ANTILLE

Enciclopedia Italiana (1929)

ANTILLE (A. T., 153-154)

Riccardo RICCARDI
Renato BIASUTTI Luis GONZALES ALONSO

Grande arcipelago dell'America, che a semicerchio si estende dalla Florida all'ingresso del Golfo di Maracaibo, separando così l'Oceano Atlantico dal mare dei Caraibi e dal golfo del Messico. Il nome deriva da quello di una ipotetica isola che i cartografi italiani dei secoli XV e XVI rappresentavano nell'Oceano Atlantico (v. antilia). Dopo la scoperta dell'America, col nome di Antilla fu chiamata talvolta Haiti, e poi, al plurale, lo stesso nome passò a tutto l'arcipelago, detto anche delle Indie Occidentali.

Le Antille comprendono tre gruppi di isole: le Bahama (11.405 kmq.), le Grandi Antille (Cuba, 114.000 kmq.; Haiti, 77.000 kmq.; Giamaica, 12.000 kmq.; Portorico, 9.000 kmq.) e le Piccole Antille che in complesso non raggiungono i 7000 kmq. di superficie. Di queste le più vaste sono Barbuda (157 kmq.), Antigua (280 kmq.), Guadalupa (1509 kmq.), Dominica (790 kmq.), Martinica (987 kmq.), S. Lucia (603 kmq.), S. Vincenzo (388 kmq.), Barbados (430 kmq.), Grenada (344 kmq.), Tobago (295 kmq.), Trinidad (4822 kmq.), Curaçao (543 kmq.). Le Piccole Antille vengono divise alla loro volta in due gruppi, le isole Sopravento (Windward Islands), fino alla Trinidad, e le isole Sottovento (Leeward Islands). La popolazione complessiva delle Antille si calcola di 10.280.000 abitanti (44,6 per kmq.): Bianchi, in prevalenza a Cuba (68%) e a Portorico (73%); Neri e Mulatti, in prevalenza alla Giamaica, in Haiti (99,9% della popolazione della repubblica omonima) e nelle Piccole Antille. Politicamente le Antille comprendono tre repubbliche nominalmente indipendenti, ma sottoposte effettivamente al controllo politico ed economico degli Stati Uniti (Cuba, Haiti, Repubblica Dominicana), e sono per il resto suddivise tra la Gran Bretagna, la Francia, gli Stati Uniti, l'Olanda e il Venezuela (Margarita e altre isole minori).

Per più ampie notizie geografiche e per la bibliografia relativa, v. sotto la voce america, al paragrafo America Centrale e Antille e poi sotto le voci speciali dedicate alle varie isole.

Etnologia. - La popolazione precolombiana delle Antille era costituita, originariamente, da genti arawak, che portavano nelle varie isole nomi diversi: Ciboney a Cuba e nella parte occidentale di Haiti, Yucayo nelle Bahama, Taino in Haiti, Allouage, Inyeri, Cabre nelle Piccole Antille. Su queste popolazioni si erano diffusi, poco prima della scoperta, i Caribi Calina (Calinago, Calinga), assoggettando facilmente le più miti tribù arawak, soprattutto nelle Piccole Antille, e spingendo il loro dominio sino a Portorico e ad Haiti (Ciguayo). La conquista spagnuola arrestò la loro espansione.

Scomparsi del tutto dalle isole, o sopravviventi in qualche raro meticcio negro-indiano, la loro cultura si può ricostruire soltanto in base alle relazioni del tempo della scoperta e ai rinvenimenti archeologici. Essa era, nell'insieme, molto simile a quella delle genti arawak-caribi del continente meridionale: una cultura di agricoltori (manioca, mais, yam, patata dolce, ananasso, fagiolo) e di pescatori. Il tabacco era coltivato per inalazione (sigaro) e fiuto; il cotone soprattutto per la fabbricazione delle amache. Le capanne avevano il tetto a padiglione e le pareti di stuoie di canna, la pianta quadrangolare, poligonale o rotonda: in qualche punto (Cuba settentrionale) eran costruite su pali. L'abbigliamento molto succinto: una fascia ai fianchi e fasce molto strette sotto il ginocchio e al malleolo. Di uso generale la coloritura del corpo e la deformazione infantile del cranio.

