GENITALE, APPARATO

Enciclopedia Italiana (1932)

GENITALE, APPARATO

Antonio PENSA
Silvestro BAGLIONI
Agostino PALMERINI
Giuseppe BOLOGNESI

. È rappresentato dal complesso degli organi che sono deputati alla funzione della generazione.

Anatomia. - I Protozoi, che pure sono provveduti per altre funzioni di parti differenziate, o di organelli, non hanno invece organelli speciali per la riproduzione; il corpo stesso del protozoo, o una parte di esso, direttamente si moltiplica generando la prole. Negli altri animali, pur essendo possibile in qualche caso una forma di riproduzione agamica, secondo la quale la prole deriva direttamente dalle cellule somatiche del progenitore, è invece quasi di regola la riproduzione germigena. Essa si compie per mezzo di particolari cellule differenziate che sono le cellule germinali. È detta anche sessuale; e, salvo i casi di partenogenesi (v.), richiede la fusione d'una cellula sessuale (gamete femminile o uovo), con un'altra cellula sessuale (gamete maschile o spermio). È questo l'atto della fecondazione (v.). Le cellule germinali sono elementi specifici che, differenziatisi assai precocemente, già nei primi stadî di sviluppo dell'individuo, si localizzano in punti o zone determinate del corpo e qui conseguono la maturità sessuale e quei caratteri morfologici che sono loro proprî e che permettono di distinguerli dalle altre cellule del corpo o cellule somatiche. Nei Mesozoi, nei Parazoi e in alcuni Metazoi inferiori (in alcuni Cnidarî e in pochi Vermi) questa localizzazione è ancora indeterminata; le cellule germinali appaiono sparse o raccolte in gruppi in seno ora all'ectoderma, ora all'endoderma, ora al mesoderma; ma fra gli stessi Cnidarî, s'effettua la localizzazione in corpuscoli speciali aventi forma, numero e posizione definita; questi corpiccioli prendono il nome di gonadi (fig. 1, B). La gonade in cui si originano le cellule germinali femminili, o uova, è anche detta ovario; quella da cui derivano le cellule germinali maschili, o spermî, è detta testicolo. Varia il numero delle gonadi secondo gli animali, e varia anche il modo nel quale sono disposte. Il numero, che nei Metazoi inferiori può essere anche notevole, com'è il caso dei numerosi testicoli dei Cestodi, si riduce, risalendo nella scala zoologica, e si normalizza a due (nella pluralità dei casi), o a una. La disposizione è in gran parte in relazione con il tipo di simmetria. Tipica è, p. es., la disposizione raggiata delle gonadi degli Echinodermi (fig. 1, A), quella metamerica delle gonadi d'alcuni Irudinei (fig. 1, C). La più comune è la disposizione bilaterale.

Nel maggior numero degli animali le gonadi maschili e femminili stanno in individui distinti (il maschio e la femmina) e la specie corrispondente è quindi bisessuata. Quando in un solo individuo si formano le cellule germinali d'entrambi i sessi, si ha l'ermafroditismo (v.). Specie ermafrodite noi troviamo numerose negl'Invertebrati, specialmente inferiori; eccezionalmente, invece, e limitatamente a qualche genere dei Pesci, fra i Vertebrati. Di solito nell'ermafrodita esiste tanto la gonade maschile quanto la femminile con le rispettive vie genitali; in qualche caso una sola gonade produce uova e spermî, come si verifica per lo più nelle specie ermafrodite dei Molluschi (fig. 1, D).

Le cellule germinali, nelle condizioni più semplici, quali s'hanno nei Mesozoi, nei Parazoi, e nei Metazoi più bassi (essenzialmente nei Celenterati), indipendentemente dal fatto d'essere o no accentrate in gonadi, cadono o direttamente all'esterno, se derivanti dall'ectoderma, oppure nella cavità gastrovascolare, se derivanti dall'endoderma. Nella pluralità degli animali però la localizzazione delle cellule germinali e la differenziazione delle gonadi è riservata al mesoderma e le cellule germinali possono, in tali condizioni, o cadere nella cavità generale del corpo, oppure essere raccolte direttamente in vie genitali destinate a convogliarle all'esterno. S 'ha così l'organizzazione di condotti genitali maschili e femminili in continuazione con le rispettive gonadi e che s'aprono, o direttamente all'esterno o nella cloaca. Così, p. es., in molti Nematodi (v.) s'ha la seguente disposizione: nella cavità generale del corpo del maschio uno o più testicoli filiformi si continuano in un canale deferente tubolare che sbocca nella cloaca dove sono annessi organi copulatori; nella femmina di solito due ovarî cordoniformi si continuano in due ovidotti e quindi in due uteri che fanno a loro volta capo a una vagina; questa s'apre direttamente all'esterno con un'apertura vulvare (fig. 1, E). In altri Vermi, e soprattutto nei Platelminti che hanno la cavità generale del corpo colmata da un tessuto speciale detto parenchima, le gonadi stanno situate in questo tessuto, e al passaggio all'esterno delle cellule germinali provvedono condotti genitali rispettivamente maschili e femminili. In altri Vermi ancora (Anellidi), e precisamente negli Oligocheti e nei Policheti, l'organizzazione delle vie genitali assume caratteri che s'affermano nei Metazoi superiori e che conducono al collegamento dell'apparato genitale con l'apparato escretore urinario in un tutto unico o apparato genito-urinario. In questi Vermi l'apparato escretore, omologo all'apparato renale dei Vertebrati, consta d'un certo numero di paia di nefridî, e cioè di canalini disposti metamericamente che s'aprono, da una parte nella cavità generale del corpo, dall'altra all'esterno. Le cellule germinali, che dalle gonadi cadono nella cavità generale del corpo, trovano il passaggio all'esterno attraverso a una o più paia di questi canalini che sono quindi nefridî modificati (fig. 2, A). Questa comunanza dell'apparato genitale con l'apparato escretore urinario è anche più accentuata nei Molluschi (v.), in molti dei quali le gonadi fruiscono dell'apparato renale o nephridion come via genitale in quanto che la gonade sbocca o nel rene o nell'uretere o nella cloaca uro-genitale.

Nei Vertebrati le gonadi, e cioè i testicoli o le ovaie, sono situate nella cavità generale del corpo, o nella cavità peritoneale quando esiste separazione fra cavità peritoneale e pleuropericardica. Fra i Teleostei, nei Salmonidi, gli ovuli dalla gonade femminile cadono nella cavità generale e sono espulsi attraverso l'orificio genitale situato dietro l'ano (fig. 2, B); nelle forme femminili degli altri Teleostei e in tutte le forme maschili le cellule germinali passano in tasche speciali che avvolgono le gonadi e che comunicano con l'esterno mediante condotti speciali denominati rispettivamente ovidotti o deferenti (fig. 2, C). Ma negli altri Vertebrati le vie genitali maschili si formano dall'apparato renale. Nei Selaci, nei Ganoidi, nei Dipnoi e nei Batraci, nei quali la parte posteriore del mesonefro funge da apparato escretore dell'orina, la parte anteriore di esso con la parte corrispondente del canale del mesonefro, detto anche canale di Wolff, subiscono la trasformazione in vie genitali maschili (epididimo, canale deferente); queste si mettono in continuazione con i canalicoli seminiferi dei testicoli (fig. 2, D). Negli Amnioti (Rettili, Uccelli, Mammiferi) il metanefro (organo nuovo che si forma durante lo sviluppo) sostituisce il mesonefro nella funzione urinaria, e questo, insieme con il canale di Wolff, ha il compito morfogenetico d'essere utilizzato per la formazione delle vie genitali maschili. Le vie genitali femminili in tutti i Vertebrati, a eccezione, come abbiamo visto, dei Teleostei, nei quali mancano vere e proprie vie genitali femminili, hanno la loro origine embriologica in due tubi indipendenti dal mesonefro, che si chiamano dotti di Müller. Questi s'aprono, da una parte a padiglione nella cavità generale del corpo o cavità peritoneale, e dall'altra all'esterno nella cloaca o nel seno urogenitale (fig. 2, E).

