MENDOZA, Anna

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)

MENDOZA, Anna

Elisa Novi Chavarria

– Nacque a Napoli negli anni Quaranta del XVI secolo da Pedro González de Mendoza e da Isabella Ruiz de Alarcón.

La famiglia paterna, di origine castigliana e fedelissima del partito imperiale, era trapiantata a Napoli da almeno una generazione. Il padre fu uomo d’arme al servizio di Carlo V; nominato nel 1540 castellano di Castel Nuovo a Napoli, nel 1547 rappresentò a corte le ragioni del viceré di Napoli Pedro de Toledo circa la paternità dell’agitazione in corso in città contro il tentativo di introdurvi l’Inquisizione spagnola. La madre era figlia del gran capitano Fernando de Alarcón, il vincitore della battaglia di Seminara combattuta dagli eserciti spagnoli contro i Francesi il 21 apr. 1503. Alarcón fu ancora al fianco di Carlo V nella battaglia di Pavia del 1525 e al comando delle soldatesche spagnole a Napoli durante l’assedio del generale Odet de Foix visconte di Lautrec nel 1528. Nominato reggente del Consiglio del Collaterale del Regno, fu insignito del titolo di marchese di Valle Siciliana per i suoi meriti politici e militari, titolo che attraverso il matrimonio della figlia Isabella passò poi a Pedro Mendoza, che divenne così il secondo marchese di Valle Siciliana.

Fu durante il primo cinquantennio della presenza spagnola a Napoli, e proprio in concomitanza con la nascita della M., che la famiglia Mendoza portò a compimento, su indicazione della Corona stessa, una strategia di naturalizzazione napoletana.

Il conseguimento del feudo nel Regno aveva assicurato ai Mendoza, infatti, non solo una ulteriore forma di potere e di reddito, ma anche il posizionamento ai massimi livelli della gerarchia sociale cittadina culminato con l’aggregazione al più importante seggio nobile di Napoli, quello di Capuana. La convergenza di interessi con le élites locali prese anche altre forme. Un fratello della M., Giovanni, che a Napoli subentrò al padre nella prestigiosa carica di castellano del Castel Nuovo, lasciò l’ufficio al fratello minore Alvaro ed entrò come novizio, nel febbraio 1556, nel collegio appena istituito in città dalla Compagnia di Gesù, dove morì di lì a poco ad appena ventisette anni.

Fu con ogni probabilità la morte prematura del fratello a intrecciare da allora in maniera indissolubile la spiritualità e i flussi della beneficenza della M. alle sorti dei gesuiti napoletani, ai quali nel 1566 lasciò un primo legato di 9000 ducati.

Altri due fratelli della M., Rodrigo e Francesco, sposarono alcuni tra i più bei nomi della aristocrazia napoletana, rispettivamente Dianora Sanseverino e Vittoria Brancaccio. Una figlia di Francesco e Vittoria, Claudia Mendoza, nel 1592 prese i voti, tredicenne, come novizia nel monastero napoletano di clausura di Regina Coeli.

La M., rimasta giovanissima vedova del marchese di Arienzo Lelio Carafa, sposò in seconde nozze Carlo Caracciolo conte di Sant’Angelo dei Lombardi; la famiglia strinse così due importanti alleanze matrimoniali con le più alte frange del patriziato napoletano. Dal matrimonio tra la M. e Carlo Caracciolo nacquero tre figlie: Giustiniana, morta poco dopo la nascita, il 15 febbr. 1572; Caterina (1573-1622) e Isabella (nata nel 1576 e di cui si ignora la data di morte).

Devotissima della Compagnia di Gesù e costretta dal marito subito dopo il matrimonio a lasciare Napoli per la meno dispendiosa vita provinciale nella capitale dello «Stato» feudale, il castello baronale di Cerignola in Puglia, la M. ottenne dal provinciale dei gesuiti di Napoli allora in carica, Claudio Acquaviva, di dare alloggio nel proprio palazzo a Girolamo Soriano, che a Cerignola fece da confessore a lei e da precettore alla figlia Caterina. Fu sotto la sua direzione spirituale che la M. cominciò a progettare la fondazione nella vicina Barletta di un nuovo insediamento per la Compagnia, la cui istituzione fu però ostacolata dalla indisponibilità finanziaria dell’amministrazione locale. Rivolse allora il suo munifico patronage alla comunità gesuitica di Cerignola, dove nel 1578, con l’arrivo di altri due padri e il contributo finanziario della M. per un importo di oltre 1000 ducati, l’Ordine aprì il nuovo collegio con l’annessa chiesa, eretta poco distante dalla porta principale di accesso al borgo. La nuova istituzione ospitò la scuola dei casi di coscienza per il clero e la scuola di grammatica per i fanciulli, che si sarebbe rivelata assai utile e di forte impatto per la società locale.

