GATTI, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GATTI, Angelo

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Nacque a Capua il 9 genn. 1875, in una famiglia di militari, primogenito di Giacomo, piemontese, maestro di banda, e Anna Maria Grasso, siciliana. Indirizzato alla carriera militare, nel 1890 fu ammesso alla scuola militare di Napoli, per poi passare all'Accademia di Modena, da cui uscì, nel 1893, destinato alla guarnigione di Bologna dove rimase fino al 1898. Fu dapprima a Belluno, poi a Palermo (dal 1900), a Torino, Milano e, ottenuto il grado di capitano, a Piacenza. Nel 1912 venne, quindi, nominato professore di storia e arte militare alla scuola di guerra di Torino.

Dotato di vasta cultura umanistica, di spiccati interessi per la letteratura e di notevoli capacità di scrittore, iniziò, in quel medesimo torno di tempo, un'intensa attività pubblicistica (con articoli di materia militare ma anche di storia e letteratura) sulla Gazzetta del popolo (1912-14). Trasferito a Milano in qualità di capitano di Stato maggiore, fu presentato dal generale C. Porro a L. Albertini, che lo prese in forza come collaboratore militare del Corriere della sera (1914-26).

In questa veste pubblicò, nel periodo della neutralità italiana, una serie di articoli (poi raccolti in volume con il titolo La guerra senza confini osservata e commentata: primi cinque mesi (agosto-dicembre 1914), Milano 1915, dedicato a L. Albertini) da cui può dedursi un suo atteggiamento piuttosto tiepido riguardo all'entrata dell'Italia in una guerra di cui il G. sembra intuire le possibili conseguenze eversive.

Tuttavia, quando l'intervento apparve inevitabile, lo accettò disciplinatamente: all'inizio in Cadore come capo di stato maggiore del gen. A.T. Cantore; nel 1916 passò, con le medesime funzioni, agli ordini del gen. G. Giardino nella zona di Gorizia, trovandosi, così, a percorrere pressoché l'intero fronte italiano di cui poté avere una diretta e approfondita conoscenza. Già noto per l'attività giornalistica, si fece apprezzare dal comandante supremo L. Cadorna che infine, nel gennaio 1917, lo chiamò presso di sé, con il grado di colonnello di Stato maggiore, come capo dell'Ufficio storico del Comando supremo, con funzioni abbastanza vaghe, di fatto come storico "a futura memoria" della guerra italiana (tanto che, nell'agosto 1917, trascorse un periodo a Roma, al ministero della Guerra, per raccogliere ulteriore documentazione). In questa veste, sempre al fianco di Cadorna, assistette ai principali eventi di quell'importantissimo anno di guerra: la 10ª battaglia dell'Isonzo (maggio), la battaglia dell'Ortigara (giugno), la conquista della Bainsizza (agosto) e infine (ottobre-novembre) l'episodio di Caporetto. Contemporaneamente proseguiva la sua attività giornalistica, mentre il Comando supremo lo utilizzava anche per una serie di conferenze, tenute soprattutto a Milano, a scopo di propaganda. Dopo Caporetto fu al fianco del generale Porro, che rappresentantava il Comando supremo italiano, al convegno di Rapallo (6-7 nov. 1917); quindi seguì Cadorna, destituito dal Comando supremo e nominato membro del Consiglio superiore di guerra interalleato di Versailles, come suo segretario particolare (dicembre 1917 - febbraio 1918). Sposatosi con Emilia Castoldi (il matrimonio fu celebrato per procura il 22 nov. 1917), al termine della guerra lasciò il servizio attivo, stabilendosi a Milano (con lunghi soggiorni nella sua proprietà di Camerano Casasco presso Asti) e dedicandosi a tempo pieno all'attività di pubblicista e di scrittore.