Mantenendo fondamentalmente tale disposizione anche allo stato definitivo dello sviluppo, nei Selaci, Ganoidi, Dipnoi, Anfibî, Rettili e Uccelli, i dotti di Müller prendono il nome di ovidotti perché raccolgono con il loro orifizio peritoneale le uova che cadono dalla gonade femminile per dirigerle all'esterno. Si mantengono in numero di due e pari nei Pesci sopra elencati, negli Anfibî e nei Rettili; si riducono invece a uno solo, per involuzione del destro, negli Uccelli (fig. 2, G).

Nei Mammiferi i canali di Müller tendono a fondersi nella loro parte distale e a differenziarsi in tre parti; e precisamente negli ovidotti che si mantengono pari; nell'utero e nella vagina che in molte specie diventano organi impari.

Organi genitali maschili. - Poiché una parte dell'apparecchio genitale è nascosta, essendo racchiusa nella cavità addomino-pelvica oppure ricoperta dalla cute, e una parte, invece, è esposta e visibile all'esterno, così si suole far distinzione fra organi genitali interni ed esterni. È una distinzione banale e superficiale. Più opportunamente si devono distinguere: 1. le gonadi maschili o testicoli; 2. le vie spermatiche; 3. le formazioni annesse alle gonadi e alle vie spermatiche; 4. l'organo della copulazione o pene.

I testicoli, nei Mammiferi, sono formati dai canalicoli seminiferi. Questi sono sottili canali ramificati e aggomitolati le cui pareti sono essenzialmente formate da cellule germinali che, in seguito a un processo regolare e complesso di maturazione, diventano spermatozoi (spermatogenesi). Gli spermatozoi si raccolgono nella cavità dei canalicoli seminiferi e poi passano nelle vie spermatiche. Nel testicolo è compresa anche la ghiandola interstiziale che ha funzione endocrina e cioè a secrezione interna. Questa ghiandola è rappresentata da cellule secretrici sparse o raggruppate negl'interstizî fra i canalicoli seminiferi. Secerne l'ormone testicolare che, in correlazione con ormoni d'altre ghiandole, esercita la sua azione sullo sviluppo, accrescimento e funzionalità d'altri organi, contribuendo a determinare e regolare i caratteri sessuali secondarî e le espressioni morfologiche e funzionali della virilità (v. endocrinologia).

Le vie spermatiche sono costituite per ciascun testicolo dalla rete testicolare nella quale si continuano direttamente i canalicoli seminiferi. Alla rete testicolare fanno seguito i canali efferenti che confluiscono per formare il canale dell'epididimo. L'epididimo annesso a ciascun testicolo ha come continuazione il condotto deferente e questo il condotto eiaculatore. I condotti eiaculatori sboccano nel seno urogenitale o nell'uretra che assume così il duplice compito di via urinaria e di via spermatica. In alcuni Mammiferi, compreso l'uomo, fra condotto deferente e condotto eiaculatore d'ognuno dei due lati è interposto un serbatoio, nel quale può soggiornare lo sperma in attesa dell'eiaculazione. Questi due serbatoi hanno il nome di vescichette seminali.

Tra le formazioni annesse alle gonadi e alle vie spermatiche, lo scroto ha il significato d'una tonaca o involucro che racchiude in alcuni Mammiferi il testicolo e le vie spermatiche fino al primo tratto (scrotale) del condotto deferente. Esso è formato da una piega cutanea e da altri strati muscolari e aponeurotici della parete addominale. Non in tutti i Mammiferi però i testicoli migrano dalla cavità addominale, nella quale hanno avuto origine per diventare scrotali, come avviene nell'uomo. In altri Mammiferi stanno permanentemente nella cavità addominale; in altri ancora migrano all'esterno e si fanno scrotali solo nel periodo di piena attività sessuale. Alle vie spermatiche sono inoltre annesse ghiandole il cui secreto s'unisce agli spermî provenienti dai testicoli per contribuire a formare il liquido spermatico o sperma. Fra i tipi di ghiandole che si trovano variamente rappresentate nei diversi gruppi animali, notevoli sono le ghiandole cloacali degli Anfibî Urodeli che avvolgono la massa degli spermatozoi d'una specie d'involucro, formando lo spermatoforo; ma specialmente le ghiandoie annesse alle vie spermatiche dei Mammiferi sono conosciute nei loro varî particolari. Si può trovare un complesso ghiandolare che sbocca nel canale deferente (ghiandole deferenziali) o nelle vescichette seminali (ghiandole vescicolari). Più comuni sono quelle che versano il loro secreto nel canale uretrale (ghiandole uretrali). In alcuni Mammiferi poi, un gruppo di ghiandole che hanno sbocco nel primo tratto dell'uretra assumono particolare rilievo e si concentrano in un corpo compatto circondante l'uretra. Queste sono le ghiandole prostatiche e il corpo compatto che ne risulta formato è la prostata, specialmente sviluppata nei Primati, particolarmente nell'uomo. Altre ghiandole annesse all'uretra sono le due ghiandole del Cowper. Tra le formazioni accessorie, prendono il nome d'organi rudimentali o di resti embrionali alcune formazioni annesse al testicolo o alle prime vie spermatiche, delle quali alcune sono resti di quella parte del corpo di Wolff che, non essendo stata utilizzata nella formazione delle vie spermatiche, regredisce nel corso dello sviluppo; altre sono invece resti dei canali di Müller che regrediscono quasi completamente nel maschio, mentre si sviluppano ulteriormente nella femmina per formare le vie genitali. Fra le prime sono da annoverarsi l'appendice dell'epididimo e della rete testicolare, il paradidimo e i condotti aberranti; fra le seconde l'appendice del testicolo e l'otricolo prostatico.

