SRAFFA, Angiolo Gabriele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SRAFFA, Angiolo Gabriele

Annamaria Monti

(Angelo). – Nacque a Pisa il 19 dicembre 1865 da Giuseppe – erede e titolare di un avviato commercio di tessuti in città – e da Maria Anna Treves. Ebbe due fratelli (Mario e Alberto, morto in giovane età) e tre sorelle (Ernesta, Ida e Giulia). Compiuti gli studi liceali, nel 1884 si iscrisse alla facoltà giuridica pisana, dove incontrò Lodovico Mortara, suo mentore.

Fu iniziato alla massoneria. Nel 1886 ascoltò a Pisa un discorso elettorale di Giosue Carducci e ne conservò un vivido ricordo, specialmente del motto «giustizia e libertà»: a esso improntò la sua passione civile. Suoi riferimenti furono Giuseppe Mazzini e il Risorgimento nazionale. Coltivò interessi letterari e artistici, per la poesia di Carducci, per gli autori della Cronaca bizantina di Angelo Sommaruga, per Gabriele D’Annunzio e per gli scapigliati, per il romanzo francese ottocentesco e per Stendhal in particolare.

Nel 1888 si laureò con il massimo dei voti, discutendo con David Supino una tesi poi edita con il titolo Note sulla vendita di cosa altrui nel diritto commerciale (in Archivio giuridico, XLI (1888), 1-2, pp. 158-187). Iniziò a esercitare l’avvocatura e collaborò con varie riviste giuridiche, redigendo articoli e recensioni che gli consentirono di allacciare rapporti con colleghi italiani e stranieri. Pubblicò i primi saggi in materia di diritto commerciale rivolti a questioni di attualità giuridica ed economica e conseguì la libera docenza. Con La liquidazione delle società commerciali (Firenze 1891), recensita in Francia da Raymond Saleilles e in Germania da Max Weber, il suo nome iniziò a circolare anche all’estero.

La sua carriera universitaria iniziò il 1° novembre 1893, come professore straordinario, a Macerata, una delle università ‘minori’ dell’Italia liberale, dove inaugurò l’anno accademico con una lezione sulla concorrenza, i monopoli e la tutela dei consumatori (La lotta commerciale, in La scienza del diritto privato, II (1894), pp. 220-240).

Seconda tappa del suo percorso fu Messina: nel 1896 vinse un concorso per la cattedra di diritto commerciale e nel 1897 esordì con una prolusione in cui discusse profili controversi del sistema della circolazione cambiaria e bancaria italiana (La cambiale e i non commercianti, in Archivio giuridico, LVIII (1897), pp. 121-138). Confermò così l’impegno per un rinnovamento degli studi di diritto commerciale e per un codice unico delle obbligazioni, come sostenuto da Cesare Vivante. Nello stesso anno pubblicò la seconda monografia Il fallimento delle società commerciali (Firenze 1897).

Caratteristica dei suoi contributi, fin dagli esordi, oltre alla capacità di cogliere e inquadrare i problemi giuridici, fu l’apertura alle suggestioni delle scienze sociali e la preoccupazione costante per un’idonea protezione della parte debole dei rapporti giuridici. Nel ragionamento e nell’azione scientifica sempre si avvalse di una speciale sensibilità per i nodi problematici della prassi del diritto, cui affiancò la dimestichezza con le questioni economiche, nonché la rielaborazione e riutilizzazione, in chiave attuale, delle fonti storiche del diritto commerciale.

Il 4 luglio 1897 Sraffa, di famiglia ebrea sefardita, sposò a Courmayeur, con rito civile, Arduina Fanny Amalia Tivoli (1873-1949), detta Irma, di discendenza ebraica, triestina d’origine e torinese d’adozione. La coppia ebbe un unico figlio, Piero (v. la voce in questo Dizionario), destinato a diventare un celebre economista.

Nel 1898 conseguì l’ordinariato e fu chiamato a Parma, per sostituire Leone Bolaffio sulla cattedra di diritto commerciale. Nella città emiliana trasferì la famiglia e riprese l’attività di avvocato, in un proficuo clima di operosità, accademica e professionale. Nel 1900 vide la luce il volume Del mandato commerciale e della commissione (Milano 1900; 1933). A Parma rimase fino al 1913, insegnando anche procedura civile tra il 1899 e il 1905. Amici fraterni divennero i colleghi Pietro Bonfante e Alfredo Rocco.

Il 1902 fu l’anno dell’approdo a Milano. Mantenendo la cattedra a Parma (e la famiglia tra Parma e Torino), chiamato da Leopoldo Sabbatini, primo segretario generale di Unioncamere, nonché primo presidente e rettore dell’Università Bocconi, Sraffa iniziò a insegnare nell’ateneo privato diritto commerciale. Dal 1906 portò anche il suo studio professionale in città, in via Moscova 18, a fianco della Bocconi, luogo d’incontro scientifico e di studi all’avanguardia, e a due passi dal Corriere della sera: fu tra gli avvocati dell’età liberale che, specializzandosi nel diritto degli affari, accompagnarono lo sviluppo dell’imprenditorialità industriale e del capitalismo finanziario. Dal 1916 spostò lo studio in via Foscolo 1, con affaccio sulla piazza del Duomo e qui, tra il 1919 e il 1934, fu pure la residenza familiare. Nel palazzo attiguo, con ingresso Portici Galleria 23, si trovava il salotto di Anna Kuliscioff.

