ANTIOCO III il Grande di Siria

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ANTIOCO III il Grande di Siria

R. Fleischer

ANTIOCO III il Grande di Siria (v. vol. I, p. 432). - Non sono conservate rappresentazioni a tutto tondo di questo sovrano. La testa con una benda del tipo a sezione circolare al Louvre (v. vol. I, fig. 585), indicata come Cesare nella bibliografia più antica e da quasi un secolo interpretata come quella di A. III, non rappresenta questo re, bensì un ignoto personaggio del I sec. a.C. Una gemma dispersa mostrava A. III in posizione frontale, una gemma ad Atene lo mostra, invece, di profilo. Un'impronta di sigillo da Seleucia sul Tigri presenta ancora una volta il re senza diadema. Iscrizioni provenienti da Teos testimoniano non meno di tre statue di A. III in questa città: immagini di culto in marmo del re e della moglie Laodice furono collocate nel Tempio di Dioniso come σύνναοι θεοί del dio; una statua «d'oro» del re si trovava in una località ancora sconosciuta di Teos, e una di bronzo nel bouleutèrion (P. Herrmann, Antiochos der Grosse und Teos, in Anadolu, IX, 1965, p. 29 ss.). Al di fuori del regno dei Seleucidi sono attestate diverse basi di statue: a Pergamo (frammento di una base in ortostati: OGIS, 240), a Delo (base di pilastro: ibid., 239), a Delfi (blocco di base di statua equestre, firmata da Meidias: v. vol. I, p. 433; J. Marcadé, Recueil des signatures de sculpteurs grecs, I, Parigi 1953, p. 77, tav. XIV, 2). Sempre a Delo un'iscrizione con rendiconto del 194 a.C. menziona immagini di A. III e della moglie Laodice (Inscriptions de Délos, 399 A, righe 48-49; datazione: M. F. Basiez, C. Vial, La diplomatie de Délos dans le premier tiers du IIe siècle, in BCH, CXI, 1987, pp. 282 note 5-6, 283 nota 5, 289, 291 ss., 303 ss.). Un decreto dei membri dell'anfizionia delfica (OGIS, 234, riga 26) nomina statue colossali del re e del demo di Alabanda di Caria, che si trovavano in un luogo non meglio identificato all'interno del Santuario di Apollo a Delfi. Una statua di A. III nel Santuario di Atena Itonìa in Eubea sollevò l'ira dei Romani, in guerra contro di lui (Liv., XXXVI, 20, 3).

I ritratti su monete, coniate durante un lungo regno e in zecche topograficamente lontane fra loro, sono assai diversi, ma permettono di risalire alla formazione dei prototipi. Le prime rappresentazioni giovanili si riconnettono a quelle del predecessore Seleuco III. Dall'ultimo decennio del III sec. le forme del viso, con radi capelli sulla fronte, divengono più accentuate, con un effetto ascetico. Quasi contemporaneamente appaiono, in particolare nella città di Antiochia, raffigurazioni più marcatamente idealizzate, con aspetto giovanile e capigliatura folta. Oltre a queste si incontrano forme locali specifiche.

Bibl.:Ch. Boehringer, Zur Chronòlogie mittelhellenistischer Münzserien, Berlino 1972, p. 134 ss.; R. Fleischer, Studien zur Seleukidischen Kunst, I, Herrscherbildnisse, Magonza 1991, pp. 31-38, 99-103. Ritratto al Louvre: Α. Stewart, Attika. Studies in Athenian Sculpture of the Hellenistic Age, Londra 1979, p. 82 s., fig. 26b (con datazione convincente, ma con vaga attribuzione a una bottega di scultori). - Gemma dispersa: R. Fleischer, Ein Gemmenporträt des Antiochos III, in AA, 1990, p. 467 ss. Gemma ad Atene: G. M. A. Richter, Engraved Gems of the Greeks and the Etruscans, Londra 1968, p. 168, n. 678. - Impronta di sigillo: A. Invernizzi, in La terra fra i due fiumi (cat.), Torino 1985, p. 125, n. 107.

(R Fleischer)