L'organo della copulazione o pene, incomincia a trovarsi in alcuni Sauropsidi, specialmente Rettili, ma diventa costante e più sviluppato nei Mammiferi. È una formazione complessa costituita da un rivestimento cutaneo riccamente provveduto di corpuscoli nervosi speciali deputati alla sensibilità sessuale e, nell'interno, da organi vascolari erettili o corpi cavernosi e da muscoli pur essi legati alla funzione dell'erezione. È percorso nell'interno dall'ultimo tratto dell'uretra. In alcuni Mammiferi (Marsupiali, Cetacei, Carnivori, Pinnipedi, Rosicanti, Chirotteri, alcune Scimmie) il pene è anche provveduto d'un sostegno osseo o cartilagineo. Alcune specie sono anche provvedute di ghiandole prepuziali, così dette perché sboccano nella tasca che si trova fra l'estremità libera del pene o glande e il suo rivestimento cutaneo o prepuzio.

Organi genitali femminili. - Le parti dell'apparato genitale femminile sono: 1. le gonadi femminili o ovarî; 2. le vie genitali femminili; 3. le formazioni annesse agli ovarî e alle vie genitali; 4. il pudendo femminile.

Le gonadi femminili o ovarî sono due corpi d'aspetto ghiandolare che nella maggior parte dei Mammiferi sono posti nell'interno della cavità peritoneale al di sotto dei due reni; in altri Mammiferi, e fra questi nell'uomo, sono situati alquanto più in basso nella porzione pelvica della cavità stessa. Negli ovarî giungono a maturanza le uova; ma in essi, oltre ai follicoli oofori nei varî stadî dello sviluppo, si trova anche la ghiandola interstiziale ovarica, che come la ghiandola testicolare, è a funzione endocrina: il suo secreto o ormone ovarico ha proprietà analoghe a quelle dell'ormone testicolare con quelle differenze che sono per l'appunto in rapporto col sesso.

Le vie genitali femminili sono primitivamente rappresentate dai dotti di Müller che nei Mammiferi si differenziano in tre parti: trombe uterine o ovidotti, utero, vagina. Gli ovidotti sono due canali che derivano dal primo tratto dei dotti di Müller. La loro estremità prossimale è aperta nella cavità peritoneale (ostio addominale); l'altro estremo s'apre nell'utero (ostio uterino). Le uova cadute dall'ovario e penetrate nell'ovidotto attraverso all'ostio addominale, vengono fecondate nell'ovidotto stesso.

L'utero, che è l'organo della gestazione, nel quale cioè l'uovo fecondato si sofferma e si sviluppa per formare il germe, risulta formato dal secondo tratto dei dotti di Müller. È duplice nei Monotremi, nei Marsupiali e anche in alcuni Placentali (alcuni Rosicanti, alcuni Chirotteri e Proboscidati). Nella maggior parte dei Mammiferi invece è unico perché, durante lo sviluppo, i canali di Müller nel tratto destinato a formare l'utero stesso si fondono, e a seconda che la fusione è completa, o parziale s'ha un utero uniloculare e semplice (come nell'uomo e nei Primati), o bipartito (come in alcuni Rosicanti, Chirotteri, Carnivori e nel maiale) o bicorne (come negli Ungulati, Cetacei, alcuni Carnivori e Insettivori; v. fig. 3).

La vagina, che è l'organo della copulazione, risulta formata dall'ultimo tratto dei due canali di Müller ed è in tutti i Placentali unica per fusione completa dei tratti corrispondenti di detti canali; è duplice in quasi tutti i Marsupiali (fig. 4), manca nei Monotremi nei quali i due uteri s'aprono direttamente nel seno urogenitale.

Alle vie genitali femminili sono annesse ghiandole. Alcune di queste, quelle degli ovidotti, sviluppate specialmente nei Selaci, negli Anfibî e nei Sauropsidi, secernono quelle sostanze che sono destinate a formare gl'involucri secondarî delle uova, quali sono per esempio l'albume, la membrana testacea e il guscio calcare dell'uovo degli Uccelli. Nei Mammiferi le ghiandole dell'ovidotto sono assai ridotte e in molti di essi mancano; è provveduta invece di ghiandole microscopiche la mucosa uterina. Al vestibolo della vagina sono annesse le ghiandole vestibolari.

Il pudendo femminile è specialmente sviluppato nei Mammiferi ed è rappresentato essenzialmente dalla vulva. L'apertura vulvare che si continua nel vestibolo della vagina e quindi nella vagina, è delimitata da due pieghe cutanee che sono specialmente sviluppate nelle Proscimie e nei Primati e che son dette labbra. In alcuni Primati e nell'uomo vi sono anche due pieghe interne minori, di modo che in questi Mammiferi la vulva è provveduta d'un paio di grandi labbra e d'un paio di piccole labbra. L'organo erettile e sensibile femminile (corrispondente al pene del maschio ma di dimensioni assai minori) è la clitoride.

Gli organi rudimentali o resti embrionali più importanti degli organi genitali femminili sono il paraoophoron, l'epoophoron col canale di Malpighi-Gartner. Essi hanno il significato di parti del mesonefro, dei canalicoli del mesonefro e del canale di Wolff che non sono regredite completamente.

Essi corrispondono a quegli organi embrionali che nel sesso maschile costituiscono, sviluppandosi ulteriormente, le vie genitali.

Fisiologia. - Riferendosi specialmente ai Vertebrati superiori (Mammiferi e uomo) si distinguono, seguendo una vecchia classificazione, le funzioni degli organi genitali (o sessuali) primarî, secondari e terziarî; intendendo per organi primarî quelli che provvedono direttamente alla formazione degli elementi essenziali per la riproduzione; per secondarî quelli che provvedono alle funzioni che completano e sussidiano le funzioni dei precedenti: rendendo possibile l'avvicinamento e la fusione dei detti elementi; per terziarî quegli organi, le cui funzioni sono in intimo rapporto con le funzioni degli organi precedenti, senza tuttavia che partecipino o collaborino alla fusione dei due elementi riproduttori.

1. La funzione degli organi primarî o gonadi (testicolo e ovaia) consiste nella trasformazione citologica degli elementi che costituiscono i tessuti parenchimatosi degli organi (maturazione), culminante nella produzione degli elementi riproduttori (spermî o spermatozoi o zoospermi nel maschio, uovo od ovulo nella femmina). Questi processi di maturazione, studiati dai morfologi (v. sopra), s'iniziano con la pubertà, si continuano per tutto il lungo periodo dell'età adulta (virilità), per cessare nella donna con la menopausa, mentre nell'uomo, pur affievolendosi, perdurano sino alla più tarda età. La produzione degli spermî nell'interno del sistema tubulare seminifero è continua (pur essendo sottoposta a periodi di maggiore e minore intensità), mentre l'eliminazione è intermittente, più o meno periodica, raccogliendosi e accumulandosi il prodotto nel sistema tubulare dell'epididimo e delle vescichette seminali, durante le pause. La produzione, o maturazione degli ovuli, è invece ciclica o periodica, compiendosi nelle donne normali nel periodo di 28 giorni (mese lunare) in coincidenza con la mestruazione (v.). Le gonadi maschile e femminile, oltre alla funzione della preparazione e maturazione degli elementi riproduttori (che si potrebbe dire esocrina, ossia di secrezione esterna, sebbene l'attività delle gonadi non sia paragonabile a quella d'una comune ghiandola secernente all'esterno, specialmente perché nessun'altra ghiandola elimina elementi cellulari viventi e di così grande importanza come le gonadi), hanno anche un'importante funzione endocrina (secrezione interna), elaborando e immettendo nel circolo sanguigno gli ormoni sessuali (gonormoni). Essi sono il prodotto dell'attività dei tessuti o ghiandole interstiziali (v. sopra), non senza però una diretta collaborazione dei tessuti riproduttori. L'azione di questi ormoni si esplica sia determinando e regolando lo sviluppo (durante la pubertà) armonico e l'attività funzionale degli altri organi sessuali (secondarî e terziarî, compresi i centri nervosi, la cui funzione è connessa con l'attività genitale), sia regolando, in collaborazione con altre ghiandole a secrezione interna, il complessivo metabolismo del corpo. S'attribuisce a questa loro molteplice azione lo sviluppo e il mantenimento dei caratteri fisici e psichici, dei due sessi (mascolinità e femminilità).