L'armamento era alquanto diverso nelle tribù caribiche (arco con frecce avvelenate e clava) e nelle arawak (lancia e propulsore). I Caribi conducevano un'attiva pirateria e tutti i popoli dell'arcipelago erano valenti navigatori e commercianti. Le imbarcazioni di quest'area, sebbene costituite essenzialmente da un unico grande tronco d'albero scavato, con poche soprastrutture, erano le maggiori e le più atte a tenere il mare, anche su notevoli distanze, di tutto il doppio continente americano (sino a 20-25 m. di lunghezza, e sino a 60-80 rematori).

La società era ordinata in principati, retti da capi (cacicchi) con autorità dispotica e potere ereditario. Il culto degli antenati (con la conservazione dei cranî e delle ossa dei morti) era praticato dovunque, e quello dei capi defunti circondato di particolare venerazione. Le idee religiose e mistiche mostrano evidenti influssi delle maggiori culture dell'America Centrale (mito delle successive creazioni dell'uomo, diluvio). L'essere supremo era il Sole, altre deità, come Uragan (da cui il nostro "uragano"), erano preposte anche ai venti.

Secondo Fewkes, il centro culturale delle Antille era a Portorico e Haiti. Queste isole dànno ancora la più abbondante suppellettile archeologica (ceramica, accette litiche, stone collars) la quale, come i relitti dell'oreficeria indigena (su metallo importato), conferma le generali attinenze della cultura con la terraferma meridionale. Pochi decennî dopo la scoperta, il trattamento inumano dei conquistatori spagnuoli aveva eliminato la popolazione indigena dalle isole maggiori: più a lungo sopravvissero i Caribi (fin nel sec. XVII) a Portorico e nelle Piccole Antille. Gli ultimi loro residui, gl'ibridi negro-indiani di S. Vincenzo, furono trasportati nel 1797 dagl'Inglesi sulle coste dell'Honduras.

Bibl.: W. Lehmann, Zentral Amerika, Berlino 1920 (per la lingua); G. F. de Oviedo, Historia general y natural de las Indias, I-IV, Madrid 1851-55; J. W. Fewkes, The Aborigines of Porto Rico and Neighouring Islands, in Bureau of Amer.-Ethnology, XXV, Washington 1907.

Storia. - La prima isola scoperta fu quella che gl'indigeni chiamavano Guanahan (12 ottobre 1492) alla quale Colombo diede il nome cristiano di S. Salvador; dopo, la Fernandina (Cuba) e la Española (Haiti), tutte nel primo viaggio colombiano. Nel secondo (1493), furono scoperte Dominica, Portorico e Giamaica. Nel terzo, Trinidad (31 luglio 1498); e nel quarto, Martinica.

L'Isabela, prima fondazione di Cristoforo Colombo, si spopolò subito; tutt'altro fu del resto dell'Española, dove il traffico dei Negri fu più sfruttato. Portorico, per prima riconosciuta da Ponce de León nel 1508, fu l'unica isola delle Grandi Antille per la cui sottomissione fu necessaria una lunga azione guerriera. Più tardi, Juan de Esquivel conquistò Giamaica, la cui ricchezza consisteva nelle piantagioni di cotone. Cuba fu totalmente esplorata e conquistata nel 1511 e organizzata nel 1515, sulla base dello sfruttamento della canna di zucchero. Nella prima metà del sec. XVII, le Antille furono teatro della lotta fra i soldati spagnoli e i bucanieri anglofrancesi che iniziarono la colonizzazione haitiana in collaborazione con i coloni e con gli enganchados; e alla fine del secolo apparvero i filibustieri, che avevano le loro basi in San Cristóbal (anglo-francese), La Tortuga (francese) e Giamaica (inglese), e le cui scorrerie persistettero attraverso il sec. XVIII.

