APPROVVIGIONAMENTO

Enciclopedia Italiana (1929)

APPROVVIGIONAMENTO

Fulvio Zugaro

. L'approvvigionamento, che è sempre un problema capitale per la politica economica delle nazioni (v. alimentazione), assume anche maggiore importanza in guerra per l'imponente mole dei combattenti e per il carattere nazionale della guerra moderna in relazione ai sempre più perfezionati mezzi di lotta ed alle sue vaste ripercussioni economiche.

Nonostante il deciso avviamento di quasi tutti gli stati, nell'ultimo trentennio del secolo scorso, verso quella forma di politica economica che più e meglio protegge ed incoraggia l'attività industriale ed agricola nazionale, cioè il protezionismo economico, la esperienza insegna che non riesce possibile, dati i crescenti bisogni dell'uomo ed il fattore ambiente, assicurare ad una nazione la completa indipendenza dall'estero. Può affermarsi anzi che col migliorare del tenore di vita delle popolazioni e nonostante l'aumento della produzione interna nazionale, il commercio fra gli stati è andato sempre aumentando. Tuttavia gli stati cercano, anche per l'esperienza dell'ultima grande guerra, di assicurare l'indipendenza economica nazionale almeno per tutto ciò che riveste carattere di prima necessità per l'alimentazione e per l'attività industriale.

Nei particolari riguardi dell'Italia, scoppiata la guerra quando il tenor di vita era in una fase di promettente ascesa, pur mantenendosi molto inferiore a quello di altre nazioni europee, la situazione del bilancio alimentare nazionale, già in deficit per la forte preminenza delle importazioni sulle esportazioni, doveva necessariamente rendersi più sfavorevole. Gli approvvigionamenti dell'esercito da una parte e l'incremento della popolazione dall'altra aumentavano la domanda, mentre la produzione per cause varie, quali la diminuita disponibilità della mano d'opera dei campi e delle officine per le successive chiamate alle armi, la destinazione degli stabilimenti industriali a scopo militare, l'insufficienza di animali da lavoro, la deficienza di concimi chimici, ecc., andava al disotto della normale. In tale difficile condizione era necessario utilizzare al massimo le risorse nazionali ed attingere in misura più cospicua all'estero. A tale scopo occorreva l'intervento diretto e positivo dello stato, intervento che si svolse in un primo tempo in maniera piuttosto blanda e successivamente in modo deciso: nel mercato interno, con provvedimenti tendenti ad aumentare la produzione (lavoro obbligatorio, premî, ecc.) e a diminuire i consumi (censimenti, contingentamenti, razionamenti, ecc.), e con acquisti diretti e distribuzione perequata per mezzo di enti di diritto pubblico; nel mercato estero, con accordi ed acquisti in comune con gli alleati e con acquisti diretti. L'attività statale in materia di approvvigionamento ebbe come necessaria conseguenza una complessa legislazione e la creazione di organi centrali e periferici nonché all'estero per i contatti con gli alleati e per gli acquisti di merci nei paesi di origine. Furono così costituiti il Commissariato, che poi divenne Ministero, per gli approvvigionamenti e i consumi alimentari, il Commissariato generale per i combustibili, ecc.; per il fronte unico economico interalleato fu costituita la Commission internationale de ravitaillement, e comitati varî, quali lo Joint committee, sostituito poi dal Wheat executive, il Meat and animal fats executive, e quelli per le pelli, la lana, il cotone, il piombo, il petrolio, il nitrato di sodio, il rame, ecc.

Per quanto si riferisce, in un campo più ristretto ma pur sempre vasto ed importante, agli approvvigionamenti per le forze armate, essi consistono nel fornire ai combattenti i mezzi necessarî per vivere, muoversi e combattere, i mezzi cioè indispensabili per soddisfare le esigenze di vita e di azione dei combattenti stessi.

Poiché la guerra dell'epoca attuale, oltre ad essere lotta di grandi masse di uomini è anche lotta gigantesca di mezzi e materiali, si rende necessario preordinare, costituire e disciplinare sin dal tempo di pace il vasto congegno di organi e di mezzi destinati ad assicurare la regolarità dei rifornimenti.