2. Le funzioni degli organi sessuali secondarî, nel loro complesso, hanno lo scopo di portare gli elementi riproduttori dei due sessi a contatto reciproco, in modo che avvenga la loro fusione (fecondazione), da cui s'iniziano i veri fenomeni riproduttivi. Il trasporto degli spermî dai tubuli seminiferi del didimo, dove si formano, essendo immobili, avviene per la vis a tergo, per la corrente promossa dai movimenti delle ciglia vibratili, che guarniscono la parete interna dei canalicoli dell'epididimo e del deferente, e finalmente anche per la contrazione peristaltica della tunica muscolare di questi vasi e per la contrazione dei muscoli lisci e striati della parete scrotale. In tal modo gli spermî risalgono sino alle vescichette seminali, dove vanno lentamente accumulandosi. Le vescichette seminali non hanno però soltanto l'ufficio di serbare gli spermî sino alla prossima eiaculazione, ma anche l'ufficio di secernere un liquido che si mescola alla massa degli spermatozoi, e che ha diverse proprietà, secondo gli animali, coadiuvanti in ogni caso la vitalità, l'emissione del liquido seminale e la sicurezza della fecondazione. Il prodotto di secrezione delle ghiandole della prostata, bulbo-uretrali (o del Cowper) e delle ghiandole uretrali si mescola alla massa degli spermî, formando il liquido seminale, durante l'eiaculazione, rendendo più fluido il liquido, mantenendo la reazione alcalina, ma specialmente attivando i movimenti degli spermatozoi. Nella femmina il trasporto dell'ovulo maturo dopo la rottura del follicolo di Graaf, attraverso la tromba, avviene passivamente e per la corrente promossa dalle ciglia vibratili che guarniscono la parete interna delle trombe e per la contrazione peristaltica delle stesse pareti munite di tunica muscolare liscia. In tal modo l'ovulo giunge nella cavità uterina, ove s'annida per compiere le ulteriori fasi, se fecondato, o è espulso dalla corrente sanguigna del flusso mestruale, se non fecondato.

Il secondo gruppo degli organi sessuali secondarî è quello degli organi copulatori, che provvedono all'avvicinamento dei due elementi riproduttori. Nell'uomo sono costituiti dal pene, nella donna dalla vulva e dalla vagina. Il pene, che in condizioni di riposo è flaccido, nell'accoppiamento s'erige e s'irrigidisce per penetrare nella vagina. L'erezione del pene avviene per l'inturgidimento prodotto dal ristagno del sangue nelle lacune sanguigne dei corpi cavernosi (dell'uretra e del pene), per dilatazione attiva dei vasi, che produce un maggiore afflusso sanguigno, per opera dell'attivita di centri e nervi speciali (erigenti). L'emissione del liquido seminale (eiaculazione) avviene per opera dei muscoli lisci e striati che comprimono i varî dutti seminali, dal didimo alle vescichette, all'uretra, che si contraggono sotto il controllo di nervi e centri localizzati nell'ultima porzione del midollo spinale, alla cui attività, di natura riflessa, partecipano molti altri centri inferiori e superiori (corticali). Gli spermatozoi giunti così nella porzione più profonda della vagina, penetrano nell'interno dell'utero, sia perché spinti dall'eiaculazione, sia perché aspirati dai movimenti uterini, sia perché si muovono attivamente. Attratti da stimoli meccanici e chimici, grazie alla loro mobilità, giungono attraverso la tromba in immediato contatto con l'ovulo maturo, cercando di penetrare nel suo interno. Uno soltanto dei numerosi spermatozoi vi penetra, per fondersi con esso, fecondandolo (v. fecondazione). S'inizia così la moltiplicazione cellulare dell'oosperma, che è la prima fase del concepimento e della gravidanza (v.). Fa parte degli organi sessuali secondarî della donna l'utero che ha l'importante funzione di provvedere a tutti i bisogni della vita intrauterina dell'embrione e del feto (v.). Anche le ghiandole mammarie si possono considerare organi sessuali secondarî, provvedendo con la secrezione del latte alla normale nutrizione del neonato e dell'infante nei primi mesi della sua vita extrauterina, finché cioè gli organi digerenti del suo corpo non hanno raggiunto il loro completo sviluppo per poter assumere e digerire gli alimenti usuali.

3. Le funzioni degli organi sessuali terziarî determinano i caratteri fisici e psichici, che, a prescindere dagli organi sessuali primarî e secondarî, sono specifici dei due sessi. Essi riguardano alcune note somatiche dello scheletro e delle masse molli, il sistema pilifero, la voce e alcune proprietà fisiopsichiche, che fanno riconoscere l'uomo dalla donna. La differenza sessuale scheletrica riguarda soprattutto le ossa del bacino, relativamente più sviluppate nella donna allo scopo di albergare gl'importanti organi femminili riproduttori. Il sistema pilifero è molto più sviluppato nel maschio, di cui è caratteristica la barba. La voce assume nel maschio, in rapporto al maggior sviluppo morfologico della laringe, con la pubertà (muta della voce), un registro più basso e un timbro più forte. Tutte queste funzioni sono in intimo rapporto con lo sviluppo e con l'attività funzionale delle gonadi, in dipendenza della loro secrezione interna. Anche i caratteri fisiopsichici della mentalità e dei sentimenti proprî dell'uomo e della donna (virilità e femminilità) dipendono dallo sviluppo e dall'attività funzionale degli organi sessuali primarî. Tutti questi caratteri insorgono, infatti, nell'epoca della pubertà (v.) e si mantengono inalterati finché si mantiene la funzione sessuale. Nella donna con la menopausa (v.) s'attenuano tutti questi caratteri; gl'individui che hanno subito l'estirpazione delle gonadi (castrazione) prima della pubertà, mantengono alcuni caratteri infantili (la voce non muta, il sistema pilifero non si sviluppa), mentre altri deviano dalla norma (lo sviluppo scheletrico e delle masse molli, specialmente del tessuto adiposo, assume sproporzionate dimensioni). Anche l'intensità del metabolismo del complessivo organismo dipende dall'attività funzionale degli organi sessuali, che rende, sia direttamente per opera dei loro ormoni, sia indirettamente agendo sui centri nervosi o sugli altri organi ghiandolari a secrezione interna, la fase catabolica più attiva. Il noto fenomeno dell'ingrassamento degli animali castrati (v. castrazione) si spiega ammettendo che con l'asportazione delle gonadi s'eliminino i loro ormoni che eccitano il consumo dei tessuti, specialmente adiposo.

