SCITICA, Arte

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

Vedi SCITICA, Arte dell'anno: 1966 - 1997

SCITICA, Arte

M. Korkuti

SCITICA, Arte (v. vol. VII, p. 113). All'inizio del I millennio a.C. nelle vaste regioni steppose dell'Eurasia, la fascia delle «grandi steppe», dal Danubio alla Cina, nel processo di formazione di un'economia e di un modo di vita di tipo nomadico, vide la luce un importante sistema di culture strettamente legate fra loro, oggi chiamato generalmente «mondo scito-siberiano» o «unità scitosiberiana» (v. steppe, arte delle). Pur se create da diversi popoli, queste culture tuttavia erano caratterizzate da una unità di fondo, che aveva la sua espressione nella c.d. triade scitica: lo stesso tipo di armi e di finimenti per cavalli e una produzione artistica nel c.d. stile animalistico, oggi generalmente denominato «stile animalistico scito-siberiano».

È possibile distinguere alcune varianti locali nell'arte delle genti nomadi della fascia delle «grandi steppe»: 1) arte s. propriamente detta; 2) arte dei Sauromati; 3) arte dei Saci; 4) arte dei nomadi della Siberia meridionale.

Il carattere che accomuna le quattro varianti locali è appunto lo stile animalistico, che mostra una rimarchevole unità su tutta questa enorme area, particolarmente nelle fasi più antiche.

Arte scitica. - La parte più importante e più studiata di questo mondo è rappresentata dagli Sciti, un popolo nomade di lingua iranica che aveva occupato le steppe a Ν del Mar Nero. Nel periodò di maggiore potenza, il loro territorio si estendeva dalla foce del Danubio a quella del Don. Inoltre nel VII-VI sec. a.C. essi controllavano anche gran parte delle steppe a N del Caucaso, una situazione che nel V sec. a.C. cambiò, anche se continuarono a giocare un ruolo importante in questa regione. A Ν della zona in cui erano stanziati, nelle regioni dove alla steppa si univano le foreste, vivevano tribù di agricoltori politicamente e culturalmente dipendenti dagli Sciti stessi, mentre nel bacino del fiume Kuban' questi ultimi convivevano con i Meoti, anch'essi agricoltori.

Nelle fonti scritte gli Sciti sono menzionati per la prima volta negli anni '70 del VII sec. a.C. in relazione alle loro campagne in Asia Minore. Il loro ruolo attivo nella vita politica e militare di questa regione termina intorno al 585 a.C.; alla fine del VI sec., infatti, dovettero sostenere l'attacco dell'esercito persiano di Dario I. Sul finire del III sec. a.C., in seguito a un possente movimento di tribù sarmatiche, essi persero la maggior parte del proprio territorio. Una cultura tardo-scitica (III sec. a.C.-III sec. d.C.) è attestata solo in due regioni isolate: nelle steppe della Crimea e lungo il corso inferiore del fiume Dnepr.

Le prime ricerche scientifiche sulle antichità scitiche risalgono al Settecento, quando un generale dell'esercito russo, A. P. Mel'gunov, scavò un kurgan non lontano dalla moderna città di Kirovograd (1763). Nell'Ottocento furono scavati alcuni dei grandi kurgan «reali», tra cui Kul'-oba, Čertomlyk, Aleksandropol'skij, Krasnokutskij, Oguz, Solokha e altri. Inizialmente furono dei dilettanti a occuparsi di queste ricerche; in seguito gli scavi vennero condotti da archeologi professionisti quali I. E. Zabelin, N. I. Veselovskij e altri, anche se ancora all'inizio del XX sec. alcuni kurgan furono scavati in modo assolutamente non scientifico (D. Schultz). Dopo la rivoluzione del 1917 l'attenzione fu concentrata sulle sepolture comuni e sugli insediamenti degli Sciti (B. N. Grakov, A. I. Meljukova, A. I. Terenožkin e altri). Solo negli ultimi anni sono ripresi gli scavi dei grandi kurgan dell'aristocrazia scitica, tra cui quelli di Melitopol', Gajtmanova Mogila, Tolstaja Mogila, Berdjanskij (scavi di A. I. Terenožkin, B. M. Mozolevskij, V. I. Bidzil'), e dei santuari (A. M. Leskov, V. G. Petrenko). Le principali raccolte di arte s. si conservano a Pietroburgo (Ermitage), Kiev (Museo di storia dell'Ucraina), Mosca (Museo storico statale e Museo statale di arte dei popoli dell'Oriente) e Krasnodar (Museo-parco storico-archeologico statale).

