PIGAFETTA, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIGAFETTA, Antonio

Daria Perocco

PIGAFETTA, Antonio. – Figlio di Giovanni di Antonino (ramo di Antonino di Antonio fu Sandro) e con ogni probabilità di Lucia Muzan. L’incertezza sul nome della madre è data dal fatto che il padre si sposò tre volte; la charta dotis di Lucia è datata 6 marzo 1492 (Mantese, 1964, pp. 848 s., n. 103). La data di nascita di Pigafetta non è attestata da documenti ed è da porsi non prima della fine del 1492 o l’inizio del 1493, con ogni probabilità a Vicenza, dove viveva la famiglia.

Sconosciute sono la formazione e le prime esperienze culturali. Le prime notizie sicure sono date da Pigafetta nella sua Relazione: nel 1519 dichiara di essere in Spagna, al seguito di Francesco Chiericati, inviato, nel dicembre 1518, dal papa Leone X alla corte di Carlo I (futuro imperatore Carlo V) come commissario pontificio. Mentre era a Barcellona con Chiericati ebbe notizia della spedizione che Ferdinando Magellano preparava a Siviglia per raggiungere le Molucche e decise di parteciparvi dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal suo signore e dal re. Sottoscrisse il contratto il 22 marzo. Dal documento (Pastells - Bayle, 1920, p. 223) risulta che si imbarcò sulla nave ammiraglia, la Trinidad, dove era al servizio diretto come uomo di fiducia (criado) di Magellano. La spedizione, formata da cinque navi (le altre: San Antonio, Concepción, Santiago e Victoria, l’unica che tornerà in patria), partì da Siviglia il 10 luglio e da Sanlucar de Barrameda il 20 settembre 1519 con 237 uomini; dopo quasi tre anni di viaggio la Victoria ritornò a Siviglia l’8 settembre 1522 con soli 18 uomini.

L’itinerario vide le navi raggiungere Tenerife, poi attraversare l’oceano e giungere a Rio de Janeiro, Rio de la Plata, fermarsi per svernare per quasi cinque mesi a Puerto San Julian, dove ci fu una rivolta contro Magellano da lui duramente repressa. Allo stretto di Magellano la San Antonio disertò per tornare in patria, quindi Magellano raggiunse le Marianne, le Filippine e altre isole. A Mactan, il 27 aprile 1521, fu ucciso in uno scontro con i locali. Solo due navi (la Concepción venne distrutta per mancanza di uomini) raggiunsero le Molucche; dato che la Trinidad era gravemente danneggiata ripartì solo la Victoria che, circumnavigato il capo di Buona Speranza, fece sosta alle isole di Capo Verde e infine tornò a Siviglia.

Di qui Pigafetta si recò a Valladolid, dove era Carlo V, cui offrì una copia del diario che aveva tenuto e ricevette la paga pattuita, ma nessuna gratifica. Passò quindi in Portogallo, alla corte del re Giovanni III, poi in Francia, dove fece dono di alcuni oggetti (non meglio specificati) a Maria Luisa di Savoia, reggente per Francesco I.

Il 26 dicembre 1522 Francesco Chiericati da Norimberga, dove era nunzio papale alla Dieta, scrisse a Isabella d’Este, annunciandole che al suo ritorno dalle Indie, un suo «servitore» poteva narrare avventure straordinarie e aveva un itinerario scritto quotidianamente. La risposta di Isabella, immediata (2 gennaio 1523), rivela un grande interesse per l’itinerario che richiese di avere al più presto. Il viaggio di Pigafetta le venne illustrato in una seconda lettera del 10 gennaio ed ella il 3 febbraio espresse il desiderio di incontrare il viaggiatore nella sua corte.

Pigafetta fu a Mantova all’inizio del 1523. Forse incontrò qui Pietro Pomponazzi, che il 23 marzo, dalla sua cattedra all’Università di Bologna, ricordò l’esperienza di Pigafetta per attaccare la cosmografia aristotelico-tolemaica; egli parla di una lettera di Pigafetta, non pervenuta, né è rimasta altra corrispondenza tra loro. L’accoglienza a Mantova fu così piacevole che Pigafetta promise a Federico Gonzaga, figlio di Isabella, di dedicargli il libro in cui avrebbe narrato il suo viaggio.

Marino Sanuto nei Diarii riferisce che Pigafetta fu ascoltato dal doge Andrea Gritti e dal Collegio, a Venezia in Palazzo Ducale, nella sala del Maggior Consiglio, il 7 novembre 1523, destando la meraviglia di tutti i presenti: «Soa Serenità e tutti chi l’aldite rimaseno stupefati di quelle cosse sono in India» (Sanuto, XXXV, 1892, p. 173). Egli cita Pigafetta come «ferier di Rhodi» (cioè appartenente all’Ordine dei cavalieri di Rodi). È incerto se l’affiliazione fosse avvenuta prima della partenza o immediatamente dopo il ritorno.

