BELLONI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BELLONI, Antonio

Armando Petrucci

Nacque intorno al 1480 in Udine, da un Luca Stringario, ivi trasferitosi da Bressanone; abbandonato assai presto il cognome patemo, assunse quello di B., con il quale è noto, e che doveva allora essere diffuso come soprannome nella regione friulana. A Udine seguì gli studi notarili e, sotto la guida di alcuni umanisti locali, si diede a coltivare il latino e l'erudizione storica. Entrato assai giovane al servizio del card. Domenico Grimani patriarca di Aquileia, come segretario e cancelliere patriarcale, lo seguì a Roma, dove raccolse una silloge di iscrizioni latine. Tornato quindi a Udine, cominciò ad esercitarvi la libera attività di notaio, cui dal 1504 unì la carica di cancelliere del capitolo della cattedrale. Nel corso della guerra fra gli Imperiali e la Repubblica veneta il B. assolse a compiti diplomatici assai delicati. Il 20 sett. 1511 fu tra gli ambasciatori inviati della comunità udinese a Massimiliano d'Asburgo, allora a Colloredo, per stabilirvi le condizioni di resa della città; nell'ottobre del 1514 partecipò alle trattative svoltesi a Gradisca per concludere una tregua d'armi con gli Imperiali. Quando nel 1533 a Trento si riunì un convegno diplomatico per stabilire gli esatti confini fra l'Impero e la Repubblica veneta, il B. ebbe l'incarico di preparare la documentazione storica di cui si avvalsero gli inviati veneti e svolse a questo fine ampie ricerche negli archivi di Udine, che continuò poi nei due anni seguenti, per incarichi successivi di Nicolò Mocenigo e Francesco Veniero, per permettete la revisione di una parte delle testimonianze recate in quell'ocicasione.

Fra il 1515 e il 1540 (e precisamente oltre che in questi due anni, anche nel 1520, nel 1531 e nel 1536) il B., la cui fama, per l'ampia dottrina e la profonda conoscenza del diritto, si allargava sempre più, fu eletto per cinque volte alla carica di priore della Camera notarile della sua città; nel 1520, oberato da un'attività sempre crescente, aveva ceduto la funzione di cancelliere patriarcale al figlio Germano.

Scarse notizie abbiamo sulla sua attività pubblica negli ultimi anni di vita, ma risulta con sicurezza che morì in Udine nel giugno del 1554.

Personalità di notevole rilievo e di vasti interessi culturali, fu giurista, erudito memorialista e antiquario nello stesso tempo. Esperto conoscitore di diritto feudale, redasse un prezioso Tractatulus de feudis olim per patriarcam Aquileiensem concessis, nel quale vengono esaminate, attraverso una larga messe di citazioni di documenti dei secc. XIII-XVI, le caratteristiche delle concessioni feudali nel Friuli; l'opera fu pubblicata come anonima da L. A. Muratori (in Antiquitates Italicae medii aevi, I, Mediolani 1739, coll. 639-54), ma rivendicata a giusta ragione al B. dal Liruti, che ebbe modo di consultare il manoscritto originale; altra opera giuridica del B., un trattatello De tabellionatus officio, è andata perduta. Appassionato studioso della storia della sua regione, il" B.. passò tutta la vita a raccogliere memorie e documenti che la riguardavano, riempiendone ben quattro grossi zibaldoni, che il Liruti vide ma che oggi devono essere considerati dispersi; frutto di questi studi furono una storia dei patriarchi d'Aquileia in latino (pubbl. dal Muratori, in Rerum Italic. Script., XVI, Mediolani 1730, pp. 27-70), una trattazione degli avvenimenti friulani fra il 1508 e il 1511 intitolata Annales Arti, contenuta nel terzo volume dei suoi protocolli notarili conservati nell'Archivio notarile di Udine, e una relazione sulla rivolta di Udine contro i fautori degli Im periali scoppiata nel febbraio del 1511 e di cui egli fu testimone oculare, se non attore, cui diede il classico titolo De clade Turriana (edita dal Tassini, pp. 142-54). Nei margini o al termine dei suoi protocolli, inoltre, usava annotare gli avvenimenti cittadini più rilevanti, in un latino secco, ma efficace, che dimostra una viva capacità di memorialista.

