DAVID, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33 (1987)

DAVID, Antonio

Maria Pedroli Bertoni

Figlio di Ludovico Antonio e di Teodora Biasii, nacque, probabilmente a Venezia, prima del 1684: il padre lo ricorda infatti in una lettera inviata a P. A. Orlandi nel maggio 1704 quale suo unico aiuto nella bottega e parla di opere da lui compiute, evidentemente prima di quella data o ... in età di meno di 20 anni..." (cfr. Frati, 1907).

Ludovico gli trasmise l'incondizionata ammirazione per il Correggio, che entrambi studiarono a lungo: l'unica incisione del D. a noi nota è infatti una Madonna, copia dal Correggio, recante un cuore coronato, simbolico omaggio al pittore emiliano (Gori Gandellini, 1808, p. 280), che è anche l'unica sua esperienza non ritrattistica a noi nota.

Nel 1686, come ricorda lo stesso Ludovico nella citata lettera, questi si trasferì con la famiglia a Roma dopo aver compiuto brevi viaggi di studio a Bologna e a Parma. Insieme con il padre il D. entrò in contatto con la corte pontificia eseguendo disegni -purtroppo dispersi - per ritratti a stampa di papi e cardinali: infatti l'Orlandi, nella vita del padre Ludovico, scriveva "vive a Roma dove ha ridotto Antonio... a ritrarre cardinali, principi, ambasciatori...".

Sempre nel 1704 Ludovico ricorda come già eseguiti dal figlio, che era per l'appunto meno che ventenne, "li ritratto dell'Em. D'Adda Legato di Bologna, del Principe Antonio Farnese et altri personaggi, e poco più d'un anno dopo per l'Eccellentissimo Niccolò Erizzo ambasciatore di Venezia ha ritratto nello stesso tempo che il padre, la Santità del regnante Clemente XI, che ambedue benignamente ha onorato col farli in tale operazione sempre sedere alla sua presenza e gli ha fatto altri onori e grazie" (Frati, 1907):A questa prima fase dell'attività del D. sarebbe databile anche la mediocre tela a olio della collezione Torlonia di Roma, raffigurante Clemente XI Albani, già ritenuta del Maratta (S. Morcelli-C. Feae. Q. Visconti, La Villa Albani ora TorIonia, Imola 1870, p. 313), o del Baciccio (M. V. Brugnoli, in Boll. d'arte, XXXIV [1949], p. 238; Mostra dei ritratti dei papi, Roma 1950, p. 21), ma che si potrebbe attribuire al'D., seppure in un momento di influenza marattesca, per la nettezza del disegno e la poca pastosità del colore (R. Enggass, The painting of Baciccio, Clinton, Pennsylvania, 1964, pp. 167, 170).

Molto presto il D. entrò in contatto con la corte degli Stuart in esilio in Italia; già nel 1717 egli scriveva da Roma ad un nobile del seguito di Giacomo III, che in quell'anno risiedeva ad Urbino, chiedendo protezione ed aiuto. Il 9 febbraio del 1718 scriveva al conte di Mar, aiutante di campo del re, offrendogli i suoi servigi e chiedendogli di perorare presso il sovrano la sua richiesta della carica di ritrattista ufficiale di corte, carica che ottenne il 21 marzo dello stesso anno (l'Archivio reale di Windsor conserva, fra le carte Stuart, due copie, di cui una incompleta di questo documento). I ritratti ufficiali della corte dipinti dal D. che ci sono pervenuti sono però molto più tardi di questo periodo e sono per la maggior parte databili al quarto decennio del secolo (cfr. Blaikie Murdoch, 1930, pp. 203 s.). Che per la festa di s. Giuseppe nel 1722 fossero esposte al Pantheon un ritratto del Cardinal Pereira e un ritratto di Innocenzo XII "dipinti al vivo dal celebre Sig. Antonio Davide" (Diario ordinario d'Ungheria, cit. in Boll. d'arte, LXVII [1982], 16, p. 132 n. 729) dimostra la sua appartenenza all'Accademia dei Virtuosi; da un disegno fatto in questa occasione fu tratta l'incisione con Innocenzo XIII Conti, eseguita sia da Girolamo Rossi, sia da A. Geyner e J. Kenchel (Duplessis-Riat, 1901).

Del 1729, anno in cui venne creato cardinale di S. Silvestro in Capite da Benedetto XIII, sono il ritratto a stampa di Francesco Borghese (Duplessis-Riat, 1897, p. 14) e la tela con il medesimo soggetto della collezione privata Borghese di Roma, dove il cardinale è rappresentato seduto con gli abiti propri della sua dignità. Intorno al 1730 entrò in contatto con la famiglia Corsini, che gli commissionò due ritratti "in tela d'Imperatore": uno di papa Clemente XII - non identificato - e l'altro del Cardinal nipote Neri Maria Corsini (Magnanimi, 1980, pp. 97, 115) rintracciato dal Clark (1980) nella attuale sede dell'Accademia dei Lincei a Roma.

Il prelato vi è rappresentato ritto in piedi, accanto a un tavolo a cui si appoggia con la mano sinistra e sul quale si trova il tocco cardinalizio, secondo uno schema creato all'inizio del secolo da Francesco Trevisani e largamente diffusosi nella ritrattistica ufficiale romana.

Sebbene attualmente il D. appaia artista mediocre e sia quasi totalmente sconosciuto, ai suoi tempi doveva riscuotere un certo successo se le sue tele venivano pagate, come risulta dagli inventari Corsini (Magnanimi, 1980), quanto quelle del più noto Masucci. Forse proprio grazie ai contatti stabiliti con i Corsini, riuscì, intomo agli anni '30, a diventare il pittore ufficiale della corte degli Stuart a Roma.