Il problema dell'origine degli Sciti e della loro cultura è ancora dibattuto. Secondo M. I. Rostovtzeff, essi arrivarono nelle steppe a Ν del Mar Nero dall'Asia centrale, portando con sé una cultura già completamente formata nelle sedi originarie. Secondo un altro punto di vista, oggi più comunemente accettato, gli Sciti sarebbero i discendenti delle tribù della cultura Srubnaja, arrivati dalle steppe del Volga e degli Urali in alcune ondate, che in parte espulsero, in parte assimilarono la popolazione locale dei Cimmeri. Il processo di formazione della cultura scitica, secondo questa ipotesi, sarebbe avvenuto nelle steppe a N del Mar Nero, con un ruolo importante svolto sia dall'eredità cimmerica, sia dalle popolazioni non scitiche delle steppe boschive dell'Europa sud-orientale.

Quasi tutti gli studiosi ritengono oggi certo che gli Sciti avevano un'organizzazione statale . È verisimile che un primo impulso alla sua formazione sia venuto dalle loro campagne in Asia Minore (A. M. Khazanov); le forme di rapporti sociali dell'Asia Minore di quel periodo furono riportate in seguito nella madrepatria scitica. La società scitica, conformemente allo schema indo-iranico tradizionale, era suddivisa in tre strati sociali: l'aristocrazia guerriera, i sacerdoti e gli allevatori e agricoltori (E. A. Grantovskij, D. S. Raevskij). Il potere regio apparteneva alla stirpe degli «Sciti reali» ed esisteva una particolare «ideologia monarchica» basata sulla concezione di una origine divina del potere regio. Agli Sciti erano sottomesse anche diverse tribù di agricoltori delle steppe boschive. Anche se la loro principale forma di economia era rappresentata dall'allevamento nomadico, già dalla fine del V sec. a.C. comparvero i primi insediamenti stabili, il cui numero aumentò nel IV-III sec. a.C., in relazione al processo di sedentarizzazione di una parte degli Sciti. Il principale insediamento scitico noto è quello di Kamenskoe Gorodišče («il sito di pietra»), un importante centro di metallurgia e lavorazione del metallo.

L'aspetto più caratteristico dell'arte s. è costituito dal c.d. stile animalistico, così denominato per la particolare stilizzazione delle figure di animali o delle loro teste, zampe, orecchie, occhi, ali, esageratamente evidenziati. Oggi, tuttavia, non è più possibile ricondurre l'arte s. soltanto allo stile animalistico: esisteva, p.es., anche la scultura in pietra, un tipo di produzione artistica che con tale stile non ha nulla in comune.

Quasi tutti gli studiosi concordano sul fatto che fu decisiva per la formazione dello stile animalistico l'ideologia dell'aristocrazia scitica, con il suo culto del valore guerriero. Tale stile infatti caratterizza solo le armi, i finimenti per cavalli, i vasi rituali e gli abiti. Queste raffigurazioni non avevano una funzione esclusivamente decorativa, ma anche un carattere sacrale e magico. Esse dovevano rafforzare l'efficienza delle armi e dei cavalli in combattimento e conferire ai guerrieri-cavalieri più forza, coraggio, precisione di tiro e velocità. In virtù di ciò, lo stile animalistico svolse un ruolo di simbolo sociale, soprattutto nelle fasi più antiche, in quanto diffuso soltanto negli strati superiori della società.

I soggetti raffigurati non sono molto numerosi. Tra le bestie feroci il leone, la pantera delle steppe, l'orso e raramente il lupo; al posto della pantera a volte comparivano la lince e il gatto selvatico europeo, che fino a non molto tempo fa viveva nelle zone palustri lungo il Dnepr. Questi felini selvatici erano molto spesso raffigurati nella posa di preparazione all'attacco, a volte arrotolati in un cerchio o in un semi-cerchio. Tra gli uccelli rapaci era comune l'aquila, resa di fronte con ali aperte e testa di profilo; rare sono le figure di corvo nero. Le raffigurazioni più frequenti di erbivori erano quelle di cervi, alci, capri selvatici, cinghiali e più raramente lepri. In genere questi animali erano rappresentati con le zampe raccolte, nella postura del c.d. galoppo volante o, meglio, del momento centrale di un salto, spesso con la testa rivolta indietro. A volte, tuttavia, troviamo animali stanti o seduti. Cavalli, arieti e tori non venivano raffigurati integralmente, ma ne erano date solo singole parti del corpo: le teste, a volte gli arti posteriori, più spesso gli zoccoli del cavallo. Rari sono gli animali fantastici. Nell'arte s. compaiono i grifoni, cioè leoni alati, con testa di aquila più spesso che di leone, presi in prestito dal Vicino Oriente e dai Greci. Si incontrano anche animali fantastici costituiti da una combinazione di due animali diversi, quali p.es. l'ariete-uccello, con testa di ariete e becco d'aquila. Spesso compaiono scene, a volte relativamente complesse, raffiguranti l'inseguimento o lo sbranamento di un erbivoro da parte di una fiera, a volte da parte di un'aquila. Queste scene, tuttavia, sono molto schematiche e mancano di movimento.

