AREOBINDO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

AREOBINDO (Areobindos, Areobindas)

C. Bertelli

Console per l'Oriente nel 506. Figlio di Dagalaifo, rampollo di una delle più potenti famiglie dell'impero d'Oriente nel V sec. Nel 480 aveva sposato Anicia Giuliana (v.), nipote di Valentiniano III. Nel 503, come magister militum per Orientem, aveva combattuto contro i Persiani; nel 512 era eletto imperatore contro Anastasio.

Sono noti sei dittici a lui intitolati e per ragioni stilistiche è stato a lui attribuito anche un frammento di dittico in cinque parti (Leningrado, Ermitage) con la raffigurazione di una scena teatrale:

1) Zurigo, Landesmuseum. Entrambe le valve conservate. Poiché le rappresentazioni sono sostanzialmente identiche in entrambe, se ne descrive la valva anteriore, dando indicazione dei punti in cui la postica se ne allontana. Il console siede sulla sella curulis nel tribunal, indicato da due colonne, di cui sono visibili soltanto i capitelli e che forse, in origine, erano integrate con il colore (si notano qua e là tracce di rosso), al di sopra delle quali è una tabula ansata con l'iscrizione dedicatoria. A. alza la mano destra stringendo la mappa circensis e con la sinistra regge lo scettro. Dietro di lui sono due figure stanti. Il console è in posa rigidamente frontale: gli occhi enormi si accampano nel volto vuoto, tondo, in cui si disegna la bocca, larga e carnosa, appena piegata in giù; la zazzera, tagliata uguale tutt intorno, incornicia il viso. Più che di tratti fisionomici deve trattarsi qui di elementi stilistici, ed infatti altri "ritratti" più o meno contemporanei sono paragonabili a questo, e del resto i volti dei due assistenti di A. sono a lui somigliantissimi. Egli indossa una tunica manicata e sopra questa un lungo e ornatissimo colobium; il balteo, che parte da sotto l'ascella destra e va via via allargandosi, è decorato a stelle e a rosoni. La sella curulis è a zampe e a protomi leonine - queste ultime con anelli nelle fauci - e sul sedile due aurae sollevano un velo con una figura, che in altri dittici dello stesso A. è invece interpretato come un clipeo in cui è posto un busto: probabilmente il ritratto del console. Lo scettro consiste in un colonnino sormontato da capitello corinzio su cui posa una corona d'alloro in cui è iscritta un'aquila; al di sopra della corona, su un plinto, è posta la statua loricata dell'imperatore Anastasio, con in una mano la lancia e nell'altra lo scudo o, forse, la sfera: un programma trionfale che ricorda quello delle colonne onorarie. Delle due figure del seguito, mentre quella alla destra di chi guarda è in tutto simile ad A. (notevole, per il costume, la fibula che ne ferma la clamide), quella di sinistra non ha la stessa posa frontale, è rivolta leggermente di tre quarti e sembra guardare intensamente A. (l'atteggiamento è più accentuato nella valva postica); la statura è diversa (probabilmente per ragioni compositive) e anche la pettinatura è diversa: anziché a zazzera tagliata tonda, nella figura di sinistra è formata da file di riccioli. A questo gusto della variatio, che, conservando un motivo ellenistico nel rapporto delle figure tra loro, intacca la fissità della rappresentazione frontale, si accompagnano, specialmente nella valva riprodotta, il panneggio qui più animato che negli altri esemplari, il movimento della gamba destra, sotto il vestito, che accompagna il gesto del braccio; e sono caratteri stilistici che avvicinano questo avorio di A. alla raffigurazione della moglie Anicia Giuliana (v.) nella celebre miniatura del Dioscoride. Al di sotto di questa rappresentazi6ne ufficiale e composta sono raffigurati, in proporzioni ridottissime, gli sfrenati giochi del circo. Intorno alla curva dell'arena sono allineate le testoline quasi traforate degli spettatori che assistono a combattimenti e a giochi con le fiere. Le due raffigurazioni sono nelle due valve totalmente diverse, sia per soggetto, sia per composizione. Nella valva anteriore la scena è composta con assoluta simmetria, quasi come se una metà ricalcasse l'altra. Caratteristico il modo di decorare il vello dei leoni con un motivo di punti e virgole che può ricordare l'arte orientale (cfr. A. Alfòldi, in Cahiers Archéologiques, vii, 1954).

2) Besançon, museo, mv. 1093. Valva anteriore; la valva postica, già a Sorèze, è scomparsa. Per l'iconografia è sostanzialmente simile al precedente, da cui si discosta nella rappresentazione del circo nella zona inferiore. E qui raffigurata la premiazione di artisti e di gladiatori. La scena risente ancora di modelli ellenistici, se non nella inerpicata prospettiva della composizione, quasi verticale, certamente nei particolari: ad esempio la figura che presenta una corona, in primo piano, ripete esattamente uno schema noto da un mosaico di Pompei (cfr. C. Pfuhl, Mal. und Zeichn., iii, fig. 687).

