MASINI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASINI, Antonio

Rita De Tata

– Nacque a Castelfranco Emilia, allora in territorio bolognese, dove fu battezzato nella chiesa di S. Maria Assunta il 26 ott. 1602, da Paolo e da Elena Saponi, entrambi bolognesi.

La famiglia era di modeste condizioni, anche se tra i parenti del M. c’era stato un prozio, Giacomo, laureato in utroque iure e divenuto nel 1581 vescovo di Segni, e un cugino del padre, Cristoforo, anche lui laureato e arciprete a Castelfranco dal 1616.

Scarse sono le notizie sulla giovinezza e sulla formazione del M.: probabilmente fu collocato presso qualche bottega come garzone, per poi dedicarsi al commercio della seta, che avrebbe esercitato per tutta la vita, aprendo una bottega a Bologna in via delle Spaderie. Frequentò l’ambiente gesuitico bolognese, dove divenne discepolo e collaboratore di Giorgio Giustiniani, che esercitò nella città un’intensa attività pastorale e fondò numerose congregazioni. In particolare, il M. fu segretario della Congregazione di Gesù e Maria, detta anche dei mercanti, che curava la devozione della Buona Morte, di quella della Penitenza e di quella della Dottrina Cristiana, finalizzata all’insegnamento del catechismo ai fanciulli di ogni estrazione sociale.

Nell’ambito della produzione e del commercio della seta, settore trainante dell’economia bolognese, il M. si affermò ben presto come uno dei più solidi e autorevoli mercanti della città, estendendo i suoi traffici anche al di fuori dell’Italia.

Due sorelle del M., Francesca e Margherita, si erano sposate rispettivamente con Matteo Moscardini e Cesare Zagnoni, importanti conduttori e proprietari di filatoi di seta. Con entrambi i rapporti di lavoro furono piuttosto contrastati: nel 1639 si concluse a favore del M. una causa intentata contro Moscardini per la divisione di alcuni proventi commerciali, mentre con Zagnoni, per alcuni anni socio nel negozio, ebbe un lungo contenzioso in seguito allo scioglimento della società.

Presente nell’arte della seta senza però ricoprire mai cariche importanti, il M. fu, invece, attivo, a partire dagli anni Quaranta del Seicento, nella vita pubblica cittadina. Nominato tribuno della Plebe negli anni 1647, 1651, 1656, 1664 e 1669, dal 1654 entrò a far parte degli organi di amministrazione della Congregazione dei mendicanti, la maggiore società assistenziale bolognese, preposta alla gestione di ospedali e orfanotrofi. In essa, il M. rappresentava la categoria dei mercanti, chiamata nel 1648, insieme con quella dei dottori e dei cittadini, ad affiancare i nobili, che ne mantenevano la direzione. Fra il 1654 e il 1671, il M. fece parte di alcune «assunterie» della Congregazione. In particolare si occupò dell’organizzazione di un filatoio impiantato per impiegarvi gli assistiti in grado di lavorare, delle botteghe che accoglievano fanciulli indigenti come apprendisti, del controllo sui memoriali presentati dai poveri e della gestione dell’archivio della Congregazione.

Il M. si dedicò inoltre alla compilazione di opere che coniugavano devozione religiosa e interesse per la storia e la tradizione cittadina, sulla scorta di una vasta conoscenza delle fonti documentarie locali. La prima opera pubblicata fu una Guida spirituale che serve ogni giorno in perpetuo per visitare le chiese di Bologna, dove sono feste, indulgenze, reliquie, e corpi santi (Bologna 1640). In essa è già presente la struttura poi sviluppata nell’opera più nota del M., la Bologna perlustrata, pubblicata a Bologna nel 1650 e poi, in un’edizione accresciuta, nel 1666.