Le raffigurazioni eseguite nello stile animalistico si adattano in maniera sufficientemente organica alla forma dell'oggetto su cui si sviluppano. Tra le caratteristiche fondamentali debbono annoverarsi la capacità di collocare le figure nello spazio e la combinazione di un vivo realismo con una particolare stilizzazione dei soggetti, nonostante la quale alcuni particolari vengono sempre resi con precisione: il naso gobbo dell'alce, il labbro del cinghiale sollevato dalle zanne e il suo muso, il dorso ricurvo del felino, l'occhio dell'aquila, ecc.

Il problema della nascita dello stile animalistico scitico non può considerarsi risolto. Nell'arte dei popoli precedentemente insediati nelle steppe eurasiatiche non esistono tratti in cui sia possibile riconoscere un «embrione» di questo tipo di raffigurazioni, che compaiono con l'arrivo dei nomadi dell'Eurasia: presso gli Sciti e i Saci le sue prime manifestazioni risalgono al VII sec. a.C., presso i Sauromati al VI sec. a.C. Poiché le maggiori affinità tra le varianti locali dello stile animalistico si avvertono nelle fasi più antiche, è plausibile supporre un'origine comune. Per alcuni studiosi (M. I. Rostovtzeff, M. I. Artamonov) le prime manifestazioni di questo stile si sarebbero avute durante la permanenza degli Sciti nel Vicino Oriente. Secondo questa teoria, un ruolo di particolare importanza sarebbe da attribuire al «Tesoro di Ziwiye», oggetti del quale furono posti a confronto con materiali contemporanei dai kurgan di Kelermes e Mel'gunovskij (fine VII-VI sec. a.C.). Tuttavia oggi si è affermata una diversa interpretazione, secondo cui la nascita dell'arte s., e quindi insieme, soprattutto nelle fasi più antiche, dello stile animalistico, rappresenta una delle manifestazioni di un unico processo di formazione della cultura scitica, fondamentalmente diversa dalle precedenti culture dell'Età del Bronzo. La costituzione dell'arte s. costituirebbe dunque un fenomeno totalmente nuovo, provocato sia dalla comparsa di un nuovo modo di vita, sia dalla nascita di una nuova organizzazione sociale e di una nuova ideologia. Naturalmente in ciò non si mette in dubbio l'influenza dell'arte del Vicino Oriente, considerata però come un apporto esterno su un fenomeno già indipendentemente avviato. Questa interpretazione è confermata dal rinvenimento in anni recenti, nel Caucaso settentrionale, sul medio corso del Dnepr e nei dintorni della città di Kerč, di alcuni oggetti in stile animalistico anteriori al periodo dei kurgan di Kelermes e Mel'gunovskij, cioè databili intorno alla seconda metà del VII sec. a.C. Negli ultimi tempi si è spesso suggerito che una delle aree di sviluppo dell'arte animalistica s. sia stata la regione del fiume Kuban'.

Nella storia dell'arte s. si possono riconoscere tre periodi principali: 1) seconda metà del VII e VI sec. a.C.; 2) V sec. a.C.; 3) IV-III sec. a.C.

Come ricordato precedentemente, le prime testimonianze dello stile animalistico risalgono intorno alla metà del VII sec. a.C. (una testa d'aquila e una figura di ariete-uccello); spicca tra questi materiali più antichi una testina d'avorio da una sepoltura a Temir-gora. Di poco più tarde sono le immagini di una fiera acciambellata e di una capra con le zampe piegate sotto l'addome e la testa volta indietro. Gli esempî più caratteristici dello stile animalistico di questo periodo provengono dai kurgan di Mel'gunovskij e Kelermes: notevole un cervo al galoppo, eseguito in oro, su un fodero di spada per il resto decorato in uno stile vicino-orientale. Simili figurine di cervo sono ripetute ventiquattro volte sulla decorazione di una custodia per arco (γωρντός) dal kurgan di Kelermes. I bordi verticali di questa decorazione presentano una fila di immagini di fiera, le une uguali alle altre, raffiguranti una pantera. Questa stessa fiera, nella medesima posa, è raffigurata su una placca massiccia in oro da Kelermes, utilizzata per decorare uno scudo. Tra gli ungulati, nel primo periodo sono diffuse le raffigurazioni di cervo al galoppo e di alce maschio o femmina. Dal VII sec. a.C. compaiono anche ciotole di legno con decorazioni in metallo, talvolta eseguite in stile animalistico, mentre raffigurazioni di capri sono a volte presenti sui calderoni scitici. Dal VI sec. a.C. ornamenti in stile animalistico iniziano a essere utilizzati per abbellire i copricapo e le vesti dell'aristocrazia, che evidentemente avevano una funzione rituale.