Nel decennio 1915-26 si concentra la produzione del G. quale storico e commentatore di fatti militari, che ne fece uno degli esperti e divulgatori più noti e seguiti del periodo. Chiaro nell'esposizione, capace di sintesi, il G., tuttavia, non ebbe mai, e forse non pretese, il rigore scientifico dello storico di professione accontentandosi di essere un osservatore e un commentatore attento di eventi di cui aveva una conoscenza diretta e cui guardava nella specifica e significante prospettiva del militare di carriera, dotato però di un'apertura mentale e indipendenza di giudizio non comuni. Va, poi, in ogni caso, distinta la produzione più strettamente legata all'attività giornalistica, talvolta finalizzata a scopi di convincimento e di propaganda, da quella invece diaristica, in certo qual modo "privata", quasi tutta pubblicata postuma, e ben più interessante.

Alla prima appartengono gli articoli di teoria militare, le corrispondenze dal fronte e, infine, i pezzi di commento alle vicende diplomatiche e alle scelte di politica militare postbelliche, poi raccolte nei volumi: Nel tempo della tormenta (Milano 1923), articolato in quattro sezioni dedicate all'illustrazione della vita dei soldati al fronte, ai riflessi della guerra sulla vita civile e sul dibattito politico in Italia e all'estero, e all'analisi del carattere e dell'opera di personalità militari di primo piano come E. Ludendorff, P.L. von Hindenburg e, naturalmente, Cadorna; La parte dell'Italia. Rivendicazioni (ibid. 1926), in cui si trovano gli interventi del G. dall'ottobre 1917 alla fine del 1925 sui problemi relativi alla disfatta di Caporetto e sul ruolo decisivo dell'esercito italiano nella vittoriosa fase finale del conflitto. A questi dibattiti e in particolare alla rivendicazione della legittimità dell'uscita dell'Italia dalla Triplice Alleanza sono legati alcuni saggi di più ampio respiro, usciti su La Rassegna italiana del 1923-24, mai raccolti in volume. Mentre furono editi i testi di numerose conferenze tenute durante e dopo la guerra: La guerra (Milano 1915); L'Italia in armi (ibid. 1916); Le presenti condizioni militari della Germania (ibid. 1916); Servire! (ibid. 1917); Per l'aspra via alla meta sicura (ibid. 1917); Per la nostra salvezza (ibid. 1921); Il problema sociale della nazione armata (ibid. 1921). Di andamento più saggistico-letterario e dedicati, in parte o prevalentemente, alla rievocazione di personalità o avvenimenti eccezionali della storia ottocentesca sono invece Uomini e folle di guerra (ibid. 1921) e Uomini e folle rappresentative (1793-1890): saggi storici (ibid. 1925).

I testi diaristici sono, invece: Tre anni di vita militare italiana: novembre 1920 - aprile 1924 (ibid. 1924), e quelli postumi relativi al servizio del G. presso il Consiglio superiore interalleato a Versailles (curato del fratello Carlo Gatti, con il titolo Un italiano a Versailles: dicembre 1917 - febbraio 1918, ibid. 1958) e agli eventi di Caporetto (Caporetto. Dal diario di guerra inedito, maggio-dicembre 1917, a cura di A. Monticone, Bologna 1964). Testimonianze che, per il punto di osservazione del G., per la specifica competenza e per la conoscenza spesso diretta dei fatti, superano l'ambito della memorialistica per collocarsi a livello di fonte storica, con un grado di attendibilità assai alto per i fatti da lui direttamente riferiti. Proprio per la funzione assegnatagli di storico del conflitto, il G. aveva raccolto documenti ufficiali, ordini, istruzioni, appunti di conversazioni, confidenze, in base ai quali elabora una linea di sostanziale difesa, seppur non priva di appunti e mende, della strategia di Cadorna nel corso della guerra, sostenuta con argomentazioni serrate e in base alla documentazione in suo possesso. Il ritratto del comandante supremo, pur ammirato e affettuoso, tuttavia non ne nasconde gli insanabili difetti che lucidamente il G. individua nella mancanza di duttilità, nell'egocentrismo delle prospettive e nell'eccessiva sicurezza del giudizio, che sconfinava spesso nella presunzione, rendendolo incapace di vedere e accettare la realtà delle cose; così come non gli risparmia l'accusa di non aver compreso il diverso carattere della guerra mondiale rispetto alle precedenti: non più guerra di eserciti - nota il G. - bensì guerra di nazioni, cui tutta la popolazione, per le diversa natura dell'azione bellica e per i progressi della tecnica, è tenuta a partecipare; per cui dunque non si può, né si deve, tener conto della sola logica militare, nello stabilire una determinata strategia. Altrettanto interessanti le notazioni su altri protagonisti, quali L.A. Capello e soprattutto P. Badoglio, di cui il G. indica chiaramente le fondamentali responsabilità nella disfatta di Caporetto, responsabilità sulle quali aveva scritto una prima relazione ufficiale, poi scomparsa, e per coprire le quali gli fu poi di fatto sempre impedito di pubblicare il diario, come era sua intenzione fin dal 1925.

