TARGIONI TOZZETTI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

TARGIONI TOZZETTI, Antonio.

Daniele Vergari

– Nacque a Firenze il 30 settembre 1785, primogenito di Ottaviano (v. la voce in questo Dizionario) e di Vittoria Campana, sorella del botanico ferrarese Antonio.

Sulle orme della consolidata tradizione familiare, si laureò in medicina a Pisa, nel 1807, dopo aver seguito le lezioni di Giuseppe Branchi, Gaetano Savi e Francesco Vaccà Berlinghieri. Tornato a Firenze, completò gli studi medici con Paolo Mascagni e Bernardino Pomponi, venne matricolato alla professione medica e, nel 1810, diventò aiuto del padre Ottaviano come medico fiscale.

In questo periodo si rafforzava la strategia familiare, seguita anche dal padre Ottaviano, che prevedeva l’inserimento nei ceti dirigenti della nuova amministrazione, con la creazione di una rete di protezioni e clientele legate a personaggi di rilievo come Girolamo de’ Bardi. In questa strategia va considerato l’arruolamento volontario, nel 1809, del giovane Antonio nelle guardie d’onore a piedi, responsabili del servizio a palazzo Pitti, sede della nuova corte di Elisa Bonaparte. Un servizio breve ma estremamente significativo per il consolidamento delle relazioni dello scienziato fiorentino.

Dedicatosi allo studio della botanica e della chimica, nel 1811 Targioni Tozzetti vinse il concorso alla cattedra di chimica presso il costituendo Conservatorio d’arti e mestieri, terza classe dell’Accademia di belle arti di Firenze, grazie anche all’intervento diretto del prefetto del dipartimento dell’Arno. La nuova cattedra gli permise di entrare in contatto con il mondo artigianale e protoindustriale toscano che nei decenni successivi si rivolse proprio allo scienziato fiorentino per informazioni e, soprattutto, per il miglioramento e l’elaborazione di nuovi processi industriali. Vicino all’entourage francese, fra il 1810 e il 1813 fu impegnato in commissioni governative sull’estrazione dell’indaco, dello zucchero dalle castagne e così via.

Nell’estate del 1814, conclusa la parabola napoleonica, Targioni Tozzetti fu presente alla visita fiorentina del chimico inglese Humprey Davy e al noto esperimento sulla combustione del diamante con la lente ustoria dell’Accademia del Cimento. L’incontro costituì per Antonio, che da qualche anno aveva seguito con attenzione l’evoluzione della chimica, l’occasione per mettersi in luce nella comunità scientifica fiorentina e toscana. Sulla base di una copia postillata dallo stesso Davy, egli pubblicò nel 1815 la traduzione degli Elements of agricultural chemistry che contribuì a dargli una certa notorietà nazionale. La pubblicazione si rivelò fondamentale per consolidare la sua posizione nel panorama scientifico toscano, impegnato ad approfondire la ricerca chimica. Con la sua applicazione all’agricoltura e alle arti e manifatture, la chimica avrebbe contributo allo sviluppo economico del Granducato, tracciando una via ‘alternativa’ al percorso della fabbrica dominato dalle macchine. L’interesse per la chimica lo avvicinò negli anni successivi a Gioacchino Taddei, Giovacchino Carradori, Charles de Lasteyrie e Cosimo Ridolfi con il quale, nel 1817, intraprese una breve esperienza di industria litografica.

Impegnato nell’attività di insegnamento della chimica presso l’Accademia di belle arti di Firenze, al quale era associato un moderno laboratorio, fu uno dei maestri più importanti per la formazione di una generazione di scienziati toscani che seguirono le sue lezioni, quali Antonio Bechi, Carlo Reishammer, Antonio Meucci, e Vincenzo Ricasoli.

In un momento in cui la scienza chimica stava iniziando a evolversi rapidamente, Targioni Tozzetti ebbe modo di promuovere varie attività a favore degli artigiani fiorentini e toscani, spaziando dai procedimenti innovativi per ottenere prodotti largamente usati dall’industria artigianale toscana come nel caso dei vari coloranti di origine vegetale, da lui sperimentati negli anni Venti, o della produzione di una biacca la cui preparazione non nuocesse agli operai, all’organizzazione, nel 1837, della Prima esposizione pubblica dei prodotti industriali del Granducato, nelle sale dell’Accademia dei Georgofili; il Rapporto conclusivo, esteso dallo stesso Targioni Tozzetti, evidenzia l’ampiezza e la qualità del tessuto artigianale toscano.

