BOSSI, Antonio Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOSSI, Antonio Giuseppe

Ludwig Döry

Nacque a Porto Ceresio presso Lugano. La sua prima attività documentata è nell'abbazia di Ottobeuren presso Memmingen dove, nel 1727-28, creò le figure in stucco nell'anticamera del salone imperiale, nel vano-scala presso la cappella di S. Benedetto e nel vestibolo della cappella dell'abate. Nella stessa abbazia gli sono anche attribuiti gli stucchi del soffitto nella cosiddetta stanza dell'Amigoni. La carriera vera e propria del B., che in Franconia lo portò a grande fama, ha inizio con la sua richiesta di partecipare ai lavori per la cappella Schönborn nel duomo di Würzburg. Nell'anno 1733 presentò i suoi bozzetti all'architetto Balthasar Neumann e al pittore Rudolf Byss, incaricato delle decorazioni; gli vennero quindi affidati tutti i lavori in stucco. Rivelatesi a Würzburg le sue doti, il principe vescovo Friedrich Carl von Schönborn lo nominò, il 18 dic. 1734, stuccatore di corte, con il compito di eseguire tutti gli eventuali lavori di stucco e con regolare stipendio. In seguito però i lavori di maggior importanza gli furono pagati a parte con un sistema di compenso a cottimo che fu contestato nel 1753. Ma il B. riuscì a far accettare le sue richieste.

Durante tutto il corso della sua vita, il B. ebbe a soffrire di una malattia febbrile, per cui nel 1744, per esempio, fu costretto a sospendere temporaneamente i lavori nella Sala bianca della Residenza di Würzburg. La malattia lo afflisse sempre più frequentemente e duramente finché nel 1757 egli dovette licenziare tutti i lavoranti e cessare la sua attività di stuccatore. Un anno dopo la tesoreria di corte dovette liquidarlo. Dopo un passeggero miglioramento negli anni 1759-61, il B. morì, in stato di ottenebramento mentale, a Würzburg, il 10 febbr. 1764.

Il suo patrimonio fu diviso tra i parenti in Italia e a Stoccarda (Sauren). Il B. rimase celibe e presumibilmente provvide all'educazione dei nipoti Materno ed Agostino Bossi. Era proprietario della casa sita in Petersplatz, n. 2. Furono suoi aiuti, a Ottobeuren, Francesco e Antonio Quadri e G. B. Pedrozzi (o Petrozzi): gli ultimi due lo seguirono a Würzburg, dove altri italiani figurano tra i suoi collaboratori: Giuseppe Vennino, Ignazio e Carlo Bossi.

Il B. diresse "per molti anni una grande impresa artigianale, ove impiegò spesso quaranta e più persone" (Sauren). Come imprenditore assunse anche lavori in scagliola (per esempio negli anni 1740, 1742, 1743 e 1751). Circa la tecnica operativa del B. sappiamo che egli tracciava disegni preparatori col carbone, che si serviva di un'impalcatura mobile e che gettava in gesso anche ornamenti e capitelli. Nei suoi bozzetti il B. si rivela disegnatore sicuro; particolarmente limpidi e raffinati quelli per le finestre della chiesa di corte nella Residenza di Würzburg, del 1735, e il disegno per il camino nella Sala bianca nella stessa Residenza, del 1744.

Già nel 1734 il principe vescovo Friedrich Carl volle che il B. studiasse la pittura a fresco presso il Byss. Dovette certo fare progressi in quest'arte, se nel 1737 affrescò il soffitto della sala da pranzo dei cavalieri nella Residenza di Würzburg. Non sappiamo perché non appaia quasi più, in seguito, come pittore: solo nel 1746-49 lavorò ancora in quanto tale nella Sala grande dello Juliusspital. Allorché Giovanni Battista Tiepolo soggiornò nel 1752 a Würzburg, il B. fece con successo da intermediario tra l'abate del convento di Münsterschwarzach e l'artista veneziano.