L'interesse per la storia regionale e la passione umanistica per il mondo classico fecero del B. un raccoglitore di epigrafi, autore di due sillogi, dedicate l'una (nella Bibl. Comunale di Udine, ms. n. 74, cc. 289-93) alle lapidi studiate a Roma nella prima giovinezza (Epitaphia et elogia quaedam Romae reperta a me Antonio Belloni), l'altra a quelle lette nel 1521 in diverse località del Veneto, a Pola, Trieste, Aquileia (Bibl. Marciana di Venezia, ms. Lat.XIV, 192). Il valore di queste sillogi è piuttosto scarso, in quanto contengono alcune epigrafi false e, in parte, derivano non da esame diretto, ma dall'utilizzazione di raccolte precedenti.

Altro, ma non ultimo, aspetto della complessa attività culturale del B. è quello che lo vede nelle vesti del letterato, autore di dialoghi ed epistole latine di notevole eleganza. Due suoi dialoghi, dedicati al confronto fra la professione del notaio e quella dell'avvocato, sono andati perduti; ma ci rimane di lui, sia pure incompleto, l'ampio epistolario latino, composto di ben dodici volumi di lettere, inviate, fra il 1511 e il 1552, ad- amici, parenti, estimatori. Quasi sempre di argormento privato e di tono scherzoso, le lettere del B. presentano interesse più dal punto di vista del costume, che non da quello della storia culturale, anche se lo stile sciolto e semplice con cui sono composte le rende meritevoli di attenzione come esempi notevoli di latino tardo-umanistico; di ciò, del resto, lo stesso B. era cosciente, se contrapponeva il suo latino a quello, più spoglio, della pratica notarile (v. Bonomi, p. 49).

Esperto conoscitore delle antiche scritture il B. fu anche abile calligrafo e, pare, perfino abilissimo falsario. Della sua attività di amanuense ci resta un bell'esempio nel codice Vat. Lat. 4540 della Biblioteca Vaticana, vergatò in elegantissima "italica", contenente di sua mano la traduzione latina del commentario di Simplicio ad Epitteto eseguita da fra, Bérnardino da Colloredo; il testo è preceduto da una simpatica lettera di dedica all'autore della traduzione, nella quale il B. chiede perdono per il ritardo con cui gli invia la promessa copia e adduce come scusa impegni professionali.

Bibl.: Per alcuni dei manoscritti contenenti opere del B., cfr.: G. Mazzatinti, Inventari..., III, pp. 158, 192, 194 s., 202; per le sue sillogi epigr., cfr.: Corpus Inscriptionum Latinarum, V, 1, Inscriptiones Galliae Cisalpinae latinae, Berolini 1872, p. XIV; VI, 1, Inscriptiones urbis Romae latinae, ibid. 1876, p. XLVII. Per la biografia e le opere, cfr.: O. G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da, letterati del Friuli, I, Venezia 1762, pp. 225-237; P. Paschini, Un codice di A. B. alla Vaticana, in Mem. stor. forogiuliesi, XVI(1920), pp. 183 s.; D. Tassini, La rivolta del Friuli nel 1511, in Nuovo Arch. veneto, s. 2, XXXIX(1920), pp. 142-154; P. Paschini, Un docum. sul notaio A. B. e la sua famiglia, in Mem. stor. forogiuliesi, XX(1924), pp. 164-169; F. D. Ragni, Intorno alla morte di A. B., Udine 1927; A. Bonomi, A. B. e le sue lettere familiari, in Annuario del r. Liceo-Ginnasio Iacopo Stellini di Udine, 1930-31, pp. 47-56; P. Someda De Marco, Notariato friulano, Udine 1958, pp. 59-64; Dictionn. d'Hist. et de Géogr. Ecclésias., VII, col.924.

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