PETRUCCI, Antonello

Enciclopedia Italiana (1935)

PETRUCCI, Antonello

Giuseppe Paladino

La forma primitiva del cognome era De Petruciis. Nacque a Teano da modesta famiglia di contadini e giovinetto fu allogato presso il notaio Giovanni Ammirato di Aversa, per la qual cosa venne chiamato Antonello di Aversa. Per l'ingegno vivace, fu chiamato da Alfonso I d'Aragona a far parte della regia cancelleria, dove si perfezionò nelle pratiche di amministrazione e di governo. Anche L. Valla lo prese a benvolere; da re Alfonso e dal successore, Ferrante il Vecchio, gli furono affidati uffici delicati e lucrosi; fu sigillatore, precettore e conservatore del gran sigillo, guardiano dei porti e misuratore delle vettovaglie che uscivano dal regno, credenziere della dogana grande di Napoli, presidente della Sommaria (1460), luogotenente del gran cancelliere (1462), ecc. Re Ferrante lo nominò inoltre suo segretario, accordandogli tutta la fiducia e incaricandolo di fare le sue veci in molti affari dello stato. Gli concesse anche il titolo di cavaliere e terre e feudi (Policastro, Carinola, ecc.). Entrato nel baronaggio, il P. attese a consolidare la sua nuova posizione sociale, imparentandosi con altre nobili famiglie. Sembra che appunto per assicurare al figlio secondogenito Giovanni Antonio la mano di Sveva Sanseverino, entrasse in stretti rapporti con i feudatarî riuniti in congiura ai danni del sovrano, promettendo loro di aiutarli a conseguire l'intento nel tempo stesso in cui fingeva di tenere le parti di Ferrante. Certo è che questi, dopo aver simulato di continuare ad accordargli l'antica fiducia, lo fece catturare (13 agosto 1486) e, sottopostolo a processo e a tortura, dalla quale ottenne la confessione del tradimento, lo mandò a morte (11 maggio 1487). Le case, i poderi, i crediti, le robe del condannato furono, secondo la sentenza, confiscate.

Il P. aveva sposato Elisabetta Vassallo, che fu arrestata con lui e morì in carcere il 10 ottobre 1486. Da lei aveva avuto Francesco, conte di Carinola, e Giovanni Antonio conte di Policastro, che perirono sul patibolo per la congiura, nonché Giovan Battista, che fu arcivescovo di Taranto, e poi vescovo di Teramo e di Caserta, Tommaso Anello, priore di Capua, Severo vescovo di Muro, Eleonora, maritata a Pardo Orsini, e un'altra figlia, che andò sposa a uno dei Caracciolo.

Bibl.: T. Caracciolo, De Varietate fortunae, negli Opuscoli, ed. dal Muratori, XXII, nuova ed. a cura di G. Paladino; C. Porzio, La congiura dei baroni, a cura di F. Torraca, Firenze 1885; L. Volpicella, Note biografiche al Liber Instructionum di F. d'Aragona, Napoli 1916; G. Paladino, Per la storia della congiura dei Baroni, in Arch. stor. per le prov. nap., n. s., V segg.; E. Perito, La congiura dei Baroni, ecc., Bari 1926; altri particolari nel cit. Archivio, XV, p. 647 e in Rassegna pugliese, XVII (1900), p. 257 segg.

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