Rapporti fisiopatologici con altri apparati. - L'apparato genitale, intimamente connesso nel suo sviluppo embriologico con quello dell'apparato uropoietico, per rapporti anatomici, per connessioni nervose e umorali, in condizioni normali e patologiche è strettamente legato a tutto il resto dell'organismo. Nell'ambito di questo apparato si svolgono fenomeni del più alto valore biologico dei quali non è possibile trattare complessivamente data l'enorme importanza dei singoli argomenti: v. embriologia; eredità; fecondazione; genetica; riproduzione; sesso, ecc. Per quanto più particolarmente si riferisce alla vita sessuale femminile, v. ginecologia; gravidanza; mestruazione; ostetricia, ecc. Per le infezioni connesse con i rapporti sessuali, v. veneree, malattie. La grande importanza dei fattori ormonici, accennata nella voce endocrinologia, è precisata nelle voci che si riferiscono agli organi endocrini funzionalmente connessi con l'apparato genitale. Per argomenti particolari di fisiopatologia sessuale v. sessuologia. In questo campo ha grande importanza tutta una serie di problemi di pertinenza della medicina forense e sociale (v. aborto; prostituzione; sterilizzazione, ecc.) e in genere dell'igiene (v.) con le sue norme di profilassi individuale e sociale che mirano alla difesa e al miglioramento della razza (v. eugenica). Ci limiteremo qui a un rapidissimo cenno ai principali rapporti fisiopatologici fra gli altri apparati dell'organismo e quello genitale.

Apparato digerente. - In rapporto con la mestruazione si possono avere: herpes labialis; ptialismo; odontalgie (da tumefazione iperemica della polpa dentale); emorragie, più che vicarianti, concomitanti a carico dello stomaco, delle vene emorroidarie, assai meno spesso delle tonsille, dell'intestino; disturbi dispeptici per i quali i saggi funzionali dello stomaco in questo periodo sono incostanti e ingannevoli. Nella gravidanza, oltre a disturbi di minore entità (anoressia, paroressia), può svolgersi il quadro grave dell'iperemesi gravidica. In altre condizioni patologiche le malattie genitali - con minore frequenza di quanto fosse ammesso in passato - possono esercitare la loro influenza sullo stomaco e sull'intestino in diverso modo: per via meccanica (compressione da grossi tumori; p. es. miomi uterini, cistomi ovarici, ecc.); per aderenze e spostamenti consecutivi a lesioni infiammatorie (stomaco a clessidra, stenosi del piloro, ecc.); per alterazioni riflesse (vomito da irritazione del peritoneo); per propagazione di processi infiammatorî (paraproctite, parasigmoidite); per trapianto diretto o metastatico di neoplasmi, ecc. Inversamente, possono avere influenze patologiche sugli organi dell'apparato genitale lesioni degli organi digerenti (tubercolosi, appendicite, diverticolite, ecc.). In pratica nella diagnosi differenziale è assai importante la discriminazione fra annessite (v.) e appendicite (v.). In rapporto al fegato e alle vie biliari, si possono avere quadri assai importanti nella patologia della gravidanza (fegato gravidico, ittero, calcolosi, atrofia giallo-acuta, alterazioni epatiche dell'eclampsia, ecc.); invece sono discussi la tumefazione epatica mestruale, l'ittero mestruale, la neuralgia epatica mestruale; in questo periodo non è infrequente l'insorgenza di attacchi di calcolosi biliare che non debbono essere scambiati con crisi dismenorroiche.

Apparato respiratorio. - Rientra fra i caratteri sessuali secondarî la differenza della voce nei sessi e nelle diverse età. In rapporto con la mestruazione si possono avere tumefazione della mucosa nasale, corizza, disturbi dell'olfatto (anosmie, parosmie), epistassi - più che vicarianti, concomitanti - catarro, edema della laringe, emottisi (il più spesso in rapporto a focolai tubercolari). Nella gravidanza il sollevamento del diaframma limita l'escursione inspiratoria dei polmoni (lo stesso può avvenire per lo sviluppo di tumori voluminosi: p. es. cisti ovarica); la tumefazione gravidica d'un gozzo retrosternale, schiacciando la trachea, può determinare sindromi asfittiche gravissime, fino a rendere necessaria l'interruzione immediata della gravidanza. Flogosi polmonari possono svolgersi secondariamente a processi settici d'origine genitale; non sono rare le metastasi di tumori maligni (sarcoma, corionepitelioma). L'embolia della polmonare è specialmente frequente in rapporto a flebiti delle vene del bacino. La tubercolosi polmonare, specialmente nella donna, può essere causa d'insufficiente sviluppo degli organi genitali, ritardare la pubertà, produrre oligomenorrea, amenorrea; frequentemente assume decorso più grave in rapporto con la gravidanza sì da giustificarne, in casi determinati, l'interruzione. La tubercolosi polmonare genitale è assai spesso secondaria a quella polmonare. Non sembra dimostrabile un'influenza specifica della tossina tubercolare sullo stimolo sessuale che in molti casi appare aumentato per fattori complessi (affrettato godimento della vita, inazione, ipernutrizione, aumento dell'eccitabilità vasomotoria, ecc.). Per l'importantissimo problema della trasmissione della tubercolosi dalla madre al feto, v. tubercolosi. Ricorderemo per ultima, perché discussa e non accettata dai più, la teoria di Flies secondo la quale nella mucosa nasale si potrebbero localizzare alcuni "punti genitali" donde, per via riflessa, si potrebbe eccitare la sfera genitale e agire anche terapeuticamente sulla medesima.

Apparato emopoietico e sanguifero. - Sono numerosissimi gli studî sul comportamento del sangue, specialmente in rapporto alla gravidanza, ma i risultati finora non sono univoci; le possibili cause della modificazione della crasi sanguigna sono state messe in rapporto con fattori molteplici (introduzione nel circolo di elementi sinciziali ad azione emolizzante, particolari attività dei processi fermentativi nel ricambio placentare, modificazioni del sistema endocrino, ecc.). Molti di questi studî sono stati rivolti allo scopo di stabilire la diagnosi sierologica della gravidanza (v.). Sono notevoli i rapporti di alcune emopatie, specialmente dell'anemia perniciosa, con la gravidanza. Nella patogenesi della clorosi (v.) ha molta importanza il fattore genitale. Frequenti sono i disturbi funzionali dell'attività cardiaca (tachicardia, palpitazioni, angoscia, aritmia, ecc.) in rapporto a disturbi del sistema endocrino, specialmente dell'ovaio. S'è molto discusso se si debba ammettere nella gravidanza un'ipertrofia cardiaca o se questa debba considerarsi soltanto apparente, in rapporto allo spostamento meccanico degli organi. Per quanto possano essere frequenti i disturbi cardiaci nelle donne affette da mioma uterino, sembra che sì possa concludere che non esiste un'alterazione cardiaca specifica del mioma. Quesito della massima importanza pratica è la compatibilità della gravidanza con una cardiopatia; attualmente il giudizio è meno severo che per il passato; in condizioni di buono e durevole compenso la donna affetta da cardiopatia può sopportare senza danno lo stato gravidico. Nei vasi dell'utero e anche dell'ovaio e perfino della mammella (più nelle arterie che nelle vene), nelle donne che hanno avuto prole sono state osservate particolari modificazioni, specialmente a carico del tessuto elastico, in rapporto alla maggiore attività funzionale dei vasi nella mestruazione e nella gravidanza; in passato furono erroneamente confusi con alterazioni arteriosclerotiche, le quali, d'altra parte, possono sussistere indipendentemente dalle precedenti ed essere causa di gravi emorragie nel cavo uterino. Ricorderemo, infine, le varici, le flebiti (la phlegmasia alba dolens), le trombosi, le embolie della patologia della gravidanza.

