ZANON, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZANON, Antonio

Giuseppe Gullino

Nacque a Udine il 18 giugno 1696 da Giuseppe e Francesca Vezzi, entrambi appartenenti a famiglie di affermati artigiani dediti alla manifattura.

Studiò a Udine presso il collegio dei barnabiti e dopo la morte del padre (1728), seguita poco dopo da quella del fratello maggiore Francesco, prese su di sè la gestione dell’azienda, introducendovi varie migliorie. Lavoratore infaticabile, attento lettore dei più recenti trattati economici ed egli stesso scrittore, aperto agli stimoli che provenivano dai paesi europei più avanzati, Zanon fu interprete del malessere economico della sua terra, cui sarebbe stato largo suggeritore di interventi ispirati alla concretezza di quel ceto borghese da cui proveniva.

Nel 1738 sposò Lucia Marsoni, di una ricca famiglia di Spilimbergo, da cui ebbe diversi figli e si trasferì a Venezia, nella parrocchia di S. Maria Formosa, dove aprì una bottega di stoffe, velluti e seta lavorata "alla piana", cioè schietta. Ebbe successo grazie alla qualità dei tessuti, la cui materia prima veniva lavorata nel suo stabilimento di Risano, presso Udine, ove dai bozzoli si traeva una seta lucida e leggera i cui fili fornivano il pregiato organzino. L’impresa giunse a impiegare duecento persone, per cui Zanon avviò una società di commercio finalizzata allo smercio dei suoi prodotti, allora richiesti dalle truppe asburgiche e borboniche impegnate nella guerra di successione austriaca, combattuta in larga parte nella Val Padana. A Venezia entrò in contatto con i patrizi più sensibili al rinnovamento della Repubblica, quali Pietro Grimani, Nicolò Tron, Filippo Farsetti e scrittori giornalisti intellettuali come Gasparo Gozzi, Francesco Griselini, Francesco Scottoni.

Ma Zanon non interruppe i suoi rapporti con la società friulana, anche perché i mesi di agosto e settembre li passava tutti gli anni a Udine. Pubblicizzò pertanto i prodotti agricoli del suo Friuli, sostenne diverse operazioni finanziarie di imprenditori e mercanti, procurò libri agli studiosi locali, li mise in contatto con gli editori veneziani. Divenne insomma un punto di riferimento per i conterranei residenti nella Dominante e, più in generale, fra i ceti dei professionisti e impiegati nella pubblica amministrazione (letterati, economisti, imprenditori, commercianti, burocrati) delle aree veneta e friulana. Due anime convissero in lui: quella del lettore interessato alle novità provenienti d’Oltralpe e quella dell’imprenditore pronto a trarne suggerimenti e a confrontarli con la sua personale esperienza, onde verificarne la validità e le possibili applicazioni. Questo, in estrema sintesi, l’apporto storico di Zanon.

Poiché la sua attività di artigiano e commerciante era incentrata principalmente nel settore dei tessuti, la maggior parte delle sue attenzioni fu rivolta al setificio, che ne rappresentava il nucleo eminente. Riuscì allora a importare dal Veronese gli alberi di gelso, le cui foglie costituivano il nutrimento dei bachi da seta. Confortato dai risultati, pensò di ampliare il circuito commerciale al di là dell’Atlantico: «Le sue cognizioni, le sue corrispondenze l’avevano informato appieno dei generi di manifatture di seta che potevano essere esitabili nell’America spagnuola, stabilendovi un deposito delle medesime in Cadice..., e certamente sarebbe riuscito, se la gelosia altrui non lo avesse coi modi più clandestini attraversato» (Griselini, 1828, p. 30).

Con i gelsi i vini, dei quali riuscì a migliorare la qualità, sì da giungere a produrne uno simile al famoso Borgogna e a perfezionare il Picolit, rendendolo in grado di competere con i più rinomati vini ungheresi. Il Picolit era prodotto soprattutto dal conte Fabio Asquini, che di Zanon divenne amico e collaboratore; fu merito di entrambi la fama europea che in pochi anni raggiunse il prodotto, tuttora considerato tra i migliori vini in sede internazionale.

