ZOCCHI, Arnaldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZOCCHI, Arnaldo.

Anna Lisa Genovese

– Nacque a Firenze il 21 settembre 1862, dallo scultore Emilio e da Enrichetta Ciani. Primogenito di sei fratelli – Alessandro, Gino, Giulia, Ettore ed Emma – fu battezzato con i nomi Baldassarre Arnaldo Giovacchino nell’oratorio di S. Giovanni Battista, anche se la sua parrocchia di appartenenza era quella di S. Marco Vecchio (Archivio di Stato di Firenze, Registro dei battezzati di Firenze, Stato civile toscano (1808-65), 1862, atto n. 3035).

Avviato agli studi classici, che ritenne fondamentali per la ricerca di un linguaggio nobile nell’arte, abbandonò il progetto di una professione medica per dedicarsi alla scultura con il padre. Proseguì la sua formazione sotto la guida di Augusto Rivalta, ma il diploma accademico (1881) fu ritenuto da Zocchi (Sarteano, Archivio Bologni, Sulle vie del passato..., 1932, pp. 12-14) un mero supporto culturale alla vera scuola dell’arte, fondata sull’osservazione della realtà; sviluppò così una poetica eclettica, oscillante fra tradizione classica e realismo romantico.

Prima di partire per il servizio militare volontario, nel 1881 realizzò i bassorilievi con Garibaldi che inseguito dagli austriaci porta in salvo Anita e Una porta di Pompei al momento dell’eruzione del Vesuvio, esposti rispettivamente a Roma, con la Società amatori e cultori delle belle arti (1886), e all’Accademia fiorentina (pp. 15 s.).

A Roma, nel 1883 partecipò alla prima mostra nel palazzo delle Esposizioni con una Testa di vecchio in terracotta (Esposizione..., 1883), e nel 1884 al concorso del monumento a Garibaldi sul Gianicolo, per il quale vinse un premio di 3000 lire; il riconoscimento lo incoraggiò a stabilirsi nell’Urbe, attratto dalle potenzialità offerte dalla nuova capitale, oltreché spinto da un profondo desiderio d’indipendenza (Roux, 1908; A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., pp. 17-19).

Nei difficili tempi del primo periodo romano si collocano i busti del Banchiere Basevi (1884) e di Bettino Ricasoli (1888, palazzo di Montecitorio), oltre alla statuetta di Francesco Crispi (1889), come riporta lo stesso Zocchi (pp. 26-29). Nel frattempo, senza fortuna, partecipò al concorso dei Virtuosi al Pantheon per il pensionato Stanzani del 1886 (Genovese, 2016); gareggiò per i frontoni del Policlinico, per il monumento a Pietro Cossa, per gli Apostoli nella basilica ostiense di S. Paolo fuori le Mura (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., p. 61) e per le sculture del palazzo di Giustizia (Gazzetta..., 1898).

Al caffè Morteo, in via Nazionale, frequentò gli architetti Pier Paolo Quaglia, Giulio Magni, Ettore Bernich, Raimondo D’Aronco, Dante Viviani e altri, che gli procurarono i primi lavori nell’edilizia. In particolare, modellò fontane da cortile e fregi architettonici, tra cui quelli per la tomba Torlonia al Verano (Rusconi, 1904, p. 79) e, su richiesta di Bernich, quattro bassorilievi con scene della Breccia di Porta Pia sul palazzo in via Nomentana n. 175 (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., p. 39).

L’esordio in ambito pubblico avvenne con il monumento a Piero della Francesca, proposto da Zocchi alla municipalità di Sansepolcro, su suggerimento di Viviani. Il modello della statua (Arezzo, chiostro di S. Chiara) fu premiato con la medaglia d’oro a Roma nel 1890 e scolpito due anni dopo per la piazza cittadina (Giannotti, 2006). Durante i viaggi a Sansepolcro, Zocchi conobbe il marchese Giovanni Ottavio Bufalini che lo invitò nel suo castello di S. Giustino per farsi fare il ritratto (bronzo, Città di Castello, scuola operaia Bufalini; A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., pp. 41-44, 59 s., 64).

