ABBATINI, Antonio Maria

Enciclopedia Italiana (1929)

ABBATINI, Antonio Maria

Gaetano Cesari

Compositore di scuola romana, nato a Città di Castello nel 1595. A Roma, tra il luglio 1626 e il maggio 1628, fu dapprima maestro della cappella musicale di S. Giovanni in Laterano, nel qual tempo diede alla luce, coi tipi del Masotto, una Missa sexdecim vocibus concinenda; indi passò maestro alla chiesa del Gesù. Nel 1633, si trasferi ad Orvieto, dove coprì la stessa carica in quel duomo e si fece conoscere anche come compositore melodrammatico col Pianto di Rodomonte, pubblicato a cura di Pietro Antonio Ubaldoni, cantore nella sua cappella. Secondo il Baini, avendo il pontefice Urbano VIII ordinata, nel 1638, la riforma degli inni del Breviario romano, prima di affidare all'editore Moreto in Anversa la stampa di essi, interrogò l'A. sulle musiche da riprodurre insieme con i nuovi testi, e l'A. suggerì quelle del Palestrina. Dal 1645 lo si ritrova in Roma, maestro in S. Maria Maggiore, carica che lascia nel gennaio dell'anno dopo per S. Lorenzo in Damaso, ma che riassume il 28 settembre 1649 e conserva fino al 1657. È di questo tempo la composizione, a cui collaborò Marco Marazzoli, della commedia Dal Male il Bene del cardinale Rospigliosi, eseguita "nell'occasione delle Nozze del Principe di Palestrina con Donna Olimpia Giustiniani e più volte ripetuta alla presenza della Regina di Svezia, anni 1654-1658". Assunta quindi la carica di maestro della cappella di Loreto, quivi rimase parte del 1667; infine, nel 1672, l'A. riprende per la terza volta la direzione della cappella di S. Maria Maggiore, che lascia nel 1677 per ritirarsi alla sua Città di Castello, dove muore nel medesimo anno.

La personalità artistica dell'A. si manifesta sotto parecchi aspetti: in primo luogo nella musica chiesastica, a rappresentare, con Paolo Agostini, Orazio Benevoli e Mazzocchi il giovane, il passaggio dallo stile polifonico palestriniano alla composizione omofona per grandi masse vocali divise in più cori. L'A. segue la corrente di cui parla Antimio Liberati nella lettera ad Ovidio Persapeggi: "Modulazioni a quattro, a sei, a otto cori reali, con istupore di tutta Roma". L'Ambros afferma l'esistenza negli archivî delle cappelle musicali romane di messe, salmi, mottetti a 4, 16, 32 e 48 voci dell'Abbatini. Notabili sono le sue musiche ad otto cori eseguite il giorno di S. Domenico del 1661 in S. Maria sopra Minerva, di cui fecero parte le Antifone a dodici bassi e dodici tenori reali, pubblicate da Domenico Dal Pane, discepolo dell'A., subito dopo la morte di questo. Tali Antifone segnano la ripresa di una vecchia maniera di comporre "ad voces aequales", e la fortuna di uno stile fondato sulla ragione del numero degli esecutori e la loro disposizione in gruppi. Perché, in quanto al numero delle parti reali formanti veramente la composizione, esso non oltrepassa quasi mai quello delle quattro di prammatica. L'apparizione di questa forma d'arte, il cui effetto proviene dal gioco delle falangi corali alternantisi in contrasto, rappresenta, in confronto della musica palestriniana, della quale essa viene a prendere il posto, uno stato di decadenza della polifonia. Come tale, corrisponde a quel nuovo orientamento del gusto che determinò la fine dell'egemonia della musica chiesastica, favorì l'avvento del melodramma, produsse, nelle arti plastiche, la fioritura del barocco.

Sotto l'aspetto di compositore di melodrammi, l'A. deve la sua importanza alla parte che egli ebbe nella composizione del primo e terzo atto della citata opera comica Dal Male il Bene (il secondo atto fu composto dal Marazzoli). Giacché, con quest'opera, l'A. si pose fra i primissimi maestri che iniziarono il genere comico lirico, e si distinse anzi fra essi per aver dato alla declamazione quel carattere di recitativo secco, col quale l'opera buffa s'accompagnò sempre in seguito, e per avere, primo fra tutti, poste le basi del finale comico concertato, precedendo in questo il Logroscino. Altre sue opere sono: Jone, Vienna 1666; La comica del cielo ossia La Baltasara, Roma 1668; mentre il citato Pianto di Rodomonte non è che una scena con nove arie a voce sola e un madrigale a tre, di chiusa.

Come teorico, l'A. si è manifestato nei Discorsi o Lezioni Accademiche, ora conservati nell'autografo nella biblioteca del Liceo musicale di Bologna. A Roma, secondo una testimonianza di Arcangelo Spagna suo contemporaneo, l'Abbatini teneva periodicamente accademie in casa propria, e a lui viene attribuita parte della materia contenuta nella Musurgia universalis, Roma 1650, del padre Atanasio Kircher.

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