A partire dagli anni Sessanta, dall’ultima fase della sua vita, l’attività di Zanon ricevette ulteriore impulso, anche perché, una volta ottenuta l’agiatezza, potè dedicare maggior tempo agli scritti e alle relazioni sociali. Ecco allora che nel 1762 egli - assieme a Prospero Antonini e Fabio Asquini - fu tra i promotori della prima accademia agraria della Terraferma: la Società d’agricoltura pratica, istituita a Udine sul modello di quella toscana dei Georgofili e di quella svizzera di Berna. Fu un successo: sulla scia del decreto senatorio 10 settembre 1768, nel giro di pochi anni sorsero altre diciotto accademie agrarie in quasi tutte le principali città della Repubblica, da Bergamo a Spalato. Come dire: basta pastorellerie e sonetti arcadici, meglio occuparsi di fertilizzanti, allevamento, contratti agrari, beni comunali, nuove coltivazioni. Da tempo questi argomenti avevano costituito per Zanon oggetto di riflessione, specie dopo l’epizoozia che aveva colpito il Friuli nel 1759, e furono da lui divulgati in 115 dissertazioni nei sette tomi intitolati Dell’agricoltura, dell’arti e del commercio, usciti in forma di lettere fra il 1763 e il 1767. Questi scritti accrebbero la fama di Zanon, a cui nel 1764 si rivolsero i riformatori dello Studio di Padova, intenzionati a istituire una cattedra di agricoltura, che proprio dietro indicazione di Zanon fu assegnata l’anno seguente al veronese Pietro Arduino; si trattava del primo specifico insegnamento sorto in Italia. Erano anni di fervore economico e di iniziative di stampo illuministico, e Zanon non mancò di parteciparvi, donde i sei scritti agronomici da lui pubblicati nel Giornale d’Italia, nato nel 1765 e inizialmente diretto da Griselini.

Zanon non fu un economista, ma un «mercante-scrittore... che continuamente verifica le proprie tesi nel rapporto con gli intellettuali illuminati veneti e friulani» (Cargnelutti, 2009, p. 2633); come il conterraneo Jacopo Linussio, Zanon fu un protagonista della protoindustria friulana, ma - a differenza del primo - aperto al nuovo e soprattutto alla società, con una volontà di rinnovamento generosamente affidata ai suoi molti scritti, alle accademie agrarie, ai numerosi contatti stabiliti con le migliori emergenze venete, fossero patrizi, nobili o borghesi.

Zanon morì a Venezia, per un’infiammazione polmonare, il 4 dicembre 1770.

Opere

Dell’agricoltura, dell’arti e del commercio in quanto unite contribuiscono alla felicità degli stati. Lettere di Antonio Zanon cittadino ed accademico d’Udine..., I-VII, Venezia 1763-67; Della coltivazione e dell’uso delle patate e d’altre piante commestibili, Venezia 1767; Della marna e di altri fossili atti a rendere fertili le terre, Venezia 1768; Saggio di storia della medicina veterinaria, Venezia 1770; Lettere a Fabio Asquini (1762-1769), a cura di L. Cargnelutti, con un saggio introduttivo di G.P. Gri, Udine 1982.

Fonti e bibliografia

F. Griselini, Elogio alla memoria del fu A. Z., in Edizione completa degli scritti di agricoltura, arti e commercio di A. Z., I, Udine 1828, pp. 21-49; D. Bano, La riflessione economica: dai problemi dell’agricoltura e della moneta all’economia come un tutto, in Storia della cultura veneta, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, V, Il Settecento, 2, Vicenza 1986, pp. 414-416, 420 s., 433; G. Gullino, Le dottrine degli agronomi e i loro influssi sulla pratica agricola, ibid., pp. 381 s., 393, 404; F. Venturi, Settecento riformatore, V, L’età dei lumi, 2, La Repubblica di Venezia (1761-1797), Torino 1990, pp. 42-50, 61 s., 65, 77, 102 s.,122 s., 365; P. Preto, Le riforme, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, VIII, L’ultima fase della Serenissima, a cura di P. Del Negro - P. Preto, Roma 1998, pp. 87, 90, 116 s.; L. Cargnelutti, Z. A., economista e imprenditore, in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, II, L’età veneta, a cura di C. Scalon, C. Griggio - U. Rozzo, Udine 2009, pp. 2625-2634.

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