Nel 1892 eseguì la Fontana di Demetra (Plovdiv, giardini dello zar Simeone), d’ispirazione rinascimentale, donata dall’imperatore Francesco Giuseppe al principe Ferdinando I di Bulgaria per il suo fidanzamento con Maria Luisa di Borbone-Parma. Poco dopo, gli fu ordinata una Vittoria per il monumento alla Libertà eretto a Sevlievo, sempre in Bulgaria (Shopova - Spasov, 2019).

In Italia, intanto, vinse il concorso per il monumento a Pierluigi da Palestrina, inaugurato a Palestrina solo nel 1920 (Musica..., 1920), e realizzò quello funebre-celebrativo dell’ingegnere Alessandro Brisse (1894, Roma, Verano), secondo la composizione, ricorrente nel suo stile, del monolito circondato da figure.

Dopo il gruppo in terracotta dei Re Magi e il loro seguito (1893) all’interno del famoso Presepe di Baldassarre Surdi allestito in una casetta temporanea in piazza Borghese, davanti al palazzo (insieme poi smantellato), partecipò all’impresa analoga della Roma sparita di Luigi Bellinzoni a villa Borghese con il Saltarello (1895), composto da oltre venti figure. Sempre nel 1895, scolpì la statua della Legge per la tomba di Simone Cuccia, che fu commissionata da Luca, primogenito dell’illustre giurista, nel cimitero di S. Maria dei Rotoli a Palermo (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., pp. 68-70).

Con la vittoria, nel 1898, dei concorsi per la statua equestre di Garibaldi a Bologna (pp. 81-84) e per i Martiri della rivoluzione del 1799 ad Altamura (pp. 87 s.), il vecchio studio in via Palestro n. 19 si rivelò inadeguato ai nuovi incarichi. Decise così di trasferirsi nell’area verde di villa Patrizi, dove si fece costruire prima il nuovo studio e poi il villino degli Allori, tra viale Regina Margherita e piazza Galeno (demoliti per far posto all’istituto Mendel).

Sempre nel 1898 espose il busto di Cesare Correnti a Roma (Rivista..., 1898), inviò il S. Antonio di Padova a Torino (Caliban, 1898), commessogli dalle suore missionarie di Maria in via Giusti a Roma (pp. 64, 94), e, a Nizza, modellò il ritratto della bambina Rita D’Aronco (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., p. 84). Seguirono la statua di Don Lorenzo Boschi, in S. Maria della Visitazione a Subbiano (Arezzo; p. 93), il busto di Pier Paolo Quaglia, nel cimitero di Poggio Reale a Napoli (p. 38), e quello di Rocco Mandolla, nel ricovero di mendicità di Altamura (p. 98).

A conferirgli rinomanza internazionale fu, nel 1900, la vittoria al concorso del monumento allo Zar Liberatore, Alessandro II, a Sofia (inaugurato nel 1907), per il quale ricevette la visita di re Vittorio Emanuele III nel nuovo studio (pp. 152-170; Per aevum, 1958). Lo zar Nicola II gliene chiese una copia in scala, che, realizzata in rosso antico e in bronzo, nel 1902 fu personalmente portata in Russia da Zocchi (pp. 100-139).

Grazie alla popolarità acquisita in Bulgaria, che lo incoronò «lo splendido fiorentino», ottenne altre commissioni (Shopova - Spasov, 2019), tra cui il busto di gusto berniniano di Ferdinando I di Bulgaria (bronzo, Sofia, Galleria nazionale Kvadrat 500; gesso, Roma, Accademia di S. Luca), realizzato anche in dimensioni colossali per i porti di Varna e di Burgas; i monumenti alla Libertà, a Orjahovo e a Ruse; e la statua del Combattente per l’ossario dei Caduti, presso il monastero di S. Michele Arcangelo a Dryanovo. Infine, per il Monumento dei Caduti a Vidin (1911), di Andrey Nikolov, realizzò tre bassorilievi bronzei, indice di un suo raro accostamento all’espressionismo tedesco.

