CARDARELLI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 19 (1976)

CARDARELLI, Antonio

Guido Bossa

Nacque a Civitanova del Sannio (Campobasso) il 29 marzo 1831 da Urbano, medico stimatissimo di quella terra molisana, e da Clementina Lemme; compì gli studi secondari nel seminario di Trivento e nel 1848 si recò a Napoli, ove studiò medicina nel collegio medico e nell'ospedale degli Incurabili, avendo come maestri Vincenzo Lanza, Antonio Villanova e Pietro Ramaglia. Si laureò nel 1853 e divenne subito medico nell'ospedale degli Incurabili, ove nel 1859 iniziò l'insegnamento privato di medicina interna.

Il grande sviluppo della semeiotica medica all'inizio del sec. XIX, per opera soprattutto di J. N. Corvisart, di J. Skoda e di R. T. H. Laennec, segnò il ritorno della medicina al metodo anatomoclinico già indicato da G. B. Morgagni. Il Lanza e il Ramaglia furono, in Napoli, strenui assertori dell'importanza della semeiotica quale metodo obiettivo per lo studio clinico degli infermi. Vincenzo Lanza affermava: "il carattere distintivo della medicina napoletana è il positivismo", e con queste parole egli intendeva opporsi agli indirizzi teorici di J. Brown in Inghilterra e di G. Rasori in Italia, che tra la fine del '700 e il principio dell'800 avevano tentato di spiegare con costruzioni teoriche fenomeni patologici, opponendosi in tal modo al tradizionale indirizzo ippocratico della concezione medica italiana.

Il C. più volte ricordava nelle sue lezioni i meriti di Pietro Ramaglia, il quale, anche meglio del Lanza, aveva indicato nello studio semeiotico del malato il metodo più valido per far progredire le conoscenze ai fini della diagnosi e della interpretazione patogenetica dei fenomeni morbosi; egli pertanto considerava il Ramaglia come il vero fondatore della scuola medica napoletana, basata sulla semeiotica e sullo studio anatomoclinico della medicina interna.

Di questo indirizzo nello studio della medicina il C. fu il più insigne cultore, riuscendo con il suo acuto spirito di osservazione e con il rigore del suo ragionamento diagnostico a raggiungere con i mezzi più semplici le più alte vette dell'insegnamento clinico. Frutto della sua attività di clinico insigne furono numerose scoperte di sintomi e di nuove sindromi morbose, di cui alcuni portano il suo nome.

Il sintomo più noto legato al suo nome è quello della pulsazione laringo-tracheale trasmessa dagli aneurismi dell'arco aortico, apprezzabile come uno spostamento laterale da sinistra a destra della laringe e della trachea sincrono con la sistole cardiaca, che descrisse nel 1868; questo segno è da alcuni indicato come segno di T. Oliver, che in realtà descrisse vari anni più tardi un sintomo analogo ma non uguale degli aneurismi dell'arco aortico.

Altri segni di grande valore diagnostico da lui scoperti sono quello della percussione sul manubrio dello sterno ascoltata attraverso il cavo orale, e quello dell'ascoltazione del soffio laringo-tracheale trasmesso sul manubrio dello sterno dalle neoplasie del mediastino anteriore. Descrisse con precisione, nell'opera Gli aneurismi..., le algie di origine aneurismatica e la stasi venosa da compressione provocata da aneurismi della aorta, segni che pure meriterebbero di portare il suo nome.

Altro suo campo di studio clinico furono le malattie di cuore. Indicò per primo il metodo della compressione delle arterie femorali per valutare l'energia contrattile del miocardio, metodo che vari anni dopo di lui fu riscoperto da J. Katzenstein, e che porta il nome dei due studiosi. Nel campo della cardiopatologia fissò concetti fondamentali come quello dello studio della valutazione della efficienza del miocardio, per la prognosi delle cardiopatie valvolari, e quello della cura etiologica oltre alla sintomatica delle cardiopatie, anticipando vedute moderne di terapia della cardite reumatica.