Nello stesso periodo, sulle orme di una consolidata tradizione familiare, il giovane Targioni Tozzetti si occupò di botanica e, nel 1821, iniziò ad affiancare il padre nella direzione del Giardino dei Semplici, incrementando la già fitta corrispondenza di Ottaviano con i principali botanici italiani per lo scambio di semi e altre questioni botaniche; poco dopo assunse l’incarico di aiuto di botanica presso l’ospedale di S. Maria Nuova. Infine, nel 1824, subentrò al padre nell’incarico di medico fiscale.

Diviso fra l’insegnamento, l’attività di medico, lo studio e l’applicazione delle scienze botaniche e chimiche alla farmacia, all’agricoltura e all’industria, Targioni Tozzetti realizzò alcuni progetti editoriali di grande respiro, prima con la Scelta di piante officinali più necessarie a conoscersi, poi con la pubblicazione della Raccolta di fiori, frutti ed agrumi più ricercati per l’adornamento dei giardini, e disegnati al naturale da varii artisti, uscita a Firenze nel 1825 e corredata da uno stupendo apparato iconografico.

Alla morte del padre, nel 1829, Antonio ereditò il ‘Museo targioniano’, imponente collezione scientifica che conservava i reperti naturalistici raccolti in oltre un secolo da suo padre, suo nonno Giovanni (v. la voce in questo Dizionario) e da Pier Antonio Micheli, al quale si aggiungevano l’erbario, i manoscritti e la vastissima biblioteca. Nel 1830 la collezione mineralogica fu ceduta a Bettino e Vincenzo Ricasoli e da questi, alcuni anni dopo, al Museo di fisica, dove attualmente costituisce uno dei nuclei storici della sezione di mineralogia del Museo di storia naturale dell’Università di Firenze. Fra il 1832 e il 1834 l’erbario fu oggetto di un riordino a opera di Pietro Bubani, allievo di Antonio Bertoloni, poi allontanato per dissidi con Fanny Targioni Tozzetti, moglie di Antonio.

Alla morte di Ottaviano, la direzione dell’orto agrario venne proposta a Cosimo Ridolfi, che declinò l’offerta, e poi affidata dall’Accademia dei Georgofili, alla quale lo scienziato fiorentino era ascritto dal 1808, a Targioni Tozzetti che, contestualmente, fu nominato alla cattedra di materia medica presso il nosocomio fiorentino di S. Maria Nuova. Proprio presso l’antico ospedale egli aveva iniziato la sua rilevante attività di medico fin dal 1814, diventando al contempo, fra il 1814 e il 1822, socio e animatore della Società Filojatrica, poi, nel 1824, fondatore della Società medico-fisica fiorentina.

Nel 1828 diede alle stampe a Firenze il Sommario di botanica e materia medico-farmaceutica per uso degli studenti di farmacia, ristampato nel 1847. Nel 1835 fu in prima fila nel combattere l’epidemia di colera che colpì la Toscana e particolarmente Firenze: insieme a Ferdinando Zannetti e ad altri medici fiorentini, fece parte della commissione sanitaria incaricata di informare la popolazione sulla trasmissione della malattia e di verificarne i casi in città. Particolarmente interessanti e legati alla sua professione medica i numerosi studi e analisi, editi e inediti, sulle acque minerali e termali del Granducato, dal 1828, anno in cui venne pubblicato il fascicolo con l’analisi delle acque termali di Sant’Agnese in Bagno, fino al 1855, poco prima della sua scomparsa, quando pubblicò ben ventinove opuscoli con le analisi delle principali acque termali e minerali toscane, evidenziandone le caratteristiche mediche e curative.

