ANTIGONO Gonata

Enciclopedia Italiana (1929)

ANTIGONO Gonata ('Α. ὁ Γονάτας)

Giuseppe Corradi

Nacque da Demetrio Poliorcete e da Fila figlia di Antipatro, probabilmente nel 320-319 a. C., giacché alla sua morte nel 240-239 aveva 80 anni. Fu soprannominato Gonata, secondo Porfirio, perché nato a Gonnoi in Tessaglia, ma ora questa spiegazione viene respinta. Egli si segnalò durante la lotta di Demetrio contro Tebe, e fu lasciato dal padre nella Grecia quando il Poliorcete dovette accorrere alla difesa della Macedonia contro Lisimaco e Pirro (287 a. C.). Nella campagna d'Asia, rimasto Demetrio prigioniero di Seleuco I, A. si offerse come ostaggio per liberare il padre, ma Seleuco rifiutò. Dopo la morte del padre (283 a. C.) egli affermò recisamente i suoi diritti sulla Macedonia e sui territorî greci e prese il titolo di re. Il suo dominio comprendeva nella Grecia settentrionale Demetriade, Magnesia e l'isola di Eubea; aveva come alleata la lega beotica; era in possesso del Pireo e lo conservò anche in seguito, benché Atene fosse libera; possedeva una parte considerevole del Peloponneso, come Corinto e forse Megara, e così pure Epidauro e Trezene; in parecchie città achee si trovavano guarnigioni di A., da cui dipendeva anche l'Elide; alleate con lui erano Megalopoli e le città amiche di essa. Sparta, nonostante le sconfitte toccate guerreggiando con Demetrio ed A., rimase libera con Cleonimo alla testa del partito antimacedonico. Morto Lisimaco a Corupedio (282 a. C.), A. tentò di ricuperare la Macedonia, ma la sua flotta fu sconfitta da Tolomeo Cerauno ed egli fu costretto a tornare in Beozia. Allora in Grecia il partito repubblicano si riscosse contro di lui, con alla testa Sparta; ma i progressi della lega contro A. preoccuparono gli Etoli, che si strinsero al Gonata, e nella lotta che ne seguì la lega spartana fu sconfitta. Intanto sopravvenne l'invasione dei Galli e Tolomeo Cerauno morì combattendo contro di essi; in Macedonia seguì un periodo di anarchia, sicché i Galli poterono senza difficoltà invadere la Grecia. Allora i Greci a nord dell'istmo si unirono agli Etoli per combattere gl'invasori, e contro i Galli mandarono truppe anche A. e Antioco I di Siria: i Galli furono arrestati a Delfi. Poco dopo A. riportò su di essi una segnalata vittoria a Lisimachìa, dopo la quale egli abbatté anche la tirannide di Apollodoro di Cassandria. L'invasione gallica aveva tuttavia dimostrato la necessità di uno stato forte a nord della Grecia per la comune difesa, e quindi A. poté impadronirsi della Macedonia senza incontrare opposizione dagli Etoli, coi quali, se non strinse alleanza, rimase di certo in relazioni di amicizia (277 a. C.), mentre Atene si mantenne in buone relazioni con l'Etolia e restò in una certa dipendenza di fatto rispetto ad A. Un mutamento importante si era frattanto verificato anche nelle relazioni con la Siria: Antioco I aveva tentato di sostenere contro tutti i pretendenti, anche contro Antigono, i suoi diritti alla corona di Macedonia, e vi era stata anche una guerra tra Antioco e Antigono (279 a. C.). Ma tosto i due avversarî conclusero la pace, rinunziando Antioco all'Europa e A. all'Asia, e strinsero fra loro un'alleanza, che fu suggellata dal matrimonio di A. con Fila, figlia di Antioco Sotere. Pirro, ritornato dall'Italia, riuscì ad occupare la Macedonia occidentale (274 a. C.), favorito ora contro A. dagli Etoli e dagli Ateniesi, sicché passò rapidamente a lui l'influenza che A. esercitava nella Grecia centrale. Ma nello stabilire la sua supremazia in Grecia Pirro trovava naturalmente l'opposizione di Sparta, anzi la lega spartana si alleò con A. contro Pirro, il quale cadde poco dopo combattendo per le vie di Argo (273 a. C.). Si sciolse allora l'alleanza innaturale fra A. e Sparta; A. consolidò di nuovo la sua amicizia con l'Etolia, e riprese il compito di organizzare la Macedonia, mentre Sparta, con gli aiuti di Tolomeo Filadelfo re di Egitto, che tendeva ad espandere il suo dominio nell'Egeo, riorganizzava la sua lega nel Peloponneso rafforzandola anche con nuovi aderenti, come gli Elei. L'azione di Tolomeo e della lega spartana si fece sentire anche nell'Attica, dove A. teneva presidiato il Pireo che gli Ateniesi avrebbero voluto libero; sicché Atene finì, su proposta di Cremonide, con l'allearsi con l'Egitto e con Sparta. I successi ottenuti dall'Egitto e da Sparta, sotto re Areo, obbligarono A. a un intervento energico contro i collegati per riconfermare alla Macedonia l'egemonia sui Greci, e ne derivò una lunga guerra (270-263 circa) che non conosciamo nei suoi particolari, ma nella quale si mostrò tuttavia la superiorità di A. Egli schiacciò presso Megara una ribellione di mercenarî galli da lui lasciati a difendere la linea dell'istmo, e con suo fratello Demetrio riportò pure una decisiva vittoria contro Alessandro d'Epiro che aveva invaso la Macedonia. Nel Peloponneso re Areo fu vinto e ucciso presso Corinto (265-264 a. C.), sicché, spezzata la lega spartana, fu ristabilito da A. il predominio della Macedonia anche nel Peloponneso. La guerra si svolse anche nell'Attica contro Atene, la cui politica era diretta da Cremonide, dal quale la guerra prese il nome. Atene, aderendo alla lega peloponnesiaca, doveva contare soprattutto sull'intervento di Tolomeo Filadelfo; questi però mandò, sì, navi e sussidî, ma non intervenne in sostegno di Atene con la necessaria energia, sicché A., senza impegnare qui grandi forze, si limitò a stancare gli Ateniesi con devastazioni di territorio, sicuro che Atene sarebbe caduta se egli