BONAZZA, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONAZZA, Antonio

Hugh Honour

Figlio di Giovanni e di Maddalena da Treviso, detta Tartaglia, e fratello di Francesco e Tommaso, è il più valente di questa famiglia di scultori veneziani. Nacque a Padova il 23 dic. 1698 (Roncato, p. 15) e, come fratelli, apprese a scolpire dal padre.

Con Giovanni e con Tommaso scolpì gli altorilievi con l'Adorazionedei pastori (1730) e l'Adorazionedei Magi (1732) per la cappella del Rosario nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia. Dato che entrò nella fraglia padovana dei Tagliapietra solo nel 1735, pare credibile che egli abbia continuato a lavorare nella bottega del padre ormai ottantenne sino a quell'anno, e che poi l'abbia rilevata da lui. In effetti si può ritenere che dal 1730 circa il B. fosse il responsabile di tutto quanto uscì dalla bottega di Giovanni.

Sua prima opera documentata, interamente da lui eseguita nel 1738, è il tabernacolo sull'altar maggiore della canonica a Carrara San Giorgio (Padova) con piccole figure di angeli in un elegante stile tardobarocco. Intorno a questo tabernacolo possono essere raggruppate numerose opere firmate, o documentate, ma non datate. Tra le più importanti sono i santi Bartolomeo e Andrea, in stuccoforte, nella chiesa di S. Lucia a Padova e le otto statue alquanto più rigide, sempre in stuccoforte, nella chiesa di S. Maria del Torresino a Padova (Patientia,Prudentia,Virginitas,Puritas,Humilitas,Charitas,Castitas e Innocentia). Anche i due piccoli gruppi delicatamente scolpiti con il Battesimo di Cristo e l'Assunzione sulle acquasantiere del duomo di Padova sono collegati a questo periodo.

Al primo periodo appartengono ancora probabilmente: la statua piuttosto goffa, in pietra, della Madonna con Bambino (forse copia di un'opera più antica) nella parrocchiale di Boara Polesine (Rovigo), le statue in marmo di S. Giovanni Battista e di S. Zeno nella parrocchiale di Borso del Grappa (Treviso), i 14 rilievi marmorei con le Stazioni della via Crucis nella parrocchiale di Cornegliana (Padova), le statue in marmo di S. Pietro e S. Paolo a grandezza naturale sull'altar maggiore della parrocchiale di Stanghella (Padova) e l'altar maggiore della chiesa della Madonna di Reggio, con Angeli in gloria, ora nella chiesa dell'Araceli a Vicenza.

Anche se molte delle opere menzionate sono di buona qualità, nessuna si eleva al di sopra del livello medio di abilità tecnica dei contemporanei del B. nel Veneto. Ma di ben diversa levatura sono le sedici statue a grandezza naturale nel giardino della villa Widmann a Bagnoli di Sopra (Padova), che vanno considerate tra le opere più belle della scultura rococò non solo nel Veneto ma in tutta l'Europa.

Sono in pietra di Custoza; il Cacciatore è firmato per esteso, mentre le altre statue hanno soltanto le iniziali; il Moro è datato 1742. Sono state concepite appaiate (il cacciatore col fucile e la contadina con l'uccello morto, ecc.) e in origine erano poste una di fronte all'altra lungo il viale principale del giardino. È stato rilevato (Gould) che alcune di queste figure sono molto simili a quelle create una decina di anni dopo, in scala minima, dal grande modellatore di porcellane F. A. Bustelli. Ma questo non aiuta a spiegare come il B. anche se scultore provetto, in nessun'altra opera abbia raggiunto una tale padronanza dei modi mossi e leggeri del rococò, una così raffinata perizia di caratterizzazione e uno spirito così vaporoso. È lecito supporre che egli abbia lavorato su disegni di un altro artista, probabilmente un pittore.

Il S. Pietro e il S. Paolo scolpiti nel 1746 per l'altar maggiore della parrocchiale di Bagnoli di Sopra non rivelano nessuna delle eccezionali qualità delle statue del giardino. E altrettanto si dica dei pesanti busti di Benedetto XIV e del Cardinal Rezzonico (il futuro Clemente XIII) del 1745-46 sul cancello della vecchia canonica del duomo di Padova o delle statue in pietra di Custoza per la chiesa arcipretale di Villa del Conte (Padova) finite prima del 1746. Piuttosto pesanti sono anche i bassorilievi sull'altare del Sacro Cuore nella parrocchiale di Ponte di Brenta (1750) e quelli sul parapetto dell'altare del Sacramento nel duomo di Montagnana (1753-55). D'altra parte i gruppi marmorei con Flora e Zefiro nel parterre del palazzo di Oranienbaum (1757) e le statue di Flora,Zefiro,Vertumno e Pomona (1757), scolpite per il parco di Menšikov ma più tardi spostate a Peterhof (oggi Petrodvorec), sono stilisticamente indistinguibili dalle statue che Giovanni Bonazza aveva mandato in Russia quarant'anni prima. Ma la leggerezza e l'eleganza delle statue della villa Widmann sono ancora riconoscibili nei S. Tommaso e S. Fidenzio (in marmo, 1751) sull'altar maggiore della arcipretale di Megliadino San Fidenzio (Padova), attorno alle quali si può raggruppare una serie di opere non datate ma firmate.