Lo stile animalistico scitico del VII-VI sec. a.C. è caratterizzato dalla chiarezza ed espressività delle forme, che permettono di comprendere non solo l'immagine nella sua completezza, ma anche i singoli particolari. Nelle raffigurazioni sono messe in risalto le peculiarità dei vari animali: le spalle e la groppa degli erbivori e delle fiere, le corna dei cervi, degli ibex e dei montoni, i becchi e gli occhi degli uccelli rapaci.

Nonostante la maggior parte della produzione in stile animalistico sia opera di artigiani scitici, alcuni oggetti furono realizzati da artigiani delle città greche della riva settentrionale del Mar Nero. In particolare a Olbia sono state rinvenute le matrici, databili al VI sec. a.C., per la produzione di diversi oggetti di stile animalistico: placche decorate da teste di aquila e di grifone, placche a forma di testa di leone con bocca aperta; specchi con manico decorato da figure di pantere, ecc.

Nel VII sec. a.C. comparvero anche le prime sculture scitiche in pietra, raffiguranti guerrieri con armi, ottenute da blocchi monolitici. Le figure erano collocate sulla sommità dei kurgan, sia scitici sia di epoca anteriore. Sculture dello stesso tipo si incontrano in tutta l'area compresa tra il Caucaso e il Danubio. Secondo D. S. Raevskij, le statue raffiguravano Eracle-Targitaos, che per la mitologia scitica era stato l'antenato degli Sciti e il loro primo re. Su alcune statue dell'età più antica mancano i tratti fisiognomici, ma la maggioranza dei volti delle immagini di quel periodo hanno grandi occhi a mandorla, naso diritto e baffi spioventi. In genere il guerriero è raffigurato con elmo, frusta con più code, ampia cintura, spada, ascia da battaglia e arco nel gorytòs. Una pesante collana rigida del tipo torque è sempre presente, mentre è occasionale un rhytón. Le sculture, nel complesso, sono molto semplici e schematiche.

Nello stile animalistico mutamenti importanti incominciano ad avvertirsi dalla fine del VI sec. a.C., quando diventa usuale l'evidenziazione delle diverse parti del corpo dell'animale con motivi animalistici supplementari. Sulla spalla o la coscia di un animale si può vedere la testa o l'intera figura di un secondo animale, mentre le corna, le zampe e la coda sono trasformate in teste di uccello. I corpi degli animali acquistano proporzioni allungate. Nel V sec. a.C. dal repertorio dell'arte s. cominciano a scomparire le immagini di grifone-ariete, cavallo, ariete, mentre si diffondono placche a forma di testa di alce e cinghiale e anche a forma di zampa o di posteriori di animale.

Alcune raffigurazioni sono abbastanza realistiche, altre più stilizzate; insieme continua a conservarsi l'espressività scultorea delle immagini. Un certo decadimento si nota nelle placche con immagini di cervo, dove si perde l'impressione dinamica del movimento. Anche nelle raffigurazioni di teste d'aquila si percepisce una stilizzazione decorativa. Diviene comune la pratica di far confluire in un singolo motivo elementi separati caratteristici di animali diversi. Su alcune placche di bronzo con raffigurazione di capro alato, p.es., gli zoccoli di questo sono sostituiti dagli artigli di un uccello.

Nel V sec. a.C. diventano una componente importante dell'arte s. i motivi classici. Lavorando per una committenza scitica, gli artigiani greci introdussero elementi dell'arte classica nella resa di taluni motivi tradizionali scitici. La cresta del grifone, p.es., a volte è trattata come una fila di palmette; palmette e bucrani compaiono nella decorazione dei calderoni scitici. Grazie ai Greci, nell'arte s. entra anche l'ornato fitomorfo e da quelli si considera mutuato anche il motivo della lotta tra animali, presente nell'arte s. dal V sec. a.C.: a quest'epoca, in particolare, si data una placca d'oro da un kurgan presso l’aul di Ul'skij (regione del Kuban') su cui è raffigurato un grifone che assale un cervo.

Oltre a quello greco, nell'arte s. si notano anche altri influssi: da sepolture del V sec. a.C. proviene una serie di rhytà achemenidi. In quest'epoca i motivi dello stile animalistico continuano a essere popolari nelle decorazioni delle vesti dell'aristocrazia scitica.

