RUBINO, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

RUBINO, Antonio.

Michela Catto

– Nacque a Strambino (Torino) il 1° marzo 1578, da Giovanni e da Anna Rasa.

Entrò nella Compagnia di Gesù ad Arona, Novara, il 21 settembre 1596 e si formò presso il collegio di Brera dove studiò filosofia sino al 1601.

Il 25 marzo 1602 salpò da Lisbona a bordo della nave Nossa Senhora da Paz al seguito della missione guidata dal procuratore Alberto Laerzio diretta in India. A Goa proseguì gli studi di teologia e arte e insegnò matematica, raggiungendo presto una grande fama scientifica, come ricordava Francesco Ricio in una lettera del 1603 al generale Claudio Acquaviva (Heras, 1927, p. 591). Ordinato sacerdote nel 1605, fu impegnato nelle missioni in Chandragiri (1605-10) e Vellore (1610-13) nel regno meridionale di Vijayanagar; un’area importante poiché la missione, sorta nel 1597 per iniziativa del visitatore provinciale Nicolas Pimenta, aveva lo scopo di penetrare nelle corti di Calicut e dei Tamil Nadu in Madurai, Gingee e Tanjore. Appreso il telegu, a Chandragiri (1607) introdusse le matematiche, l’astronomia e la cosmografia europee alla corte di Vijayanagar e tradusse una Descrittione di tutto il mondo «con una breve dichiaratione, in lingua badagà, di tutte le provincie, regni e città, principali del mondo» (D’Elia, 1949, p. 475). Nello stesso anno si dedicava alla Carta del regno di Bisnagà servendosi delle effemeridi di Giovanni Antonio Magini. Nel 1612, in una lettera a Cristoforo Grienberger, chiedeva le «Tavole secundorum mobilium» di Magini, «overo quelle dei Tichone Brahe con i suoi canoni e dichiarationi, perché io stesso calcularei gl’aspetti de’ pianeti, eclypses etc. ogni volta che volesse». Rubino si dedicò allo studio della storia e della religione di Vijayanagar e particolarmente del regno fiorito intorno al XVII secolo nell’area di Chandragiri e Vellore. La Relatione d’alcune cose principali del regno de Bisnagà (in Rubiés, 2001) fu scritta nel 1608 e può essere considerata la prima dettagliata descrizione della religione dell’interno dell’India del Sud.

Come Roberto De Nobili, si impegnò nell’elaborazione di una metodologia missionaria imperniata sulla necessità di mutare l’immagine dei gesuiti, la loro maniera di vestire, mangiare, ricevere e comportarsi per essere accettati, o, detto con le parole del visitatore dell’Asia Alessandro Valignano, per «acquistare autorità religiosa». La Relatione inizia con un sommario riassunto storico del regno di Vijayanagar (con importanti omissioni) e una breve discussione sul suo sistema politico. La maggior parte del testo è dedicato alla religione dei brahmani di cui rigetta l’apparente idolatria per adottare il comune credo missionario, cioè che la religione dei gentili è solo una distorsione della verità. Attraverso alcune considerazioni etiche sulla morale sessuale dei brahmani e sull’ostentazione sessuale nelle arti religiose e nelle feste, Rubino giudica la religione come un segno dell’influenza del diavolo che può essere contrastata dall’idea cristiana di castità dei gesuiti.

Nel 1609 iniziò a lavorare a Descrittione dei regni e delle cose di Vijayanagar. Nel 1610-11 la missione di Vijayanagar fu temporaneamente interrotta per volontà del re di Portogallo a causa delle accuse di indecenza che furono rivolte ai gesuiti dal clero secolare indo-portoghese. Nel 1611 fu imprigionato per 54 giorni da Nayak di Tanjore; e fu ancora imprigionato per 65 giorni, catturato mentre svolgeva le sue funzioni di mediatore durante la guerra tra i portoghesi e Venkata II.