fosse stato vittorioso nel Peloponneso. L'aiuto della flotta egiziana comandata da Patroclo assicurò la libera navigazione agli Ateniesi, i quali però, dopo i successi di A. nella Macedonia e nel Peloponneso, dovettero arrendersi. Cremonide riparò in Egitto, e A. fece occupare il Museo da un presidio macedone (263-262 a. C.). Era così spezzata la coalizione formatasi contro A. nella Grecia centrale sotto gli auspici del Filadelfo. Se Antioco I abbia avuto qualche parte nella guerra di Cremonide non sappiamo, e certo non è in rapporto con essa la cosiddetta prima guerra di Siria (276-272 circa a. C.); ma forse l'atteggiamento di Antioco I verso la fine della guerra spinse l'Egitto a suscitare la ribellione di Eumene I di Pergamo che sconfisse il re di Siria a Sardi; poco dopo Antioco morì. Ad ogni modo A., rioccupata Atene, ristabiliva su più larga base la sua egemonia in Grecia, e alleato dei Seleucidi e con l'intervento dei Rodî poteva riprendere la lotta marittima contro l'Egitto per il predominio nell'Egeo. La guerra marittima è connessa con la cosiddetta seconda guerra di Siria (258-250 a. C.), nella quale Antioco II riconquistò contro l'Egitto la Ionia di cui s'era impadronito Tolomeo Filadelfo. A questa guerra spetta la vittoria riportata dall'ammiraglio rodio Agatostrato sulla flotta egiziana comandata da Cremonide, e la spedizione di Demetrio il Bello a Cirene. I successi di Antioco Teo nella Ionia furono agevolati dall'avanzata della flotta di A., il quale riportò presso Cos una grande vittoria navale sull'Egitto (254 a. C.), in seguito alla quale fece dedicare a Delo come monumento commemorativo una riproduzione della nave ammiraglia su cui aveva combattuto e vinto, e furono fondate le Antigonee (arcontato di Fano, 253 a. C.). Tolome0 Filadelfo tentò trattative di pace con A. che non riuscirono; riuscì invece a far pace separata con Antioco (250 circa a. C.). Tuttavia il successo di A. non era definitivo; l'allargamento della lega Etolica nella Grecia centrale dava agli Etoli un predominio che male si conciliava con l'egemonia macedonica perseguita dal Gonata; nel Peloponneso A., benché vincitore di Acrotato che era morto in battaglia, non riuscì a sottomettere Sparta; di più fermentava in Grecia il movimento repubblicano di cui è prova l'espulsione del tiranno Nicocle da Sicione per opera di Arato (251 circa a. C.), e Tolomeo riuscì ad attirare a sé il giovane Arato; inoltre la Lega achea ricostituita si allargò oltre i suoi antichi territorî, annettendosi anche Sicione. Il Filadelfo spinse poi alla ribellione Alessandro figlio di Cratero fratello uterino di A., successo al padre nel governo dei possessi greci della Macedonia, cioè Calcide e Corinto, sicché A. era privato dei principali suoi arsenali marittimi e di parte della flotta. Di questa guerra, in cui il ribelle fu alleato degli Achei, mentre A. ebbe dalla sua parte gli Etoli, non abbiamo notizie particolari; sappiamo solo che gli Etoli vinsero in battaglia campale i Beoti alleati di Alessandro e degli Achei, ma Atene ed Argo alleate della Macedonia furono costrette alla pace e a pagare un'indennità. A. perdeva in parte i frutti delle vittorie precedenti, e un segno del mutamento di fortuna era già stata la fondazione delle seconde Tolomee a Delo (249 a. C.) Ma se A. in Grecia era implicato nella difficile guerra con Alessandro, la lotta con l'Egitto per il predominio nelle Cicladi fu tuttavia ripresa col rinnovarsi della lotta tra la Siria e l'Egitto dopo la morte di Antioco II (247 a. C.). Alessandro di Corinto morì, forse di veleno (244 a. C.), e A. ottenne da Nicea, vedova di Alessandro, i suoi possedimenti di Corinto e dell'Eubea (243 a. C.), mentre, intervenendo contro Tolomeo III Evergete, ne sconfisse la flotta comandata da Sofrone presso Andro. Il predominio della Macedonia sulle Cicladi pareva ristabilito da A. contro l'Egitto; ma gli Etoli erano oramai dubbî alleati, e gli Achei avevano esteso la loro lega nel Peloponneso. Una grave perdita toccò il Gonata nella Grecia, dove Arato con un colpo di mano in piena pace s'impadronì dell'Acrocorinto, di Corinto, e dei porti di Cencree e di Lecheo, e poi poté annettere alla lega achea Epidauro, Megara e Trezene (242 a. C.). Arato si appoggiò a Tolomeo, A. mantenne l'accordo con gli Etoli. Ma il pericolo di un eccessivo rafforzamento degli Etoli, il pericolo che a Tolomeo sovrastava da parte di Seleuco Callinico re di Siria e la stanchezza delle parti condussero alla conclusione della pace (241 circa a. C.), con la quale A. vide riconosciuto da Tolomeo il protettorato sulle Cicladi. Tuttavia A., per assicurarsi quanto gli rimaneva nel Peloponneso e per potere organizzare forze nuove con cui mantenere la supremazia nell'Egeo e conquistare l'egemonia in Grecia (i due fini per il conseguimento dei quali s'affannò per tutta la vita), dovette lasciare agli Etoli, amici poco sicuri, le conquiste fatte, e rinunziare a Corinto e alle altre città passate alla Lega achea. Perduta Corinto e chiusa così la via del Peloponneso, restavano isolati dalla Macedonia gli alleati peloponnesiaci ed era troncata la via all'egemonia di A., contrastata da Sparta, in questa parte della Grecia. A. Gonata morì nel 239 a. C., quando stava per aprirsi per la Macedonia, spossata da 40 anni di lotte, un nuovo periodo di crisi gravissima. In sostanza l'intervento dei Tolomei nell'Egeo, in sostegno del particolarismo ellenico e del vivo sentimento repubblicano, impedì al Gonata e ai suoi successori di ricostituire l'unità della Grecia sotto l'egemonia della Macedonia.