All’interno dell’Accademia dei Georgofili, Targioni Tozzetti fu segretario alle corrispondenze nel periodo 1839-41. In quegli anni furono organizzati i primi Congressi scientifici italiani nei quali, secondo lo stesso scienziato fiorentino, gli studiosi «possono conoscersi più da vicino e di persona, stringere di più i rapporti loro filosofici, comunicarsi con più facilità le idee» (Rapporto sulla corrispondenza accademica, in Continuazione degli Atti dell’Accademia dei Georgofili, 1841, vol. 19, p. 175). Prese parte alle Riunioni degli scienziati a partire da quella di Pisa, nel 1839, dove fu presente in rappresentanza dei Georgofili insieme a Ridolfi e Gioacchino Taddei. Particolarmente impegnativa fu la sua partecipazione all’organizzazione della Terza riunione a Firenze (1841) alla quale presentò la sua opera Catalogo delle piante coltivate nell’orto botanico-agrario di Firenze, primo catalogo ufficiale delle piante coltivate nell’orto nel quale è possibile comprendere la trasformazione – già evidente nel titolo – dell’orto agrario sperimentale a orto botanico. Le ristrette superifici dell’orto impedivano infatti una sperimentazione corretta delle numerose specie e varietà che potevano avere un interesse economico nel Granducato.

Successivamente partecipò alle Riunioni di Lucca (1843) e Napoli (1845), dove fu accompagnato dal nipote Adolfo Targioni Tozzetti, ma le precarie condizioni di salute gli impedirono di partecipare a quello di Genova (1846) dove avrebbe dovuto presentare, su invito di Taddei, una memoria sui Combustibili fossili della Toscana.

Le sue molteplici attività e l’ampiezza delle sue conoscenze scientifiche lo portarono a collaborare, alla fine degli anni Trenta, all’Antologia di Giovan Pietro Vieusseux; ebbe un importante ruolo all’interno dell’Accademia della Crusca, nella quale ricoprì la carica di censore dal 1836, di bibliotecario dal 1845 al 1848 e di arciconsole dal 1854 alla morte, collaborando anche alla realizzazione delle voci scientifiche del Vocabolario.

Passato il periodo rivoluzionario, nel quale aveva avuto contatti, grazie anche alla moglie Fanny, con alcuni personaggi importanti come Massimo Taparelli d’Azeglio, Targioni Tozzetti si avviò verso il tramonto dell’attività, aggravato anche dalle incerte condizioni di salute. Negli ultimi anni portò avanti con passione l’attività di promozione delle produzioni e delle manifatture toscane e, in seguito alle positive esperienze dell’Esposizione internazionale inglese del 1851, fu attivo nella preparazione, a Firenze, di una Esposizione dei prodotti di giardinaggio e orticoltura nel 1852, invitando «tutti i cultori dimoranti in Toscana, di giardini di pomarj e d’orti, ad inviare i loro prodotti ad una generale esposizione...» (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, da ora in poi BNCF, Mss. Targioni Tozzetti, 329, c. n.n.: Programma per una pubblica esposizione, 15.VI.1852).

Poco dopo, nel 1853, diede alle stampe Cenni storici sulla introduzione di varie piante nell’agricoltura ed orticoltura toscana, opera destinata a dargli grande notorietà e nella quale, grazie ai manoscritti familiari di Ottaviano e Giovanni, tracciò un profilo storico preciso sull’importazione delle piante nel Granducato. Non era solo un esercizio stilistico ma un prodromo storico necessario per la nascita di un’altra esperienza estremamente importante per l’economia toscana del periodo: nel 1854, insieme a Carlo Torrigiani, Gaetano Baroni, Antonio Salvagnoli, Filippo Parlatore, egli fu infatti tra i promotori della Società toscana di orticoltura «la di cui formazione è lo scopo cui tendono i nostri sforzi e le nostre premure, dappoiché la R. Accademia de’ Georgofili ci affidava la missione speciale di promuovere ed eccitare con ogni mezzo in nostro potere il nascimento e lo sviluppo di una istituzione cotanto pregevole» (BNCF, Mss. Targioni Tozzetti, 329, c. n.n.: Circolare ai sottoscrittori, 15.III.1854).