Emessi nel 1613 i quattro voti di professione, rivolse al generale la richiesta di essere mandato in Cina ma quest’ultimo gli ordinò di rimane in India dove fu nominato rettore di São Tomé (Chennai) dal 1613 al 1617. Fu professore di teologia, prefetto degli studi, consultore e ammonitore del rettore in Cochin (1617-19), qui giunto dopo una terribile guerra civile che aveva formalmente messo fine alla missione nel regno di Vijayanagar. A Cochin ebbe molti contrasti con il vescovo frate Sebastião de São Pedro, impegnato a rafforzare il suo controllo sugli ordini religiosi anche attraverso una politica restrittiva dei privilegi: Rubino ricordava al suo superiore generale come le «molestie» vescovili erano molto prossime e quasi equivalenti alle persecuzioni riservate ai non cristiani e alludeva alla volontà del vescovo di distruggere la Compagnia (Brockey, 2014, pp. 123 s.). Proprio a Cochin, nella primavera del 1619, incontrando il visitatore André Palmeiro, domandava di partire per una nuova missione, ma la provincia aveva bisogno di un buon amministratore e Rubino fu inviato come rettore al collegio di Colombo nello Sri Lanka (Ceylon) dove rimase sino al 1623. Fu rettore (1623-27) a Punical in Pescaria (Tuticorin). Nel 1627 viaggiò nel Madurai per negoziare la protezione di Nayak ai cristiani di Pescaria e incontrò Roberto De Nobili.

La carriera di Rubino è emblematica del percorso delle missioni gesuitiche in Asia e dell’elaborazione di un sofisticato metodo di adattamento nel contesto dei profondi mutamenti politici. In Pescaria l’ambiente sembrava andare incontro al desiderio missionario di Rubino. Nella zona infatti vi era un numero consistente di cristiani nativi (di San Tommaso); molti di loro erano Parava migrati nelle coste del Sud del golfo di Mannar alla ricerca di nuove zone di pesca delle perle o come parte del progetto reale di rendere più stabile politicamente il Nord dello Sri Lanka importandovi, per l’appunto, cristiani. Durante il viaggio da Goa a Tuticorin Rubino fu coinvolto negli scontri tra gruppi rivali di Parava sorti dai disaccordi sull’elezione del capo (Pattankatti). Il tema permetteva al gesuita di sottolineare come sulla questione vi fosse una certa responsabilità da parte della Compagnia di Gesù (ibid., p. 146) esponendo il suo disappunto verso il sistema delle caste. Nel 1623 i gesuiti si trovarono di nuovo espulsi dalla città di Tuticorin.

Nel 1627-37 fu rettore a Cochin. In questi anni iniziò a scrivere la sua Catena evangelica, andata perduta.

Per mandato del generale Muzio Vitelleschi fu inviato nella provincia del Giappone che, a causa della persecuzione dei Tokugawa, era tutta concentrata a Macao, dove giunse il 19 maggio 1638. Nel settembre partecipò alla congregazione provinciale del Giappone e il 21 ottobre 1639 assunse la carica di visitatore della provincia del Giappone e della viceprovincia della Cina, trovando grandi resistenze all’esercizio della sua carica presso la comunità gesuitica portoghese contrapposta per vari aspetti alla presenza degli italiani. In difesa del metodo di evangelizzazione dei gesuiti scrisse, insieme a Diego de Morales, una Resposta as calumnias que os Padres de S. Domingo e de S. Francisco impoem aos Padres da Companhia de Jesus. Probabilmente fu al suo ritorno a Manila nel 1641 che lo scritto venne consegnato al superiore Francisco Furtado.

