GUIMERÁ, Angel

Enciclopedia Italiana (1933)

GUIMERÁ, Angel


Poeta e drammaturgo catalano, nato a Santa Cruz de Tenerife (Canarie) il 6 maggio 1849, morto a Barcellona il 18 luglio 1924. Di origine modesta, provinciale e rurale, sentì tenacissimo il sentimento nazionalista, al quale improntò la sua attività politica e soprattutto la sua opera letteraria, per tramite della quale la lingua catalana assumeva dignità d'arte e di pensiero.

Nella lirica cominciò giovanissimo e ad essa affidò i più significativi atteggiamenti del suo spirito. Nel 1872 dirigeva La Renaixensa, la rivista del catalanismo, nella quale pubblicava le sue composizioni; nel 1874 faceva parte della Jove Catalunya, l'associazione che rivendicava i diritti politici e spirituali della regione; nel 1875 e nel 1877 otteneva i maggiori premî dei Giuochi Floreali di Barcellona: ma se nella prima raccolta poetica (1887, con prologo di J. Ixart) prevalgono i procedimenti narrativi, a sfondo storico-leggendario e di tono nazionalista ed etico, secondo la sua educazione romantica e liberale, in seguito però la sua ispirazione è più solitaria (Segon llibre de Poesies, 1920) e preferisce la pura confessione sentimentale. E romanticamente appassionati sono gli intrecci e le figure del suo teatro, al quale il G. ha dato opere di largo respiro drammatico e d'intensa umanità: dalle prime tragedie in versi (Gala Placídia, 1879; Judith de Welp, 1883; Mar y cel, 1888; Rey i monjo, 1890; L'ànima morta, 1892, tradotta in italiano e rappresentata dal Novelli; Andronica, 1905; e, tra l'altro, Indibil i Mandoni, 1917), nelle quali la vicenda, dominata sempre da una concezione tragica ed esclusiva della vita e dell'amore, ha una certa lirica astrattezza; e, attraverso La boja (1890), Maria Rosa (1894), ecc., i drammi di carattere moderno, fino ai lavori in prosa e di soggetto realistico e sociale, tra i quali il G. ha dato un capolavoro: Terra baixa (1896), tradotta in tutte le lingue europee e in castigliano dal poeta J. Echegaray). In queste composizioni e nelle seguenti (La festa del blat, 1896; Mossen Janot, 1898; La pecadora, 1902; L'aranya, 1908, ecc.) l'arte del G. si volge a un naturalismo temperato e porta sulle scene la vita quotidiana e i problemi familiari, sociali, etici immanenti allo spirito umano, con un linguaggio più aderente alla realtà articolata, dolorosa e scabra dell'anima moderna. Nell'ultima fase della sua attività (La reina jove, 1911; El cor de la Nit, 1918; L'ànima és meva 1919; Joan Dalla, 1921, ecc.) il G. perde di vigore e di agilità, e riprende vecchi motivi infiacchitisi per il lungo uso, e antiche simpatie romantiche.

Bibl.: F. M. Tubino, Historia del Renacimiento literario en Cataluña, Madrid 1880; J. Givanel, El teatro del G., Barcellona 1909; M. de Montoliu, Estudis, Barcellona 1912; L. Via, G. intim, Barcellona 1925.