I concetti moderni nei riguardi dell'approvvigionamento delle truppe operanti sono stati nelle varie epoche - con alterne vicende e spesso contemporaneamente - i seguenti: sfruttamento delle risorse locali e rifornimento da tergo. Nel lontano passato, date le caratteristiche della guerra per il numero limitato dei combattenti, per la speciale forma di reclutamento di essi, per i mezzi di lotta impiegati e per i trasporti che era possibile utilizzare, per la durata della lotta, ecc., non era necessario l'ingente apprestamento di mezzi e di vettovaglie della guerra dell'epoca nostra. Nella campagna di guerra 1870-71 il sistema del rifornimento sul posto, adottato dall'esercito germanico, affermò la sua superiorità; ma tale sistema, che fu possibile applicare in pieno per le grandi risorse che offriva il territorio francese invaso, non fu d'altra parte immune da difficoltà ed incertezze che potevano compromettere la regolarità dei rifornimenti. E pertanto al concetto napoleonico che "la guerra vive della guerra", concetto sino allora acquisito nelle regolamentazioni logistiche, fu sostituito in quelle successive alla detta campagna l'altro più prudenziale di sfruttare le risorse locali come se nulla potesse giungere da tergo e predisporre il rifornimento da tergo come se nulla fosse possibile trarre dalle risorse in posto.

Nell'ultima guerra il rifornimento da tergo si affermò decisamente non solo, ma la gran mole degli eserciti scesi in campo, il carattere prevalente di lotta di posizione, la durata e l'estensione della guerra, la grandiosità dei mezzi che la lotta richiedeva e di quelli che man mano si andavano creando sotto la spinta dei bisogni e delle difficoltà che la guerra stessa metteva in evidenza, la diminuita produzione interna delle nazioni belligeranti, la chiusura dei mercati di normali rapporti di scambio per le difficili condizioni dei trasporti marittimi o per altre cause, la necessità di assicurare sia pure con molte limitazioni il soddisfacimento dei bisogni delle popolazioni, la cui resistenza doveva considerarsi, come era, fattore indispensabile di vittoria, tutto ciò rese sempre più impellente la necessità di disciplinare con norme restrittive e di accentrare tutta la complessa materia degli approvvigionamenti. Venne perciò man mano attuandosi il concetto di considerare come un tutto unico inscindibile l'approvvigionamento civile e quello per le forze armate, con una sola mente direttiva.

Alle ingenti provviste di generi e materiali varî durante la guerra, l'amministrazione militare, e quella civile in un primo tempo per i soli bisogni della popolazione e successivamente anche per alcuni dei bisogni militari, provvide sia mediante acquisti diretti nel paese, sia con requisizioni (il cui sistema trova giustificazione nel canone fondamentale del pubblico interesse e nella preminenza delle necessità collettive su quelle individuali), sia con acquisti all'estero. I generi pei quali il concorso dell'estero si manifestò di maggiore entità furono quelli pei quali l'Italia era ed è maggiormente legata al commercio internazionale, e cioè materie prime indispensabili all'alimentazione umana e all'attività delle industrie, quali cereali, carne, lana, cotone, carbone, pelli, ecc. La guerra aumentò l'onere preesistente: basti dire che mentre lo sbilancio commerciale superava di poco il miliardo all'anno in media nel quadriennio 1911-14, nel periodo 1915-18 raggiunse quasi gli 8 miliardi all'anno, con un massimo di oltre 12 miliardi e mezzo nel 1918. Ed un altro dato gioverà a mettere in evidenza il forte concorso dell'estero: per i bisogni del vettovagliamento, vestiario ed equipaggiamento dell'esercito esso raggiunse il 30% della spesa.