Nel quindicennio successivo (1925-39), sia per il mutato clima storico-politico, sia soprattutto per una sua profonda crisi spirituale (seguita alla morte improvvisa della moglie, il 27 febbr. 1927) si ebbe un deciso cambiamento di interessi nell'opera del G.: all'attività di storico e commentatore politico-militare subentra quella più specificamente letteraria, in particolar modo, narrativa. Un profilo biografico (a imitazione dei ritratti storici di Th.B. Macaulay) dedicato a Il generale G. Washington (Roma 1932) e un articolo celebrativo del Ventennale della Vittoria (in Nuova Antologia, 1° nov. 1938, pp. 14 ss.) segnano il definitivo distacco del G. dall'opera storica, ormai coltivata solo in qualità di direttore dell'importante collana mondadoriana "Collezione italiana di diari, memorie, studi e documenti per servire alla storia della guerra del mondo" (34 volumi pubblicati nel decennio 1925-35, tra i quali opere di Cadorna, A. Salandra, G. Giardino, G. Mira, E. De Bono e dello stesso Gatti). Mentre il fortunatissimo romanzo Ilia e Alberto (Milano 1930; nel 1947 aveva raggiunto la 14ª ed.), trasfigurazione letteraria della vicenda dell'amore del G. per la consorte scomparsa, segna l'inizio di una vasta produzione narrativa, che concorse a fargli ottenere, nel 1937, la nomina ad accademico d'Italia.

Veramente, le prime prove letterarie del G. risalgono ai suoi anni giovanili e consistono nella raccolta di liriche di stampo classicistico-carducciano Giovinezza (Piacenza 1899), nei bozzetti di L'orecchio di Dionigi. Scene (Milano 1902) e nella commedia d'impianto tardo-veristico La via chiusa (ibid. 1909). Rispetto a questi testi, in Ilia e Alberto si confermano la scelta di campo antinovecentesca del G. (orientato verso il romanzo psicologico tardo-ottocentesco, da N. Tommaseo ad A. Fogazzaro e A. Oriani) e la sua propensione per l'osservazione e il ritratto psicologico dei personaggi; specialmente del protagonista, Alberto, di cui è descritta e analizzata dapprima la felicità coniugale, poi la crisi esistenziale e spirituale conseguente alla morte della moglie Ilia, fino al recupero della dimensione della fede, in una sorta di comunione mistico-medianica, tramata di echi dalla Malombra fogazzariana, con la defunta. Una prevalenza di tematiche spiritualistico-religiose che, comunque, non toglie concretezza anche ai personaggi minori, tutti delineati con una prosa "media" orientata (specie nella seconda redazione del romanzo) verso un'espressione piana e appropriata: del resto, proprio il carattere della "medietà", nella concezione dei personaggi e nello stile con cui sono rappresentati, è indicato dal G. quale tratto distintivo della tradizione italiana del romanzo nella conferenza Gli Italiani e il romanzo (tenuta nel 1932 a Parigi, alla Sorbona, rist. nel vol. postumo dei Discorsi, a cura di C. Gatti, ibid. 1958, pp. 33-44).

