Anoressia e bulimia

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

anoressia e bulimia

Marco Salvetti

I principali disturbi dell'alimentazione

La persona che soffre di anoressia rifiuta il cibo e quindi dimagrisce moltissimo: un adulto può arrivare a pesare dai 40 ai 25 kg. Spesso all'anoressia si associano periodi di bulimia, in cui invece l'alimentazione diventa eccessiva. Anoressia e bulimia non sono causate da una perdita o da un eccesso di appetito, ma sono spesso legate a gravi problemi psicologici.

Il rifiuto del cibo

Anoressia significa "mancanza di appetito" anche se, in realtà, il problema non è legato all'appetito, ma al rapporto col cibo. L'anoressia può essere associata a diverse malattie, ma per lo più è la conseguenza di problemi psicologici. In questo caso si parla di anoressia nervosa. La persona malata non accetta il proprio corpo e si considera sovrappeso, anche se non lo è. Si tratta, quindi, di un rifiuto del cibo e non di una perdita di appetito; per un'esagerata paura di ingrassare, l'anoressico limita al massimo la sua alimentazione oppure, se è costretto in qualche modo a mangiare, appena può si provoca il vomito per liberarsi del cibo ingerito. Il cibo diventa quindi una vera e propria ossessione e la persona anoressica a volte compie veri e propri rituali prima di mangiare: per esempio, pesa e taglia a pezzetti tutto quello che ha nel piatto. Oppure, anche se indebolita per la mancanza di alimenti, fa ginnastica in modo esagerato, fino a svenire.

Un'alimentazione insufficiente provoca effetti negativi su tutto l'organismo: i disturbi più precoci sono quelli legati al funzionamento di alcune ghiandole che producono ormoni. L'anoressia non è una malattia particolarmente frequente (si verifica un caso ogni 100.000 individui). Tuttavia, poiché colpisce quasi sempre donne giovani, in certe fasce d'età è tutt'altro che rara (un caso ogni 250 donne fra i 12 e i 18 anni). A volte un carattere particolarmente esigente e perfezionista o determinate situazioni familiari possono predisporre una persona a sviluppare questo tipo di malattia. Spesso all'anoressia si associano altri problemi, come depressione o ansia, o si alternano periodi di bulimia.

Le cause di questa malattia sono ancora sconosciute. È opportuno tuttavia che chi ne soffre venga curato sia con farmaci sia con un appoggio psicologico (per esempio, iniziando una psicoanalisi). Si tratta infatti di una malattia seria, che può portare a un pericolo di vita per le conseguenze del digiuno e per il rischio di suicidio.

L'assunzione esagerata di cibo

Anche la bulimia (che letteralmente significa "fame da bue") può essere associata a problemi psicologici simili a quelli dell'anoressia nervosa: in tal caso si parla di bulimia nervosa. Essa consiste nel ripetersi di episodi di assunzione esagerata di cibo, seguiti da tentativi di eliminarlo per non ingrassare. La persona bulimica prova, generalmente per periodi limitati di tempo, un incontrollabile bisogno di mangiare; successivamente, ossessionata (come la persona anoressica) dalla paura di aumentare di peso, si provoca il vomito, oppure si sottopone a clisteri, prende lassativi o diuretici, digiuna o si sottopone a un'attività fisica esagerata. La frequenza degli episodi di assunzione eccessiva di cibo, con conseguenti tentativi di eliminarlo, va da una volta a settimana a più volte al giorno. Con questo sistema il bulimico spesso riesce a non ingrassare. Il mancato aumento di peso, unito al fatto che le assunzioni di cibo e i tentativi di eliminazione delle calorie avvengono in segreto, fa sì che la famiglia e gli amici spesso non si accorgano del problema.

Come l'anoressia non è una perdita di appetito, così la bulimia non è la conseguenza di una fame esagerata, ma un tentativo di compensare depressione, stress e mancanza di autostima. Anche la bulimia inizia spesso durante l'adolescenza (in media leggermente dopo rispetto all'anoressia) e colpisce più frequentemente le donne degli uomini. Il malato riesce a nascondere il problema fino a un'età compresa fra i 30 e i 40 anni, quando si decide a rivolgersi a un medico per farsi aiutare. A quel punto però diventa molto più difficile uscire da una malattia che può avere conseguenze assai gravi.

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