Su i generi sopraddetti occorrerà rivolgere sin dal tempo di pace la vigile cura e l'azione economica dello stato. Dopo la fine della guerra, cessato il periodo tumultuoso subito dopo seguito, nella nuova atmosfera politica e sociale della nazione, molto si è fatto per dare incremento alle produzioni dei generi indispensabili alla vita delle industrie ed a quella umana. La "battaglia del grano", che è poi la battaglia di tutta l'agricoltura; l'incremento della produzione zootecnica nazionale da avviare sempre più, sia pure entro i limiti delle leggi biologiche che non è possibile forzare; l'aumento della produzione della lana; la messa in valore di estesi territorî coloniali per il cotone, il bestiame, ecc.; gli studî avviati per sopperire alla deficienza di materie prime delle quali il sottosuolo nazionale ci è stato avaro; il forte impulso avuto dalle industrie chimiche, per non parlare di altri generi pure importanti, stanno ad affermare la decisa volontà di assicurare nei limiti del possibile l'indipendenza economica della nazione nell'eventualità di una guerra.

Gli studî e le predisposizioni della difesa militare non possono più essere completamente isolati da quelli per la difesa economica: gli uni debbono integrarsi con gli altri in quanto le possibilità economiche debbono considerarsi elementi indispensabili per la difesa militare. E come per quest'ultima gli studî del tempo di pace debbono essere rivolti alle diverse località (frontiere terrestri, frontiere marittime, ecc.) in cui l'azione militare potrà o dovrà svolgersi, così dovrà essere oggetto di studio e di preparazione la diversa condizione in cui in un eventuale conflitto armato il paese potrà trovarsi nei riguardi della possibilità di avere libere, oppur no, le vie dei rifornimenti dall'estero. E per un paese come il nostro, qualitativamente e quantitativamente ancora troppo legato all'estero, ciò ha la massima importanza.

Anche in una guerra futura la grandiosità dei rifornimenti si presenterà alla mente degli organizzatori e degli uomini di governo, e pertanto, pur non escludendo la possibilità di utilizzare le risorse locali, specie nella lotta di movimento, è da prevedere che il sistema del rifornimento da tergo manterrà la sua superiorità e che il rifornimento stesso dovrà essere in stretta relazione con le possibilità della produzione agricola e industriale nazionale e con i bisogni della popolazione civile. A tale concetto è informata la nuova regolamentazione sull'organizzazione ed il funzionamento dei servizî logistici in guerra.

In relazione all'esperienza della guerra, il governo nazionale ha già provveduto, con la legge del giugno 1925, n. 969 sull'"organizzazione della nazione per la guerra", alla costituzione degli organi per lo studio e la predisposizione dei mezzi e per l'armonica fusione di tutte le attività nazionali nella eventualità di una guerra. Durante l'ultima guerra può dirsi che al sorgere di un nuovo bisogno o all'ingrandirsi di una necessità preesistente corrispose un organo appositamente creato. Tutta l'organizzazione adottata non poteva però non risentire le conseguenze proprie dell'improvvisazione, talché se pur furono soddisfatte, benché con molte limitazioni, le esigenze del paese in armi, non sempre fu possibile conciliare col soddísfacimento dei bisogni il criterio economico della minore spesa col maggiore risultato. Ben a ragione pertanto le recenti disposizioni governative mettono al primo piano degli studî del tempo di pace ciò che dovrà presiedere in caso di guerra all'armonica utilizzazione di tutte le attività nazionali.

Anche nei riguardi dell'organizzazione e del funzionamento dei servizî logistici presso le truppe operanti sono state apportate varianti e modifiche nella nuova regolamentazione in base ai risultati pratici della guerra. A parte i dettagli per i singoli servizî che non occorre mettere qui in evidenza, si è reso più intimo il contatto fra il comando supremo e il comando di armata con il rispettivo organo direttivo generale dei servizî, abolendo l'intendenza generale e l'intendenza di armata e sostituendole rispettivamente con il reparto logistico presso il comando supremo e il sottocapo di stato maggiore logistico presso il comando di armata.

La netta e notevole separazione, stabilita dalla vecchia regolamentazione, degli organi di comando delle truppe e di quelli di impiego dei servizî, praticamente sempre lontani l'uno dall'altro, non poteva più reggersi data la grande importanza assunta dai servizî, delle cui possibilità l'organo di comando delle truppe non può non tenere il dovuto conto nella concezione del piano strategico ed anche nell'ordine di esecuzione di azioni tattiche, per il felice risultato di esse.

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