Preziosi contributi il C. portò allo studio clinico della innervazione del cuore e indicò il metodo della compressione del vago al collo per provocare le modificazioni della frequenza cardiaca da stimolazione vagale, fenomeno che era stato anche studiato da J. N. Czermack. Contributi notevoli portò allo studio delle malattie del fegato e delle vie biliari: descrisse per primo la forma dispeptica della colecistite cronica e il sintomo del flotto transtoracico nella echinococcosi del fegato, segno riscoperto successivamente e conosciuto all'estero con il nome di A. M. E. Chauffard. Descrisse per primo il tipo ondulante della febbre nel linfogranuloma di Sternberg, sintomo la cui scoperta fu poi attribuita a P. K. Pel ed a W. Ebstein. Tra le varie splenomegalie dei bambini isolò una forma, che designò come anemia splenica infantile o pseudoleucemia spienica dei bambini, della quale indicò chiaramente il carattere infettivo; stimolato da tali osservazioni cliniche, G. Pianese si dedicò allora alla ricerca dell'agente etiologico della malattia che più tardi identificò nella leishmania. Contributi clinici originali portò allo studio dei tumori pleurici e a quello delle manifestazioni pachimeningitiche che possono insorgere nel decorso di alcune spondilopatie.

Il C. studiò con contributi originali il tremore basedowiano che interpretò come dipendente da lesioni nervose, cioè, come diremmo oggi, da patogenesi diencefalica. È, da notare che il C. pubblicò questi studi nel 1882, nel trattato su Le malattie nervose e funzionali del cuore (Napoli), un anno prima che P. Marie illustrasse i sintomi cardinali della malattia di Flajani-Basedow (Sur la nature et sur quelques-uns des symptomes de la maladie de Basedow, in Arch. neurol., VI [1883], pp. 79-85). Si può dire che non vi fu campo della clinica medica che egli non coltivasse, spesso apportandovi contributi originali di semeiotica e di diagnostica, sempre con la illustrazione clinica perfetta che rivelava la sua profonda esperienza.

Dell'opera del C. va messo in rilievo il grande merito di avere perfezionato il metodo della osservazione semeiologica rigorosa, dello studio obiettivo e preciso dell'ammalato, che deve stare alla base della indagine clinica e da cui si è sviluppato l'indirizzo moderno neoippocratico della medicina contemporanea. Il C. fu inoltre un maestro insuperabile dotato di eccezionali doti didattiche, venerato da numerose generazioni di allievi. Insegnò per molti anni: dal 1859 al 1888 fu libero docente nell'ospedale degli Incurabili di Napoli; nel 1889, già riconosciuto maestro da una larga schiera di studenti e di medici, iniziò l'insegnamento ufficiale di patologia speciale medica nell'università di Napoli, e, dopo la morte di A. Cantani, nel 1893 passò alla cattedra di clinica medica della stessa università, che tenne fino al 1923.

Il C. morì a Napoli l'8 genn. 1927.

Delle sue opere si ricordano: Gli aneurismi dell'aorta, Napoli 1868; Le malattie nervose e funzionali del cuore, ibid. 1882 (2 ed., ibid., 1891); Lezioni sulle malattie del fegato e delle vie biliari, ibid. 1890; Nosografia della pseudoleucemia splenica dei bambini, ibid. 1890; La ipermegalia splenica con cirrosi epatica, Firenze 1900; Lezioni di patologia e clinica medica, Napoli 1907.

Bibl.: L. D'Amato, Commemor. di A. C., in Riforma medica, XLIII (1927), p. 250; G. P. Arcieri, A.C., in Figure della medicina ital. contemporanea, Milano 1952, pp. 49-56; G. Bossa, Commemor. di A.C., in Riforma medica, LXVIII (1954), p. 1428.

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