Di tale tentativo di studiare e rappresentare l'umanità "media" (che già nell'opera storiografica emergeva chiaramente, per esempio, in molte pagine di Uomini e folle rappresentative), il volume Le massime e i caratteri (ibid. 1934) rappresenta l'esito più tipico degli interessi, del metodo di lavoro e dello stile del G.: il libro è una raccolta di riflessioni (ora in forma di notazioni quasi diaristiche, veloci ed epigrammatiche, ora più ampie e articolate, nella misura del "ritratto" alla La Bruyère, che insieme a Montaigne è uno dei punti di riferimento più presenti in quest'opera) sul comportamento psicologico, sentimentale e pratico degli Italiani contemporanei, nell'intento di dare alla nostra letteratura un genere fino ad allora non coltivato e di proporre un'etica normativa, che, contro la disgregazione delle filosofie irrazionalistiche e dell'arte decadente del Novecento, riproponesse l'unità della persona umana nella sua totalità psicologica e pratica. Articolata in otto sezioni (dedicate per lo più ad argomenti di etica privata), l'opera doveva essere seguita da un secondo volume dedicato all'etica pubblica, che il G. realizzò in parte in Ancoraggi alle rive del tempo (ibid. 1938), una raccolta di articoli (apparsi in massima parte sul Popolo d'Italia), in cui tornava "pazientemente a raccontare e dipingere gli uomini della storia o quelli della [sua] osservazione" (p. 24), in una serie di capitoli dedicati alternativamente a personalità storiche di rilievo, allo studio di problemi di attualità o a meditazioni morali. Rispetto a tale produzione essenzialmente saggistica, le prove narrative di Racconti di questi tempi (ibid. 1935) e di La terra. Racconti del paese di Camerano (ibid. 1939) ripropongono, rispettivamente nella forma del racconto esemplare o moralità e della novella veristica di ascendenza verghiano-deleddiana, il tema dello studio della psicologia e del comportamento umano, di cui si denunciano la disgregazione, l'insoddisfazione e la disperazione nel contesto della moderna società urbana o si evidenziano, attraverso la descrizione della rassegnata fatica del lavoro campestre, la profondità spirituale e la serena religiosità dei contadini a contatto diretto con la natura nel microcosmo rurale del paese nell'Astigiano. Una tematica spirituale e religiosa che si ritrova anche nel recupero-riproposizione (in funzione antiermetica) del classicismo carducciano-parnassiano nelle liriche dei Canti delle quattro stagioni (ibid. 1936, in parte ripresa di poesie di Giovinezza) e del Villagio povero (Roma 1940, nuova redazione di due sezioni del volume precedente).

Negli ultimi anni le attività di studioso di letteratura, saggista e, soprattutto, di conferenziere (in diverse celebrazioni promosse dalla Accademia d'Italia o da altre istituzioni culturali ufficiali) prevalsero sulla sua opera di scrittore.

Così, se nella serie di interventi dedicati a F. De Roberto, ai Promessi sposi, ad A. Fogazzaro e G. D'Annunzio (tutti raccolti nel citato volume dei Discorsi), sono ricostruite le figure degli autori cui il G. guardava nella sua opera di narratore, il volume Sulle vie dell'epopea (Milano 1941) è una raccolta di profili di fatti o personaggi della storia moderna e contemporanea che rimanda alle sue opere storiche. L'unica opera narrativa di questo periodo, il romanzo Il mercante di sole (Milano 1942), ripropone, con un'intonazione più cupa e amara, l'ambientazione (il mondo contadino dell'Astigiano) e le tematiche dei racconti di La terra. Le tonalità cupe e la commistione di prose descrittive e di riflessione caratterizzano le ultime due opere del G.: L'ombra sulla terra. Storia sentimentale di tempi feroci (ibid. 1945), una sorta di diario intimo del tempo di guerra (scritto tra l'ottobre 1942 e il maggio 1944, con diversi richiami al Diario sentimentale della guerra, 1923, di A. Panzini); e Risucchi (ibid. 1947), raccolta di meditazioni diaristiche, narrazioni, ritratti di uomini e quadri naturali.

Il G. morì a Milano il 19 giugno 1948.