Morti nel 1583, a sei mesi di distanza l’uno dall’altro, prima suo marito, poi il direttore spirituale padre Soriano, la M., una volta terminato il periodo di lutto, chiuse definitivamente il palazzo baronale di Cerignola per far ritorno a Napoli, dove visse accanto alla sua famiglia d’origine.

Nei lunghi anni della vedovanza non solo si occupò attivamente dell’amministrazione della casa e del patrimonio feudale, ma assunse anche una dimensione pubblica in quella strategia di naturalizzazione della famiglia nel Mezzogiorno d’Italia che i Mendoza perseguivano da tempo. Insieme con la nipote Maria fu spesso madrina di battesimo dei figli degli ufficiali spagnoli di stanza nel Castel Nuovo di Napoli. Condusse personalmente le trattative per il matrimonio delle figlie: Caterina andò in sposa a Ettore Pignatelli duca di Monteleone e grande di Spagna, cui portò in dote i feudi di Sant’Angelo dei Lombardi e Cerignola, e Isabella al principe di Caserta Matteo Acquaviva.

La M. continuò a rappresentare un modello di virtù cristiane non solo per l’assiduità ai sacramenti e alle pratiche devote, ma soprattutto come munifica benefattrice dei gesuiti, ai quali nel 1588 lasciò la cospicua somma di 24.000 ducati, oltre alle case site sulla collina di Pizzofalcone che erano state del marchese di Polignano, e che la Compagnia destinò a sede del noviziato, trasferendolo da Nola. Nell’annessa chiesa, intitolata alla Vergine Annunziata e da sempre comunemente detta della Nunziatella, per distinguerla dalla omonima chiesa della Ss. Annunziata, ancora alla fine del XVII secolo era apposta una lapide marmorea in ricordo della Mendoza.

La M. morì dopo il 1593, data a partire dalla quale mancano informazioni su di lei.

Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio Societatis Iesu, Mss., Gio. Fr. Araldo, Cronica della Compagnia di Giesù di Napoli 1552-1596, cc. 16v-17r, 55v, 138r, 189v, 263r; Ibid., Archivio storico diocesano, Vicario delle monache, Regina Coeli, 327-A-13; Simancas, Archivo general, Estado, Nápoles, 1031, 40, c. 2v; Stato delle rendite e pesi degli aboliti collegi della capitale e Regno dell’espulsa Compagnia di Gesù, a cura di C. Belli, Napoli 1981, p. 243; B. Aldimari, Historia genealogica della famiglia Carafa, Napoli 1691, II, p. 190; F. Schinosi, Istoria della Compagnia di Gesù, appartenente al Regno di Napoli…, Napoli 1706, II, pp. 110, 352-356; C. Celano, Delle notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli… (1856), V, Napoli 1974, p. 1428; G. Aspreno Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli 1872, p. 378; L. Amabile, Fra Tommaso Campanella: la sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia, Napoli 1882, II, Narrazione, pp. 291-293; G. Barrella, La Compagnia di Gesù nelle Puglie, 1574-1767; 1835-1940, Lecce 1941, pp. 27-29; G. Intorcia, Magistrature del Regno di Napoli. Analisi prosopografica, secoli XVI-XVII, Napoli 1987, pp. 338 s.; F. Jappelli, Gesuiti a Cerignola: 1578-1592, in Campania sacra, XXI (1990), pp. 120 s.; G. Muto, Interessi cetuali e rappresentanza politica: i «seggi» e il patriziato napoletano nella prima metà del Cinquecento, in L’Italia di Carlo V. Guerra, religione e politica nel primo Cinquecento, a cura di F. Cantù- M.A. Visceglia, Roma 2003, p. 629; G. Galasso, Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo (1494-1622), in Storia d’Italia (UTET), XV, 2, Torino 2005, p. 598.

E. Novi Chavarria