PELLICCIA, Arrigo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2014)

PELLICCIA, Arrigo

Renato Ricco

PELLICCIA, Arrigo. – Nacque a Viareggio il 20 febbraio 1912 da Apsido e da Emilia Veronesi.

Arrigo Pelliccia fu avviato agli studi musicali dal padre, violinista stimato da Giacomo Puccini. Si distinse, appena adolescente, in un concerto al teatro Eden nella città d’origine: un recital virtuosistico con musiche di Lalo, Ries, Paganini, Debussy e Ravel. Questo primo, grande successo fu coronato con la donazione al talentuoso adolescente di una viola appartenuta al violinista e compositore concittadino Ippolito Ragghianti, allievo di Giovacchino Giovacchini e amico di Puccini e Mascagni, prematuramente scomparso. Diplomatosi sedicenne con il massimo dei voti e la lode nel Conservatorio di Bologna, in seguito alla morte del padre e con Guido Marotti nelle vesti di tutore, Pelliccia si perfezionò in violino prima sotto la guida di Arrigo Serato all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, poi, grazie all’aiuto diretto di Benito Mussolini, alla Hochschule di Berlino e ai corsi estivi di Baden-Baden con Carl Flesch.

Il triennio 1931-33 sancì il definitivo lancio della carriera concertistica di Pelliccia. Il 13 aprile 1931 avvenne l’audizione romana alla presenza di Mussolini, del conte e della contessa Brusati, reale trait d’union tra il giovane virtuoso e il capo del governo. Presenti anche Ottorino Respighi e Bernardino Molinari (se ne ha una breve cronaca nell’articolo anonimo Il Capo del Governo presenzia ad un concerto a S. Cecilia del violinista Pelliccia, in Il Giornale d’Italia, 14 aprile 1931), Pelliccia eseguì, accompagnato al pianoforte da Artalo Satta – il medesimo pianista che lo aveva affiancato nell’esordio viareggino –, musiche di Bach, Nardini, Paganini, Lotti e Kreisler. Seguì il trionfale debutto al teatro Augusteo con l’orchestra di Santa Cecilia diretta dallo stesso Molinari: eseguiti i concerti per violino e orchestra di Beethoven e Glazunov e l’Allegro maestoso dal primo concerto di Paganini. Fedele d’Amico (Arrigo Pelliccia all’Augusteo, in Il Tevere, 14 dicembre 1931) iniziò il resoconto di questo concerto con le seguenti parole: «Abituati come siamo ai soliti concerti dei soliti virtuosi, vecchi e giovani, che affliggono le settimane musicali colle loro esecuzioni corrette e inutili al punto da togliere ogni velleità di ribellione, abbiamo oggi la gioia, rara, di poter parlare finalmente senza cortesie e senza freddezze di un artista autentico. Il diciannovenne Arrigo Pelliccia, che ieri per la prima volta si presentava al pubblico dell’Augusteo, ci pare infatti che, pur con tutti i suoi giovanili e probabilmente transitori difetti, si possa con tranquillità giudicare sul piano dei violinisti di primo rango».

L’anno successivo Pelliccia si classificò al secondo posto, alle spalle di Gioconda De Vito, nell’Internationaler Wettbewerb für Gesang und Violine di Vienna (Jan Kubelík, Joseph Szigeti e Váša Příhoda in commissione): del giovane violinista, che eseguì il Concerto op. 61 di Beethoven, venne soprattutto lodata la «classica compostezza, convincente e profonda» (Mario Rinaldi, Dopo il concorso di Vienna, in Il Popolo di Roma, 5 agosto 1932). Analoghi giudizi critici (come quello intitolato I giovani: XXIV. Arrigo Pelliccia, a firma di Procle, alias Mario Saint-Cyr, apparso su La Rassegna dorica, 20 gennaio 1932) misero in rilievo questa cifra interpretativa peculiare di Pelliccia, distante da una certa prassi esecutiva tipica di altre scuole violinistiche, come quella boema e ungherese. Nel 1933 fu a Berlino, invitato da Wilhelm Furtwängler alla testa dei Berliner Philharmoniker per eseguirvi il Concerto gregoriano di Respighi: commentando questa esecuzione, Hans Heinz Stuckenschmidt (Ein neuer Geiger: Arrigo Pelliccia bei Furtwängler, in Berliner Zeitung, 5 dicembre 1933), riconoscendo «un talento violinistico del massimo grado», paragonò Pelliccia al giovane Yehudi Menuhin.

Pochi anni dopo, nel 1938, gli interessi cameristici di Pelliccia trovarono una prima importante concretizzazione nella nascita del Trio Santoliquido (con Massimo Amfiteatrof, violoncello, e Ornella Puliti Santoliquido, pianoforte). Con l’aggiunta di vari violisti avvicendatisi nel tempo, da questa formazione ne scaturì un’altra, il Quartetto di Roma. Altra esperienza cameristica fondamentale, per Pelliccia, fu il contributo al Quintetto Boccherini, in cui si alternava, come primo violino, con Pina Carmirelli. Con il pianista Guido Agosti formò un celebre duo, con centinaia di concerti all’attivo.

