SCHNITZLER, Arthur

Enciclopedia Italiana (1936)

SCHNITZLER, Arthur

Giuseppe Gabetti

Poeta e novelliere, nato a Vienna il 15 maggio 1862 da famiglia israelita, morto nella stessa città il 21 ottobre 1931.

Studiò dapprima medicina e collaborò per alcuni anni col padre Johann, medico eminente. E qualcosa di questa mentalità di medico è rimasto anche nella sua opera di poeta. Ma l'indugio nelle diagnosi lucide e sottili, a fondo psichico e fisiopsichico, ne costituisce un aspetto soltanto: l'altro aspetto - forse più importante ancora - è la sua interiore adesione al morbido clima spirituale della vita viennese dell'epoca. La forza più viva della sua poesia fu la delicatezza di tocco nello sfiorare le zone di penombra delle anime, sulla sempre mobile e incerta linea di congiunzione fra il mondo dei sensi e la coscienza. Quando volle porre a base della sua opera problemi precisi di pensiero - qualche volta certamente vivi per il suo spirito, come quello del semitismo (Der Weg ins Freie, romanzo, 1908; Professor Bernhardi, 1909; lo Sch. fu caldo aderente del movimento sionistico di Herzl) - gli si appesantì la mano, impedendogli il libero procedere della spontanea intuizione poetica. E anche quando volle accogliere nella sua opera più intense e colorite fiamme di passione, come nel dramma del Rinascimento Der Schleier der Beatrice (1900) o nell'evocazione viennese-napoleonica di Der junge Medardus (1910), non si salvò da toni forzati ed effetti di artificio. Le variazioni sulla psicologia dei rapporti sessuali che tracciò nelle dieci scene di Reigen (1900), suscitarono scandalo e processi per il motivo antiborghese che le ispirava, assai più che per la forza espressiva; lo scetticismo pessimistico della tragicommedia Das weite Land (1911) e la satira d'ambiente della Comtesse Mizzi (1909) e di Fink und Fliederbusch (1917) tradiscono spesso l'intellettualismo astratto dell'impostazione; l'analisi di questioni sociali di attualità immediata nei drammi Freiwild (1896) e Vermächtnis (1898) resta per lo più rigida e schematica; e la commedia Die Schwestern oder Casanova in Spa, scritta nel 1919 dopo il crollo dell'impero, è - in certe sue allusioni - un singolare documento d'insensibilità. Il suo "tono naturale" era diverso: era quello dell'ironia che amabilmente sorride. Nel qual tono appunto la sua arte era giunta a toccare il segno fino dai suoi inizî, nei capricciosi dialoghi dell'Anatol (1893) e con la pucciniana poesia della Liebelei (1895). E a questo medesimo tono si riconnette tanto la suggestività accorata e rassegnata del dramma Der einsame Weg (1903), quanto la grazia di qualcuna delle migliori commedie, come il Zwischenspiel (1905), non privo di acrobazie, ma gustoso nella sottigliezza ingegnosa del giuoco psicologico. E soprattutto ci si riconnettono - per lo spunto poetico come per la forma - quelle serie di piccoli drammi o piccole commedie in un atto, riunite insieme a trilogie e tetralogie dalla comunanza del motivo centrale, che per lungo tempo lo Sch. predilesse: Paracelsus (1899), Der grüne Kakadu (1899), Lebendige Stunden (1902), Marionetten (1906), Komödie der Worte (1915). Nell'opera narrativa sono fra le più significative alcune delle tenui novelle nello stesso stile, che lo Sch. comprese nelle sue numerose raccolte - Die Frau des Neisen (1898), Die griechische Tänzerin (1904), Dämmerseelen (1907), e, specialmente, Masken und Wunder (1912). Ciò che differenzia lo Sch. narratore dallo Sch. poeta drammatico è che il poeta-medico vi riesce - specialmente nelle composizioni di più ampio respiro - a prevalere sul poeta uomo mondano (Frau Beate und ihr Sohn, 1915). E si capisce come sempre più spesso vi faccia capolino anche la psicoanalisi, come in Fräulein Else (1924). Ma da Sterben (1895) a Leutenant Gustl (1901), a Frau Bertha Garlan (1901) l'analisi del "caso psicologico" riesce più di una volta a condensare l'impressionistica suggestività dell'atmosfera in una quasi naturalistica precisione d'immagine. E si precisa così anche quel sentimento del mistero della vita e della morte, che nel migliore Sch. costituisce quasi sempre lo sfondo ultimo della poesia anche dove la materia è più frivola, e che divenne nelle opere degli ultimi anni - Komödie der Verführung (1924), Der Gang zum Weiher (1926), Spiel im Morgengrauen (1927), Therese (1928), Flucht in die Finsternis (1931) - una specie di cupo e tetro horror vitae, incombente con sempre crescente peso sopra il suo spirito.

Ediz.: Gesammelte Werke, voll. 9, Lipsia 1922; Erzählende Schriften, voll. 6, ivi 1928.

H. Landsberg, A. Sch., Berlino 1904; A. Salkind, Sch., Lipsia 1907; J. K. Ratislaw, A. Sch., Amburgo 1911; J. Kapp, Sch., Lipsia 1912; Th. Reik, Sch. d. Psycholog, Münder 1913; J. Körner, Sch.s. Gestalt. u. Probl., Vienna 1921; R. Specht, A. Sch., Lipsia 1922; S. Liptzie, A. Sch., Londra 1932.

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