Il busto di Knis Macoppe nel rettorato dell'università degli studi di Padova è forse il pezzo più interessante, per la sua vivacità, anche se sovraccarico. La statua di S. Agnese nella cattedrale di Chioggia è molto elegante specie per il modo con cui è stato trattato il drappeggio piuttosto secco e per il selciato di conchiglie tipicamente rococò sul quale è inginocchiata. Dello stesso genere sono due angeli inginocchiati avvolti in fluttuanti drappeggi rococò sull'altar maggiore della chiesa di S. Tomaso Martire a Padova. Le statue in pietra dell'Umiltà e della Verginità sulla facciata di S. Canziano, sempre a Padova, sono di una delicatezza pacata che ricorda la Fanciulla turca della villa Widmann.

Negli ultimi anni il B. sembra avviarsi a uno stile di maggiore semplicità e realismo come nella S. Anna (legno dipinto, 1758) nella chiesa parrocchiale di Carrara San Giorgio (Padova) e nella bella Pietà scolpita in marmo per la chiesa di S. Giovanni di Verdara e ora nel Museo Civico di Padova. Tra le opere non datate riferibili all'ultimo periodo di attività sono da ricordare l'altare con S. Agostino e S. Monica e quello con S. Simone Stock e S. Teresa nella chiesa parrocchiale di Bovolenta (Padova), due Angeli sull'altar maggiore della chiesa di S. Croce a Padova e il bassorilievo con S. Vincenzo Ferreri che risuscita un morto nella parrocchiale di Pernumia (Padova), oltre al S. Ludovico Bertrando e alla S. Caterina dei Ricci, scolpiti per la chiesa di S. Agostino a Padova, ma che ora si trovano sull'altar maggiore di S. Stefano a Vicenza.

Nella pinacoteca del seminario a Rovigo sono conservate otto terracotte del B., tra le quali il bozzetto del rilievo con l'Ultima cena per il duomo di Montagnana.

Numerose sono le attribuzioni, più che attendibili, specialmente del Semenzato, autore di uno studio completo sul Bonazza. Tra queste opere attribuite si citano numerose statue da giardino che ricordano quelle della villa Widmann, in particolare quelle della villa La Pietra (ora Acton) a Firenze e quelle di Ca' Contarini a Valnogaredo-Este e di Ca' Borin ad Este; inoltre i Santi Pietro ePaolo nella cattedrale di Adria, un elaborato altar maggiore nella parrocchiale di Noventa Vicentina e il grazioso S. GiovanniNepomuceno (in pietra, 1747), già sul ponte S. Lorenzo a Padova (Cessi, 1960), e ora collocato all'inizio dello scalone del Bò.

Il B. sposò, il 25 genn. 1739, Margherita Anna dei nobili Serego, dalla quale ebbe dieci figli. Partecipò attivamente alla fraglia padovana dei tagliapietra, della quale fu massaro nel 1743-1744, sindaco nel 1745 e secondo gastaldo nel 1749.

Benché Pietro Gradenigo lo dica morto a Padova il 21 maggio del 1767 (Annali, in L. Livan, Notizie d'arte..., Venezia 1942, p. 154), si afferma generalmente che morì il 12 genn. 1763: in realtà nessun documento testimonia a favore dell'una o dell'altra data.

Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in C. Semenzato, A. B., Venezia 1957, e, per le singole opere, Id., La scultura veneta del Seicentoedel Settecento, Venezia 1966, pp. 124-126, si veda: L. Cicognara, Storia della scultura, Venezia 1818, III, p. 109; N. Pietrucci, Biografia degli

artisti padovani, Padova 1858, pp. 37 s.; A. R(oncato), Alcune notizie intorno agli scultori Bonazza, Rovigo 1918, passim; W. Arslan, Attività venez. e trevigiane del Marchiori, in Bollettino d'Arte, V (1925-26), p. 440; G. Gurian, Sopra sedici statue da giardino dello scultorepadovano A. B., Verona 1931; C. Tua, Orazio Marinali e i suoi fratelli, in Rivista d'Arte, XVII (1935), pp. 305, 311; G. Matzulewitch, Letnij sad iego scul'ptura, Leningrad 1936, p. 78; C. Gould, A note on F. A. Bustelli and A. B., in The Burlington Magazine, CIII (1961), p. 185; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 53-55; F. C(essi), Sul S. GiovanniNepomuceno al Ponte S. Lorenzo, in Padova, VI (1960), 5-6, pp. 25 s.; Id., Lo zodiaco di A. B. e della sua scuola,nel giardino divilla Widmann a Bagnoli,ibid., XI (1965), 1, pp. 9-12; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 276.

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