3) Parigi, Musée de Cluny: valva postica; Leningrado, Ermitage: valva anteriore del medesimo dittico. Ripete l'iconografia dei precedenti, nelle parti superiori, ma con alcune varianti. Nella valva del Louvre le colonne corinzie, scanalate a spirale, sono chiaramente raffigurate sino alla base; al di sotto della tabula ansata il tribunal è definito da un arco di conci. La figura alla destra del console, pur mantenendo tutti i caratteri già riscontrati, ha assunto una posa più frontale. Sul balteo del console sono intagliati due archi, sotto i quali stanno, in piedi, due togati che alzano la mappa circensis e stringono lo scettro. I due personaggi sono identificati con due antenati del console, forse Dagalaifo, console nel 461, e Olibrio, console nel 464; infatti la presenza di una sola figura di imperatore nello scettro fa escludere che qui siano rappresentati i due imperatori d'Occidente e d'Oriente. Per la raffigurazione nella stoffa di figure che compiono lo stesso atto del personaggio rappresentato, confronta la rappresentazione di Teodora nel mosaico di S. Vitale a Ravenna. Nella parte inferiore sono anche qui raffigurati i ludi circenses, ancora diversi dai precedenti. Ritorna nel vello degli animali il motivo del "punto e virgola" e un arco in conci che conclude la veduta del circo stabilisce un elemento di accordo tra la scena superiore e la inferiore, unico in tutta la serie di questi dittici. La valva di Leningrado è stilisticamente assai diversa da quella di Parigi. Anche i volti dei personaggi sono notevolmente cambiati (quello di A. è allungato e piatto); in comune con la valva di Parigi sono gli archi di conci, sia nella scena superiore che nella inferiore, nella quale sono raffigurati giochi ancora diversi. Il numero degli spettatori è notevolmente aumentato: essi non si dispongono in una fila rada come negli esempî precedenti e sono animati e gesticolanti. Il particolare iconografico più interessante è dato dallo scettro, dove, al di sopra della consueta raffigurazione dell'aquila entro la corona, è scolpito un gruppo di due togati, interpretato come la consegna ad A., da parte di Anastasio, dei codicilli. La rappresentazione ricorda lo schema della Traditio legis, A. (?) ha le mani velate. La valva è molto restaurata.

4) Lucca, Archivio del Duomo. Valva anteriore e postica entrambe conservate. Dalla decorazione è assente la figura umana. Al di sotto della tabula ansata con il nome del console, il campo è riempito da tralci di vite uscenti da due grandi cornucopie, anch'esse avvolte da viticci; in basso è posto un canestro colmo di frutta; al centro è il monogramma latino sormontato dalla croce.

5) Milano, già Collezione Trivulzio. Entrambe le valve. Al centro di una losanga formata da tralci è un clipeo con il busto di Areobindo. Al di sopra e al di sotto del clipeo è il monogramma (greco). Il console, la cui iconografia corrisponde a quelle già notate nei dittici di Zurigo e di Besançon, ha nella destra, alzata, la mappa e nella sinistra lo scettro alla cui sommità è una sfera sormontata dal busto di Anastasio.

6) Parigi, Louvre. Se ne conserva soltanto la valva postica. È sostanzialmente simile al precedente. Nella facciata interna è stata intagliata, nel IX sec., una raffigurazione del Paradiso (Goldschmidt, Elfenbeinskulpturen).

I dittici sono stilisticamente assai diversi tra loro, e talora si notano differenze anche tra valva e valva di uno stesso dittico. Gli studiosi hanno messo in rilievo la discrepanza stilistica tra le rappresentazioni del console in trono e quelle dei giochi del circo (confronta, per questo aspetto, anche l'iconografia di Anicia Giuliana). Il dittico di Zurigo e quello di Besançon hanno un'indubbia affinità tra loro, e il Delbrück ha anche pensato che vi si possa riconoscere la mano di uno stesso maestro.

Bibl.: F. Gori, Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiasticorum tum eiusdem auctoris cum aliorum lucubrationibus illustratus, I, 1759, p. 318, tav. 7 ss.; J. O. Westwood, A Descriptive Catalogue of the Fictile Ivories in the South Kensington Museum, Londra 1876, p. 403 ss.; J. R. Rahn, Geschichte der bildenden Kunst in der Schweiz, 1873, p. 109 ss.; Guidi-Morin, in Revue Bénédictine, 1907, p. 119 ss.; G. Guyer, Die christlichen Denkmäler des ersten Jahrtausends in der Schweiz, Lipsia 1907, p. 16 ss.; J. v. Sybel, Christliche Antike, II, Marburg 1909, p. 232; R. Delbrück, Die Consulardiptychen, Berlino-Lipsia 1929, nn. 9-15, p. 107 ss. (cui si rimanda anche per tutta la bibl. particolare relativa a ogni dittico); Das Schweizerische Landesmuseum, 1898-1948, Zurigo 1948, p. 212, figg. 16-17; G. Bovini, in Avorî dell'Alto Medioevo, mostra di Ravenna, Faenza 1956, p. 63 s.