Fonti principali: Euseb., Chron., I, p. 235 segg.; II, p. 119 segg., (Schöne); Polyb., II, 43 segg.; IX, 29, 33, 41 segg.; Luc., Macrob., II; Diod., XX, 19, 1; XXII, 11 seg.; XXIII, 6; Paus., I, 13, 2; 16, 2; 26, 3; II, 18, 6; III, 6, 4 segg.; X, 20, 5; Memmon., c. 13 segg. in Müller, Fragm. Histor. Graec., III, p. 535; Plut., Demetr., 44, 51, 53; Pyrrh., 12, 26 segg., Arat., 23, 31 segg.; Agis, 3, 13 segg.; De se ipso laud., 16; Apophth. Antig., 1 e 2; Polyaen., IV, 6, 18 e 20; VI, 6, 1 segg.; Front., Strat., III, 4, 2; Trog., Prol., 24 segg.; Iustin., XXIV, 1, 3; XXV segg.; XXVI segg.

Bibl.: J. G. Droysen, Hist. de l'Hellén, (trad. franc. di Bouché-Leclerq), Parigi 1883-1885, II, p. 565 segg., 617 segg.; III, pp. 130, 181 segg., ecc.; E. R. Bevan, The House of Seleucus, I, Londra 1902, pp. 128 segg., 144 segg., 188, ecc.; A. Bouché-Leclercq, Hist. des Lagides, I, Parigi 1903, pp. 151, 156, ecc.; B. Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, Gotha 1893-1903, I, p. 383 segg.; II, pp. 7 segg., 22 segg., 211 segg., ecc.; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., IV, 1, Berlino 1925, pp. 226 segg., 561 segg.; IV, 11, Berlino 1927, pp. 112, 372 segg., 452 segg., ecc.; Delamarre, L'influence macédonienne dans les Cyclades au IIIe siècle, in Revue de Philologie, XXVI (1902), p. 301 segg.; G. De Sanctis, Contributi alla storia ateniese, in Studî di storia antica del Beloch, II, p. 32 segg.; id., Questioni politiche e riforme sociali, in Rivista internaz. di scienze sociali, 1894; id., Il dominio macedonico nel Pireo, in Rivista di filologia class., n. s., V (1927), p. 480 segg.; Pozzi, Le battaglie di Cos e di Andro, in memorie dell'Accad. di Torino, ser. 2ª, LXIII (1913), Scienz. mor., stor. e filol., p. 319 segg.; W. W. Tarn, Antigonos Gonatas, Oxford 1913; W. B. Head, Hist. Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 231 segg.

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