RICCIARDI, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RICCIARDI, Angelo

Giulia Frezza

RICCIARDI, Angelo. – Nacque a Ginosa, oggi in provincia di Taranto, il 5 febbraio 1872 da Luigi e da Antonia Matarrese, di modeste condizioni.

Compì gli studi liceali a Matera presso il liceo Duni, iscrivendosi poi alla facoltà di medicina e chirurgia presso la Regia Università di Napoli. Qui, il 15 agosto 1896, all’età di 24 anni, discusse la tesi di laurea in medicina su Gli antisettici intestinali nelle malattie infantili. Il relatore era Tommaso Senise, ex garibaldino, parlamentare, professore ordinario di patologia speciale medica dimostrativa e primario dell’ospedale degli Incurabili di Napoli. Il valore della tesi di Ricciardi è testimoniato dalla sua pubblicazione, con l’aggiunta del sottotitolo Ricerche batteriologiche e sperimentali (Noci, s.d.). Nel 1909 Ricciardi sposò Generosa Milano, conterranea di Gioia del Colle, da cui ebbe tre figli, Ermelinda, Luigi e Armando.

La carriera di medico di Ricciardi è stata costellata di ruoli pubblici. La carica principale che ricoprì per trentadue anni, dal 1905 al 1937, fu quella di ufficiale sanitario del Comune di Ginosa, mentre per almeno due anni, dal 1912 al 1913, fu direttore della sezione di Ginosa dell’Istituzione Giuseppe Visconti di Modrone, dedita alla diffusione dell’educazione antimalarica nel Mezzogiorno, per cui scrisse resoconti dettagliati di igiene e sanità pubblica.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, fu capitano medico, nel biennio 1916-17. L’anno seguente diventò maggiore medico e direttore sanitario dell’ospedale militare di Taranto, dedicandosi anche alla produzione di alcuni scritti sulla salute dei soldati, come Il soldato in guerra. Istruzioni per l’auto-difesa sanitaria e sociale, un volume di oltre 300 pagine in formato tascabile pubblicato a Napoli nel 1918.

La produzione scientifica di Ricciardi, complessivamente circa una sessantina di scritti tra libri, articoli e conferenze, è legata principalmente alla questione dell’igiene e della prevenzione malarica. Nei suoi lavori egli mostra di essere un medico e scienziato aggiornato, perfettamente al corrente degli avanzamenti scientifici della sua epoca, ma anche un uomo appassionato di cultura, come è testimoniato, oltre che dalla minuta raccolta degli eventi e della storia di Ginosa, dal titolo che gli fu conferito dal ministero della Pubblica Istruzione, di regio ispettore onorario dei monumenti del suo circondario.

All’inizio dell’incarico di ufficiale sanitario, scrisse Il vaiuolo nelle Puglie. III Relazione statistico-sanitaria dell’epidemia di Ginosa (Città di Castello 1905). Come rilevato da Giovanni Iacovelli, durante la prima epidemia del 1903-04, sulla base delle sue osservazioni dirette, Ricciardi propendeva per una prospettiva antivaccinista, in considerazione degli scarsi risultati e delle concause (mancanza di profilassi, estrema povertà, condizioni antigieniche, analfabetismo) che non permettevano di risolvere la questione del vaiolo mediante la sola vaccinazione. Al successivo scoppio dell’epidemia, nell’agosto del 1919, Ricciardi intervenne di nuovo tempestivamente, mettendo in atto tutte le misure profilattiche necessarie ed effettuando di persona numerose vaccinazioni e rivaccinazioni. Il cambiamento di prospettiva sulla vaccinazione è evidente nei decaloghi informativi che Ricciardi scrisse per diffondere un’efficace profilassi del vaiolo, in cui si sostiene che «la vaccinazione è l’unico e il più sicuro mezzo per preservarsi dal vaiuolo» e che la rivaccinazione libera dalla «più grave sventura che memoria d’uomo ricordi: 4 anni di guerra ci hanno dato 150 morti, 4 mesi di vaiuolo ci hanno rapito 450 concittadini» (in Iacovelli - Mitolo - De Cesare, in Il vaiolo e la vaccinazione in Italia, 2004, p. 916)

Nel libro Ammaestramenti di un’epidemia di vaiuolo nel Mezzogiorno d’Italia. Nel centenario della morte di Edoardo Jenner ( 26 gennaio 1923 ) , (Napoli 1925) sintetizzò dati statistici ed epidemiologici sull’epidemia di vaiolo a Ginosa, descrisse il vaiolo da un punto di vista clinico, trattò in dettaglio il tema della vaccinazione e i risultati delle sue azioni di lotta. In tutti questi lavori l’aspetto fondamentale della salute del popolo si saldava con un ideale di educazione civica e sanitaria nel segno della modernità.

Nel 1914 Ricciardi pubblicava il Progetto di regolamento comunale d’igiene con la prefazione di Angelo Celli, professore ordinario d’igiene presso l’Ateneo romano.

