Pollaiòlo, Antonio

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Orafo, scultore, pittore e incisore (Firenze 1431 circa - Roma 1498). La qualità più particolare che congiunse P., come continuatore, a Donatello e ad Andrea del Castagno, come iniziatore al Botticelli e a Leonardo, come compagno al Verrocchio, fu l'esaltazione del movimento. Per propria natura, P. poco la ricercò come espressione del mondo morale, degli «affetti», di cui Donatello, il Botticelli e Leonardo furono rivelatori; con palese indifferenza d'ogni sottigliezza psicologica, egli si compiacque dei moti più violenti e rudi: ma li esaltò in una forma che li sublima nell'arte. Aveva P. un senso plastico preciso, ma stimolato soltanto dalle impressioni di forza in azione, di movimento (ciò si può indurre dalla sua interpretazione d'ogni forma); e nel modellare ricercò i contorni piuttosto che i piani interiori, pur vivacemente definiti: li compose in linee fortemente significanti il moto, la vita, la stessa struttura dei corpi. I suoi più lineari disegni - l'Adamo nella raccolta degli Uffizi; l'incisione degl'Ignudi combattenti - anziché rinnegare il rilievo, lo colgono in modo da rivelarlo più energicamente; le sue sculture, sul modellato sottile e talvolta semplificato, come nelle Allegorie della tomba di Sisto IV, formano ritmi di linee frementi; e questi nei suoi dipinti il maestro li accrebbe col fluido dell'atmosfera.

Vita e opere

Fratello di Piero, che gli fu costantemente a fianco soprattutto nell'esecuzione delle opere pittoriche. Si formò come orafo, probabilmente nella bottega di Pietro Sali o di M. Fininguerra, e in questo campo ebbe grande fama: numerose sono le opere documentate e tra le poche rimaste quelle in argento eseguite per il Battistero di Firenze e ora nel Museo dell'Opera di S. Maria del Fiore (basamento di croce, 1457-59; rilievo per un paliotto con la Nascita del Battista, 1477-78). Da orafo tenne bottega col fratello e con altri in via Vacchereccia a Firenze, in Calimala: dell'oreficeria praticò ogni tecnica, anche lo smalto e il niello, che doveva portarlo a incidere su rame. La sua produzione pittorica è stata ricostruita sulla base sia di riferimenti storici sia di elementi stilistici conformi alle sculture documentate e alla celebre Battaglia dei nudi (Firenze, Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe), pietra miliare nel campo dell'incisione, che, firmata e databile al 1460-62, mostra l'interesse dell'artista per lo studio dell'anatomia e della linea quale elemento dinamico. Per Piero de' Medici eseguì tre grandi quadri con le Fatiche d'Ercole (1460 circa), di cui resta memoria nelle tavolette di Ercole e Anteo e Ercole e l'Idra (Firenze, Uffizi), considerate dalla critica ora come modelli ora come copie più tarde; per Orsammichele dipinse un Tobiolo e l'angelo (1465 circa; Torino, Galleria sabauda); per la Cappella del Cardinale del Portogallo in S. Miniato al Monte la tavola dei Ss. Vincenzo, Iacopo e Eustachio (Uffizi) e due Angeli reggicortina ad affresco (1467 circa); per la cappella Pucci nell'oratorio di S. Sebastiano presso l'Annunziata la pala con il Martirio di s. Sebastiano (1475 circa; Londra, National Gallery). Tra il 1466 e il 1480 fu realizzato il prezioso parato liturgico (Firenze, Museo dell'Opera di S. Maria del Fiore), per i cui ricami con le Storie di s. Giovanni Battista P. diede i cartoni. Tra il 1475 e il 1480 si possono collocare il bronzetto di Ercole e Anteo (Firenze, Museo nazionale del Bargello) e i piccoli dipinti Apollo e Dafne (Londra, National Gallery), Ercole, Nesso e Deianira (New Haven, Yale Univ., coll. Jarves). Nel 1484 P. fu chiamato alla corte papale a realizzare il monumento funebre in bronzo di Sisto IV (1484-93, Roma, Grotte vaticane): commissionato dal card. Giuliano della Rovere (insieme a quello del papa è presente il suo stemma), è ideato secondo uno schema architettonico estraneo alla tradizione fiorentina e presenta un complesso programma iconografico, reso con modellato sottile e nervoso in particolare nelle figure delle Virtù e delle Arti liberali della base. A P. fu commissionato anche il monumento funebre di Innocenzo VIII (1492-98, Roma, San Pietro; scomposto già in antico e ricomposto in età barocca, mutando la collocazione della figura seduta e di quella recumbente): riprendendo in parte gli elementi iconografici di quello di Sisto IV, esaltò la figura del papa benedicente, mentre sono rese con minore incisività le virtù (forse eseguite da Piero). L'attività del P. in questi anni si fa sempre più complessa e articolata: si ricordano progetti per un monumento equestre a Francesco Sforza, duca di Milano (non eseguito), progetti per la facciata di S. Maria del Fiore a Firenze, per la sacrestia di S. Spirito e per la chiesa dell'Umiltà a Pistoia. Tra i dipinti attribuiti al Pollaiolo, rilevante il gruppo di profili femminili, i cui esemplari migliori sono al museo Poldi Pezzoli di Milano e negli Staatliche Museen di Berlino (ma ora la loro attribuzione è posta seriamente in dubbio) e l'Assunzione di s. Maria Egiziaca della Pieve di Staggia, ritenuta opera giovanile. Tra le minori sculture di Antonio: varie statuette di bronzo, un busto di giovane nel Museo naz. di Firenze, i putti della Lupa capitolina (Roma, Campidoglio), forse eseguiti verso il 1470. I due fratelli Piero e Antonio sono sepolti a Roma, in S. Pietro in Vincoli.

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