Nel 1852, Targioni Tozzetti abbandonò, dopo quarant’anni di insegnamento, la cattedra di chimica, da poco trasferita presso il nuovo Istituto tecnico toscano, a causa di problemi di salute ma soprattutto per i contrasti con il direttore dell’Istituto stesso, Filippo Corridi. Conservò tuttavia la cattedra di botanica e materia medica presso l’ospedale di S. Maria Nuova. I suoi sforzi a favore dello sviluppo delle attività artigianali e industriali toscane furono pubblicamente riconosciuti nel gennaio del 1853, quando il granduca gli assegnò la decorazione del merito industriale di prima classe dell’Ordine Industriale e, nel febbraio del 1855, la croce del merito civile (o di S. Giuseppe).

Nell’agosto del 1855, in occasione dell’ultima epidemia di colera a Firenze, per la sua esperienza e autorevolezza Targioni Tozzetti fu nominato nella deputazione Sanitaria presieduta dal prefetto di Firenze: fu l’ultimo incarico pubblico per l’ormai anziano scienziato che, ammalatosi gravemente nell’autunno del 1856, morì il 18 dicembre, assistito dalla moglie e dalle figlie, e fu tumulato nella chiesa di S. Croce, accanto al padre Ottaviano e al nonno Giovanni.

Durante la sua vita era stato socio di oltre trenta accademie e consessi nazionali ed europei.

Nell’ottobre del 1821 aveva sposato Fanny (Francesca) Ronchivecchi, nota per aver animato nella casa di via Ghibellina un noto salotto letterario che vide la presenza dei principali letterati e scienziati italiani fra cui Giacomo Leopardi, Carlo Torrigiani, Guglielmo Libri, Pietro Giordani, Giovanni Frassi, Guglielmo Pepe. Come la moglie, Antonio fu impegnato anche in attività filantropiche, in particolare a favore della Società degli asili infantili, sia finanziariamente sia attraverso la prestazione volontaria di cure mediche e per l’igiene degli allievi accolti.

Dal matrimonio con Fanny nacquero quattro figlie: Enrichetta (nata e morta nel 1822), Giulia (1824-1891), Teresa (1826-1880) e Adele (morta nel 1900), moglie di Marco Tabarrini.

Opere. Fiori, frutti ed agrumi più ricercati per l’adornamento dei giardini, Firenze 1825; Sommario di botanica e materia medico-farmaceutica, Firenze 1828 (seconda ed. Firenze 1847); Catalogo delle piante coltivate nell’orto botanico-agrario detto dei Semplici in Firenze l’anno 1841, Firenze 1841; Rapporto della pubblica esposizione dei prodotti di arti e manifatture toscane eseguita in Firenze nel settembre 1847, Firenze 1847; Cenni storici sull’introduzione di varie piante nell’agricoltura ed orticoltura toscana, Firenze 1853.

Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Mss. Targioni Tozzetti, 242-363; Università degli studi di Firenze, Biblioteca di scienze, Mss. Targioni Tozzetti (sono presenti molte carte familiari e, in biblioteca, le miscellanee di Antonio). Altri manoscritti sono conservati preso l’Archivio storico dell’Accademia dei Georgofili di Firenze. Una parte delle carte familiari, comprendenti alcune carte di Antonio, si trovano presso l’Archivio di Stato di Firenze, tra le Carte Tabarrini.

F. Parlatore, Elogio del socio prof. A. T.T., in Continuazione degli Atti della R. Accademia dei Georgofili, n.s., 1858, vol. 5, pp. 55-80; P. Stefanelli, Cenni biografici sul cav. prof. A. T.T. letti all’Accademia Toscana di arti e manifatture, Firenze 1863; I Targioni Tozzetti fra ’700 e ’900 (catal.), Firenze 2006, pp. 31-39; F. Barbagli - D. Vergari, A. T.T. e l’insegnamento tecnico, in Antonio Meucci e la città di Firenze tra scienza tecnica e ingegneria, Firenze 2009, pp. 39-52; D. Vergari, I Targioni Tozzetti e gli orti fiorentini: tre generazioni a confronto, in «Il Giardino dei Semplici tra passato e futuro». Atti del Convegno..., Firenze... 2015, in Notiziario della Società botanica italiana, 2017, vol. 1, pp. 5-60 (in partic. pp. 21-27).

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