La scultura in pietra del V sec. a.C, prosegue in parte la tradizione precedente, ma nuovi modi di raffigurazione divengono più comuni. A partire da questo secolo gli occhi in genere sono tondi, il naso ha la forma di un cappio, i baffi divengono rari mentre spesso è presente la barba. La presenza di un rhytón diventa una regola, così come quella di un gorytòs; la spada è ora posta non di fianco ma di fronte. La cintura e il torque sono rigorosamente presenti come prima.

I tratti di schematismo e stilizzazione decorativa apparsi nel V sec. a.C. e sviluppatisi gradualmente, portano nel IV sec. a.C. a mutamenti di rilievo nell'arte animalistica. Si perdono la leggibilità e l'espressività scultorea delle immagini, le raffigurazioni si trasformano in schemi piatti e lineari e il loro significato si percepisce con grande difficoltà e solo grazie al confronto con immagini più antiche. La stilizzazione delle immagini zoomorfe in alcuni casi si spinge a un punto tale da trasformarle in ornamento fitomorfo. Nello stile animalistico scitico si avvertono anche influenze tracie, dovute in parte all'arrivo in Scizia di oggetti prodotti in officine della Tracia. Il legame dello stile animalistico con un modo di vita puramente militare si è fatto più debole. In quest'epoca, verisímilmente per influsso dei Greci, nell'arte s. compaiono soggetti antropomorfi, prima attestati solo nella scultura in pietra. In questo periodo si datano placche raffiguranti scene di caccia alla lepre, di combattimento tra due cavalieri o tra un cavaliere e un fante, di uno Scita seduto in trono con scettro nella mano e altre. È possibile che una parte di queste immagini rappresenti eroi del mito o dell'epos scitico. Gli stessi motivi, ma eseguiti con perizia incomparabilmente superiore, compaiono anche su oggetti creati da artigiani greci per committenti scitici. La dea con piedi di serpente, antenata degli Sciti, è raffigurata su placche da cucire sulle vesti dal kurgan di Kul'-oba e da altre sepolture. Su un'altra placca dallo stesso kurgan è raffigurato uno Scita che colpisce con la lancia una lepre. Su un pettine d'oro dal kurgan di Solokha, due fanti attaccano un cavaliere.

Nella Scizia del IV-III sec. a.C. arrivano in enormi quantità prodotti di toreutica eseguiti su commissione di Sciti, o comunque in conformità ai gusti scitici, in botteghe greche. Molti di essi rappresentano dei capolavori dell'arte classica: il pettorale da Tolstaja Mogila, l'anfora d'argento dorato da Čertomlyk, le coppe d'argento da Solokha e da Gajmanova Mogila, la coppa di elettro da Kul'oba, il pettine ricordato sopra da Solokha, ecc. Per soddisfare i gusti dell'aristocrazia scitica gli artigiani greci elaborarono forme originali di decorazione, in oro e argento, di gorytòi e manici e foderi di spada. Nella maggior parte dei casi su questi oggetti sono raffigurate scene di vita scitica rese con grande realismo. Alcuni studiosi le interpretano come scene di genere, ma la maggioranza, seguendo l'interpretazione di D. S. Raevskij, ritiene che esse raffigurino il principale mito scitico relativo alla origine del loro èthnos. Per M. I. Rostovtzeff, la parte principale di questa produzione artistica era stata eseguita da botteghe greche del regno del Bosforo, mentre secondo A. P. Manceviè essa era stata prodotta in Tracia. N. A. Onajko lavorò attivamente sull’ipotesi di Rostovtzeff, che è oggi accettata dalla maggior parte degli studiosi.

Il declino del potere politico della Scizia fu accompagnato dalla scomparsa della sua arte. La produzione artistica degli ultimi Sciti si differenzia in modo radicale da quella originaria, soprattutto per la mancanza totale dello stile animalistico.

Arte dei Sauromati. - I vicini più prossimi a Oriente degli Sciti erano i Sauromati, che abitavano nell'area tra il Don e il Volga e nella regione al di là del Volga. Come gli Sciti, anch'essi parlavano una lingua iranica. La loro cultura si formò nel VII sec. a.C. e proseguì fino al IV sec. a.C., quando fu sostituita dalla cultura proto-sarmatica o Prokhorovskaja. I maggiori meriti nello studio della cultura dei Sauromati vanno a M. I. Rostovtzeff, B. N. Grakov, K. F. Smirnov e M. G. Moškova.