La decorazione della Residenza di Würzburg assorbì la massima parte dell'attività del Bossi. Egli lavorò al settore superiore della decorazione interna della chiesa di corte nel 1735-38 (in particolare all'altare superiore nel 1736-38), nella sala delle udienze nel 1735 e 1739, nella stanza da letto nel 1735-36 e nella prima stanza di Alessandro nel 1739. Il modello dell'altare inferiore nella chiesa di corte fu concepito nel 1740 e l'esecuzione si protrasse sino al 1741; seguirono gli altari laterali (1743), e gli ultimi lavori nella chiesa di corte vennero effettuati nel 1744. Il soffitto del gabinetto degli specchi è del 1741, la galleria del 1743-44, nel 1744 ebbero inizio i lavori per la Sala bianca e per lo scalone principale (pagamenti nel 1746, poi ancora nel 1752-53); vennero quindi decorate le stanze verso il giardino (1745); nel 1749 iniziò il lavoro nella sala del giardino e nella Sala imperiale (contratto per quest'ultima del 19 febbr. 1750). Le figure nella Sala imperiale sono del 1751, la decorazione di una piccola stanza del 1756, e infine le figure della sala del giardino del 1761.

Per la corte il B., oltre agli stucchi, citati, per la cappella Schönborn a Würzburg nel 1733, fece nello stesso periodo quelli per la cappella di corte di Bamberga (pagam. 1735), nel 1736 operò delle modifiche all'altare nel castello di Seehof, dal 1744 al 1752 lavorò, con varie interruzioni, nel castello di Werneck (decorazioni in stucco e altare maggiore della cappella del castello, salone principale del castello), nel 1746-49 a Gaibach (contratto per i tre altari della chiesa parrocchiale, 30 sett. 1746, stucchi nel castello 1748-49) e nel 1752-53 nella delizia di Veitshöchheim. Lavorò ancora per committenti ecclesiastici nel 1737 quando fece gli stucchi del coro nella chiesa dell'abbazia di Münsterschwarzach e quindi nel convento di Oberzell (1749 e 1753) nella sagrestia e nella scala; fece anche i pulpiti, il fonte battesimale e le figure dell'altar maggiore nella chiesa parrocchiale di Amorbach (1753-54) e l'anno seguente gli stucchi del coro nella chiesa dei domenicani a Würzburg; circa il 1755 eseguì altari e pulpito nella chiesa parrocchiale di Zeuzleben.

Gli sono attribuite decorazioni in stucco e Madonne per committenti privati all'interno oall'esterno di case di Würzburg: 1739, facciata della casa Rebstock; 1740, stucchi in Bronnbachergasse, n. 22; 1741, Madonna in Karmelitengasse, n. 36; 1743, stucchi in Theaterstrasse, n. 4; 1746, stucchi in Marmelsteinhof e Madonna allo Schmalzmarkt; 1749, stucchi in Petersplatz, n. 2 (abitazione del B.); 1751, stucchi della Curia Tannenberg (Paradeplatz, n. 2); 1756, stucchi in Kasernenstrasse, n. 16; 1756-59, stucchi a palazzo von Weiss (Juliuspromenade). Gli stucchi e i dipinti del B. nelle stanze di rappresentanza dello Juliusspital (1746-1749) erano andati perduti già prima che la città di Würzburg venisse vastamente distrutta nel marzo 1945.

La fama leggendaria del B. non è d'aiuto nella valutazione della sua opera; e a rendere difficile la conoscenza dei suoi inizi si aggiungono per di più la lacunosità delle notizie e le particolari condizioni di lavoro nella fabbrica della Residenza di Würzburg. Ma a partire dalla fine del quarto decennio, siamo in grado di seguire esattamente l'evoluzione del B., proprio in base ai suoi lavori nella Residenza di Würzburg. In contrasto con le decorazioni a intrecci della chiesa di corte, gli stucchi della prima stanza di Alessandro e della sala del trono (1739-42), presentano motivi a rocaille, che poi predominano nel soffitto del gabinetto degli specchi (1741). In forma più o meno rudimentale, permangono motivi a intrecci nel salotto, nella stanza napoleonica e nella seconda di Alessandro come anche nel Gabinetto rosso (circa 1744-45), per poi cedere completamente alle forme del rococò negli stucchi della Sala bianca (1744-45). Se poi, nelle successive soluzioni decorative della sala del giardino (1749-50) e della Sala imperiale (1749-53)ci troviamo di fronte a forme che sia per distribuzione sia per profondità di rilievo si discostano dalla concezione degli stucchi della Sala bianca, ciò si deve al fatto che B. tenne conto, di volta in volta, delle diverse realtà ambientali. Nonostante occasionali critiche alle decorazioni del B. (Feulner), rimane valido il giudizio di Sedlmaier e Pfister: "possiamo senza dubbio definirlo il genio decorativo del rococò nella sua accezione würzburghese. Le grandi creazioni del quinto e sesto decennio del secolo recano la sua impronta, il vigore sensuale delle sue idee formali attrae irresistibilmente nella sua sfera d'influenza, nel corso degli anni, gli altri artisti decoratori della Residenza - lo scultore di corte, altrettanto ricco di talento decorativo, il giovane Johann Wolfgang Auwera, e perfino personalità spiccate come il geniale fabbro di corte Johann Georg Oegg". È indubbio che anche lo stuccatore Ferdinand Hundt subì a lungo l'influsso del Bossi.

