ANTIOCHIA di Pisidia

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi ANTIOCHIA di Pisidia dell'anno: 1958 - 1994

ANTIOCHIA di Pisidia (v. vol. I, p. 428)

S. Mitchell

La città è stata di recente oggetto di un'attenta ricognizione (1982-1983). I resti più antichi sono nel santuario di Men Askaenòs, c.a 4 km a S della città, dove un imponente tèmenos con portici su tutti e quattro i lati, decorati con statue, iscrizioni e monumenti votivi, racchiudeva un tempio ionico della metà del II sec. a.C. con 6 x 11 colonne, posto su un'alta krepìs. La forma architettonica rientra nella tradizione dell'architettura templare ionica iniziata in Asia Minore con il Tempio di Atena Poliàs a Priene. Un tempio più piccolo, nello stesso santuario, presenta strette somiglianze con il Tempio di Zeus Sosìpolis di Magnesia sul Meandro. Altri edifici comprendono case, sale da banchetto per i fedeli, un piccolo stadio e una chiesa del V sec. d.C.

L'area urbana è dominata da un complesso di edifici associati con il culto imperiale, disposti in una pianta rettilinea e simmetrica e costruiti tra il 25 a.C. e il 50 d.C. All'estremità E di una piazza colonnata è posto un tempio corinzio, prostilo, tetrastilo, su un alto podio accessibile attraverso una scalinata, databile in base allo stile tra il 10 a.C. e il 30 d.C., che presenta sul retro un portico a due piani, l'inferiore dorico, il superiore ionico. Tempio e portico erano in parte ricavati nella roccia naturale. Di fronte al tempio, sulla sommità di una rampa di scale che portava a una via colonnata, indicata con il nome di Tiberia platea, si trovava un pròpylon a tre arcate datato da un'iscrizione al 50 d.C. Il tempio era decorato con due fregi, uno con girali di acanto, l'altro con ghirlande e protomi taurine, e con un'elegante figura di Vittoria alata come acroterio. La decorazione del pròpylon era costituita da rilievi raffiguranti prigionieri pisidî e Vittorie alate che commemorano la sottomissione della Pisidia da parte di Augusto, e recava anche una copia delle Res gestae del principe. Il materiale da costruzione impiegato è un calcare bianco di alta qualità e la sua lavorazione è paragonabile alle migliori opere di questo periodo in centri come Efeso o Pergamo. La pianta del santuario imperiale ricorda il Foro di Augusto a Roma e l'architettura di alcune delle colonie della Gallia Narbonense.

La pianta della città era basata su un sistema a reticolato irregolare di strade e insulae. Il decumanus maximus conduceva a un ninfeo, probabilmente del tardo I o degli inizîî del II sec. d.C., situato alla Sua estremità Ν e alimentato da un acquedotto dal tracciato ancora delineabile. Lo stesso acquedotto approvvigionava un grande edificio termale con annesso ginnasio situato all'angolo NO della città. Il cardo maximus, che può datarsi all'epoca di fondazione della colonia, procedeva dall'area centrale in direzione O attraverso una galleria che passava sotto alla cavea del teatro, edificio questo forse del I sec. d.C., benché un frammento marmoreo dalla scaenae frons appartenga al periodo severiano.

Il cardo maximus continuava il suo percorso in direzione di un altro pròpylon a tre arcate che fungeva da porta occidentale della città. La forma architettonica e la decorazione che comprende ippocampi e trofei erano ispirate al pròpylon giulio-claudio, ma la lavorazione è del tardo II sec. d.C.

Un nuovo importante programma edilizio ebbe luogo agli inizî del IV sec. d.C., quando Valerius Diogenes, uno dei primi governatori della nuova provincia della Pisidia, eresse porticati, statue imperiali e un arco attraverso il quale si accedeva al corridoio sotto il teatro. In un momento più avanzato del IV sec. d.C. furono costruite due grandi chiese, in parte con materiali di recupero, una con pianta a croce latina in prossimità della Tiberia platea, l'altra, un'ampia basilica a tre navate con nartece e un'elaborata pavimentazione a mosaico datata agli anni '80 del IV sec., presso il muro O della cinta urbica. Recentemente è stato dimostrato che le fortificazioni che recingono la città non sono anteriori al II sec. d.C.

Botteghe e case di modesta entità presero il posto di gran parte dei principali edifici pubblici del centro urbano tra il V e il VII sec. d.C.

Bibl.:B. M. Levick, Roman Colonies in Southern Asia Minor, Oxford 1967, passim, con bibl.; A. Krzyzanowska, Monnaies coloniales d'Antiochie de Pisidie, Varsavia 1970; E. N. Lane, Corpus Monumentorum Religionis Dei Menis, I, The Monument and Inscriptions (EPRO, 19, 1), Leida 1971; IV, Supplementary Men-Inscriptions from Pisidia (EPRO, 19, 4), Leida 1978; S. Mitchell, Pisidian Antioch 1982, in AnatSt, XXXIV, 1983, pp. 7-9; Κ. Tuchelt, Bemerkungen zum Tempelbezirk von Antiochia ad Pisidiam. Beiträge zur Altertumskunde Kleinasiens, in Festschrift K. Bittel, Magonza 1983, pp. 501-520; S. Mitchell, Pisidian Antioch 1983, in AnatSt, XXXIV, 1984, pp. 8-10; M. Waelkens, Pisidian Antioch: Finds in the Museums of Konya, Afyon and Instanbul, in III. Ara§tirma Sonuçlari Toplantisi. Ankara 1985, Ankara 1986, pp. 191-198; S. Mitchell, M. Waelkens, Pisidian Antioch. The Site and Its Monuments, in corso di stampa.