POTO, Argiro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

POTO, Argiro

Margherita Elena Pomero

POTO, Argiro. – Non sono noti la data di nascita né il luogo d’origine di questo funzionario bizantino, divenuto catepano d’Italia nel 1029.

Sembra, tuttavia, che egli fosse un parente dell’imperatore Romano III Argiro (Falkenhausen, 1967; trad. it. 1978, p. 92), il quale era salito sul trono costantinopolitano nel novembre del 1028, qualche mese prima del conferimento dell’incarico catepanale a suo favore.

In precedenza Argiro Poto era stato un ufficiale dell’esercito di Michele Spondylos ad Antiochia nella lotta contro gli arabi; in tale circostanza si distinse per aver catturato il capo arabo Nasar-Ibn-Moussaraf (Georgius Cedrenus, 1839, II, p. 490, righe 19-24). Questa operazione di successo gli valse forse la nomina catepanale, nel corso della quale continuò a essere impegnato sul fronte antiarabo. Giunto a Bari nel luglio del 1029 con la carica di catepano d’Italia, intraprese subito, infatti, la lotta contro i saraceni guidati da Rayca, che minacciavano la città barese, riuscendo a respingerli (Lupus Protospatarius, 1844, p. 57; Anonimi Barensis Chronicon, 1724, p. 149).

L’interesse storiografico per questo personaggio è legato anche a tre atti da lui disposti nell’ambito del suo potere giurisdizionale. Il primo, datato tra il 1030 e il 1031 (indizione XIV) e di cui si è perduto il testo, è menzionato in un documento di vendita del 1032. Si trattava di un sigillion con il quale Poto ratificava la donazione del precedente catepano a favore del lorikātos e prōtomandator epì tōn armaméntōn Basilio Krommydos, che successivamente aveva stipulato l’atto di vendita (Trinchera, 1865, pp. 27 s., XXV).

Il secondo documento, anch’esso perduto, fa riferimento a una disposizione di Poto destinata a Bisanzio, arcivescovo di Bari e di Canosa. In essa il catepano aveva disposto che l’arcivescovo consacrasse e affidasse ai monaci greci, provenienti da Turri, la chiesa da lui fondata fuori le mura di Bari, nei pressi della località chiamata ad puteum grecum, intitolata alla Vergine Maria e ai Ss. Giovanni Evangelista e Giovanni Battista. Il documento, da cui si desume questa notizia, è l’atto di consacrazione dell’arcivescovo, datato al febbraio del 1032; quindi l’edificazione della chiesa a opera del catepano deve essere necessariamente precedente (Codice diplomatico barese, 1897, I, pp. 31 s., n. 18).

Nel 1031 la città di Cassano, sulla costa settentrionale della Calabria, fu occupata da alcune bande musulmane, alle quali Argiro Poto cercò di opporsi in battaglia subendo, però, una dura sconfitta (Lupus Protospatarius, 1844, p. 57). Dopo tale disfatta nelle cronache non si ha più notizia del nostro, se non che dopo il marzo del 1032 venne sostituito nell’ufficio catepanale dal protospatario Michele (Lupus Protospatarius, 1844, p. 57; Anonimi Barensis Chronicon, 1724, p. 149).

L’ultimo documento che lo menziona, nonché l’unico conservato nell’originale bilingue di Montecassino, è il sigillion a favore di Basilio monaco ed economo del monastero di S. Benedetto di Capua (lo stesso che tra il 1034 e il 1036 sarebbe diventato abate di Montecassino) datato al marzo del 1032. In esso Poto ratificava i possedimenti monastici all’interno del catepanato quali erano stati concessi all’epoca dei catepani Basilio Mesardonites e Basilio Boioannes (Trinchera, 1865, pp. 24 s., XXIII; Leccisotti, 1937, pp. 70 s., XXII).

Non si conosce, quindi, la data della morte, che non può coincidere con la disfatta di Cassano, come è stato ipotizzato (Gay, 1904, p. 434) in quanto in contraddizione con la datazione dell’atto conservato a Montecassino.

Ad Argiro Poto è attribuito un sigillo con iscrizione in greco su ambo le facce, in cui compare il nome, la dignità e la funzione del personaggio (prōtospatháriō kaì katepánō Ētalías tō Argyrō) oltre alla consueta invocazione al Signore (Schlumberger, 1884, p. 621, n. 4, che attribuisce il sigillo erroneamente a un altro Argiro Poto vissuto nel X secolo).