Dedicata all’arcivescovo di Bologna Niccolò Albergati Ludovisi, la Bologna perlustrata andava oltre i tradizionali schemi dei calendari devoti che segnalavano le celebrazioni liturgiche delle chiese bolognesi. La arricchiva un ampio apparato erudito, composto da notizie storiche e artistiche tratte da molteplici fonti, edite e manoscritte. Proprio grazie all’accrescersi di questo materiale l’opera assunse nell’edizione del 1666 un aspetto enciclopedico. Divisa in tre parti, la prima di carattere spirituale, la seconda dedicata ai vescovi e cittadini bolognesi, la terza relativa alla storia e all’ordinamento politico di Bologna, era corredata di indici dettagliati, che permettevano i necessari rinvii fra i vari argomenti. La Bologna perlustrata divenne una fonte inesauribile di notizie, non sempre sottoposte al vaglio di una critica rigorosa ma certamente utili per ricostruire la vita urbana, l’ubicazione e la paternità di quadri e opere d’arte, l’origine delle molteplici istituzioni cittadine. La vitalità del libro è d’altronde testimoniata dai progetti di nuove edizioni accresciute e aggiornate che continuarono a essere proposte anche dopo la morte del M. (una Aggiunta uscì nel 1690, mentre un ulteriore ampliamento rimase manoscritto).

Altre opere del M. a carattere più strettamente devozionale, che ebbero ampia diffusione, furono il Ristretto della tormentosa Passione di N.S. Gesù Cristo (Bologna 1672), la Scuola del christiano… (ibid. 1674), le Instruttioni morali del cristiano (ibid. 1677).

Il M. morì a Bologna il 4 febbr. 1692.

Rimasto celibe, lasciò dettagliate disposizioni riguardo alla cospicua eredità in un testamento redatto nel 1665 e successivamente integrato con 11 codicilli. Fu sepolto nella chiesa dei Cappuccini, detta del Monte Calvario, di Bologna e il 27 agosto dello stesso anno furono celebrate le sue solenni esequie nell’ospedale della Morte, istituto che il M. aveva nominato come proprio erede universale.

Fonti e Bibl.: Castelfranco Emilia, Arch. parrocchiale, Battesimi di S. Maria, anni 1558-1655, c. 82v; Bologna, Arch. arcivescovile, Miscellanee vecchie, n. 737: Volumen primum. Processus super miraculis in specie b. Catharinae a Bonon., 16-18 luglio 1669; Arch. di Stato di Bologna, Atti dei notai del distretto di Bologna, Notaio Francesco Ferrari, 6/8, cc. 169-170; ibid., Notaio Silvestro Zocchini, 6/10, c. 83r; ibid., Notaio Giovanni Battista Cavazza, 6/15, cc. 34r-66r; Istituto Giovanni XXIII, Opera Pia Mendicanti, vol. 12 (1628-95); Bologna, Biblioteca Universitaria, Mss., 770: A.F. Ghiselli, Memorie antiche manuscritte di Bologna…, XXIX, p. 392; XXX, pp. 230, 726-728; XXXII, p. 102; XXXIV, pp. 301, 770-775; XXXVI, pp. 571-573, 637; XXXVIII, p. 148; XLV, pp. 16-18; XLVIII, pp. 716 s.; LIII, pp. 35-38; Ibid., Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Mss. Gozzadini, 242, c. 182r; A. Arfelli, «Bologna perlustrata» di A. di Paolo M. e l’«Aggiunta» del 1690, in L’Archiginnasio, LII (1957), pp. 188-203; M. Fanti, A. M. e la «Bologna perlustrata». Introduzione alla ristampa dell’edizione del 1666, in A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1986, pp. V-XXXIII; G.P. Cammarota, I luoghi dell’arte, in Il Sant’Orsola di Bologna 1592-1992. Un’istituzione al servizio della collettività (catal.), a cura di R.A. Bernabeo, Bologna 1992, pp. 183-211; S. Marchesini, Alcune considerazioni su A. di Paolo M. (1599-1691), autore di «Bologna perlustrata», in Strenna stor. bolognese, LIII (2003), pp. 203-222; Il processo di canonizzazione di Caterina Vigri, 1586-1712, a cura di S. Spanò Martinelli, Firenze 2003, p. 455.