ARNOLDO di Lubecca

Enciclopedia Italiana (1929)

ARNOLDO di Lubecca

Fedor Schneider

Storiografo, morto verso il 1212 a Lubecca. Crebbe sotto la guida di Enrico, futuro vescovo di quella città e già maestro in Hildesheim e in Brunswick, visse la maggior parte della sua vita a Lubecca, dove fu il primo abate del convento di San Giovanni. In età avanzata scrisse la sua cronaca (1171-1209), la quale continua la Chronica Slavorum di Helmold, che arriva fino al 1171, e perciò porta il medesimo titolo. Ma, pur mettendo anch'esso nel centro del racconto Enrico il Leone, la sua crociata, la sua lotta con Federico I, l'assedio di Lubecca del 1181, l'elevazione di Lubecca a città dell'impero e le vicende di essa, tuttavia egli ha, della storia della Germania del nord, una più ampia visione che non Helmold: lo interessano le vicende dell'impero, l'Italia, le crociate. Sommamente rispettoso della verità, volge le sue simpatie più verso i Guelfi che verso gli Hohenstaufen. Le sue fonti furono principalmente le relazioni orali del vescovo Enrico di Lubecca e del cancelliere imperiale Corrado di Querfurt. Una lettera di Corrado, scritta dalla Puglia allo scholasticus Herbord di Hildesheim nel 1196 e conservata nella cronaca di A. (l. V, c. 19), espone le sue impressioni sull'Italia, specialmente sul Mezzogiorno. Egli è particolarmente sensibile a tutte le memorie virgiliane e riferisce molte delle note leggende sul poeta latino, che si era fatte ingenuamente ripetere dagli abitanti del luogo; ma la lettera è importante anche per il paesaggio e per la geografia storica di quelle regioni: l'Etna, il Vesuvio, le meraviglie di Napoli e Baia, Capri e Ischia, Siracusa e la fonte di Aretusa vi sono rappresentate mirabilmente, nella luce dei miti a questi luoghi connessi. Anche interessante è una descrizione dell'Egitto, contenuta nel rapporto della missione del vicedominus strasburghese Burcardo (non Gerardo, come scrive A.), mandato da Federico I al Saladino nel 1175 (VII, 8). Per invito di Guglielmo, fratello dell'imperatore Ottone IV, A. tradusse anche in versi latini il Gregorius di Hartmann von der Aue.

Bibl.: Edizione di I. Lappenberg, in Mon. Germ. Hist., ed. G. H. Pertz, Scriptores, XXI, Hannover 1869, pp. 101-250; cfr. R. Damus, Die Slavenchronik Arnolds, Lubecca 1872, e Wattenbach, Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter, 6ª ed., II, Berlino 1894, pp. 343-45.

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