Apparato urinario. - A parte le infezioni d'origine venerea, sono da ricordare: le fistole (v.) uro-genitali che seguono a necrosi dei tessuti (per compressione esercitata dall'utero gravido, o prodotte da lesioni traumatizzanti chirurgiche) che stabiliscono comunicazioni abnormi fra gli organi dei due apparati (p. es. vescica e vagina) con conseguenze patologiche differenti a seconda del tratto ove hanno sede; tutte le forme morbose in rapporto a complessi fattori meccanici e infettivi dello stato gravidico (cistite, cistocele, pielite, pielonefrite, rene gravidico, emoglobinuria gravidica, ecc.); le offese meccaniche da manovre onanistiche, ecc.

Apparato nervoso. - In passato si valutarono esageratamente ed erroneamente i rapporti fra disordini psico-nervosi e disordini ginecologici ammettendo la possibilità delle cosiddette "neurosi riflesse" (H. Hegar) giustiziabili con atti chirurgici nella sfera ginecologica; L. M. Bossi, pur protestando contro le castrazioni fatte "alla cieca", sostenne di poter guarire malattie psichiche curando lesioni genitali dalle quali sarebbero immesse nel sangue tossine con particolare influenza sulla sfera psichica. Ma non è dimostrato che le donne psicopatiche siano affette da lesioni genitali con maggiore frequenza delle altre; e attualmente si ritiene che non vi sia alcuna psicosi esclusiva del periodo generativo della donna. Il numero delle cosiddette psicosi puerperali è diminuito dopo l'introduzione dei metodi antisettici e asettici e ciò fa pensare che molte di queste forme dipendessero essenzialmente da cause tossi-infettive (v. psicosi). A parte le psicopatie, i rapporti tra organi genitali e sistema nervoso sono dimostrati dai disturbi nervosi della gravidanza, della mestruazione, del climaterio, per quanto sia tuttora discusso il loro meccanismo patogenetico.

Sistema endocrino. - Non si comprende la funzione e la disfunzione degli ormoni genitali senza considerarle in rapporto a quelle degli altri ormoni (v. endocrinologia). Per gli attributi più proprî a ciascuno di essi, v. le singole voci (ovaio; testicolo; ipofisi, tiroide, ecc.).

Patologia. - Genitali maschili. - Si possono avere anzitutto anomalie del testicolo riguardanti la formazione (difetto o eccesso di numero), lo sviluppo (atrofie o ipertrofie), la posizione (inversione del didimo rispetto all'epididimo), la migrazione, che può essere incompleta (lombare, iliaca, inguinale) o aberrante (ectopie varie).

Interessano dal lato chirurgico le migrazioni incomplete in cui s'ha spesso coesistenza di un'ernia e non di rado anche complicanze (infiammazioni, tumori, ecc.) a carico del testicolo arrestato nella discesa. La cura di quest'ultimo nella prima infanzia è aspettante (massaggi, fasciature), all'età di 4 o 5 anni è operatoria e consiste nella fissazione del testicolo nelle borse, previo allungamento del cordone spermatico (sezione del cremastere), associando l'operazione radicale per l'ernia, se questa è presente per non avvenuta chiusura del canale peritoneo-vaginale.

Le gonadi maschili sono sede non di rado d'infiammazioni varie per natura e decorso, le quali prendono il nome di orchiti, o didimiti, se localizzate al didimo, di epididimiti se all'epididimo, di orchiepididimiti - il caso più comune - se estese a entrambi i componenti normali del testicolo.

Le lesioni infettive che producono tali infiammazioni della ghiandola sessuale maschile nella maggior parte dei casi sono estese a parte maggiore o minore delle vie spermatiche e cioè al deferente, ai condotti eiaculatori, alle vescicole seminali, all'uretra. Le orchiepididimiti possono determinarsi per varie vie: l'uretro-deferenziale, l'arteriosa, la venosa, la linfatica, la vaginale e peritoneo-vaginale. Riguardo alla natura del processo infettivo, ricordiamo in prima linea le epididimiti blenorragica e tubercolare, l'orchite sifilitica, quindi le orchiepididimiti consecutive a restringimenti uretrali e a ipertrofia prostatica, quelle cosiddette aspecifiche, da germi vari (colibacillo, stafilococco piogeno, ecc.), le orchiti da filaria, da parotite e tutte le orchiepididimiti che possono manifestarsi nel corso d'una infezione generale. L'epididimite blenorragica è complicanza frequente dell'uretrite gonococcica (v. gonorrea) e può consistere in una semplice infiltrazione infiammatoria diffusa dell'organo o, meno di frequente, in un'infiammazione dello stesso con formazione d'ascessi. In genere si manifesta verso la 3ª o 4ª settimana dall'inizio della blenorragia; ha decorso acuto, almeno nei primordî, e può passare poi allo stadio cronico. Può portare all'obliterazione dei dotti epididimarî e quindi all'azoospermia. La cura consiste nel riposo della parte e nel trattamento della blenorragia; si può unire l'uso di sostanze risolventi locali. Se coesiste l'ascesso, la cura può essere operatoria: incisione, svuotamento e drenaggio della raccolta suppurata. L'epididimite tubercolare è una localizzazione abbastanza frequente dell'infezione particolare; essa può aversi per via uretro-deferenziale, per via discendente renale, per via prostato-seminale, per via ematica. Nei più dei casi è una localizzazione secondaria d'una tubercolosi più diffusa genito-urinaria; inizia unilateralmente, in forma nodosa, sulla testa dell'epididimo; diviene presto bilaterale, ha decorso cronico. Di frequente suppura e fistolizza. La cura è in primo luogo medica: riposo della parte e trattamento generale dell'infezione tubercolare. Localmente si possono usare interventi incruenti (iniezioni interstiziali) e cruenti (scucchiaiamento dei focolai in degenerazione, escissione dei noduli, resezione parziale o asportazione di tutto l'epididimo, castrazione totale). Le indicazioni all'intervento chirurgico variano secondo il tipo anatomo-clinico della lesione, che può essere assai vario: sono sempre assai limitate nei riguardi d'interventi operatorî demolitivi, date le odierne concezioni patogenetiche della lesione. L'orchite sifilitica si può avere in forma ereditaria e in forma acquisita; quest'ultima è propria del periodo terziario della lue e s'ha in genere in forma sclero-gommosa. La cura consiste principalmente nella terapia specifica dell'infezione.

