GANDUSIO, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GANDUSIO, Antonio

Emanuela Del Monaco

Nacque a Rovigno d'Istria da Zaccaria, avvocato, e da Maria Adelmaco, il 29 luglio 1875. Compì gli studi liceali a Trieste. Nel 1891, per assecondare il volere paterno, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università di Roma. Contemporaneamente debuttò come attore nelle filodrammatiche, diventando ben presto uno dei principali componenti della prestigiosa Filodrammatica Romana, diretta da A. Meschini. Nel 1896 fu chiamato sotto le armi, a Trieste; svolse quindi il servizio di leva a Budapest dove rimase per sedici mesi.

Tornato in Italia, terminò i suoi studi presso l'Università di Genova. Nel 1899 fu scritturato come "secondo brillante" nella compagnia De Sanctis-Pieri. Debuttò a Siena, presso il teatro dei Rozzi, nella quaresima del 1899 con la commedia Il padrone delle ferriere di G. Ohnet, interpretando la parte del barone di Préfond. Nella stagione successiva (1900-01) fu scritturato nella compagnia della Casa di Goldoni, diretta da E. Novelli, presso il teatro Valle di Roma. Il G. ebbe il ruolo di "brillante a vicenda" con P. Rosa. Dopo le prove a Venezia, la compagnia partì per una breve tournée in Germania e Austria. Nel 1901 ritornò con A. De Sanctis, ma questa volta come "brillante assoluto". Prima attrice era Emma Gramatica. Impegnatosi con Virginia Reiter per il triennio 1903-06, nell'attesa si fece scritturare per la Raspantini-Severi, con la quale recitò, dalla quaresima del 1902, presso il teatro dei Rozzi di Siena in Romanticismo - novità di G. Rovetta - e Meno cinque di G. Feydeau. In aprile la compagnia si imbarcò per una tournée alla volta di Alessandria d'Egitto. Nella quaresima del 1903 il G. partì per Brescia, dove si riuniva la compagnia Reiter.

In quegli anni il pubblico mostrava una diffusa tendenza a prediligere la pochade parigina: per assecondare il gusto diffuso, la Reiter inserì nel cartellone Le pillole d'Ercole di M. Hennequin e P. Bilhaud, che fu replicata per un mese a Torino riscuotendo un grande successo. Il "brillante" G. fu il principale artefice di quel successo. Terminato il secondo anno tra Pisa e Livorno, nel marzo 1905 la compagnia si imbarcò per il Messico, scritturata dall'impresa Alba Paradossi. Ad agosto rientrò in Italia. Tra i maggiori esiti del periodo ricordiamo: Dora e Fernanda di V. Sardou, Fra due guanciali, La duchessina, Il quieto vivere e In automobile di A. Testoni, Il frutto acerbo di R. Bracco.

Concluso il triennio, il G. venne scritturato nella compagnia di T. Mariani, diretta da V. Zampieri. Nel marzo del 1906 raggiunse la compagnia al Manzoni di Milano.

Il cartellone comprendeva: Un'avventura di viaggio di R. Bracco, L'Arcolaio novità di E. Re, Le nouveau jeu di H. Lavedan, La pista di V. Sardou, Il giorno della cresima di G. Rovetta. A Napoli, il G. ottenne un riconoscimento personale nella commedia L'amore che passa dei fratelli S. e J. Álvarez Quintero, dove interpretò il ruolo del tonto Medina.

Terminato il carnevale a Verona, F. Andò propose al G. una società per il nuovo triennio (1907-10), con Maria Melato prima attrice. Le commedie Moglie del dottore di S. Zambaldi e Suo padre di A. Bouchinet e A. Guinon furono le due novità della stagione. L'anno successivo la compagnia si sciolse e il G. fu scritturato nella compagnia di T. Mariani diretta da F. Andò. Terminato l'anno comico (febbraio 1909) Andò propose al G. di debuttare nel capocomicato. Come prima donna fu scelta Evelina Paoli. Il G. ebbe così per la prima volta il nome in ditta. La Andò-Paoli-Gandusio iniziò le sue recite a Siena. In primavera, al teatro Valle di Roma, il G. ottenne un successo senza precedenti con la novità di R. de Flers e G. de Caillavet L'asino di Buridano, che fu replicato per ben ventisette sere di seguito.

Altra novità di rilievo fu il Molière e sua moglie di G. Rovetta. Durante il carnevale, al teatro Margherita di Genova, il G. portò in scena, per la prima volta in Italia, La piccola cioccolataia di P. Gavault. Nel secondo anno (1910-11), all'Alfieri di Torino, la compagnia mise in scena Arlecchino servitore di due padroni, di C. Goldoni, in un'agile riduzione dello stesso Gandusio.