Lo stile animalistico dei Sauromati è molto vicino a quello scitico, così come a quello centroasiatico e siberiano. Esso si formò nel VI sec. a.C., probabilmente sotto un forte influsso scitico; nella regione non sono stati individuati suoi eventuali predecessori. Lo stile animalistico fu utilizzato dai Sauromati per la decorazione di armi, specchi, manici di coltelli e cucchiai d'osso, altari rituali per sacrifici, parti di finimenti per cavalli e a volte anche placche d'oro. Le sue funzioni erano analoghe a quelle dello stile animalistico scitico; quella sociale è espressa in modo ancora più chiaro che nello stile animalistico scitico, poiché manufatti in questo stile si trovano esclusivamente nelle più ricche sepolture di guerrieri e sacerdotesse. I suoi soggetti sono molto vicini a quelli scitici, e le differenze si riducono al fatto che qui prevalgono raffigurazioni di lupo, orso e creature fantastiche polimorfe (gli esempî più chiari provengono da Bljumenfel'd e Privol'noe, sul basso Volga). Le composizioni di figure animali non sono caratteristiche dei Sauromati; qualora presenti, esse sono eseguite in modo statico e povero.

Arte dei Saci (Asia centrale e Kazakhstan). - Le tribù nomadi di lingua iranica dei Saci popolavano le steppe del Kazakhstan e dell'Asia centrale, spingendosi a E fino al Xinjiang e a S alle valli di montagna del Pamir e del Tianshan. La popolazione del Ferghāna e dell'oasi di Taškent era verisimilmente in parte costituita da Saci. Gli autori classici riportano i nomi di numerose tribù indipendenti dei Saci, che però oggi non è possibile ricondurre alle diverse culture portate alla luce dalle ricerche archeologiche.

L'arte dei popoli saci ha cominciato a essere nota solo recentemente, anche se già all'inizio del XX sec. alcuni studiosi, tra i quali M. I. Rostovtzeff, avevano supposto che tali popoli avessero svolto un ruolo importante nella formazione e nello sviluppo dell'arte dei nomadi e soprattutto dello stile animalistico. Le scoperte archeologiche degli ultimi decenni (particolarmente importanti sono le ricerche di S. P. Tolstov, S. S. Černikov, A. N. Bernštam, Â. A. Litvinskij e Ê. A. Akišev) hanno portato alla luce un numero considerevole di monumenti, ma i materiali non sono ancora sufficienti a risolvere molti problemi della storia dell'arte dei Saci.

L'arte dei Saci costituisce una parte integrale dell'arte del «mondo scito-siberiano», in cui svolse un ruolo predominante lo stile animalistico. In alcuni luoghi sono state messe in luce anche raffigurazioni dipinte su roccia, mentre sull'altopiano dello Ust-Yurt (Kazakhstan occidentale) è stato scoperto un grande complesso di kurgan con sculture in pietra molto vicine a quelle scitiche, datato al IVIII sec. a.C. e verisimilmente attribuibile ai Massageti.

Ricerche archeologiche che hanno portato alla scoperta di testimonianze dello stile animalistico sono state condotte lungo il corso inferiore del Sïr Darya (necropoli di Tagisken e Uygarak), in una serie di località del Kazakhstan centrale (monumenti della cultura di Tasmola), nel Semireč'e, dove la scoperta di maggiore rilievo è stata quella del kurgan «regale» di Issïk, e nel Kazakhstan orientale, dove particolarmente importanti sono stati gli scavi del kurgan 5 di Čiliktï. Un gran numero di sepolture comuni è stato scoperto nelle valli montane del Pamir e del Tianshan.

Lo stile animalistico dei Saci nacque nel VII sec. a.C. La fase più antica del suo sviluppo è rappresentata dai materiali scoperti nei più antichi kurgan di Tagisken e Uygarak e da alcuni ritrovamenti dal Kazakhstan orientale. Per il VI sec. a.C. il materiale più significativo proviene dal kurgan 5 di Čiliktï e dai primi kurgan di Tasmola. Il secolo successivo è ben documentato dai materiali rinvenuti nel kurgan di Issïk, le ultime fasi dalle scoperte di kurgan ordinari, dal kurgan 7 di Čiliktï e altri. Sfortunatamente l'evoluzione complessiva dell'arte dei Saci può essere tracciata solo per somme linee, poiché molto spesso è impossibile stabilire se determinate particolarità artistiche siano il risultato di un'evoluzione storica o una manifestazione di tendenze locali.

