CASSITA, Arte

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

CASSITA, Arte

G. Castellino

Scesi dalle montagne d'Oriente, i Cassiti (o Cossèi, accadico Kashshū gr. Κοσσαῖοι), originari dell'altopiano iranico, penetrarono in Babilonia e la dominarono per circa 400 anni, fino attorno al 116o a. C., soppiantando la dinastia di Hammurapi. La loro presenza in Babilonia non portò alcun rinnovamento e non segnò alcun progresso né nel campo della letteratura, né in quello dell'arte. Anzi, inferiori per civiltà ai vinti Babilonesi, i Cassiti cercarono di appropriarsene la cultura, senza aggiungervi nulla di proprio. Rigidezza, immobilità, stasi, stanchezza, sono le caratteristiche generali che contraddistinguono il periodo del dominio cassita. Come esso è insignificante per quanto riguarda l'aspetto politico, altrettanto, o quasi, lo è per l'apporto artistico. Sarebbe tuttavia falso il dire che non sia avvenuto nulla. Dei sovrani Burnaburiash e Kurigalzu, per esempio, sono state rinvenute costruzioni in molti dei luoghi che furono oggetto di scavi in Babilonia. Come costruzioni caratteristiche basterà menzionare il tempio di Karaindash alla dea manna in Uruk (v. warka) e il palazzo di Dūr-Kurigalzu, la moderna ῾Aqar-Qūf (v.). Il primo, di modeste proporzioni, è a pianta rettangolare con atrio e ingresso su uno dei lati minori, mentre i lati più lunghi sono entrambi fiancheggiati da piccole stanze. La facciata, in mattoni, è a nicchie adorne di statue in rilievo, pure in mattoni, di un dio e una dea, alternati, che tengono in mano un vaso da cui zampilla dell'acqua che si riversa con effetto ornamentale sulla facciata, tra le figure. Motivo questo già antico e che si manterrà poi ancora in seguito. Il palazzo di Dūr-Kurigalzu, scavato intorno al 1950, è da attribuirsi, come prima fondazione, a Kurigalzu I (c. 1400 a. C.), ma fu poi restaurato e portato a termine da Kurigalzu III. Se per l'architettura continua la tradizione babilonese, i dipinti murali ricordano l'usanza e lo stile dei popoli conquistatori micro-asiatici contemporanei.

Manifestazione artistica peculiare di tale periodo dell'arte mesopotamica sono i cosiddetti kudurru (che però si ritrovano anche in altri periodi): sono pietre di confine o documenti d'archivio che fissavano contratti terrieri ed erano ornati con i simboli delle divinità invocate a garantire la stabilità e la inviolabilità del contratto e del possesso. Testi e simboli, fonti preziose per la conoscenza della religione cassita, date le loro rappresentazioni astratte poco ci dicono sul come venisse concepita la figura degli dèi. Anche i sigilli rappresentano una evoluzione che dal lato artistico è piuttosto un regresso, mentre l'iconografia rivela influenze egiziane e mitanniche. Mentre fino al periodo precedente la superficie cilindrica si presentava completamente, o quasi, istoriata, con piccole iscrizioni ai margini, ora invece l'iscrizione invade sempre più il campo fino ad esclusione completa delle figurazioni.

Bibl.: H. Frankfort, The Art and Architecture of the Ancient Orient, Harmondsworth 1954, p. 65 ss. - A. Moortgat, Die bildende Kunst des Alten Orients u. die Bergvölker, Berlino 1932; id., Bildwerk u. Volkstum Vorderasiens zur Hethiterzeit (Sendschrift der Deutchen Orient-Gesellschaft), 1934. Scavi: J. Jordan, Erster vorl. Bericht über die Uruk Warka unternommenen Ausgrabungen (Abhandl. Akad. Wiss. Berlin, 1929, Phil.-hist. Kl., 7), 1930 (sul tempoi di Karaindash); Taha Baqir, Iraq Government Excavations at ‛Aqar Qûf, in Iraq, VIII, 1946, pp. 73-93 (su Dūr-Kurigalzu). Kudurru; L. W. King, Babyl. Boundary Stones and Memorial-Tablets in the British Museum, Londra 1912; F. X. Steinmetzer, Die babyl. Kudurru als Urkundenform (= Studien zur Geschichte u. Kultur des Altertums, XI, 4-5), 1922; E. Unger, Göttersymbole, in Reallex. der Vorgeschichte, IV, 1926, p. 428. Glittica: E. Porada, On the Problem of Kassite Art, in Arch. Orient. E. Herzfeld, New York 1952, pp. 179-187; E. Douglas, Van Buren, The Esoteric Significance of Kassite Glyptic Art, in Orientalia, XXIII, 1954, pp. 1-39.

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