La personalità del G. si andava via via delineando: attore d'altri tempi, egli riannodava i fili strappati di una tradizione perduta, rivendicando una anacronistica parentela con le antiche maschere della commedia dell'arte; una parentela che, prima ancora che nei modi, il G. portava impressa nella fisionomia. La bocca larga sorretta dalla quadrata mascella sporgente, le sopracciglia foltissime, il gesticolare a scatti con le mani aperte con il palmo rivolto all'insù, la testa incassata nelle spalle, erano infatti gli elementi inconfondibili di cui si componeva la sua "maschera". La voce, ora rauca, ora chioccia, ora stentorea, sempre buffamente stonata, completava il quadro.

Il repertorio del terzo anno si compose dei medesimi successi, delle stesse collaudatissime commedie: le indiavolate pochades cui il G. era ormai diventato - insieme con Dina Galli - l'interprete ufficiale in Italia. La compagnia terminò le sue recite al Manzoni di Milano. L'anno successivo (1912-13) nacque, sotto la direzione di F. Andò, la Gandusio-Borelli-Piperno.

Il repertorio selezionato era quasi interamente comico. La neonata formazione si riunì a Venezia ed esordì con la novità di G. Damerini e L. Zuccoli L'amore di Loredana; nella settimana santa si imbarcò per Madrid, scritturata presso il teatro della Commedia; da Madrid si trasferì a Barcellona, al Novedades. Nel secondo anno (1913-14) altre due novità: Il successo di A. Testoni e La presidentessa di M. Hennequin e P. Veber. Questa commedia, rappresentata nelle maggiori piazze d'Italia, ottenne sempre e ovunque enormi consensi. In primavera la compagnia salpò per il Sudamerica toccando le città di Montevideo, Buenos Aires, Rio de la Plata, Rosario. A Roma, per il carnevale, terminò il triennio.

Nella primavera del 1915 nacque a Milano la Carini-Gramatica-Gandusio-Piperno. Ma le cose non andarono per il verso giusto: L. Carini ed Emma Gramatica si accordarono per un repertorio drammatico, e a nulla valsero le rimostranze del Gandusio. A Torino recitò per sole quattro sere. Il 15 maggio il governo diede finalmente il nullaosta alla rappresentazione di Romanticismo di G. Rovetta, da anni proibita per il suo contenuto antiaustriaco. La commedia - evento più unico che raro - si replicò contemporaneamente nei due maggiori teatri milanesi: all'Olimpia (Carini-Gramatica-Gandusio-Piperno) e al Manzoni (compagnia FERT) registrando il tutto esaurito per molte sere di seguito. Frattanto, in seguito alla morte di A. Giovannini, si scioglieva la compagnia Talli-Melato-Giovannini; V. Talli propose allora al G. di sostituire il Giovannini in una nuova compagnia. Il G. accettò e sciolse il contratto con Carini e la Gramatica. La compagnia, che era composta tra l'altro dalla Melato e A. Betrone, si chiamò Talli-Melato-Betrone-Gandusio.

Esordì il 1° ag. 1915, al Fossati di Milano, con le commedie: La presidentessa di M. Hennequin e P. Veber, Un cappello di paglia di Firenze di E. Labiche, La resa di Berg-op-Zoom di S. Guitry, La piccina di Y. Mirande e D. Niccodemi. Nel secondo anno (1916) poche furono le novità di rilievo, tra queste ricordiamo: Il giardino del miracolo di L. Antonelli (agosto, Milano, teatro Olimpia), Il fu Toupinel di A. Bisson, L'aigrette di D. Niccodemi. Ma fu soprattutto la commedia di L. Chiarelli La maschera e il volto a segnare il grande successo della stagione.

Per lungo tempo il repertorio del G. si era incentrato quasi esclusivamente sulla pochade parigina, ma con il passare delle stagioni egli cominciò ad avvertire i limiti di un repertorio così univocamente caratterizzato. Le nuove proposte della nascente drammaturgia italiana - le commedie grottesche, ironiche, paradossali, fantastiche - trovarono così in lui un tenace assertore e un originalissimo interprete (oltre alla già citata La maschera e il volto, ricordiamo: L'uomo che incontrò se stesso e Il barone di Corbò di L. Antonelli, L'elogio del furto di D. Signorini, Acidalia di D. Niccodemi, L'antenato di C. Veneziani, Destino in tasca di A. Colantuoni).

Nel 1918 il G. decise finalmente di formare una propria compagnia; sciolse il contratto che lo legava al Talli ed entrò in società con G. Sininberghi. Prima donna era Tina Pini. Il repertorio proposto si componeva di tutti i successi del G. degli anni passati; nel panorama italiano selezionò Non amarmi così di A. Fraccaroli, La finestra sul mondo e Moscardino di C. Veneziani.