I più antichi esempi di stile animalistico dei Saci sono le placche bronzee da Uygarak con raffigurazioni di pantere acciambellate. Si ritiene che tale soggetto sia giunto in quest'area prima che nella regione a Í del Mar Nero. Lo stile animalistico dei Saci ha avuto nel complesso lo stesso carattere e la stessa funzione dello stile animalistico scitico del Mar Nero, con un'evoluzione analoga. Raffigurazioni in questo stile compaiono su armi, finimenti per cavalli, vesti e copricapo rituali, a volte su recipienti metallici. Nel V-III sec. a.C. nel Semireč'e e nelle aree circostanti erano frequentemente utilizzati altari bronzei per sacrifici con gli orli in genere decorati da figurine di animali reali o fantastici.

Le differenze tra l'arte dei Saci e quella degli Sciti non sono significative e riguardano principalmente il repertorio degli animali raffigurati e alcuni particolari iconografici. Le immagini di alci, p.es., molto comuni nella regione a Ν del Mar Nero e nella Siberia meridionale, qui sono estremamente rare. Di converso nell'arte dei Saci sono particolarmente diffuse le raffigurazioni di argalì e di ibex, che compaiono anche nelle immagini su roccia e sui calderoni bronzei (sui quali sono invece del tutto assenti le immagini di cervo). Gli animali fantastici compaiono nell'arte dei Saci più tardi che in quella degli Sciti, e sono utilizzati più raramente. Le raffigurazioni di aquile in Asia centrale e in Kazakhstan sono molto caratteristiche, più dinamiche e nello stesso tempo più convenzionali che nell'arte scitica. I cervi, il cui esempio più rappresentativo proviene dal kurgan 5 di Čiliktï, sono riprodotti secondo uno schema iconografico diverso sia da quello della regione a N del Mar Nero sia da quello della Siberia meridionale. Nell'arte dei Saci è molto rara la compenetrazione dell'immagine di un animale in quella di un altro.

I kurgan di Issïk, Bešatïr e altri documentano per il V sec. a.C. precisi mutamenti nell'arte dei Saci. A partire da quest'epoca si avverte una forte influenza dello stile della Siberia meridionale. Compaiono raffigurazioni di animali «attorcigliati», quali la pantera, a volte estremamente dinamica grazie a questo tipo di rappresentazione, e il cavallo; anche l'alce entra nel repertorio figurativo. Nel kurgan di Issïk sono frequenti le immagini di argalì e di ibex, nella postura prediletta del momento precedente il salto, il c.d. galoppo raccolto, così chiamato per la posizione che assumono le zampe anteriori e posteriori. Un altro motivo comune sono le pantere delle nevi, raffigurate sia come animali reali sia in versione fantastica, con ali a forma di voluta. Simili pantere alate compaiono anche su un grande altare dal Semireč'e. Contemporaneamente sono rappresentati anche altri animali fantastici: cervi con folta coda equina e barba, protomi di cavallo con ali e con corna di capra.

A partire dal V sec. a.C. si accentua la stilizzazione e spesso le corna e la coda degli animali sono resi in una forma fortemente stilizzata di testa di aquila. Dal IV sec. a.C. compaiono anche raffigurazioni antropomorfe: i piedi di un altare da sacrificio rinvenuto presso il villaggio di Čilpek, in Kirghizstan, hanno la forma di figure femminili. Nello stesso tempo inizia una graduale decadenza dello stile animalistico, che però non scompare in modo così repentino come nell'arte s. del Mar Nero.

Arte dei nomadi della Siberia meridionale. - Una delle principali aree di diffusione dello stile animalistico fu la Siberia meridionale, soprattutto le odierne regioni dell'Aitai (v.) e di Tuva, da cui poi si spinse nella regione al di là del lago Baikal, nella Mongolia e nella Cina settentrionale (Ordos). Assieme ai nomadi un ruolo importante nella formazione e nello sviluppo dello stile animalistico siberiano fu svolto anche dalle popolazioni sedentarie di agricoltori della cultura di Tagar (odierna depressione di Minusinsk). La frontiera tra l'area dei Saci e quella della Siberia meridionale corre secondo molti studiosi nel Kazakhstan orientale, più precisamente presso il lago Zaysan. Il problema dell'appartenenza etnica dei creatori di questa variante dello stile animalistico non può considerarsi risolto. L'ipotesi di un'origine iranica della maggior parte della popolazione nomade, verisímilmente del gruppo dei Saci, è oggi prevalente: secondo M. I. Artamonov si trattava degli Yuezhi, del resto considerati un ramo dei Saci.

I maggiori contributi allo studio della regione sono stati apportati da M. P. Grjaznov, S. I. Rudenko, S. V. Kiselev e A. D. Grač.

