ARMENA, Arte

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ARMENA, Arte

P. Cuneo

Le manifestazioni artistiche proprie dell'Armenia antica possono essere considerate secondo la suddivisione cronologica che segue.

Preistoria e protostoria (sino al X sec. a.C.). - v. caucaso, culture del.

Periodo urarteo (IX-VI sec. a.C.). - v. urartea, arte.

Periodo achemenide (V-IV sec. a.C.). - Dopo la caduta del regno urarteo, avvenuta verso l'inizio del VI sec. a.C., il territorio dell'Armenia divenne, sotto Dario, una satrapia dell'impero achemenide, retta dalla dinastia degli Orontidi (in armeno Ervanduni), dotata di una certa autonomia amministrativa, il cui potere politico recò anche influenze culturali iraniche, riscontrabili anche nell'ambito linguistico.

Tra le vestigia archeologiche di questo periodo sono da ricordare alcuni siti fortificati, di pianta talvolta poligonale (Bakhrikhač, Kalkar), talvolta ovoidale (Tilorpaš, Norašen, Krekants Blur), i cui resti mostrano spesse murature, in pietra rozzamente squadrata alla base e in mattone crudo nella zona superiore.

I rinvenimenti più importanti sono quelli effettuati a Erebuni, nota anche come Arinberd: una città che era stata fondata dagli Urartei nell'VIII sec. a.C. e che nel sito e nel nome sta all'origine della moderna Erevan, l'attuale capitale della Repubblica d'Armenia. In tale sito sono state riportate alla luce le fondamenta e alcune murature di importanti interventi di epoca achemenide, includenti un vasto edificio palaziale a sala ipostila del tipo apadāna (ritenuto però da alcuni studiosi un tempio del dio Khaldi) e due templi del fuoco, nonché molto materiale ceramico figurato. Un altro sito, Astkhi Blur, ha restituito il modellino in ceramica di un tempietto a due piani.

Al periodo achemenide risale pure un interessante gruppo di vasi argentei del tipo rhytón, con raffigurazioni stilisticamente omogenee di animali e persone, dotate di un certo realismo: uno di questi rappresenta un grifo con corna ricurve, un secondo un cavallo, un terzo un cavaliere, un quarto una scena di offerta rituale con figure di musicanti.

Periodo ellenistico e romano (IV sec. a. C. III sec. d. C.). - Dopo la conquista macedone nel 331 a.C. e la successiva annessione al regno seleucide, nel periodo delle guerre romano-partiche e sino alla cristianizzazione all'inizio del IV sec., l'Armenia divenne territorio cuscinetto tra il mondo greco-romano e il mondo iranico, rispettivamente prevalenti nell'area occidentale e in quella orientale. Pur soggetta alle influenze culturali delle due sfere, l'Armenia andò in quel periodo affermando, soprattutto dal I sec. a.C., la propria identità nazionale, non senza riflessi nella produzione letteraria e artistica.

Per la scultura, p.es., accanto a opere di evidente derivazione ellenistica (la più nota è la testa bronzea di Artemide-Anāhitā, del III sec. a.C., ritrovata a Sagala-Saghak presso Erzincan, e ora al British Museum, per la quale v. vol. II, fig. 619), si trovano opere di tipo e fattura «locale», tra le quali juna testa d'uomo in tufo proveniente da Dvin.

Già sotto i Seleucidi, allorché massima era la presenza della lingua e della cultura greca, notevoli furono l'attività urbanistica e lo sviluppo della vita urbana. L'Armenia espresse governanti propri con la dinastia degli Artassidi (in armeno Artašesiank) il cui capostipite, lo stratega Artašes (189-160) all'inizio del II sec. a.C. fondò la propria capitale Artaxata (Artašat) in un sito pluricollinare sull'Arasse (Araks), a Ν del monte Ararat. Parzialmente scavato negli ultimi decenni, tale sito ha conservato resti di fortificazioni su più livelli, dotate di torrioni cilindrici, alcune basi di colonne e pilastri in marmo, statuette d'argento, di bronzo, di marmo, di terracotta, per lo più ellenizzanti. Un altro sito con un'importante fase del periodo ellenistico è la città di Armavir, anch'essa sull'Arasse, costruita sulle rovine della cittadella orientale di un centro urbano urarteo, Argištikhinili, che era stata fondata nel 776 a.C.; le iscrizioni ivi ritrovate sono state messe in relazione con il santuario di Apollo e Artemide ricordato dalle fonti storiche.

Il lungo regno di Tigrane II detto il Grande (95-55 a.C.), seguito da quello di Artavazde II (55-34 a.C.), segnò la massima espansione del regno di Armenia, divenuto ormai una delle principali aree di sviluppo della cultura ellenistica, e includente non solo l'Armenia orientale (Armenia Maior) ma anche quella occidentale (Armenia Minor), e altri territori contermini della Mesopotamia, della Siria, del Ponto, della Cappadocia, della Cilicia, della Media Atropatene.

Tigrane II fondò una nuova capitale, Tigranocerta (in armeno Tigranakert), molto più a O delle precedenti, in posizione più centrale rispetto al suo vasto regno, esprimendone la vocazione occidentale e filo-greca. Il sito, non ancora localizzato con precisione, è stato da alcuni identificato con l'attuale Silvan, già nota col nome arabo di Mayafarqin e con quello bizantino di Martyropolis.

