotati delle rispettive edizioni, Milano 1890, pp. 1-190; M. Sanuto, I diarii, XLIX, a cura di F. Stefani - G. Berchet - N. Barozzi, Venezia 1897, col. 79; L, a cura di iid., ibid. 1898, col. 81; C.F. Bühler, Some Documents Concerning the Torresani and the Aldine Press, in The Library, s. 4, XXV (1945), pp. 111-121; E. Pastorello, L'epistolario manuziano. Inventario cronologico-analitico 1483-1537, Venezia 1957, ad ind. ad voces Torresani; Opus epistolarum Des. Erasmi Roterodami, a cura di P.S. Allen, XII, Indices, Oxonii 1958, ad voces Asulanus Andreas, Asulanus Jo. Franciscus; E. Pastorello, Di Aldo Pio Manuzio: testimonianze e documenti, in La Bibliofilia, LXVII (1965), pp. 163-220, in partic. pp. 167, 169-171, 176-178, 182, 185-198, 202, 208-220; M. Dazzi, Aldo Manuzio e il dialogo veneziano di Erasmo, Vicenza 1969, pp. 131-145 e ad ind.; C. Marciani, Il testamento, e altre notizie, di Federico Torresani, in La Bibliofilia, LXXIII (1971), pp. 165-178; Erasmo da Rotterdam, Colloquia, a cura di L.E. Halkin - F. Bierlaire - R. Hoven, in Opera omnia, I, 3, Amsterdam 1972, pp. 676-685; F.J. Mosher, The Fourth Catalogue of the Aldine Press, in La Bibliofilia, LXXX (1978), pp. 229-235, in partic. pp. 231-232; M. Lawry, Il mondo di Aldo Manuzio, Roma 1984, ad ind.; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano 1986, ad ind.; Short-title Catalogue of books printed in Italy... from 1465 to 1600, London 1986, ad ind.; M.J.C. Lawry, voci A. T.; Federico Torresani; Gianfrancesco Torresani, in Contemporaries of Erasme, a cura di G. Bietenholz - Th.B. Deutscher, III, Toronto-Buffalo-London 1987, pp. 332-334; H.G. Fletcher, New Aldine Studies. Documentary Essays on the Life and Work of Aldus Manutius, San Francisco 1988, ad ind.; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, ad ind.; M. Lawry, Nicholas Jenson and the Rise of Venetian Publishing in Renaissance Europe, Oxford 1991, pp. 128, 176, 178, 181, 190, 192, 198 s., 202, 207 s., 211; F. Dupuigrenet-Desroussilles, Le livre italien à Paris au XVIème siècle, in La stampa in Italia nel Cinquecento, Atti del Convegno (Roma, 17-21 ottobre 1989), a cura di M. Santoro, II, Roma 1992, pp. 679-686, in partic. pp. 680 s.;The publications of the Torresani, contrefactions, associated material and addenda, Los Angeles 1994; A. Cataldi Palau, Gian Francesco d'Asola e la tipografia aldina. La vita, le edizioni, la biblioteca dell'Asolano, Genova 1998; edit16. Censimento nazionale delle edizioni del XVI secolo, a cura dell’Istituto centrale per il Catalogo unico, http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/; Incunabula Short Title Catalogue (ISTC), https://www.bl.uk/catalogue/istc.

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