Nel successivo triennio comico il G. approfondì ulteriormente i suoi contatti con la più recente drammaturgia italiana, portando in scena Quello che non ti aspetti di L. Barzini e A. Fraccaroli, Il mercante di bontà di P. Mazzolotti, Un signore senza pace di E. Sarretta, Le pecorelle di G. Rocca, L'occhio del re di G. Cenzato, La gaia scienza di A. Fraccaroli.

Nell'estate del 1924 partì per una breve tournée in Sudamerica. In ottobre, a Torino, al teatro Carignano, portò in scena I due gemelli veneziani di C. Goldoni, interpretando con successo la doppia parte di Tonino e Zanetto. Una interpretazione, questa, che si riallacciava all'antica passione per il teatro della commedia dell'arte, che il G. aveva coltivato fin da ragazzo e all'interno del quale rintracciava le radici della più pura comicità italiana. Nel novembre del 1925 a Rovigno d'Istria, paese d'origine del grande attore ormai giunto alla vetta della celebrità, si inaugurò il teatro Gandusio.

Il triennio 1927-30 fu caratterizzato dalla fertile collaborazione del G. con Emilio Zago: la messa in scena de Il bugiardo di C. Goldoni, con Zago nella parte di Pantalone, registrò un successo senza precedenti (Milano, teatro Olimpia, maggio-giugno 1927).

Tra le commedie rappresentate in quel periodo ricordiamo inoltre: L'avvocato Balbec… e suo marito di G. Berr e L. Verneuil (Torino, teatro Carignano, novembre-dicembre), Desiderio di S. Guitry, Ludro e la sua gran giornata di F.A. Bon.

Il 1° sett. 1930 il G. formò compagnia con Dina Galli che, dopo la morte di A. Guasti, non aveva ancora trovato chi potesse sostituirlo degnamente. Non si trattò tuttavia di un incontro fortunato, come notò lo stesso G. nelle sue memorie: "non è tanto facile affiatarsi con la Galli, proclive ad andar a soggetto, a non studiar le parti, a non voler far prove" (Gandusio, Cinquant'anni di palcoscenico, p. 116). Egli era, al contrario, attore estremamente scrupoloso, che non amava improvvisare; le sue interpretazioni erano il frutto di una preparazione minuziosa e di un attento studio sul testo: "In me tutto è studiato" soleva dire "ed il comico io l'ho sempre considerato una cosa seria" (ibid., p. 65).

Tra le commedie messe in scena in quel periodo ricordiamo La barca dei comici di L. Bonelli, Alla moda di D. Falconi e O. Biancoli, Milioni di A. Fraccaroli, Banca Nemo di L. Verneuil, La rivincita delle mogli di G. Valori.

Nell'agosto 1931 il binomio si sciolse. Il G. formò una nuova compagnia (stagione teatrale 1931-32) con Lola Braccini, A. Dondini, Anna Magnani, Rina Morelli, L. Almirante, G. Stival. La neonata Gandusio-Almirante propose un repertorio ricco di novità, tra le quali Bourrachon di L. Doillet e Baldassarre di L. Marchand.

Nel 1932 il G. partecipò al film La signorina dell'autobus per la regia di N. Malasomma e M. Bonnard. Nelle successive stagioni alternò un'intensa attività cinematografica a una sempre più saltuaria attività teatrale. Molti i film nei quali fu impegnato, anche se quasi tutti di scarso rilievo. Tra questi alcune buone riduzioni dei suoi successi teatrali: Milizia territoriale (1935) di M. Bonnard; L'antenato (1936) di G. Brignone; L'albero di Adamo (1937) di M. Bonnard, tratto da Il successo di A. Testoni; Il sogno di tutti di O. Biancoli e L. Kitsch, tratto dalla commedia Alla moda di D. Falconi e O. Biancoli; Il nostro prossimo (1942) di G. Gherardi. Ma la sua migliore interpretazione cinematografica fu senz'altro quella di Bartolo Ciocci in Se non son matti non li vogliamo (1941), tratto dall'omonima commedia di G. Rocca, per la regia di E. Pratelli.

Nella stagione 1933-34 il G. formò una compagnia scritturando nuovamente Dina Galli. Prima attrice era Laura Carli. Ma a causa dei capricci della Galli - che non si rassegnava a fare le parti della caratterista - la stagione, pur avendo avuto ottime piazze, si concluse assai male, anche finanziariamente. La compagnia che il G. formò per la stagione successiva (1934-35) ebbe come prima donna assoluta la Carli.

