Aribèrto da Intimiano

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Arcivescovo di Milano (n. tra il 970 e il 980 - m. Milano 1045); di famiglia della nobilità maggiore (capitani), denominata dal possesso della curtis di Antimiano (od. Intimiano di Brianza), fu consacrato arcivescovo col beneplacito dell'imp. Enrico II, il 28 marzo 1018, e divenne presto uno dei più potenti signori d'Italia. Amico di Corrado II, lo incoronò re d'Italia e presenziò nel marzo del 1027 alla sua incoronazione imperiale a Roma. Ma la sua ostilità ai nobili minori (valvassori), che voleva tutti a sé sottomessi e che insorsero contro di lui, lo mise in contrasto con l'imperatore, il quale emanò a favore dei valvassori la legge sull'ereditarietà dei feudi minori (28 maggio 1037) e finì col dichiarare A. ribelle e decaduto; sicché questi si rivolse al competitore di Corrado, Oddone di Champagne, che però nel frattempo morì. Intanto Corrado II ottenne dal papa Benedetto IX la scomunica di A. e persuase i signori d'Italia a muovergli guerra (1038), mentre A. riuniva armati e faceva costruire il carroccio. La morte di Corrado (139) permise ad A. di riconciliarsi col successore Enrico III (1040). L'insurrezione dei cittadini milanesi, sotto la guida di Lanzone, contro la nobiltà che aveva il suo capo in A., lo costrinse a uscire da Milano (1042), dove rientrò, ormai morente (1044), quando dopo un biennale inutile assedio fu conclusa la pace.

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