ARAQ al- AMIR

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

'ARAQ al-AMIR

E. Will

Località della Giordania situata a c.a 20 km da 'Amman, venne studiata per la prima volta nel 1863-64 da F. de Saulcy e M. de Vogüé, in seguito nel 1906 da H. C. Buttler (Princeton Expedition) e infine nel 1961-62 da P. Lapp.

Gli scavi francesi condotti nel periodo 1976-1987 hanno profondamente modificato l'immagine che si era formata nel corso dei precedenti lavori, confermando in larga misura la descrizione che Flavio Giuseppe (Ant. ind., XII, 4, 222-236) ci fornisce a proposito della sistemazione operata dal tobiade Ircano tra il 182 e il 175 a.C. della tenuta di Tyros, una delle proprietà che nell'Ammanitide possedeva la sua famiglia, una potente famiglia ebrea nota alla Bibbia e menzionata dai papiri di Zenone.

Il sito, al centro di un grande possedimento il cui sfruttamento agricolo era assicurato dalle acque del wādī as-Sir, comprende tre complessi: a Ν due piani di abitazione in grotte scavate nella roccia (il nome Tobia vi compare inciso due volte); immediatamente di fronte a queste l'abitato, impiantato su di un picco scosceso; più in basso, a S, il Qaṣr al-'abd.

Lo studio delle grotte, di difficile accesso, concepite nell'antichità come estremo rifugio, è appena iniziato. L'esistenza di un abitato antico, segnalata dalla presenza di elementi architettonici di età ellenistica, era stata confermata dallo scavo, a NO, di una casa decorata da stucchi dipinti (il «Plaster-Building» di P. Lapp) risalente al medesimo periodo. I recenti scavi di F. Villeneuve hanno portato alla luce, presso l'ingresso NE, un imponente tratto dell'antica cinta muraria con i resti di due porte successive. Tale fortificazione, oggetto di numerosi interventi di ristrutturazione, risale al III sec. a.C. e dura sino al I sec. d.C. Il materiale ceramico rivela tracce di frequentazione del sito sin dal Bronzo Antico, un'occupazione continua nel corso del I millennio e tracce di occupazione posteriore, di epoca romana, bizantina e araba.

I lavori più importanti (E. Will, F. Larché) hanno consentito di liberare e di ricostruire parzialmente il Qaṣr al-'abd, la bàris (castello o residenza fortificata) di Ircano, che era stata descritta in maniera particolareggiata da Flavio Giuseppe. L'edificio consiste in un blocco di 18,50 x 37 m che si ergeva in origine per un'altezza di oltre 12 m. A Ν e a S un porticato a due colonne dava accesso a un vestibolo collocato tra due ambienti angolari; in quello NE era collocata una scala, e un'altra era prevista a SE. A N, un vestibolo interno era fiancheggiato da due cisterne.

L'interno, gravemente danneggiato e soggetto a modifiche in età bizantina, raggruppava al piano terra quattro ambienti circondati da un corridoio a U che riceveva luce da sette grandi aperture a E e a O. Al primo piano i porticati erano sormontati da logge, a due colonne e a cielo aperto a Ν e con sette vani-finestra a S; la pianta dell'interno doveva riprodurre quella del piano terra, con una fila di piccole aperture che circondavano la costruzione. Agli angoli, la base del primo piano è ornata da un fregio con leoni; la sommità era coronata da aquile che si ripetevano anche su ciascun lato della loggia settentrionale. La ricostruzione dei particolari è resa difficile sia dalla scomparsa di numerosi blocchi, soprattutto all'interno, sia dal fatto che l'edificio, a causa della morte violenta e prematura del suo costruttore, rimase incompiuto, inabitabile e disabitato sino alla sua occupazione tardiva nel IV sec. d.C.

La ripartizione interna, che si ripete su entrambi i piani, fa escludere l'identificazione del complesso con un tempio (israelita, pagano, misto?) contrariamente a quanto sosteneva una tesi a lungo in auge, e impone piuttosto di riconoscervi, con Flavio Giuseppe, una bàris, vale a dire una costruzione a carattere residenziale con un piano terreno riservato ai servizi e un primo piano destinato ad abitazione e a ricevimento, secondo una tradizionale formula orientale, cui si ispira anche la pianta dell'edificio a quattro torri angolari.

I muri esterni, formati da enormi lastre poste di taglio, perpetuano una tecnica antica della Siria e della Fenicia. La decorazione architettonica invece è di tradizione e di età ellenistica, come dimostra l'ibrida associazione degli ordini dorico e corinzio; il capitello corinzio si rifà a un modello alessandrino.

La composizione delle facciate a Ν e S può trovare dei confronti nelle porte urbiche e nelle tombe della Grecia settentrionale e della Macedonia del IV e del III sec. a.C.

Greca, e di gusto ellenistico, è anche la scultura, che si tratti dei leoni e delle leonesse, o delle pantere che, come bocche di scarico delle cisterne, erano collocate alla base dei lunghi muri orientale e occidentale.

Edificio di tradizione orientale, manifestamente ripensato da un architetto di formazione greca, il qaṣr rappresenta un monumento caratteristico, unico nel suo genere, della Siria e della Palestina ellenistiche.

Isolato al centro di un lago artificiale di cui si conserva l'imponente diga a S, distante dall'abitato e dalle grotte scavate nella roccia, il qaṣr, con la sua ricca decorazione, era concepito come una residenza insieme di piacere e di rappresentanza. Al ruolo di magica protezione proprio dei leoni e delle aquile delle facciate, poteva aggiungersi un significato politico illustrato da questi stessi animali, in quanto simbolo di potere. Ircano forse sognava, come altri suoi contemporanei, di conseguire un potentato locale più o meno indipendente: espressione di tale sogno, il qaṣr costituisce un caso, unico e abbastanza modesto, che prefigura quello che sarebbero stati nella regione i palazzi di Erode.

Bibl.: F. Villeneuve, F. Larché, F. Zayadine, Recherches archéologiques à Iraq al Amir, in Liber Annuus, XXXI, 1981, pp. 333-348; F. Villeneuve, Recherches en cours sur les systèmes défensifs d'un petit site d'époque hellénistique en Transjordanie: Iraq al Amir, in P. Leriche, H. Tréziny (ed.), La fortification dans l'histoire du monde grec, Parigi 1986, pp. 157-165; E. Will, Iraq el Amir: le chateau du Tobiade Hyrcan, in DossAParis, 118, 1987, pp. 64-69; id., Qu'est-ce qu'une 'bans', in Syria, LXIV, 1987, pp. 253-259; F. Villeneuve, Prospection archéologique et géographie historique: la région d'Iraq alAmir (Jordanie), in P. L. Gatier, J. P. Rey-Coquais (ed.), Géographie historique au Proche-Orient, Parigi 1988, pp. 257-288; E. Will, F. Larché, J. Dentzer, F. Zayadine e altri, Iraq al Amir: le chateau du Tobiade Hyrcan, Parigi, in corso di stampa.