L’esigenza pratica dell’opera nasceva dalle osservazioni del domenicano Juan Bautista de Morales che aveva iniziato serrate critiche al metodo di evangelizzazione usato dai gesuiti in Cina; critiche che aprirono la questione dei riti cinesi e che condussero alla loro prima condanna da parte di Innocenzo X (1651). Divisa in sei sezioni, la Resposta analizza le pratiche religiose diffuse in Cina nel tardo periodo Ming per discutere se la partecipazione dei cristiani cinesi a esse fosse idolatrica. Com’era nella consuetudine degli scritti dedicati agli usi e ai costumi della prima attività missionaria, la parte iniziale dell’opera è riservata alla storia della missione, sviluppata dall’arrivo di Francesco Saverio sino alla dinastia Ming. Lo scopo evidente era di attribuire e rimarcare la primogenitura dell’introduzione del cristianesimo in Cina alla Compagnia di Gesù che aveva goduto del monopolio di evangelizzazione dal 1585, quando Gregorio XIII aveva voluto assicurare la diffusione di un metodo missionario uniforme, al 1600, quando Clemente VIII revocò l’esclusività con la Onerosa Pastoralis. Ricorrendo ai classici della teologia (con una preponderanza riservata a s. Tommaso) e ai racconti e agli studi dei missionari che lo avevano preceduto in Cina (Matteo Ricci, Nicolas Trigault) e in Giappone (António de Quadros, Francesco Rodrigues, Pedro Gómez e Alessandro Valignano), Rubino intende indagare le credenze cinesi e a tale scopo ne fornisce una dettagliata descrizione. L’opera si configura così come una sorta di raccolta di casi di coscienza, elaborati a partire dalle precedenti discussioni concernenti la questione dell’idolatria, e in particolare di quella giapponese. Con questo scritto Rubino partecipò alla neonata controversia intorno ai riti cinesi. L’opera fu pubblicata per volontà del provinciale del Giappone, Giovanni Filippo De Marini, a Lione per i tipi di Boissat nel 1665 con il titolo di Metodo della dottrina che i Padri della Compagnia di Giesù insegnano a’ neofiti nella missione della Cina. Nel 1678, il vicario apostolico delle missioni della Cina, François Pallu, richiedeva a Propaganda Fide la sua condanna per le cattive dottrine riguardanti il battesimo. L’opera fu messa all’Indice nel 1680.

La posizione dei gesuiti in Asia era in pericolo e Rubino diede a Giovanni Francesco Ferrari e ad Alexandre de Rhodes il compito di restaurare la missione e di correggere gli errori del passato. Nel 1638, con Francisco Marques-Ogi partì da Macao diretto in Cocincina dove rimase sino all’aprile del 1641 e dove lavorò al progetto di penetrare in Giappone dal Nord. Nonostante fosse chiaro che il sistema di controllo avviato a Eddo (creato nel 1640) avesse reso impossibile la migrazione clandestina, nel 1642 salpò ancora da Manila per il Giappone. Il suo gruppo, costituito da Antonio Capece, Diego de Morales, Alberto Meçinski e Marques-Ogi, tutti travestiti da mercanti cinesi, giunse l’11 agosto nell’isola di Shimo Koshiki (Kagoshima). Qualche giorno dopo furono catturati e soggetti, il 22 agosto, a un processo sommario, con Cristóvão Ferreira, il gesuita apostata, come interprete.

Sottoposto alla tortura dell’acqua, e dal 17 agosto, al tormento della fossa, Rubino morì a Nagasaki il 25 marzo 1643; il suo corpo venne decapitato. Il suo martirio è narrato nella Breve relazione della gloriosa morte che il P. Antonio Rubino della Compagnia di Giesù [...] sofferse nella Città di Nangasacchi..., pubblicata a Roma nel 1652 forse per volontà di de Rhodes.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico della Compagnia di Gesù, Jap. Sin., 155: Apologia modi procedendi in Sinis 1641; 29 I-II: Persecutio MM. 1613-1663, c. 38; 39/2: Martirio del P. Visitatore A. R. 1642-1644; Goa, 33 I: Goana Historia 1600-1624, I, Relatione d’alchune cose principali del regno de Bisnagà, cc. 320r-325v; 17: Epp. Malab. 1610-1619; 18: Epp. Malab. 1620-1678; 24 II: Cat. brev. et tr. 1552-1608; 29: Cat. trien. Coccin. et Malab. 1604-1752; Med., 47: Cat. trien. 1590-1604; Archivio della Pontificia Università Gregoriana, 529; Biblioteca nazionale, Fondo Ges., 1249/4: Resposta as calumias [...] anno 1641, e 1251/3: Scriptum P. Francisci Furtado V. Provincialis Sinensis ad P. Antonium Rubinum [...] anno 1640; Parigi, Bibliothèque nationale, Ms. it. 1435: Relazione dell’insegnamento religioso impartito dai gesuiti ai neofiti della Cina per il P. A. R. Altre indicazioni archivistiche in: J.C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VII, Bruxelles-Rome 1896, coll. 279 s.; L. Pfister, Notices biographiques et bibliographiques sur les jésuites de l’ancienne Mission de Chine, 1552-1773, I, Shanghai 1932, p. 243; R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Asiatische Missionsliteratur 1600-1699, Rom-Freiburg 1964, p. 557; J. Dehergne, Répertoire des Jésuites de Chine de 1552 à 1800, Roma-Paris 1973, p. 234; J. Ruiz-De-Medina, R., A., in Diccionario histórico de la Compañía de Jesús, a cura di C.E. O’Neill - J.M. Domínguez, IV, Rome-Madrid 2001, p. 3430.