Oltre che decoratore, il B. si dimostra congeniale plasticatore in stucco. Un'armoniosità quasi antica dei corpi, congiunta a un panneggio assai mosso, contraddistingue le sue eleganti figure a Würzburg (chiesa di corte e Sala imperiale della Residenza), Gaibach, Oberzell e Amorbach. In particolare il B. sembra aver prediletto, sin dai tempi di Ottobeuren, rilievi figurati, in tondi o integrati nella decorazione.

Sono tuttora da chiarire gli inizi del Bossi. Il principe vescovo Friedrich Carl disse di lui: "la sua maniera francese è evidente e ravvivata da qualche idea viennese". Sappiamo inoltre che il B., prima di giungere a Würzburg, fu attivo a Ottobeuren e a Magonza. Non esistono dubbi circa la fonte francese delle sue decorazioni verso il 1735, mentre della scuola austriaca appariva solo qualche traccia; è mia opinione che Diego Francesco Carlone - anch'egli lavorò a Ottobeuren - influenzò il B. plasticatore. Non si possono concepire le decorazioni del B. nella cappella Schönborn a Würzburg senza l'opera del noto stuccatore di Magonza Georg Hennicke: rimane incerto se il B. si portò appresso queste forme da Magonza, o se a Würzburg egli avesse a disposizione disegni di Hennicke. Fino alla sua morte (1738) il Byss fu a Würzburg il più autorevole decoratore; e il Neumann ha più volte discusso i problemi relativi alla decorazione con il Byss e con il Bossi. Sicché sembra improbabile che nella chiesa di corte il B. abbia veramente avuto mano libera; in base alle forme della chiesa di corte e della cappella Schönborn sarebbe da dedurre che l'ornamentazione della cosiddetta stanza dell'Amigoni non fosse creazione bossiana. Dopo la morte del Byss, il B. poté agire liberamente; (se si esclude Neumann, una collaborazione con suoi pari è ancora documentata solo nel 1741 con J. W. Auwera nel gabinetto degli specchi ed è presumibile con G. B. Tiepolo nella sala imperiale nel 1751).