Nel 1903 era uscito il primo fascicolo della Rivista di diritto commerciale, industriale e marittimo, dal 1910 Rivista del diritto commerciale e del diritto generale delle obbligazioni, periodico giuridico innovativo, aperto alle suggestioni straniere e attento ai problemi posti dall’evoluzione economica e dall’industrializzazione, che egli fondò e diresse per più di trent’anni. Vivante figurava come codirettore. Trasse l’ispirazione dalla rivista francese Annales de droit commercial dello stimato collega Edmond Thaller. Tra i temi d’interesse del foglio spiccavano il diritto societario, il diritto dei contratti e le questioni giuridiche del lavoro.

Sulla rivista scriveva di argomenti diversi, con rigore ricostruttivo e di analisi. Snelli commenti, puntuali note a sentenza, brevi saggi lasciavano trasparire la chiarezza e la continuità del suo pensiero, indice di una riflessione che si dipanava attraverso gli anni e le occasioni, approfondendo di volta in volta spunti d’indagine collegati tra loro.

Nel 1913 la facoltà giuridica torinese, tra le prime d’Italia, con un corpo accademico di elevato profilo, lo chiamò sulla cattedra di diritto commerciale, che occupò fino al 1924. Nella prolusione subito affidatagli denunciò i primi interventi dello Stato nei rapporti economici e la mancanza di tutela per i privati cittadini nei confronti della grande impresa (La riforma della legislazione commerciale e la funzione dei giuristi, in Rivista del diritto commerciale, XI (1913), 1, pp. 1013-1022).

Baricentro dei suoi impegni e progetti rimase comunque Milano. Nel dopoguerra contribuì ampiamente alla vita culturale della città lombarda, in particolare nel settore dell’alta formazione e della ricerca in campo giuridico ed economico. Dal 1917 al 1926 fu rettore della Bocconi e fino al 1934 sedette in consiglio di amministrazione. Coadiuvò con efficacia Luigi Mangiagalli nella fondazione dell’Università degli studi e, dal 1924 fino al collocamento a riposo, nel 1934, vi ebbe la cattedra di diritto commerciale. Nel 1924-26 fu il primo preside della facoltà di giurisprudenza.

Delegato italiano alle conferenze dell’Aia per l’unificazione del diritto cambiario (1912), vicepresidente della commissione ministeriale presieduta da Vivante (1919-22), membro della commissione per la riforma del codice di commercio diretta dal cognato Mariano d’Amelio (1924-25), fu consulente del ministro Alfredo Rocco in materia di società e fallimento. Al centro di una rete di relazioni professionali e di amicizie di straordinaria ampiezza, aperto alla vasta circolazione di idee che contraddistinse gli studi giuridici fino alla Grande Guerra, promosse e catalizzò iniziative culturali di ampio respiro. Quando, nel ventennio, mutò il clima politico, egli, pur convinto antifascista, rimase al suo posto.

Nel gennaio del 1925 partecipò, a Milano, all’avvio del progetto della Enciclopedia Italiana, in particolare della sezione giuridica, insieme a Bonfante e a Calogero Tumminelli, laureato e futuro consigliere delegato della Bocconi, cui Treccani affidò la gestione editoriale dell’opera. Il 18 febbraio, a Roma, intervenne alla prima riunione del consiglio direttivo di fondazione dell’Istituto Giovanni Treccani. Posto a capo della sezione di diritto privato, ne organizzò il piano delle voci e propose a Giovanni Gentile i collaboratori, occupandosene fino al 1931, come emerge dai suoi carteggi con Ugo Spirito.

Socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei e dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, grand’ufficiale mauriziano, ufficiale della Légion d’honneur, lettore assiduo della Revue des deux mondes, lasciò una biblioteca di libri antichi e moderni, in parte donati dalla famiglia alla Bocconi, insieme alla sua miscellanea.

Morì a San Michele di Pagana, Rapallo (Genova) il 10 dicembre 1937. Volle essere cremato e sepolto nel cimitero genovese di Staglieno, vicino a Giuseppe Mazzini.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale istruzione superiore, fascicoli personale insegnante e amministrativo, II versamento, 2a serie, b. 149; Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, Archivio storico, Fondo Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, 1925-1939, serie III, Materiali redazionali, sottoserie 1, Corrispondenza 1925/01/29 - 1939/11/25, f. Angelo Sraffa; L. Mossa et al., A. S., in Rivista del diritto commerciale, XXXVI (1938), I, pp. 6-70; M. Rotondi, A. S., in Rivista di diritto privato, VIII (1938), pp. 122-127; A. Sapori, A. S. Come l’ho conosciuto, in Rivista del diritto commerciale, XLIII (1945), I, pp. 170-173; P. Grossi, Scienza giuridica italiana, Milano 2002, ad ind.; M.A. Romani, «Bocconi über alles!», in M. Cattini et. al., Storia di una libera università, II, Milano 1997, ad ind.; T.J. Röder, Rechtsbildung im wirtschaftlichen “Weltverkehr”, Frankfurt am Main 2006, pp. 296-315 (trad. ingl. From industrial to legal standardization, Leiden-Boston 2012); Angelo Sraffa, a cura di P. Marchetti - M.A. Romani, Milano 2009; A. Monti, Angelo Sraffa. Un ‘antiteorico’ del diritto, Milano 2011; Ead., S. A., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), a cura di I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1908-1911.

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