Negli ultimi mesi del 1523 e nel gennaio del 1524 Pigafetta restò a Vicenza a scrivere la Relazione del suo viaggio. Da qui venne chiamato a Roma da Clemente VII (salito al soglio pontificio il 19 novembre 1523), come narrò in una lettera a Federico Gonzaga del 2 febbraio 1524, in cui, dopo essersi scusato per non aver mantenuto la promessa della dedica del suo libro, chiese di poterlo dedicare al papa, che pareva pretenderlo. Promise in cambio di inviargli la prima copia stampata o di scrivere un altro libro per lui. Gonzaga rispose il 26 febbraio in termini molto comprensivi, dicendosi contento della sua obbedienza al papa. La lettera fu inviata da Giovanni Giacomo Calandra, segretario del marchese di Mantova a Baldassar Castiglione, ambasciatore a Roma, il 27 febbraio.

Nel viaggio da Vicenza a Roma Pigafetta incontrò a Monterosi il gran maestro dell’Ordine dei cavalieri di Rodi, Philippe de Villiers de l’Isle-Adam, difensore strenuo dell’isola caduta in mano turca, il quale in quel periodo era a Viterbo dove i cavalieri si erano rifugiati prima di passare a Nizza e in seguito a Malta. Egli si dimostrò molto interessato ai racconti di Pigafetta e gli richiese una copia del testo che stava scrivendo.

Dopo iniziali riconoscimenti, attestati da Paolo Giovio (che però ricorda Pigafetta con il nome di Girolamo, frate domenicano famoso come oratore e poeta) le speranze di ricompense e di una veloce pubblicazione del libro a Roma svanirono presto. Il 16 aprile 1524 Pigafetta scrisse una lettera a Gonzaga esprimendo il desiderio di tornare al suo servizio: chiamato a testimoniare sulle sue intenzioni Castiglione, questi le aveva già confermate, in una lettera del 15 aprile, anche se dubitava che il viaggiatore potesse accontentarsi di poco. La risposta a Castiglione, datata 23 aprile, rinvia la decisione su Pigafetta a un’altra lettera, che o non ci è pervenuta o non è stata mai scritta. Una lettera di Calandra a Castiglione, in data 9 luglio 1524, attesta che Pigafetta era arrivato a Mantova pochi giorni prima con il suo libro (che quindi in questa data è da considerarsi finito) e si aspettava dal marchese una grossa ricompensa, dato che aveva rinunciato alle proposte del papa, dell’imperatore Carlo V e dei re di Portogallo, Inghilterra e Francia. Il commento finale di Calandra fu, a tal proposito, estremamente dubitativo.

In realtà, Gonzaga cercò di aiutare Pigafetta nella pubblicazione, raccomandandolo direttamente al doge Andrea Gritti con una lettera, oggi perduta, del 18 luglio, di cui inviò copia a Giovanni Battista Malatesta, il suo ambasciatore a Venezia, raccomandandogli di assistere il viaggiatore. Da parte sua gli lasciò due mandati di pagamento (rispettivamente di 20 e di 12 ducati): la notizia è riferita in un’altra lettera di Calandra, di pochissimi giorni posteriore (23 luglio). A sua volta Castiglione, il 25 luglio, rassicurò il marchese sull’invio di una lettera di Pigafetta (a oggi sconosciuta). Calandra, sempre il 25 luglio, scrivendo a Castiglione, riporta la sua convinzione che Pigafetta fosse pentito nei confronti del re del Portogallo: l’allusione è forse spiegabile con la convinzione di Calandra che Pigafetta avesse rinunciato, in favore di quella del marchese di Mantova, alla protezione di tutti i signori elencati nella lettera del 9 luglio ricordandone uno per tutti.

Le raccomandazioni di Gonzaga dovettero essere efficaci se già il 28 luglio Sanuto poté scrivere che Pigafetta, citato con il titolo di «cavalier ierosolimitano» (Sanuto, XXXVI, 1893, col. 499), ottenne il privilegio per venti anni e con pena di tre lire per ogni libro stampato senza permesso dell’autore. Giovan Battista Malatesta, in una lettera del 3 agosto di cui Pigafetta fu latore, confermò al marchese il privilegio e aggiunse di avere concluso anche un accordo con uno stampatore, che però richiedeva la metà delle spese previste per la stampa, 15 ducati che Pigafetta sperava di ottenere da Gonzaga. Ciononostante, la stampa veneziana non venne realizzata.

Il 3 ottobre del 1524 Pigafetta ottenne la commenda di Norcia, Todi e Arquata dall’Ordine dei cavalieri Rodi. Il destinatario finale della Relazione fu il gran maestro Philippe de Villiers de l’Isle-Adam; il testo fu presentato nel settembre del 1524 o tra la fine del 1524 e i primi sei mesi del 1525, quando il gran maestro era a Viterbo; sicuramente in questo luogo e prima del 1529, quando l’Ordine si stabilì a Malta, dato che nelle ultime parole della Relazione Philippe de Villiers è nominato solo come gran maestro di Rodi.

L’ultimo documento in cui Pigafetta compare è il testamento di suo padre, redatto a Vicenza il 28 giugno 1525: gli viene concesso l’usufrutto di alcuni beni «si velit stare et habitare in patria sua» (Relazione, a cura di A. Canova, 1999, p. 36); ciò significa che non era residente a Vicenza. Non è nominato nel successivo testamento paterno (17 agosto 1532).

