ANDRONICO I, Comneno, imperatore d'Oriente dal 1183 al 118&sup5;

Enciclopedia Italiana (1929)

ANDRONICO I, Comneno, imperatore d'Oriente dal 1183 al 1185

Francesco Cognasso

Apparteneva ad un ramo cadetto della famiglia Comnena, essendo figlio del sebastocratore Isacco, secondogenito di Alessiò I, il fondatore della dinastia. Nacque verso il 1120 e fu educato alla corte dell'imperatore Giovanni II, sebbene il padre, malcontento della sua posizione, litigasse con il fratello Giovanni e si rifugiasse in Oriente presso principi musulmani. Una conciliazione fra i fratelli, nel 1138, fu seguita da una più aspra rottura. Isacco nuovamente emigrò coi figli e solo rientrò in patria dopo l'avvento del nuovo imperatore Manuele I. Le cupidigie e gli odî paterni furono ereditati da Andronico. Il cugino Manuele ripetutamente cercò di conciliarsi l'irrequieto parente, di cui apprezzava l'intelligenza, e gli affidò alti comandi militari prima in Cilicia, poi sul Danubio; ma ogni volta A. attese ad intrigare e congiurare contro l'imperatore, ora coi principi turchi, ora coi latini, ora col re d'Ungheria. Verso il 1155, scoperta una nuova congiura, Manuele I si indusse a chiuderlo in carcere ove lo tenne per nove anni. Solo nel 1164, A. riuscì audacemente ad evadere, rifugiandosi presso i principi russi di Kiev. Perdonatolo, poi, Manuele lo richiamò dopo un paio d'anni, per timore che tramasse di là contro l'impero; ma non si fidò di lasciarlo nella capitale e gli affidò il governo della Cilicia. A. vi si recò, ma presto, stancatosi, passò ad Antiochia, dove sedusse Filippa di Poitiers, sorella del principe Boemondo e dell'imperatrice Maria; poi, abbandonatala, fuggì a San Giovanni d'Acri, sedusse ancora la cugina Teodora, vedova del re Baldovino III, e la portò in una romanzesca fuga a Damasco, a Harrān e fino nella Georgia. Viveva presso il principe turco di Erzerūm, quando, stanco di tanta vita errabonda, pensò di riconciliarsi coll'imperatore. Ritornò con l'amante e i due figli avutine a Costantinopoli, dove abitava la vera moglie coi tre figli legittimi; e Manuele I gli diede il governo di Sinope sul Mar Nero.

Successo all'energico Manuele il minorenne Alessio II, A. ebbe la possibilità di svolgere i suoi piani per impadronirsi dell'impero. Lasciò che la reggenza si esautorasse nelle lotte di corte; poi comparve, sollecitato da tutte le parti, come il salvatore dello stato. Milizie e flotta passarono senza combattere a lui; e il governo crollò, mentre il popolo, d'accordo con A., assaliva i quartieri dei commercianti italiani, massacrando e saccheggiando. Il nuovo padrone eliminò, successivamente, tutti i membri della famiglia dell'odiato Manuele, prima la figlia, poi la vedova, poi altri parenti; si dichiarò protettore del piccolo Alessio II e con lui si fece incoronare in Santa Sofia. Ma, subito dopo, fece strozzare l'infelice principe e non esitò a sposarne la giovanissima vedova, Agnese di Francia. A. impresse allora alla sua politica una vivacità caratteristica. Mentre si vendicava dei vecchi cortigiani di Manuele che lo avevano disprezzato, cercò di combattere le prepotenze dell'aristocrazia provinciale e della burocrazia, facendo, pare, il vantaggio dell'erario e delle classi umili. Le sue riforme, violentemente applicate, determinarono ribellioni in varie città; ma, dovunque, l'opposizione venne capitanata dall'aristocrazia latifondista, dominante sulle popolazioni rurali. Contemporaneamente, la politica anti-italiana da A. inaugurata, in reazione alla latinofilia di Manuele I, provocava il malcontento delle repubbliche marinare italiane. Nel 1185, Guglielmo II di Sicilia ripeté i tentativi fatti su Costantinopoli da Roberto il Guiscardo e da Ruggiero II. Un esercito siciliano sbarcò a Durazzo e marciò trionfalmente su Tessalonica, che, dopo la comparsa davanti alla città della flotta siciliana, in pochi giorni (15-24 agosto) fu bloccata e presa.

La notizia della sciagura determinò in Costantinopoli la ribellione che fu capitanata dalla famiglia degli Angeli (11 settembre 1185). A. riuscì a fuggire per mare, ma venne inseguito e arrestato sul Bosforo. Ricondotto a Costantinopoli, venne torturato, mutilato ed ucciso. Con lui fallì l'ultimo tentativo di riorganizzare lo stato bizantino.

Bibl.: Un profilo di Andronico in C. Diehl, Andronic Comnène, in Figures byzantines, s. 2ª, parigi 1906-08; sulla sua politica v. F. Cognasso, Partiti politici e lotte dinastiche in Bisanzio alla morte di Manuele Comneno, in Memorie R. Accademia delle scienze di Torino, 1912; sulla spedizione normanna in Macedonia v. F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie, Parigi 1907.

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