Nel frattempo, dopo una breve esperienza nel Liceo musicale di Bari, dove venne chiamato a sostituire Gioconda De Vito, nel 1939 gli fu affidata la cattedra di violino e viola al Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli; nel 1959, passò a quello di Santa Cecilia di Roma, dove fu poi docente di violino nell’ambito dei corsi superiori di perfezionamento. La caratura didattica portò Pelliccia a essere il primo presidente della sezione italiana della European String Teachers Association, fondata nel 1976. Ancor oggi la sua revisione dei 24 studi e capricci per violino op. 35 di Jakob Dont (1956) è la più utilizzata nei conservatori. Sono ancora inedite alcune sue cadenze ai principali concerti del repertorio violinistico.

Primo esecutore in Europa del concerto per violino op. 36 di Arnold Schönberg (XI Festival internazionale di musica contemporanea, Biennale di Venezia, teatro La Fenice, 6 settembre 1948), con l’Orchestra sinfonica di Roma della RAI diretta da Artur Rodziński, Pelliccia tornò a proporre pubblicamente questo concerto a Roma nel 1976, con Charles Dutoit (subentrato a Nino Sanzogno) alla guida dell’orchestra di Santa Cecilia, confermando ancora una volta le sue straordinarie doti interpretative: «non sappiamo quale fra i più celebri astri del violino di oggi saprebbe cimentarsi con tanta sicurezza e maestria in quella terribile prova tecnica e interpretativa che è questa immane partitura schönberghiana» (Giorgio Vigolo, Le sette arti: Taccuino della critica, 19 maggio 1976). Pelliccia si dedicò con grande attenzione al repertorio contemporaneo, eseguendo pubblicamente anche musiche di Martin, Křenek, Berg, Prokof’ev, Françaix, Casella, Dallapiccola e Busoni.

Dedicatario anche del Concerto per violino e orchestra op. 19 di Luigi D’Ambrosio, Pelliccia fu primo violino dell’Orchestra Scarlatti di Napoli sotto la guida di Adriano Lualdi, poi della compagine dei Pomeriggi musicali di Milano. Chiamato da Vittorio Gui a fare parte dell’orchestra del teatro Comunale di Firenze, fu figura di spicco anche nei Virtuosi di Roma di Renato Fasano. Con il Trio Santoliquido e il Quartetto di Roma (Bruno Giuranna, viola) registrò l’integrale dei trii con pianoforte di Beethoven (Concert Hall) e i tre quartetti con pianoforte di Brahms (Deutsche Grammophon); storica, inoltre, l’incisione (His Master’s Voice) del quintetto per archi D 956 di Schubert con il Quintetto Boccherini (Pelliccia e Guido Mozzato violini, Luigi Sagrati viola, Arturo Bonucci e Nerio Brunelli violoncelli). Vari quintetti dello stesso Boccherini furono registrati dalla medesima formazione, mentre i più importanti documenti sonori del Pelliccia solista sono oggi custoditi nelle teche RAI. Su consiglio del pianista Riccardo Castagnone, Arthur Grumiaux spinse Pelliccia ad affiancare all’attività violinistica quella violistica: il miglior risultato di questa scelta si realizzò con l’incisione della sinfonia concertante K 364 di Mozart (Philips), direttore Colin Davis alla guida della London Symphony Orchestra; altre registrazioni furono quelle dei duetti K 423 e 424 di Mozart, oltre ai duetti per violino e viola di Franz Anton Hoffmeister. Come violista Pelliccia prese inoltre parte al Quartetto Végh, su diretto invito del fondatore e fu invitato da Rudolf Serkin a esibirsi al Marlboro Festival: in queste occasioni egli suonò lo strumento di Ragghianti, avuto in dono dal comitato cittadino. Pelliccia fu anche un valido pianista, tanto da esibirsi, in un concerto a Perugia, in duo con Gaspar Cassadó.

Sposò Francesca Bombicci Pontelli; dal matrimonio nacquero due figli Teresa (Pisa, 1952) e Giovanni (Roma, 1959, direttore d’orchestra). Tra i principali allievi si possono ricordare Rodolfo Bonucci, Gabriele Pieranunzi, Satu Jalas, Enrico Balboni e Camillo Grasso.

Morì a Roma il 19 luglio 1987.

Fonti e Bibl.: A. Bonaventura, Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino, Milano 1933, p. 224; G. Pasquali - R. Principe, Il violino, Milano 1951, p. 97; J. Creighton, Discopaedia of the violin, 1889-1971, Toronto 1974, pp. 576 s.; A. Quattrocchi, Storia dell’Accademia Filarmonica Romana, Roma 1991, pp. 139, 145, 170; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, p. 301; S. Biguzzi, L’orchestra del duce, Torino 2003, pp. 27, 116 s.

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