Per la vita cfr. F. Rosini, Breve relatione della gloriosa morte che il P. A. R. della Compagnia di Giesù, visitatore della provincia del Giappone e della Cina sofferse nella Città di Nangasacchi con quattro altri Padri della medesima Compagnia, cioè il P. Antonio Capece, il P. Alberto Micisghi, il P. Diego Morales et il P. Francesco Marquez con tre secolari di Marzo nel 1643, Roma 1652 (in partic. pp. 45-72); A. de Andrade, Varones ilustres en santidad, letras y zelo de las almas de la Compañía de Jesús, VI, Madrid 1667, pp. 98-108; G. Saroglia, Vita del P. A. R. da Strambino, Trento 1894; M. Fontanesi, Il padre A. R., S.J. e l’attività missionaria dei gesuiti in India e nell’Asia orientale dall’arrivo di S. Francesco Saverio a tutto il secolo XVIII, tesi, Istituto Maria Assunta, Roma 1944. Sulla sua attività in Asia: D. Bartoli, Dell’Historia della Compagnia di Giesù. La Cina, III parte dell’Asia, Roma 1663, p. 1116; L. Pagès, Histoire de la religion chrétienne au Japon, II, Paris 1870 (con lettere di Rubino, pp. 412-417); P. Tacchi Venturi, Alcune lettere del P. A. R. della Compagnia di Gesù, Torino 1901; H. Heras, The Aravidu dynasty of Vijayanagara, Madras 1927, ad ind.; H. Bernard, Les îles Philippines du grand archipel de la Chine: un essai de conquête spirituelle de l’Extrême-Orient, 1571-1641, Tientsin 1936, ad ind.; P.M. D’Elia, Fonti ricciane: documenti originali concernenti Matteo Ricci e la storia delle prime relazioni tra l’Europa e la Cina (1579-1615), II, Roma 1949, p. 475; F. Margiotti, Il cattolicesimo nello Shansi dalle origini al 1738, Roma 1958, ad ind.; G. Elison, Deus destroyed. The image of christianity in early modern Japon, Cambridge (Mass.) 1973, pp. 199-202; J.F. Schütte, Monumenta Japonica, Roma 1975, ad ind.; J. Dehergne, L’Exposé des Jésuites de Pékin sur le culte des ancêtres présenté à l’empereur K’ang hi en novembre 1700, in Actes du IIe Colloque International de sinologie (Chantilly 1977). Les rapports entre la Chine et l’Europe au temps des Lumières, Paris 1980, pp. 185-229; D.F. Lach - E.J. Van Kley, Asia in the making of Europe, III, 1, A century of advance, Chicago-London 1998, ad ind.; J. Ruiz De Medina S.j., El martirologio del Japón 1558-1873, Roma 1999, pp. 751-755; J.-P. Rubiés, The jesuit discovery of hinduism. A. R.’s account of the history and religion of Vijayanagara (1608), in Archiv für Religionsgeschichte, 2001, vol. 3, n.1, pp. 210-256 (con Relatione d’alcune cose principali del regno de Bisnagà, pp. 243-255); M. Asami, Solutions to the Chinese rites controversy proposed by A. R., S.J. (1578-1643) visitor to Japan and China, in Christianity and cultures. Japan and China in comparison, 1543-1644, a cura di M.A.J. Üçerler, Rome 2009, pp. 127-141; L.M. Brockey, The visitor. André Palmeiro and the jesuits in Asia, Cambridge (Mass.)-London 2014, ad indicem.

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