Le prime testimonianze dello stile animalistico siberiano furono scoperte già nel XVIII sec., durante il saccheggio di tombe, e rappresentano una parte importante della c.d. Collezione siberiana dell'Ermitage. I primi scavi scientifici furono intrapresi alla fine del XIX-inizì del XX sec., ma i materiali più significativi sono stati ottenuti solo negli ultimi decenni, quando furono condotti scavi su larga scala inizialmente nell'Altai e poi a Tuva. Particolarmente importante è stato lo scavo dei kurgan di Pazïrïk, in cui grazie alle particolari condizioni climatiche si erano conservati molti manufatti in materiali organici, in genere deperibili. Negli ultimi anni interessanti dibattiti sono stati sollevati dai risultati dello scavo del kurgan di Aržan (Tuva), che secondo M. P. Grjaznov dovrebbe risalire all'VIII sec. a.C., e che renderebbe pertanto necessaria una revisione completa del problema dell'origine dell'arte scito-siberiana. Tuttavia M. I. Artamonov data il kurgan al VI sec. a.C. e A. M. Leskov al VII, datazione che sembra la più verisimile.

Si può presumere che la formazione della variante siberiana dello stile animalistico risalga al VII sec. a.C., come nella regione a Ν del Mar Nero e in Asia centrale. Le fasi più antiche sono rappresentate dalle scoperte nel kurgan di Aržan, dai monumenti di Mayemir (Kazakhstan orientale) e da alcuni oggetti dalla necropoli di Dužerlič-Khovuzu I (Tuva). Le raffigurazioni più caratteristiche di questa fase sono quelle di animali acciambellati, quali pantere (Aržan e Mayemir) o argalì (Dužerlič-Khovuzu I), ma anche di animali stanti in riposo. Lo sviluppo più florido dello stile animalistico si manifesta nel periodo seguente, tra il VI e il IV sec. a.C. Proprio a quest’epoca risalgono i principali gruppi di kurgan: Katanda, Šibe, Pazïrïk, Bašadar, Tuekta. Lo stile animalistico in questo periodo è talmente popolare che influenza anche i tatuaggi sul corpo umano, testimoniati in uno dei kurgan di Pazïrïk.

Mutamenti decisivi hanno luogo nel V sec. a.C., quando scompare quasi del tutto il motivo della fiera acciambellata; al suo posto si affermano in Siberia le immagini di ibex e argalì, compaiono anche raffigurazioni di tigre e lupo, nonché quelle di animali fantastici, composti di parti di animali diversi. In quest'epoca si afferma un nuovo stile che si distingue per il dinamismo e l'espressività, caratterizzato da scene di lotta tra animali. Oltre a questo, si rafforzano il decorativismo e lo schematismo. Al posto degli animali in posa statica, compaiono svariate raffigurazioni di fiere in movimento impetuoso. Particolarmente espressive a riguardo sono le figure con le parti anteriore e posteriore del tronco girate verso i lati opposti, cioè quasi ritorte. Questa soluzione figurativa si diffuse particolarmente nell'Altai, impiegato sia nelle raffigurazioni di animali isolati sia nelle scene di lotta tra animali.

Il carattere dinamico dell'arte siberiana di quest'epoca trova la sua espressione nella resa dei soggetti. Un impiego particolarmente ampio, soprattutto nelle applicazioni di cuoio, feltro o materiali simili, trova l'evidenziazione delle parti del corpo con segni particolari a forma di cerchietti o, più esattamente, di crescenti o parentesi, di triangoli stondati e di ricci spiraliformi. Gradualmente le raffigurazioni di animali si trasformano in motivi ornamentali. Si può notare che a una diminuzione dei tratti realistici in quest'arte corrisponde una maggiore differenziazione dei soggetti, che si combinano tra di loro con una libertà più ampia.

Lo stile animalistico della depressione di Minusinsk presenta alcune particolarità. Nella fase iniziale (VII-VI sec. a.C.) più caratteristiche erano le raffigurazioni di animali, soprattutto il cinghiale e il capro, sui manici di pugnali, mentre dal V sec. a.C. anche qui divenne predominante lo stile dell'Aitai. Lo stile animalistico si diffonde anche nelle immagini su roccia, chiamate nella letteratura scientifica russa pisanicy, nelle quali i soggetti più frequenti sono i cervi, gli ibex, gli alci con zampe piegate. Immagini di questo tipo sono note sia nell'Altai sia a Tuva.

Il processo di disintegrazione e decadimento dello stile animalistico siberiano fu abbastanza lungo; lo stile continuò a vivere nel IIII sec. a.C., periodo in cui conobbe una certa espansione territoriale. A quest'epoca risale una parte dei materiali della Collezione siberiana (fibbie di cintura lavorate a giorno e collane), dei bronzi dell'Ordos e della regione del Baikal e altri.

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(G. A. Košelenko)