Fonti e Bibl.: Una descrizione dei materiali inediti del G., raccolti nell'Archivio Gatti a Camerano Casasco (Asti), e delle sue opere postume è nella monografia di L. Mascheroni, A. G. L'uomo, lo scrittore, Milano 1958, pp. 14 s., nella quale è anche (pp. 11-13) un veloce cenno biografico. Necr. in Corriere della sera, 20 giugno 1948.

Vivente il G. all'esame, prevalentemente letterario, della sua opera furono dedicati diversi interventi monografici: G. Mazzoni, A. G., in Nuova Antologia, 16 genn. 1924, pp. 174-185; C. Villani, Lo scrittore della tormenta. A. G., Torino, 1936; N. Sigillino, A. G., Roma 1941; G. Alessandrini, A. G., Firenze 1942; e, con particolare riferimento alla sua produzione narrativa, G. Pugliese "Ilia e Alberto" di A. G., Venezia 1942. Lo studio più ampio e approfondito resta, comunque, quello, cit., di L. Mascheroni, al termine del quale (pp. 305-312) sono dei Cenni bibliografici, praticamente esaustivi, fino al 1948, per quanto riguarda la produzione letteraria del Gatti. A integrazione dei quali, cfr. anche: G. Raya, Il romanzo, Milano 1950, pp. 494-498; G., A., in Dizionario universale della lett. contemporanea, II, Milano 1960, pp. 392 s.; F. Flora, Storia della lett. italiana, V, Milano 1972, p. 716; G., A., in Dizionario della lett. italiana contemporanea, I, Firenze 1973, pp. 362 s.

Sull'opera del G., storico e commentatore di fatti politici e militari e partecipe e testimone dell'ultima fase della prima guerra mondiale: L. Cadorna La guerra alla fronte italiana…, II, Milano 1921, pp. 48-67; R. Bencivenga, Saggio critico sulla nostra guerra, IV, La campagna del 1917…, Roma 1937, pp. 43-132 passim; P. Pieri, La prima guerra mondiale. Problemi di storia militare, Torino 1947, ad indicem; E. Canevari, La guerra italiana. Retroscena della disfatta, I, Roma 1949, I, pp. 59 n., 62 n., 71 n., 76, 81, 231; P. Pieri, La leggenda di Caporetto, in Il Ponte, VII (1951), pp. 1443-1456, 1581-1592: passim; L. Albertini, Venti anni di vita politica, pt. 2, L'Italia nella guerra mondiale, III, Da Caporetto a Vittorio Veneto…, Bologna 1953, pp. 1-181 passim; A. Monticone, La battaglia di Caporetto, Roma 1955, ad indicem; A. Valori, Ombre di Versaglia, in Il Messaggero, 12 marzo 1958; P. Alatri, "Un italiano a Versailles" di A. G., in Società, XIV (1958), 3, pp. 562-573; F. Valsecchi, A. G. storico dell'ultima guerra del Risorgimento, in Nuova Antologia, aprile 1959, pp. 501-514; V.E. Orlando, Memorie (1915-1919), a cura di R. Mosca, Milano 1960, pp. 241-243; P. Pieri, L'Italia nella prima guerra mondiale, in Storia d'Italia (UTET), IV, Da Cavour alla fine della prima guerra mondiale, Torino 1960, pp. 764-767; U. Ojetti, Lettere alla moglie (1915-1919), Firenze 1964, pp. 419 s., 474; A. Monticone, Introduzione, all'ed., da lui curata, di A. Gatti, Caporetto., cit., pp. VII-LXII; A. Valori, I giorni di Caporetto nel diario di A. G., in Il Messaggero, 11 nov. 1964; G. Rochat, L'esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini (1919-1925), Bari 1967, ad indicem; A. Ungari, Le commissioni d'inchiesta su Caporetto: uno scandalo italiano, in Nuova Storia contemporanea, III (1999), 2, pp. 37-80: passim; Enc. italiana, XVI, p. 449; App. I, p. 643; App. II (1938-1948), I, p. 1022; Enc. militare, ad vocem.

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