BELLUCCI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BELLUCCI, Antonio

Nicola Ivanoff

Nacque nel 1654 a Pieve di Soligo (Treviso). A quanto pare, aveva studiato pittura in Dalmazia, dove esercitava il mestiere di uomo d'armi. Il suo primo maestro sarebbe stato un certo Domenico Difnico "gentiluomo di Sebenico". Si formò poi a Venezia sotto l'influsso di Pietro Liberi, Antonio Zanchi e Andrea Celesti, gli artisti più in vista nella città lagunare negli ultimi decenni del secolo. La carriera artistica del B. fu piuttosto rapida. Verso il 1691 gli veniva commessa, in gara con Gregorio Lazzarini, la grandiosa tela con Il Doge che prega per la cessazione della peste, ossia Il voto di Venezia a s. Lorenzo Giustiniani, a destra dell'altare maggiore della chiesa cattedrale di S. Pietro di Castello, opera in cui si rivelano già in pieno le sue tendenze scenografiche, mentre le forme vacue e gli sbattimenti di luce ricordano ancora lo Zanchi. Un'opera giovanile, ancora legata all'esperienza dei tenebrosi, è la tela con Marte e Venere della collezione Steffanoni (Bergamo), firmata "Antonio Belucci Fec.".

In seguito la sua pittura si schiarisce. Del 1706 è la pala col Martirio di s. Alessandro nella chiesa di Cenate d'Argon (Bergamo). Forse del medesimo periodo, già di piena maturità, sono anche le due tele del Museo di Vicenza, La continenza di Scipione e La famiglia di Dario, nelle quali il B. pare avvicinarsi al giordanismo di Andrea Celesti, ma con un colorito più intenso e l'impasto più sodo.

Nel 1709 si stabilisce a Vienna, invitato dall'imperatore Giuseppe I, del quale fece il ritratto. Lavorò anche per il suo successore Carlo VI. L'opera più imponente lasciata dal B. nella capitale austriaca è la decorazione, tuttora esistente, nel palazzo Liechtenstein. Comprende dieci soffitti a tela: quello sullo scalone raffigura il Trionfo di Ercole; altri ventitrè dipinti decorativi, dei quali non si conosce la sorte, eseguì per il castello di Feldesberg.

Da Vienna il B. venne chiamato, dal principe elettore del palatinato Giovanni Guglielmo, a Düsseldorf. Le numerose opere che eseguì per il castello di Bensberg si trovano oggi disperse in varie raccolte tedesche, specie bavaresi.

A Monaco di Baviera si trovano la Venere con la colomba e Amore e Psiche, che ricorda da vicino Gregorio Lazzarini; a Kassel, nel castello di Bellevue, Il ratto delle Sabine e Il ratto di Elena; ivi pure in pinacoteca, nel castello, Antioco e Stratonice, già attribuito ad Andrea Celesti e restituito al B. dal Longhi che lo considera come suo capolavoro; a Schleissheim (Galleria) una Scena della vita del principe elettore e l'Allegoria del Merito. Nel Museo di Augusta la gigantesca tela raffigurante le Nozze del principe elettore con Anna Maria figlia di Cosimo III Medici comprende cinquanta personaggi in grandezza naturale e nell'angolo sinistro l'autoritratto del pittore.

Contemporaneamente il B. lavorò anche per Lotario Francesco di Schönbom, principe elettore di Magonza e arcivescovo di Bamberga. Nel suo castello di Pommersfelden esistono tuttora un soffitto con Flora, una Rebecca al pozzo ed un Ritrovamento di Mosè, nel quale ultimo sono evidenti i contatti col Lazzarini. Spetta invece al Lazzarini Mercurio e Venere.

Al B. sono assegnati anche diversi bozzetti custoditi nella Pinacoteca di Düsseldorf, ma non tutte queste attribuzioni sembrano attendibili - Comunque suoi sono il bozzetto per il soffitto con Flora di Pommersfelden, nonché quello per l'Allegoria della vita di Giovanni Guglielmo.

Nel 1716, dopo la morte del principe elettore, il B. venne invitato a Londra, dove sono andati distrutti i soffitti e le pareti che aveva decorato per il duca di Chandos. Si conservano ancora un grandioso soffitto a Buckingam Palace - pagato 500 sterline -, un S. Sebastiano con figure allegoriche, nel Dulwich College, nonché un soffitto con figure allegoriche alla Burlington House, arieggianti al Lazzarini. Nel 1722 tornò a Venezia, e del suo ultimo periodo potrebbe essere Giuseppe e la moglie di Putifarre del Museo di Verona.