Fonti eBibl.: H.-M. Sauren, A. G. B.,ein fränkischer Stukkator, tesi di laurea, Würzburg 1932; F. Hirsch, Das sogenannte Skizzenbuch Balthasar Neumanns, Heidelberg 1912, pp. 12, 14, 16; A. Feulner, Ein ländlicher Baumeister der Rokokozeit in Franken, in Monatshefte für Kunstwissenschaft, VIII (1915), pp. 329, 336; G. Eckert, Balthasar Neumann und die Würzburger Residenzpläne, Strassburg 1917, pp. 101, 113, 160 (nota); C. Hertz, Balthasar Neumanns Schlossanlage zu Werneck, Berlin 1918, p. 27; R. Müller, Materno Bossi,ein fränkischer Stukkator, tesi di laurea, Würzburg 1920, pp. 1, 10, 13, 38; K. Lohmeyer, Die Briefe Balthasar Neumanns an Friedrich Karl von Schönborn, Saarbrücken-Berlin-Leipzig-Stuttgart 1921, ad Indicem e note 47 s., 85, 90, 100; R. Sedlmaier-R. Pfister, Die Fürstbischöfliche Residenz zu Würzburg, München 1923, ad Indicem;W. Boll, Die Schönbornkapelle am Würzburger Dom, München 1925, pp. 46, 47, 49, 50, 104 s., 107 s.; H. Kreisel, Ein verschollener Hausaltar der Würzburger Residenz, in Archiv des Historischen Vereins von Unterfranken und Aschaffenburg, LXVIII (1929), pp. 520-523; A. Feulner, Skulptur und Malerei des 18. Jahrhunderts in Deutschland, Wildpark-Potsdam 1929, pp. 102 s.; H. Mayer, Deutsche Barockkanzeln, Strassburg 1932, pp. 143, 147, 148, 169; Ch. F. Rupp, Der Dekor des Bandwerkstils und des frühen Rokoko in Franken, tesi di laurea, Erlangen 1934, pp. 64 s.; H. W. Hegemann, Die Altarbaukunst Balthasar Neumanns, tesi di laurea, Marburg 1937, pp. 11-14; R. E. Kuhn, Würzburger Madonnen des Barock und Rokoko, Aschaffenburg 1949, pp. 131-141; H. Mayer, Bamberger Residenzen, München 1951, pp. 111 ss.; R. Klengel, Die Benediktinerabtei Münsterschwarzach, Münsterschwarzach 1952, p. 35; H. Mayer, Die Kunst des Bamberger Umlandes, Bamberg 1952, p. 239; M. H. v. Freeden, Balthasar Neumann,Leben und Werk, Berlin-München 1953, pp. 22, 25, 26, 35; Pfarrkirche und Pfarrei Amorbach von 1753 bis 1953, Amorbach 1953, pp. 72-75; Das Juliusspital Würzburg in Vergangenheit und Gegenwart, Würzburg 1953, p. 94; H. Kreisel, Der Rokokogarten zu Veitshöchheim, München 1953, pp. 23, 67 (nota); Balthasar Neumann,Leben und Werk (catal.), Würzburg 1953, pp. 61 s., Nr. C 42-43; B. Reuter, Oberzell, München 1953, pp. 5, 11-13; H. Mayer, Bamberg als Kunststadt, Bamberg 1955, pp. 121, 362; H. Schnell, Ottobeuren. Kirche,Kloster,Museum, München 1955, pp. 12, 14, 21; M. Kämpf, Das fürstbischöfliche Schloss Seehof bei Bamberg, Bamberg 1956, pp. 65, 196, 201, 208; K. Sitzmann, Künstler und Kunsthandwerker in Ostfranken, Kulmbach 1957, pp. 64 s.; E. Eichhorn, Vom Anteil "welscher" Künstler an der Barockkunst Frankens, in Erlanger Bausteine zur fränkischen Heimatforschung, VI (1959), pp. 136, 140 s., 150; H. Reuther, Die Kirchenbauten Balthasar Neumanns, Berlin 1960, pp. 46, 97, 100, 102, 111; W. Tunk, Veitshöchheim Schloss und Garten (guida), München 1962, pp. 10, 30, 31, 33, 34, 35, 76; J. Hotz, Johann Jacob Michael Küchel, tesi di laurea, Würzburg 1962, Lichtenfels 1963, pp. 19, 314 (nota); H. Muth, Die künstlerische Ausstattung der Neumannkirche zu Münsterschwarzach, in Würzburger Diözesangeschichtsblätter, XXV (1963), pp. 224, 236, 242, 251; T. Breuer, Die italienischen Stukkatoren in den Stiftsgebäuden von Ottobeuren, in Zeitschrift des Deutschen Vereins für Kunstwissenschaft, XVII (1963), pp. 251 - 256; L. Döry, Die Tätigkeit italienischer Stuckateure 1650-1750 im Gebiet der Bundesrepublik Deutschland..., in Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, pp. 143, 144; E. Bachmann-W. Tunk, Neue Residenz Bamberg (guida), München 1965, p. 18; J. Hotz, Katalog der Sammlung Eckert aus dem Nachlass Balthasar Neumanns im Mainfränkischen Museum Würzburg, Würzburg 1965, pp. 90, 93, 101, 102; K. Treutwein, Unterfranken, Nürnberg 1967, pp. 209-211, 250, 328 s., 338, 351, 355, 424 s.; H.-P. Trenschel, Die kirchlichen Werke des Würzburger Hofbildhauers Johann Peter Wagner, Würzburg 1968, pp. 192 (nota), 218 (nota).

Si vedano inoltre Die Kunstdenkmäler von Unterfranken und Aschaffenburg per le varie località.

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