Il regno armeno divenne presto teatro di scontro tra i Romani e i Parti, conservando però la propria indipendenza sotto sovrani equidistanti tra le due potenze. Dopo un brevissimo periodo (114-117) di annessione all'impero al tempo di Traiano (v. vol. I p. 666), il paese divenne sotto Adriano uno stato vassallo retto dalla dinastia partica degli Artassidi, il cui ultimo dinasta Erwand fondò a sua volta una nuova capitale, Erwandašat, nella valle dell'Arasse.

Al ramo armeno degli Arsacidi (Aršakuni, 63-428 d.C.) si deve tra l'altro l'edificazione di Garni (v. vol. III, p. 793) che, sulla ben protetta sommità di un promontorio triangolare, ospitava la residenza estiva, eretta nel 77 d.C. dal re Tiridate; se ne conservano tratti del muro di cinta e della sala di udienza del I sec. d.C., e i resti del bagno del palazzo (che risale però al III sec. d.C.) con mosaici raffiguranti divinità marine e scritte in greco. L'edificio più importante del complesso è tuttavia il tempio periptero ionico, dedicato al dio Mithra, eccezionalmente sopravvissuto alla sistematica demolizione dei santuari pagani armeni operata dai primi cristiani, forse perché tempio palatino dei sovrani arsacidi. Esso è stato oggetto di un completo restauro con anastilosi, eseguito tra il 1969 e il 1974 dal Comitato per la Conservazione dei Monumenti Storici della Repubblica d'Armenia, sotto la direzione di A. Sahinian. Tale operazione è stata consentita dalla circostanza che non solo lo stilobate (v. vol. II, fig. 617) era quasi intatto, ma che anche gran parte degli elementi architettonici originari (l'80-90% dei blocchi lavorati e il 40% di quelli squadrati) erano rimasti in situ sin dal crollo dell'edificio per il terremoto del 1679; le parti mancanti sono state eseguite con la stessa pietra, il basalto grigio-azzurro, ma con sagome semplificate. La ricostruzione, eseguita dopo un accurato studio della struttura modulare e proporzionale del tempio, ha consentito tra l'altro di approfondire la conoscenza dei suoi caratteri stilistici e della sua tecnica costruttiva, in rapporto alla coeva produzione architettonica dell'area ellenistica e romano-orientale. Per le proporzioni complessive il monumento è stato posto in relazione con alcuni templi dell'Asia Minore (Priene, Pergamo, Termesso, Sagalasso); per le soluzioni adottate nell'interno della cella sono state rilevate (oltre ad alcune persistenze di moduli «locali» connessi con la continuità di occupazione del sito attestata da resti archeologici e da un'iscrizione di Argišti I, dell'VIII sec. a.C.) analogie con templi coevi dell'area siriana (Ba'albek, Palmira, Gerasa).

Nulla o quasi sappiamo invece, a causa delle distruzioni dei primi secoli dell'èra cristiana, delle numerose altre opere di architettura e scultura che dovevano esistere nel paese, e soprattutto negli otto grandi santuari dell'Armenia pagana ricordati dagli storici: T'ordan, Bagayarič, Ani Kamakh, T'il, Erez, Aštišat, Bagavan, Artašat.

Tra i non numerosi elementi di reimpiego possiamo ricordare un frammento architettonico ritrovato nella chiesa di S. Hripsimé a Ečmiadzin (ν. infra).

Periodo paleocristiano (IV-VII sec. d.C.). - L'Armenia divenne cristiana per impulso della predicazione di S. Gregorio, e con una proclamazione ufficiale da parte del re Tiridate III (che regnò dal 287 al 339), nel 314 secondo l'ipotesi più condivisa. La sede del potere civile fu spostata, nel 330, da Artašat a Dvin, quella del potere religioso si stabilì, per volere dello stesso Gregorio, primo vescovo e patriarca degli Armeni, a Vagharšapat (nome greco Kainepolis), l'attuale Ečmiadzin.

Nonostante la radicale trasformazione culturale e religiosa, l'architettura, pur rinnovandosi nelle sue funzioni pratiche e simboliche, registrò tuttavia, all'inizio, una certa continuità con quella tardo antica dell'area orientale sia nell'impostazione monumentale, sia nel proporzionamento e nell'uso degli apparati stilistici, particolarmente nell'adozione dello stilobate, soprattutto nei grandi impianti basilicali (p.es. Ereruk', K'asagh, Aštarak). Il più antico edificio datato è il mausoleo semi-sotterraneo dei re arsacidi eretto nel 363 ad Aghts (nell'attuale regione di Aštarak) su pianta a croce, con copertura a volta e tombe ad arcosoli.

La rapida espansione della comunità cristiana dell'Armenia comportò, sin dalla fine del IV sec. e (nonostante le persecuzioni da parte dei Sasanidi mazdei) nel corso del V sec., un'intensa attività costruttiva includente martyria, sepolture ipogee, cripte, nonché chiese a sala e cattedrali; dopo una relativa stasi nel VI sec., un'importante ripresa nei primi decenni del VII (cioè sino alla occupazione araba nel 642), portò alla invenzione di nuove e più complesse tipologie architettoniche a cupola, sia centralizzate che longitudinali, destinate a divenire modelli di riferimento per molti secoli successivi.

Per l'architettura civile occorre ricordare i complessi palaziali di Dvin, Aruč, Avan, Zvart'nots', includenti sale di udienza, cappelle palatine, bagni e vasti magazzini, la cui esplorazione archeologica è molto progredita negli ultimi decenni.

Nel corso del VII sec. si sviluppò pure la decorazione architettonica, rappresentata soprattutto dalla scultura in pietra in bassorilievo, a motivi geometrici e figurati, con funzione memoriale o connessa con il culto dei santi.

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