Altre opere dei B., di incerta datazione, sono: l'Autoritratto, agli Uffizi; Venere col cane, al Museo di Bordeaux; Giudizio di Paride, al Museo di Vicenza; Betsabea, al Museo di Kassel (ivi attribuita al Liberi); una Strage degli Innocenti, al Circolo de mar a Venezia. Una Vocazione di s. Pietro e Un servo d'Abramo con Rebecca sono stati incisi dal Fossati (1743). Dubbie le attribuzioni dei disegni di Düsseldorf e di Udine.

Il B. morì a Pieve di Soligo, secondo il Melchiori nel 1726, secondo Vincenzo da Canal nel 1727.

Il B. fu un tipico esponente della pittura decorativa barocca a cavallo dei due secoli, caratterizzata, nel Veneto, da un ritorno al Veronese. Si distingue, però, dall'effuso colorismo rococò del Celesti, di Sebastiano Ricci e di Giovanni Antonio Pellegrini. Per le sue tendenze accademiche, dovrebbe essere invece avvicinato agli artisti più aperti agli influssi bolognesi e romani, come Nicolò Bambini, Federico Cervelli, nonché Gregorio Lazzarini, coi quale spesso collaborò. Nelle sue vaste composizioni spettacolari egli sembra compiacersi d'una sontuosa messa in scena, facendo sfoggio di certi complicati panneggi appiccicati, d'una pungente evidenza. In Germania la sua pittura cominciò ad assumere un aspetto sempre più levigato sino a diventare d'una gelida lucentezza neoclassica.

Il B. fu maestro di Antonio Balestra e influì, non meno del Cervelli e del Bambini, sugli inizi di Sebastiano Ricci, come mostra il gruppo di primizie riccesche dell'università di Parma.

Del figlio Giovanni Battista, nato a Pieve di Soligo nel 1684 e ivi morto nel 1733, si conservano ancora alcuni dipinti, citati dal Federici, nella chiesa parrocchiale.

Fonti e Bibl.: Treviso, Bibl. Capit.: N. Melchiori, Vite de' Pittori veneti, ms. (1728), f. 293; G. M. Rapparini, Die Rapparini Handschrift... (1709), Düsseldorf 1958, pp. VIII, 17, 86; V. Da Canal, Vita di G. Lazzarini (1732), Venezia 1809, pp. 43 s.; C.-N. Cochin, Voyage d'Italie, Paris 1759, III, p. 41; A. M. Zanetti, Della Pitt. venez., Venezia 1771, p. 412; D. Federici, Mem. trevigiane sulle opere di disegno, Venezia 1803, II, pp. 121 s., G. A. Moschini, Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, p. 8; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Milano 1832, III, p. 286; F. Schaarschmidt, Zur Geschichte der düsseldorfer Kunst, Düsseldorf 1902, p. 16; U. Ojetti-L. Dami-N. Tarchiani, La pittura italiana del Seicento e Settecento alla mostra di Palazzo Pitti del 1922, Milano 1924, ad vocem, tav. 25; G. A. Moschini, Dell'incisione a Venezia, Venezia 1926, p. 153; G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929, pp. 42, 45 s., tav. 54; I. Budde, Katalog der Handzeichnungen…, Düsseldorf 1930, pp. 88 s., tav. 106; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, A. Pinetti, La Provincia di Bergamo, Roma 1931, pp. 221 s.; L'opera del genio italiano all'estero, E. Lavagnino, Gli artisti in Germania, III, Roma 1943, pp. 113, 161, tavv. 100-103; E. Arslan, Il concetto di luminismo e la pittura veneta barocca, Milano 1946, p. 32; R. Longhi, Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, Firenze 1946, p. 33; S. S. Sitwell, British architects and craftsmen, London-New York-Toronto-Sydney 1948, p. 110; R. Longhi, Un ignoto corrisp. del Lanzi dalla Galleria di Pommersfelden..., in Proporzioni, III (1950), p. 228, G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma 1956, pp. 118, 306; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, ad vocem, figg. 29-31; La pittura del Seicento a Venezia (catal. della mostra), Venezia 1959, pp. 74, 75, 78, 142 s., 187 s., figg. 115, 119, 190, 223-225; G. M. Pilo, Bozzetti e modelli settecenteschi del B. a Düsseldorf, in Arte veneta, XIII-XIV (1959-60), pp. 127-137; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Roma 1961, pp. 8, 10, 49; A. Rizzi, Disegni del Museo Civico di Udine, Udine 1961, tav. 25; G. M. Pilo, Gli affreschi di Antonio Bellucci sul Palazzo Sturm, Bassano del Grappa 1963; P. Murray, Archit. inglese e stuccatori ital., in Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, pp. 318, 319; F. d'Arcais, L'attività viennese di A. B., in Arte veneta, XVIII (1964), pp. 99-109; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 272 s.; Encicl. Ital., VI, p. 574.

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