Celli, insieme a Ettore Marchiafava, si era distinto nel 1885 per la prima descrizione dettagliata del parassita della malaria. L’impegno dei due scienziati era stato decisivo per portare a termine anche la lotta istituzionale contro la malaria in una serie di tappe legislative dal 1892 al 1913. Il regolamento d’igiene di Ricciardi si prefiggeva lo scopo di coordinare le disposizioni legali e regolamentari e di essere anche di utilità per il medico pratico come prontuario nella lotta antimalarica, secondo l’idea di una ‘minima spesa e minore sforzo’, rispettando l’igiene del suolo e dell’abitato, l’igiene alimentare e degli oggetti di uso, così come prestando attenzione alle numerose sostanze nocive.

La malaria nelle Puglie, del 4 giugno 1911, è il discorso inaugurale per l’ambulatorio antimalarico di Ginosa, in cui si poneva l’accento sul «triste e vergognoso primato» italiano riguardo al morbo malarico.

In particolare, nelle Puglie, 185 su 239 comuni ne erano infetti. Ricciardi non perdeva però occasione di ricordare anche le altre ‘tirannidi’ endemiche del territorio, quali miseria e ignoranza, sottolineando quindi la necessità di una lotta igienica e sociale. L’urgenza dell’azione era colta anche sul piano economico, visto che ogni operaio ammalato in più gravava sulla ricchezza sociale: «La salute è l’unità che dà valore a tutti gli zeri della vita» (La malaria nelle Puglie, cit., p. 5). Secondo Ricciardi, evidentemente, non era possibile individuare un solo e specifico fattore eziologico del morbo poiché ci si trovava di fronte al risultato ‘evidente’ e ‘diretto’ di numerosi elementi, come già specificato nel caso del vaiolo. Inoltre, la morte non era il danno maggiore causato dalla malattia, che «per uno che ne ammazza, ne atterra cento» con cachessia, ebetismo, e rammollimento cerebrale, e con gravi conseguenze anche sulla produzione agricola: «l’inferiorità organica di un popolo segue l’economia come l’ombra il suo corpo» (p. 5). Una questione così complessa pertanto non era materia solo per i giornali medici specializzati, ma investiva il dominio pubblico ed eminentemente la politica, senza distinzione di partito o di regione. Il programma di lotta per fronteggiare un problema così complesso doveva dunque essere vasto e duraturo. L’arma era il chinino, di cui andava diffuso l’uso promuovendo la coscienza dei diritti e dei doveri dei lavoratori e la coscienza sanitaria della popolazione. Secondo la legislazione antimalarica promulgata da Angelo Celli, che aveva combattuto di persona l’analfabetismo nelle campagne dell’Agro romano, si imponeva una vera e propria missione umanitaria. Ricciardi si era battuto per l’educazione dal punto di vista della prevenzione proponendo, tra l’altro, la creazione di biblioteche anche nei piccoli comuni «perché a scuola si preparano gli individui alle lotte del riscatto nell’era della civiltà e dell’azione» (p. 21).

Nel decennio successivo alla lotta antimalarica e antivaiolo, Ricciardi divenne anche direttore dell’ambulatorio comunale antitracomatoso di Ginosa, dove prestò servizio dal 1927 al 1932 pubblicando sul tema due opuscoli e un articolo.

Morì a Ginosa il 4 marzo 1939 all’età di 63 anni.

Opere. Gli antisettici intestinali nelle malattie dei bambini. Ricerche batteriologiche e sperimentali, tesi di laurea, Noci s.d.; Il vaiuolo nelle Puglie. III Relazione statistico-sanitaria dell’epidemia di Ginosa, Città di Castello 1905; La malaria nelle Puglie: discorso inaugurale per l’ambulatorio antimalarico in Ginosa, 4 giugno del 1911, Noci 1911; Progetto di regolamento comunale d’igiene, Noci 1914; Il soldato in guerra. Istruzioni per l’auto-difesa sanitaria e sociale, Napoli 1918; Ammaestramenti di un’epidemia di vaiuolo nel Mezzogiorno d’Italia. Nel centenario della morte di Edoardo Jenner ( 26 gennaio 1923 ), Napoli 1925.

Fonti e Bibl.: Una breve nota biografica e l’elenco quasi completo delle opere di Ricciardi si trovano nel lavoro: Ginosa nella storia e nella cronaca attraverso i secoli, Matera 2000, dattiloscritto personalmente dall’autore nell’arco della sua vita e pubblicato postumo per opera del comitato cittadino di Ginosa. Si veda inoltre: Il vaiolo e la vaccinazione in Italia, I-III, a cura di A. Tagarelli - A. Piro - W. Pasini, Villa Verucchio 2004 (in partic. G. Iacovelli, La polemica antivaccinica fra ’800 e ’900 in due opuscoli del 1898 e del 1905, I, pp. 399-410; G. Iacovelli - V. Mitolo - M. De Cesare, L’epidemia di vaiolo a Ginosa nel 1919-20 e l’opera di A. R., III, pp. 913-923).

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