Aristòtele

Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)

Aristòtele [STF] (Stagira 384-383 a.C


Calcide 322 a.C.) Filosofo, il massimo dell'antichità. ◆ [STF] Fisica di A.: raccolta da A., che fu massimo cultore anche della "filosofia naturale", nei trattati Fisica (8 libri), Il cielo (4 libri), Generazione e corruzione (2 libri), Meteorologia (4 libri), e altri minori (raccolti in epoca medievale come Parva naturalia), costituì sino a tutto il medioevo il completo e indiscusso sistema delle conoscenze sul mondo fisico. Si tratta di una fisica essenzialmente qualitativa; in essa si distinguono infatti quattro tipi di movimento (generazione e corruzione, mutamento, aumento e diminuzione, traslazione) di cui quello di traslazione è il più importante, potendosi gli altri spiegare in base a esso e s'introduce la teoria dei luoghi naturali assoluti, secondo la quale tutti i corpi si muovono di moto rettilineo, verso l'alto quelli leggeri, verso il basso quelli pesanti, in conformità agli elementi che li compongono (in ordine di pesantezza: Terra, al centro dell'Universo, acqua, aria e fuoco); proprio dei soli corpi celesti è invece il moto circolare, moto perfetto che non ammette contrari ed esclude qualsiasi mutamento, sicché per esso è necessario ammettere l'esistenza di un quinto elemento, anch'esso perfetto, l'etere (v. etere: II 498 d). Nella sua teoria del cielo, A. riprende il sistema delle sfere omocentriche di Eudosso (v. astronomia, storia della: I 211 e). La finitezza dell'Universo, la negazione del vuoto e dell'infinito attuale (ammesso solo come potenziale riguardo alla divisibilità) rappresentano poi alcune delle principali conseguenze della fisica di A., che per la stretta dipendenza dai principi generali della sua speculazione, per il suo carattere sistematico e il rigore dell'impostazione, esercitò profonda influenza sul pensiero scientifico dei successori.

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