La prima fra le Antille che riuscì ad ottenere l'indipendenza politica fu la Española. La preponderanza della popolazione negra in Haiti provocò una guerra di razze che proclamò l'impero negro di Juan Jacobo I, nel 1803, seguito dalla repubblica nel 1806. Santo Domingo (parte spagnola dell'isola) si separò da Haiti nel 1843; nel 1861, la nuova repubblica si reincorporò alla Spagna, dalla quale si svincolò in maniera definitiva nel 1864; e nel 1905, con l'intervento doganale degli Stati Uniti, ebbe inizio il predominio nord-americano (nel 1916, gli Stati Uniti imposero la legge marziale).

Cuba fu poco fortunata nel sec. XVIII. Parecchie volte dovette soffrire gli attacchi dei filibustieri; e nel 1762 una numerosa flotta anglo-americana s'impadronì della città dell'Avana, che però il trattato di Versailles (1763) restituì alla Spagna. Ne seguì una immediata prosperità di Cuba, che rimase pacifica durante le lotte d'indipendenza del primo quarto del sec. XIX. Ma già dopo il 1820 si volgeva sulla ricca isola l'attenzione degli Stati Uniti; l'idea annessionista divenne più palese nel 1847; e dopo l'insurrezione, detta guerra dei Dieci anni (1868-78), gli Stati Uniti furono virtualmente arbitri dei destini cubani. Con l'appoggio di essi si diede il grito de Baire (1895). La catastrofe provocata dall'esplosione di una mina marina, che produsse la distruzione della nave americana Maine (15 gennaio 1898), decise la guerra degli Stati Uniti con la Spagna, che si concluse con l'indipendenza di Cuba proclamata nel trattato di Parigi. Con lo stesso trattato gli Stati Uniti acquistarono oltre le isole Filippine, Portorico che, dal sec. XVII in poi, si governava in forma autonoma sotto la dominazione politico-coloniale spagnola. E poco dopo, con l'emendamento Platt (luglio 1901), ottenevano il diritto di intervento armato a Cuba: il che significava che l'isola, pure considerata stato sovrano, era posta sotto il loro controllo. Nel 1923, gli Stati Uniti riuscivano ad ottenere anche qui il diritto di controllare le dogane.

Come si vede dunque le Antille sono, in gran parte, sfuggite alla dominazione spagnola per rientrare nella sfera d'influenza politica ed economica, della potente repubblica nord-americana; la cui azione d' intervento non data da oggi, ma è già chiaramente segnata da tempo; p. es., nelle parole del presidente Grant, del 1867: "Dobbiamo aspirare all'acquisto di S. Domingo, in primo luogo per la posizione geografica dell'isola. Domineremmo l'entrata delle Antille e dell'Istmo (di Panama). L'annessione di S. Domingo entra in pieno nella dottrina di Monroe".

Bibl.: J. de la Pezuela, Crónica de las Antillas (vol. X della Crónica General de España), Madrid 1871; G. A. Carrie, The Story of the Caribean Sea, Chicago 1922; C. Pereyra, Historia de la América española, V (Los Paises Antillanos y la América central), Madrid s. a.; A. Oexmelin, Histoire des aventuriers, des filibustiers et des boucaniers d'Amérique, Parigi 1920; A. Bachiller y Morale, Cuba Primitiva, Avana 1883; M. U. Gomez, Historia de Santo Domingo, San Domingo 1912; R. A. Middeldyr, The Story of Porto Rico, New York 1903; F. Cundall e J. L. Pietersz, Jamaica under the Spaniards, Kingston 1919; P. G. L. Borde, Histoire de l'île de la Trinidad sous le gouvernement espagnol, Parigi 1876-1882. Per la situazione attuale, cfr. L. Araquistain, La agonia antillana: el imperialismo yanqui en el Mar caribe, Madrid 1928; B. Sanvisenti, La questione delle Antille, in Nuova Antologia, 1° giugno 1929, pp. 353-68.

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