Fonti e Bibl.: Anonimi Barensis Chronicon, in RIS, V, Milano 1724, p. 149; Georgius Cedrenus, Compendium Historiarum, a cura di I. Bekker, Georgius Cedrenus Ioannis Skylitzae ope, II, Bonn 1839, p. 490, righe 19-24; Lupus Protospatarius, Annales, a cura di G.H. Pertz, in MGH, Scriptores, V, Hannover 1844, p. 57; F. Trinchera, Syllabus Graecarum Membranarum, Napoli 1865, pp. 24 s., XXIII, pp. 27 s., XXV; Codex diplomaticus cavensis, V, Napoli 1878, p. 222, n. 847; G. Schlumberger, Sigillographie de l’Empire byzantin, Paris 1884, p. 621, n. 4; Codice diplomatico barese. Le pergamene del Duomo di Bari, periodo greco (952-1264), a cura di G.B. Nitto de Rossi - F. Nitti di Vito, I, Bari 1897, pp. 31 s., n. 18.

J. Gay, L’Italie méridionale et l’Empire byzantin depuis l’avènement de Basile 1er jusq’à la prise de Bari par les Normands (867-1071), Paris 1904, p. 434; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et in Sicilie, I, Paris 1907 (trad. it. I, Cassino 1999, p. 95); K.M. Konstantopoulos, O katepanō Italias Pothos Argyros (Il catepano d’Italia Poto Argiro), in Byzantis, II (1912), pp. 397-403; T. Leccisotti, Le colonie cassinesi in Capitanata, I, in Miscellanea Cassinese XIII, Montecassino 1937, pp. 70 s., XXII; A. Pertusi, Contributo alla storia dei temi bizantini dell’Italia meridionale, in Atti del III Congresso internazionale di studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1959, p. 514; A. Guillou, Notes sur la société dans le katépanat d’Italie au XIe siécle, in Mélanges d’archeologie et d’histoire, LXXVIII (1966), p. 443; R. Guilland, Recherches sur les institutions byzantines, I, Berlin 1967, p. 441; V. von Falkenhausen, Untersuchungen über die byzantinische Herrschaft in Suditalien vom IX bis ins XI Jahrhundert, Wiesbaden 1967 (trad. it. La dominazione bizantina in Italia Meridionale dal IX all’XI secolo, Bari 1978, pp. 68, 92, 201 s.); A. Guillou, Un document sur le gouvernement de la province. L’inscription historique en vers de Bari (1011), in Studies on Bizantine Italy, London 1970, p. 9; H. Belting, Byzantine art among Greeks and Latins in Southern Italy, in Dumbarton Oaks Papers, XXVIII (1974), p. 20; J.-F. Vannier, Familles Byzantines: Les Argyroi (IX-XII siècles), Paris 1975, pp. 44-46; V. von Falkenhausen, Bari bizantina: profilo di un capoluogo di provincia (secoli IX-XI), in Spazio, società, potere nell’Italia dei Comuni, a cura di G. Rossetti, Napoli 1986, pp. 200 s.; G. Musca - P. Corsi, Da Melo al regno normanno, in Storia di Bari, II, Dalla conquista normanna al ducato sforzesco, a cura di F. Tateo, Roma 1990, p. 14; G. Cioffari, Storia della Chiesa di Bari dalle origini alla fine del dominio bizantino (1071), Bari 1992, pp. 62, 324; J.-M. Martin, La Pouille du VIe au XIIe siècle, Roma 1993, pp. 295, 515; P. Stephenson, A developement in nomeclature on the seals of the Byzantine provicial aristocracy in the late tenth century, in Revue des études byzantines, LII (1994), pp. 190 s.; P. Corsi, Ai confini dell’Impero. Bisanzio e la Puglia dal VI all’XI secolo, Bari 2002, pp. 16, 25 s., 130, 167, 195; N. Lavermicocca, Bari bizantina, Bari 2003, pp. 122 s.; S. Cosentino, Storia dell’Italia bizantina (VI-XI secolo). Da Giustiniano ai Normanni, Bologna 2008 (in partic. pp. 53, 90, 94, 144).

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