La data di morte è quindi da porsi tra il giugno 1525 e l’agosto 1532, in un luogo ignoto.

Pigafetta mostra in tutta la relazione ammirazione per Magellano, di cui parla sempre con termini di rispetto e fedeltà anche dopo la sua tragica morte. Grazie all’eroismo di Magellano, Pigafetta e i compagni che erano con lui riuscirono a fuggire da Mactan e a rifugiarsi sui battelli. Magellano era portoghese, ma, in rotta con il suo re, era passato al servizio di Carlo di Spagna, cui aveva proposto di conquistare a suo nome le Molucche. Pigafetta, italiano, fu estraneo alle ostilità che sorsero da subito da parte spagnola verso il comandante; narra, invece, con vero entusiasmo l’avventura in cui fu coinvolto descrivendo con obiettività e rigore natura e uomini, talvolta divertito, sempre estremamente interessato. In particolare, cercò in ogni luogo di raccogliere vocaboli, riuniti per significato e funzione nel discorso, per poter comunicare con i locali, fino a compilare dei piccoli dizionari, testimonianze di grande valore a giudizio dei glottologi moderni. La possibilità di essere nel gruppo mandato come ambasciata in avanscoperta in numerose isole gli permise di descrivere abitudini, cibi, strumenti di lavoro, dimostrando un interesse anche etnografico.

Il testo della Relazione, accorciato e tradotto in francese, venne edito a Parigi da Simon de Colines, senza data, ma con l’indicazione «a l’ensegne du Soleil d’or», che l’editore prese tra il febbraio e il maggio 1526. Questo testo francese venne tradotto in volgare e pubblicato a Venezia nel 1536 senza indicazioni di editore; non è priva di qualche fondamento l’ipotesi di un intervento diretto di Giovan Battista Ramusio, che poi lo inserì nel primo volume delle Navigazioni et viaggi (Er. L. Giunti, 1550). Il testo ramusiano rimase l’unico conosciuto in volgare fino al 1800, quando Carlo Amoretti pubblicò la redazione originaria conservata nel ms. Ambrosiano L.103 sup. sicuramente apografo (Primo viaggio intorno al globo terracqueo etc., Milano 1800). Una seconda edizione francese è trasmessa da tre manoscritti del XVI secolo. Alla fine di due di essi e dell’Ambrosiano compare, attribuito a Pigafetta, un trattato di navigazione che è traduzione di un testo di Rui Faleiro.

L’edizione Amoretti ridestò l’interesse per il testo, che venne tradotto nuovamente in francese, inglese, spagnolo, con varie edizioni: M. Fernandez de Navarrete, Colleción de los viajes y descubrimientos que hicieron por mar los Españoles desde fines del siglo XV, IV, Madrid 1837; Relazione di A. Pi. sul primo viaggio intorno al globo colle regole sull’arte del navigare, a cura di A. da Mosto, in Raccolta... colombiana, V, 3, Roma 1894; Il primo viaggio intorno al mondo di Antonio Pigafetta, a cura di C. Manfroni, Vercelli 2008; The first voyage around the world by Antonio Pigafetta and De Moluccis insulis by Maximilianus Transilvanus, introduzione di C. Quirino, Manila 1969; Magellan’s voyage: a narrative account of the first navigation, a cura di R.A. Skelton, New Haven 1969; Viaggio intorno al mondo di Antonio Pigafetta, a cura di M. Masoero, Rovereto 1987; Il primo viaggio intorno al mondo, a cura di M. Pozzi, Vicenza 1995 (con ed. anast. del ms. Ambrosiano); The first voyage around the world (1519-1522), a cura di T.J. Cachey, New York 1995; Relazione del primo viaggio attorno al mondo, a cura di A. Canova, Padova 1999 (ed. critica); Zpráva o první cestě kolem (Relazione della prima circumnavigazione), trad. Josef Hajný, Praga 2004.

Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, a cura di R. Fulin et al., XXXV, Venezia 1892, col. 173; XXXVI, Venezia 1893, col. 499; G. Berchet, Fonti italiane per la storia della scoperta del nuovo mondo, in Raccolta... colombiana, III, 1, Roma 1892, pp. 175-183; P. Pastells - C. Bayle, El descubrimiento del Estrecho de Magallanes, I, Madrid 1920, p. 223 doc. 3; J. Denucé, Pigafetta. Relation du premier voyage autour du monde par Magellan, Paris-Anvers 1923; G. Mantese, I genitori di A. P., in Archivio veneto, LXVII (1960), pp. 26-37; Id., Memorie storiche della Chiesa vicentina, III, 2, 1404-1563, Vicenza 1964, p. 847-854; G. Lucchetta, Viaggiatori e racconti di viaggi nel Cinquecento, in Storia della cultura veneta, III, 2, Vicenza 1980, pp. 464-482; L. Avonto, I compagni italiani di Magellano con un’appendice sul “Roteiro” di un pilota genovese, Montevideo 1992, pp. 113-124, 233-237.

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