ARGONAUTA

Enciclopedia Italiana (1929)

ARGONAUTA (dal nome mitologico greco 'Αργοναύτης "argonauta"; lat. scient. Argonauta L.; fr. argonaute; sp. argonauta; ted. Papiernautilus; ingl. paper-nauiilus)

Raffaele Issel

Genere di Molluschi marini appartenenti alla classe dei Cefalopodi, sottoclasse dei Dibranchiati, ordine degli Octopodi, famiglia Argonautidae. Nella femmina, le robuste braccia del primo paio si dilatano all'apice in due sottili dischi membranosi, dai quali viene secreta una conchiglia esterna spirale a foggia d'elmo, translucida, oltremodo fragile, rugosa e col margine esterno ornato da una doppia serie di tubercoli formanti carena. Tale conchiglia, entro la quale il cefalopodo vive completamente libero, gli serve soprattutto come ooteca o guscio protettore delle uova, ivi deposte in gran copia durante il periodo riproduttivo. La femmina abita l'alto mare, spesso in sciami numerosi e nuota alla superficie, ma può aderire ad oggetti galleggianti ed anche strisciare su questi; morente abbandona la conchiglia. Può superare i 35 centimetri di lunghezza.

Il maschio è un pigmeo sprovvisto di guscio e lungo al massimo 15 millimetri, ha il terzo braccio di sinistra trasformato in braccio sessuale od ectocotilo, che rimane nei giovani avvolto sopra sé stesso entro una capsula cutanea e nell'adulto si svolge in una lunga appendice munita nel tratto prossimale di ventose biseriate e distalmente assottigliata in un lungo flagello. All'atto della copula l'ectocotilo si distacca dal corpo e, indipendentemente da questo, si mantiene a lungo in vita entro il mantello della femmina, e la feconda. È probabile che il maschio abbia la facoltà di rigenerare l'ectocotilo amputato.

La specie comune nell'Atlantico e nel Mediterraneo è l'Argonauta argo L.; non poggia ancora sopra basi abbastanza sicure la sistematica delle Argonauta viventi in altri mari (v. cefalopodi).

Bibl.: G. Jatta, Cefalopodi viventi nel Golfo di Napoli, in Fauna u. Flora des Golfes von Neapel, monogr. 23 (1895); A. Naef, Die Cefalopoden, ivi, monogr. 35, I, i, punt. 2ª (1923).

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