Il testicolo è sede piuttosto rara di tumori (il 2 0 il 3% della totalità dei tumori maligni): questi iniziano in genere nel didimo e nel loro accrescimento vengono ben presto a fondere i due costituenti della ghiandola in un ammasso unico, nodoso, di volume, consistenza e peso notevoli. Tali tumori possono essere benigni o maligni, primitivi o secondarî.

I primitivi si distinguono in istioidi, quando la matrice del neoplasma è rappresentata da tessuti normali dell'organo (fra gli epiteliali ricorderemo l'adenoma, il seminoma; fra i connettivali il fibroma, il sarcoma. l'endotelioma, l'interstizialoma); e in eterotopici, quando la matrice del neoplasma non s'ha nei tessuti normalmente componenti l'organo: questi ultimi sono tumori complessi (ricorderemo i teratomi e gli eterotopici propriamente detti, cioè i tumori misti, gl'ipernefromi, i miomi). Fra i secondarî è da menzionare il linfosarcoma. Le metastasi di tali neoplasie si possono avere, a seconda della loro varia natura, per via linfatica o ematica. La cura non può essere che chirurgica, demolitiva, nelle forme maligne quando essa sia ancora possibile, per mancanza cioè di diffusioni ghiandolari (specie lombo-aortiche) della neoplasia e soprattutto per mancanza di metastasi a distanza. Essa consiste nella castrazione alta, nell'asportazione cioè di tutta la gonade affetta da tumore e di tutto il funicolo sezionando questo il più alto possibile.

Nell'epididimo le neoplasie sono assai rare: in esso si possono invece sviluppare delle cisti che prendono il nome di spermatiche (contengono spermatozoi) e si distinguono in sopra- e sottoepididimarie. L'origine di tali cisti è discussa e può veramente essere varia. Di prognosi benigna, esse vanno trattate con l'estirpazione chirurgica. La vaginale propria del testicolo è sede frequente d'infiammazioni acute e croniche, le vaginaliti acute possono essere primitive, o secondarie a infiammazioni del testicolo o dell'epididimo; possono avere carattere d'essudazione sierosa (la cura consiste nel riposo e nella paracentesi della vaginale) o purulenta (in tale caso occorre l'incisione chirurgica). Le vaginaliti croniche si distinguono nelle forme sierosa o idrocele della vaginale, ed emorragica o ematocele della vaginale.

L'idrocele della vaginale può essere congenito o acquisito. Il primo, più spesso comunicante con la cavità addominale, dovuto a persistenza del canale peritoneo-vaginale, può guarire spontaneamente nei primi anni della nascita; se persiste oltre il 4° o 5° anno d'età, va trattato chirurgicamente e l'atto operativo è del tutto eguale all'operazione radicale dell'ernia inguinale. L'acquisito può essere sintomatico (consecutivo a varie lesioni del didimo e dell'epididimo), o essenziale (in questo non esiste una causa patente cui si possa riferire l'origine della vaginalite). Il trattamento della forma sintomatica è legato alla cura dell'elemento causale. L'idrocele cosiddetto essenziale può essere trattato con metodi operativi varî: resezione parziale o totale della vaginale, eversione della vaginale, ecc. L'ematocele della vaginale, o pachivaginalite emorragica, è in genere associato a riduzione di volume del testicolo. La cura può consistere ancora nella resezione della vaginale o, più di frequente, se questa è molto inspessita e il testicolo molto atrofico, nella castrazione.

Di frequente, specie in associazione a infiammazioni del testicolo, si può avere una localizzazione infiammatoria dei varî tessuti componenti il funicolo spermatico: deferentiti, funicoliti totali ecc. Più rare. invece, sono le neoplasie del cordone spermatico: lipomi, fibromi, miomi, mixomi, sarcomi. Mentre il trattamento delle funicoliti è legato allo stato del testicolo, quello delle neoplasie funicolari consiste, quando è possibile, nell'ablazione del tumore. Una affezione assai comune del funicolo è rappresentata dal varicocele, o varice delle vene spermatiche.

È frequentissimo nella giovane età in forma idiopatica. Si può avere però anche quale lesione sintomatica, dovuto cioè a compressione delle vene spermatiche per la presenza d'una tumefazione endoaddominale. Il varicocele idiopatico può cagionare dolori, turbe nervose, ecc. La cura di esso varia secondo la forma: incruenta (sospensorio) o cruenta (resezione delle vene varicose, resezione dello scroto allungato, ecc.).

I canali eiaculatori e le vescicole seminali possono essere affetti particolarmente da processi infiammatorî, acuti o cronici, e rappresentano delle localizzazioni secondarie delle varie infezioni degli organi genitali maschili; la cura è varia a seconda della qualità del processo essudativo e del rapporto della lesione con le altre localizzazioni dell'apparato genitale.

Dobbiamo infine ricordare le affezioni chirurgiche di formazioni annesse alle gonadi e alle vie spermatiche, cioè quelle della prostata e quelle dello scroto, nonché le affezioni dell'organo della copulazione o pene. Per la prostata si possono avere infiammazioni, o prostatiti, acute, subacute e croniche, con o senza formazione d'ascessi prostatici e periprostatici, di natura varia, consecutive più spesso a uretriti. Le cure possono essere incruente (massaggi per via rettale) o cruente (l'ascesso può essere aggredito per via uretrale, rettale, perineale). La tubercolosi è localizzazione non rara nella prostata: essa può essere primitiva o secondaria; la cura può essere profilattica, palliativa o anche operatoria. L'affezione più comune è peraltro la cosiddetta ipertrofia senile della prostata (adenomi periuretrali), che ostruisce il collo della vescica e sposta e deforma il tratto corrispondente del canale uretrale; essa presenta una prima fase di congestione, una seconda di ritenzione, una terza di distensione della vescica. Il trattamento può essere palliativo (igienico, cateterismo della vescica e trattamento della cistite concomitante) o curativo (prostatectomia). Nella prostata si possono avere anche tumori maligni, il cancro e, più di rado, il sarcoma.

Lo scroto può essere sede di lesioni traumatiche (ematomi), di lesioni infiammatorie, di neoplasie (cisti congenite, tumori benigni, epitelioma, detto cancro degli spazzacamini).

La più comune affezione del pene è rappresentata dalla fimosi, o ristrettezza abnorme del condotto prepuziale, congenita o acquisita, che può essere trattata con mezzi incruenti o cruenti, a seconda dei casi; e dalla parafimosi, o strozzamento dell'estremità del pene prodotto dall'anello prepuziale ricondotto indietro per scoprire il glande, che può essere ridotta ancora con mezzi incruenti o cruenti. Il pene può essere sede di lesioni traumatiche (da ricordarsi in ispecie le rotture per un movimento falso nel coito), d'infiammazioni della mucosa del glande e del prepuzio, o balanopostiti, d'indurimenti plastici dei corpi cavernosi, di cancrene e di neoplasie. Fra queste ultime sono da menzionare le cisti congenite, i papillomi, o vegetazioni, e il cancro: di tutte la cura d'elezione è l'estirpazione del tumore e, nel caso di cancro, l'amputazione del pene con asportazione dei ganglî inguinali, se affetti da metastasi. Nei cancri più avanzati si può rendere necessaria una più ampia asportazione (del pene, delle borse e dei testicoli), cioè l'emasculazione totale.

