ARCHETTO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ARCHETTO

G. Matthiae

Il diminutivo da arco ne indica non solo le proporzioni limitate, ma, per convenzione, anche la funzione decorativa; venne infatti generalmente usato in serie con sostegni di varia forma (colonnine, lesene, mensole) in aggetto su una parete e quindi cieco o scavato in essa a guisa di nicchia.

Deriva da serie di piccoli archi aventi funzione portante rispetto ad un aggetto sovrastante, forse da ballatoi di case romane (Domus Gaiana e Horti Sallustiani, balconi e sporti di case ostiensi). Nella sua funzione decorativa l'uso dell'archetto è documentato fin dal sec. II in un sepolcro sulla via Prenestina presso l'Acqua Bulicante, su lesene nel tamburo di una cupola, nella copia di un rilievo dell'età degli Antonini; più tardi nelle tarsie della basilica di Giunio Basso e di S. Costanza e, con notevole effetto di chiaroscuro, nella Porta Aurea del Mausoleo di Diocleziano a Spalato. Nella stessa casa di Livia sul Palatino e nella Domus Aurea non mancano pitture parietali in cui sono imitati file di archetti.

Il motivo passa tanto nell'architettura siriaca, dove la basilica di Qalat Semān ha nell'abside archeggiature su colonne, come in quelle ravennati, dove assunse maggior rigore costruttivo, sia che si disponessero su lesene, come nel cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia, in S. Apollinare in Classe e in S. Giovanni Evangelista, o alternatamente su lesene e mensole come nel battistero neoniano.

Bibl.: S.T. Rivoira, Le origini dell'architettura lombarda, Milano 1908; A. Kingsley-Porter, Lombard Architecture, New Haven 1917, I, p. 3 e ss. e 189 e ss.; P. Toesca, Storia, I e II, Torino 1926, passim.

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