Tra le novità rappresentate La regina di Biarritz di J. Toulout, Una donnina senza logica di M. Reinach, La via lattea di S. Guitry, Arlecchino e Il vecchio ragazzo di G. Adami. Dopo una breve tournée in Africa (Tripoli, teatro Eldorado, e Bengasi), terminò l'anno a Torino con la recita - "pro oro alla patria" - Ho perduto mio marito di G. Cenzato (7 dic. 1935).

Per la stagione 1936-37, nuova compagnia, nuovo repertorio: Il pozzo dei miracoli e Le donne sono così di B. Corra e G. Achille, Noce di cocco di M. Achard, L'istantanea di Y. Mirande. Nel 1939 G. De Marco - già capocomico della Galli - convinse il G., ormai dedito esclusivamente al cinematografo, a ritornare al teatro. La compagnia, che debuttò a Udine a metà novembre, si sciolse a giugno dopo solo un anno di attività. Nel 1940-41 il G. formò compagnia con A. Cavallaro. Dopo tre anni di solo cinema, l'8 nov. 1944 il G. debuttò a Milano, presso il teatro Odeon con la nuova compagnia di cui era direttore. Silvestri era il capocomico e Fanny Marchiò la prima attrice. Dopo una stagione fortunata, nel carnevale del 1945, la compagnia si sciolse. Nel 1946 il G., che continuava ad alternare teatro e cinema, fece una sortita nel mondo della rivista in E il cielo si coprì di stelle, con Lilla Brignone e W. Chiari.

Nel marzo del 1947 partecipò, nel ruolo del padre, alla messa in scena del dramma di J. Anouilh Euridice, per la regia di L. Visconti, con Rina Morelli, G. De Lullo, P. Stoppa. Nella stessa stagione G. De Marco propose al G. una compagnia con C. Gherardi. Debuttarono a Milano, al teatro Nuovo, il 3 luglio 1947 con Noce di cocco di M. Achard.

In cartellone ricordiamo Gente magnifica di W. Saroyan e I tre signori di Chantrel di L. Verneuil in cui il G. interpretò mirabilmente il ruolo di tutti e tre i protagonisti: nonno, padre e figlio.

Nel 1950-51 formò compagnia con N. Besozzi e Laura Solari. La stagione si concluse il 20 maggio. Cominciarono quindi le prove per allestire una rivista dal titolo Miracolo a Milano, di V. De Sica.

La sera del 23 maggio 1951, a Milano, prima che lo spettacolo andasse in scena, il G. morì colpito da embolia cerebrale.

Con la sua morte scomparve definitivamente dal nostro palcoscenico la figura del "brillante", ruolo ottocentesco che grazie a lui era sopravvissuto al mutare dei modi, della sensibilità e del gusto.

Fonti e Bibl.: Necr. di M. Corsi, A. G. è morto, in Teatro Scenario, 1951, n. 11, pp. 6 s.; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I-V, Torino 1951, ad indices; P. Mezzanotte - R. Simoni - R. Calzini, Cronache di un grande teatro: il teatro Manzoni di Milano, Milano 1952, ad ind.; A. Gandusio, Cinquant'anni di palcoscenico, prefaz. di G. Cenzato, Milano 1959; A. Varaldo, Tra viso e belletto, Milano 1910, pp. 109-116; V. Bernardoni, Raccolta di biografie di artisti e autori del teatro di prosa italiano, Milano 1916, pp. 411-415; A. Varaldo, Profili di attrici e attori, Firenze 1926, pp. 129-136; C. Veneziani, G., in Gli uomini del giorno (Milano), 1919, n. 10; A. Lanocita, Attrici e attori in pigiama, Milano 1926, pp. 59-67, 141-148; M. Ramperti, Armando Falconi e A. G., in Galleria dei comici italiani, in Comoedia, IX (1927), 1, pp. 9-11; N. Leonelli, Viaggio intorno al mio camerino, Bologna 1928, pp. 241-247; S. D'Amico, Tramonto del grande attore, Milano 1929, pp. 71 s.; G. Rocca, Teatro del mio tempo, Osimo 1935, pp. 99-104; E. Bertuetti, Ritratti quasi veri del teatro di prosa, Torino 1937, pp. 69-75; L. Ridenti, Cinquant'anni sulla scena, l'avvocato G., in Il Dramma, XXV (1949), 82, p. 25; R. Simoni, Da oggi farai le farse, ibid., XXVII (1951), 135, pp. 31-36; L. Ridenti, Toni per i suoi, Tonino per pochi di noi, ibid., pp. 36 s.; C. Terron, A. G. fra il brillante e la maschera, in Sipario, VI (1951), 62, pp. 9 s.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", N. Leonelli, Attori tragici attori comici, I, pp. 411-415; Enc. dello spettacolo, V, coll. 894-896; Filmlexicon degli autori e delle opere, II, pp. 922-924.

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