Genitali femminili. - Gli annessi sono sede abbastanza frequente d'infiammazioni, o salpingo-ovariti, acute, subacute e croniche, specie nel periodo dell'attività genitale, dai 20 ai 35 anni, e specie in conseguenza a propagazione diretta di un'infezione (gonococco, stafilococco, streptococco, ecc.), dall'utero, più di rado per propagazione da un focolaio intestinale di vicinanza (appendicite), più di rado ancora nel corso d'infezioni generali. È particolarmente importante per la sua frequenza la tubercolosi degli annessi, che si può presentare in forme anatomocliniche varie.

Si possono distinguere salpingo-ovariti catarrali, purulente e cistiche: complicanza frequente ne è la pelviperitonite. La cura può essere medica (immobilizzazione, ghiaccio, medicazioni, ecc.) o chirurgica (ooforo-salpingectomia, o ablazione degli annessi, specie per via addominale).

La gonade femminile può anche essere sede di un'infiammazione primitiva particolare, l'ovarite sclerocistica. L'ovaio è sede abbastanza frequente di tumori liquidi e solidi; fra i primi le cisti (che possono raggiungere grande volume) mucoidi, papillari, dermoidi; fra i secondi il fibroma, il sarcoma, il cancro, i teratomi. La cura, quando è possibile, è operatoria e consiste nell'asportazione dell'ovaio affetto da neoplasia (l'intervento può essere richiesto anche d'urgenza per complicanze quali le torsioni del peduncolo o la rottura d'una cisti, ecc.). Più rari sono i tumori delle trombe (cisti, tumori papilliferi) e dei legamenti larghi (cisti del parovario). Le trombe possono essere patologicamente sede di gravidanza: la gravidanza tubarica non giunge quasi mai a termine; essa deve essere trattata chirurgicamente mediante asportazione del sacco fetale per via laparotomica.

L'utero può presentare un'imperforazione per arresto di sviluppo e più di frequente spostamenti e deviazioni: i primi di questi, o mutamenti stabili di posizione dell'organo in massa, possono avvenire in avanti, in dietro, lateralmente, in alto, in basso; nelle seconde si tratta di versione o di flessione dell'organo attorno a un asse orizzontale che passa per l'istmo, e ciò in avanti, in dietro o lateralmente. Esistono varî atti operativi per correggere tali abnormi posizioni dell'utero: lo spostamento in basso, o prolasso, in particolare, può essere trattato, oltre che con metodi palliativi, con operazioni cruente vagino-perineali o addominali. L'utero è sede frequente di infiammazioni (prodotte da varî germi quali lo streptococco, lo stafilococco, il gonococco, il colibacillo, il pneumococco, ecc.), o metriti, specie in occasione d'un parto, d'un aborto, d'una blenorragia, ecc.

Le metriti si possono distinguere in endometriti (l'infezione si svolge nella mucosa) e metriti parenchimatose (estese a tutto il parenchima uterino); in metriti del collo e metriti del corpo uterino; per il decorso, in acute, subacute e croniche; per la forma clinica, in catarrali, suppurative, emorragiche, esfoliative o membranose, ecc. Il trattamento è vario, medico o chirurgico (raschiamento, escissione della mucosa, amputazione del collo, ecc.).

I tumori dell'utero sono frequenti: si possono distinguere in benigni e maligni.

Fra i primi tiene il primato il fibromioma, frequentissimo nelle donne dai 30 ai 50 anni, per lo più a sede nel corpo dell'utero, in forma interstiziale, sottomucosa o sottosierosa. Tale tumore può subire trasfomiazioni o degenerazioni che aggravano il quadro clinico. Fra i metodi di cura medica ricorderemo la radio- e la radiumterapia; fra quelli chirurgici la miomectomia (asportazione del solo tumore) e l'isterectomia (asportazione dell'utero col tumore). Altri tumori benigni dell'utero sono i polipi, gli adenomi, suscettibili di minori interventi chirurgici. Fra i tumori maligni dell'utero vanno ricordati l'epitelioma, il sarcoma e il placentoma maligno. L'epitelioma, o cancro, è più frequente nell'utero che in ogni altra sede, rappresentando da solo la 3ª parte di tutti i casi. Si distingue in cancro del collo e cancro del corpo uterino: il primo può aversi in forma infiltrata, vegetante o ulcerosa e può cu̇rarsi con la radio- e radiumterapia o con l'amputazione del collo e con l'isterectomia vaginale o addominale; il secondo può aversi in forma circoscritta o diffusa e, quando possibile, dev'essere trattato con l'isterectomia addominale.

Le vie genitali possono essere congenitamente affette da malformazioni della vagina, della vulva, dell'imene, le quali possono richiedere interventi chirurgici (sviluppo rudimentale o assenza della vagina, vagina doppia, fistole congenite della vagina, assenza delle grandi o delle piccole labbra, sinechie delle medesime, imene imperforato, ecc.). Ha particolarmente importanza l'operazione che consiste nella creazione d'una vagina artificiale in caso d'assenza di essa. La vagina può presentare infiammazioni, o vaginiti, per propagazione d'una metrite o d'una vulvite, per infezioni giuntevi direttamente dall'esterno, per esagerata virulenza dei germi contenuti abitualmente in essa: si distinguono diverse forme: semplice, granulosa, delle bambine e delle vergini, senile, cistica. La terapia è diretta alla causa dell'infezione ed è incruenta. Nella vagina possono rinvenirsi i più varî corpi estranei che il chirurgo è chiamato a estrarre, e che furono il più delle volte introdotti a scopo di masturbazione. La vagina può essere affetta da tumori benigni (fibromi) e maligni (epiteliomi primitivi e secondarî). I primi sono, specie se sessili, suscettibili d'enucleazione; i secondi vanno trattati, quando ne esista la operabilità, con ampia asportazione della vagina malata, cioè con larga colpectomia. Anche la radio- e la radiumterapia soprattutto in casi inoperabili possono essere usate.

La vulva può essere sede di vari processi infiammatorî: la vulvite comune interessa il chirurgo e va trattata con medicazioni antisettiche. Se l'infiammazione è localizzata alle ghiandole vulvo-vaginali prende il nome di bartolinite; questa, se acuta e a carattere suppurativo, deve essere incisa; se cronica, va trattata con l'asportazione della ghiandola. Fra i tumori della vulva vanno ricordate forme benigne, i papillomi o creste di gallo che vanno trattate con l'ablazione, e forme maligne, gli epiteliomi e i sarcomi, i quali vanno trattati con ablazioni più generose e precoci del tumore, estirpando i ganglî inguinali del lato corrispondente. Nelle grandi e nelle piccole labbra si possono rinvenire tumori cistici e solidi, questi ultimi benigni e maligni; la cura di tutte queste affezioni è eminentemente chirurgica, operatoria.

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