Fin dai suoi esordi Zocchi riservò grandi speranze nei concorsi del Vittoriano, a cominciare dalla statua equestre di Vittorio Emanuele II (Gazzetta..., 1886). In seguito, Giuseppe Sacconi lo invitò a realizza­re un bozzetto della sottobase della statua, insieme con Eugenio Maccagnani ed Emilio Gallori (Acciaresi, 1911); ottenne anche l’assegnazione di un lato del suo piedistallo (Ars et labor, 1906), poi toltogli per un cambio di programma. Partecipò inoltre al concorso delle quadrighe (1908), ma, infine, riuscì ad aggiudicarsi solo una delle Vittorie alate davanti ai propilei (1911).

Nel 1904 Sacconi gli affidò i bozzetti di un sarcofago istoriato per la tomba di Umberto I, al Pantheon; con la morte dell’architetto, però, il progetto si tramutò nella commissione di due figure parietali a bassorilievo, la Munificenza di Zocchi e la Bontà di Maccagnani (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., p. 206).

Del 1909 è l’altorilievo bronzeo di Michelangelo in fasce che prevede le sue opere, presso la casa natale di Michelangelo Buonarroti a Caprese, che gli valse la cittadinanza onoraria (p. 200).

Negli anni di crisi della prima guerra mondiale, l’unica opera di rilievo, ottenuta grazie al fratello Ettore (1872-1956), scultore come lui, fu per i cittadini di origine francese nel Massachusetts. La statua equestre del Generale Lafayette fu inaugurata nel 1916 a Fall River, alla presenza del presidente Thomas Woodrow Wilson e replicata nel 1932 a Haverhill, nello stesso Stato (p. 235).

Nel 1919, tramite padre Girolamo Golubovich, Zocchi ottenne l’incarico del monumento bronzeo a S. Francesco al Cairo, davanti alla chiesa di S. Giuseppe, con la statua del santo in forme idealizzate, secondo i voleri della committenza, e scene del suo viaggio in Egitto (Pieraccini, 2016).

Già presidente dell’Associazione artistica internazionale e socio dell’Accademia di S. Luca, nel 1919 Zocchi divenne virtuoso di quella del Pantheon; ambedue le accademie, nelle quali ricoprì più volte la carica di presidente, conservano un suo medaglione ritratto, opera di Giuseppe Romagnoli (Genovese, 2016).

Nel 1910 vinse il concorso per un monumento a Cristoforo Colombo in Buenos Aires; ma la colossale opera di marmo rimase a lungo in sospeso a causa della guerra. Al suo termine, Zocchi si recò in Argentina, dove rimase un anno, per seguirne l’impegnativa istallazione, fino all’inaugurazione nel 1920, quando fu accolta con enorme successo (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., pp. 207-230, 260-280).

Grazie all’amicizia con il popolo italo-argentino, nel 1927 Zocchi eseguì una statua bronzea di Antonio Devoto, sempre a Buenos Aires, e il monumento al generale Manuel Belgrano, a Genova, replicato un anno dopo a Rosario di Santa Fe (pp. 296-302; Olcese Spingardi, 2015).

I contatti con la Liguria furono proficui anche per l’esecuzione di un altro monumento a Colombo in Lavagna (1930), ordinatogli da Angelo Bianchi, e per i sepolcri delle famiglie Brignole (Il Dolore) e Polo (Il conforto della Religione) nel cimitero della stessa città (1931; A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., pp. 311-313).

Ormai apprezzato interprete di monumenti storici, dopo la Grande Guerra Zocchi realizzò varie memorie ai caduti. Improntato al realismo è il ‘bel fante’, nel monumento da lui donato nel 1923 al paese natale della moglie, Sarteano (p. 296), dove si conserva anche il busto della medesima, Isolina Lunghini (teatro degli Arrischianti), scolpito dal marito in sua memoria nel 1925 (p. 301).

I monumenti successivi, ai Caduti di Anacapri (1924), ai Caduti dei quartieri Nomentano e Salario a Roma (1926) e ai Caduti di Altamura (1928) (pp. 297, 305 s.), sono caratterizzati da marziali figure della Vittoria, molto lontane da quella classicheggiante nel Vittoriano.

Nel 1929 Zocchi realizzò un raffinato bassorilievo bronzeo per la tomba dell’arcivescovo Letterio d’Arrigo, nella cattedrale di Messina, raffigurato mentre conforta la popolazione dopo il terremoto del 1908 (pp. 308-310). Seguirono i busti di Madre Maria della Passione, per le suore missionarie francescane di Maria a Grottaferrata (p. 314), e del musicista Saverio Mercadante, per la piazza del teatro di Altamura (Musica..., 1931).