Di Maria Clementina Sobieski, moglie di Giacomo III Stuart, si conoscono due ritratti, opera del D.: uno ad olio, conservato in Lambeth Palace a Londra (Dict. of British Portraiture, II,London 1979, p. 41),e uno a stampa, inciso da P. I. Drevet (O'Donoghue, 1912); più numerosi, anche perché più volte replicati, sono i ritratti dei due figli. Sono attribuibili al D. cinque ritratti del principe Carlo Edoardo, conte d'Albany: uno a stampa inciso da N. Edelink (O'Donoghue, 1908); uno della National Portrait Gallery di Londra che, per i tratti sfumati del disegno e la trasparenza del colore, appare influenzato dalla contemporanea scuola ritrattistica francese (Yung, 1981, n. 434) e che, per il suo carattere meramente ufficiale, fu replicato in un identico ritratto della Scottish National Portrait Gall. di Edimburgo, databile al 1732c.; ed infine due di collezioni private: una di Baltimora, l'altra del conte Williams Watkin a Wynnstay, nella contea del Denbighshire (Steegman, 1957).Di Enrico Benedetto Stuart, cardinale di York, sono noti tre ritratti del D.: due nella Nat. Portrait Gallery di Londra e in quella di Edimburgo, pendants dei ritratti del fratello di identiche dimensioni, e uno nella collezione del conte di Stair di Lochinch Castle in Scozia (Jacobite Exhibition, Edinburgh 1946, n. 29).

Contemporaneamente egli eseguì alcuni ritratti di nobili vicini alle posizioni giacobite: Lord Elcho nella collezione del conte Wemyss a Gosford House in Scozia (Jacobite Exh., 1946, n. 38); Lord John Hog of Cammo, raffigurato con l'armatura con una firma iniziante con l'A, già attribuito ad Alexis Belle, ed attualmente nella collezione Hog di Newliston (comunicazione della National Portrait Gallery di Londra); due ritratti della collezione del conte di Ilchester, uno rappresentante il Duca Archibald Hamilton, l'altro Lord Henry Fox, eseguiti dal D. intorno al 1732 (Steegman, 1946; Kilmurray, 1979, p. 158).

Firmato e datato 1734è il Ritratto di un giovane in collezione privata inglese (Fototeca Hertziana, Roma). Al 1735puòessere invece datato il ritratto a figura intera di Willam Perry che, già apparso sul mercato antiquario inglese con la attribuzione al Batoni (Christie's, 9dic. 1938, lot. 48), segue la classica tipologia "ricordo del viaggio in Italia" con il soggetto rappresentato vicino a ruderi classici, colonne e archi - in questo caso sulla destra èvisibile il Colosseo - (Christie's, 22apr. 1983, lot. 71). Contemporanei sono i ritratti a figura intera di William Howard, visconte di Handover della coll. Suffolk a Blackheath (Fototeca Witt Library di Londra) e di un Gentiluomo con la corazza del Museo nazionale di Varsavia (Bialostocki, 1969).

Dopo il 1735 non si hanno più notizie del pittore.

Appartenne a quel gruppo di ritrattisti che, attivi prima del 1740, prepararono il terreno per lo stile moderatamente classicista del Batoni. Alla sua arte, pienamente ma superficialmente rococò, è del tutto estranea la ricerca psicologica del personaggio ritratto.

Fonti e Bibl.: P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 258; K. H. Heinecken, Dict. des artistes dont nous avons des estampes, IV, Leipzig 1790, p. 543; G. Gori Gandellini, Notizie istor. degli intagliatori, I,Siena 1808, p. 280; P. Zani, Encicl. metodica... delle belle arti, I,7, Parma 1820, p. 260; G. Duplessis-G. Riat, Catalogue de la collection des portraits français et étrangers conservée au departement des estampes de la Bibliothèque nationale, I,Paris 1896, p. 259; II, ibid. 1897, pp. 14, 366; III, ibid. 1898, p. 47; V, ibid. 1901, p. 137; L. Frati, Lettere autobiogr. di pittori al p. Pellegrino Orlandi, in Riv. d'arte, V (1907), p. 73; F. O'Donoghue, Catal. of Engraved British Portraits preserved in the Department of Prints and Drawings in the British Museum, I,London 1908, p. 406; III, ibid. 1912, p. 160; W. G. Blaikie Murdoch, A. D. A contribution to Stuart Iconography, in The Burlington Magazine, XXVII (1930), pp. 203 s.; U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Roma 1942, p. 609; J. Steegman, Some English Portraits by Pompeo Batoni, in The Burlington Magazine, LXXXVIII (1946), p. 55; Id., A Survey of Portraits in Welsh House, I,Cardiff 1957, p. 136; I. Belli Barsali, Catalogo della mostra di Pompeo Batoni, Lucca 1967, p. 40; Muzeum Narodowe Wrszawie, J. Bialostocki, Catalogue of Paintings, Foreign Schools, Warszawa 1969, p. 106, n. 284; Scottish National Portrait Gallery, D. Thomson, Concise Catalogue, Edinburgh 1977, pp. 136 s., nn. 887 s.; E. Kilmurray, Dict. of British Portraiture, II,London 1979, pp. 41, 143, 158, 229; A. M. Clark, Batoni's professional career and style, in Memoirs of the American Acad. in Rome, XXXV (1980), p. 332; G. Magnanimi, Inventari della collezione romana dei principi Corsini, in Boll. d'arte, (1980), 7, pp. 97, 115, 125; A. M. Clark, Studies in Roman Eighteenth Century Painting, Washington 1980, pp. 25, 112 s., 119 s., fig. 150; K. K. Yung, Catalogue of the British National Portrait Gallery, London 1951, n. 434 p. 107, n. 435 p. 632; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 449

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