Nel cimitero romano del Verano il maestro lasciò un discreto numero di opere, sempre originali nella concezione (Montenovesi, 1915). Andò perduto nel 1943 il busto del capitano Mario Bassi di Bologna, caduto ad Adua nel 1896 (A. Zocchi, Sulle vie del passato..., cit., p. 81). Nel 1907 eseguì il gruppo di marmo per la tomba di Ginevra Anna Bay, dal carattere simbolista, e il bassorilievo bronzeo per il tenente Carlo Pietranera, dai delicati effetti pittorici (p. 197); nel 1928 il medaglione della nipote Nerina Bartoli (p. 307), e nel 1930 l’allegoria della Scultura per il collega Carlo Bianchi (p. 310).

Il monumento più doloroso fu per la moglie Isolina (p. 300; Solaro, in Per aevum, 1958), alla quale dedicò un’arca marmorea avvolta da una fascia bronzea a bassorilievo, rielaborazione in chiave michelangiolesca della fatica esistenziale dell’umanità.

Morì a Roma il 17 luglio 1940 e fu sepolto nel medesimo sepolcro della moglie.

La figlia Ida sposata Bruschi (1892-1984), che fu sua allieva e partecipò con bronzi e terrecotte a diverse mostre fino al 1920, diede al proprio figlio il nome del nonno (Schiavo, 1991). Arnaldo Bruschi (1928-2009), al quale Zocchi dedicò le sue Memorie, si è distinto come storico dell’architettura rinascimentale e docente all’Università La Sapienza.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Stato civile toscano (1808-65), Registro dei battezzati di Firenze, 1862, atto n. 3035; Sarteano, Archivio Bologni, A. Zocchi, Sulle vie del passato. Memorie d’arte (1932), copia.

Esposizione di belle arti in Roma, Roma 1883, p. 108; Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 10 giugno 1886, p. 3056, n. 135; ibid., 17 dic. 1898, p. 4438, n. 291; Caliban [L. Pirandello], Lettere ed arti, in Ariel, 8 apr. 1898 [p. 3]; Rivista d’Italia, I (1898), 4, p. 788; A.J. Rusconi, Il monumento ad Alessandro II di A. Z., in Emporium, XX (1904), 115, pp. 76-79; Ars et labor, LXI (1906), 9, p. 837; O. Roux, Illustri italiani contemporanei..., II, Artisti, Firenze 1908, pp. 339-346; P. Acciaresi, Giuseppe Sacconi e l’opera sua massima..., Roma 1911, pp. 183, 188-190, 196; O. Montenovesi, Il Campo Santo di Roma. Storia e descrizione, Roma 1915, pp. 67, 92, 95, 100, 107; Musica d’oggi, II (1920), 3, p. 89; ibid., XIII (1931), 12, p. 521; Per aevum 1956-1957. Annuario dell’Istituto G. Mendel, Roma 1958, pp. 114-118 (in partic. U. Solaro, Villino degli Allori, pp. 178-181); A. Schiavo, Opere romane fuori di Roma: in memoria di A. Z. nel cinquantennio della scomparsa, in Strenna dei romanisti, LII (1991), pp. 503-508; A. Giannotti, Una raccolta di gessi per Sansepolcro, in Arte in terra d’Arezzo, a cura di L. Fornasari - A. Giannotti, Firenze 2006, pp. 107-122; C. Olcese Spingardi, De Liguria a Argentina y de regreso: el monumento a Manuel Belgrano en Genova, in Revista Kaypunku de estudios interdisciplinarios de arte y cultura, II (2015), 1, pp. 217-233; A.L. Genovese, Giuseppe Romagnoli, in V. Tiberia, La collezione della P. I. Accademia di belle arti e lettere dei Virtuosi al Pantheon. Dipinti e sculture, Roma 2016, pp. 453 s.; P. Pieraccini, Padre Girolamo Golubovich (1865-1941)..., Milano 2016, pp. 324-340; P. Shopova - R. Spasov, La liberazione della Bulgaria e lo scultore A. Z., Sofia 2019.

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