ARTI LIBERALI e MECCANICHE

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

ARTI LIBERALI e MECCANICHE

C. Frugoni

Nell'accezione generale, con la locuzione a. liberali si definiscono quelle attività creative che richiedono un'applicazione intellettuale e la cui produzione, rigorosamente non materiale, è connotata da particolari valori di contenuto. Esse, dunque, si contrappongono alle a. meccaniche che richiedono invece un'applicazione manuale - 'meccanica' appunto - e il cui prodotto è un manufatto, di qualsiasi genere. In estrema sintesi, usando questa chiave di lettura ed esaminando le fonti medievali sull'argomento, si potrebbe affermare che tutto il corso della produzione artistica medievale fu caratterizzato da una lentissima, per lunghi periodi quasi impercettibile, ascesa del dominio delle a. meccaniche nei confronti di quello delle a. liberali.

Fonti

Isidoro di Siviglia (m. nel 636), seguendo il concetto, mutuato dall'Antichità, che voleva il sapere non finalizzato al guadagno, lo struttura nelle scienze del linguaggio (grammatica, retorica e dialettica) e della natura (aritmetica, geometria, musica, astronomia), cioè del trivio e del quadrivio (anche se di trivio e di quadrivio si parla soltanto a partire dal sec. 9°) e fa derivare l'aggettivo liberalis da liber 'libro' (Etym., I, 2). Uguale numero e uguale ripartizione anche in Boezio (De inst. arith., prefazione e I, 1; De cons. phil., I, 1 e 3; II, 2) che è il primo a dichiarare la filosofia regina delle a. liberali. L'opera che ha esercitato il maggior influsso per la loro formalizzazione (si veda in proposito anche l'Anticlaudianus di Alano di Lilla, sec. 12°) è però il De nuptiis Mercurii et Philologiae del retore nordafricano Marziano Capella (ca. 410-439), il primo a personificare le a., il cui numero, come già da Marco Terenzio Varrone (Liber novem disciplinarum), è portato a nove, per analogia con le nove Muse dell'Antichità, con l'aggiunta di medicina e architettura che faranno in seguito parte del canone delle sette a. meccaniche. Negli scrittori cristiani e nelle rappresentazioni artistiche del Medioevo il numero è fissato in sette, per corrispondere al numero sacro dei pianeti, dei sacramenti, delle virtù, dei doni dello Spirito Santo. Le a. liberali sono viste, oltre che come altrettante enciclopedie del sapere umano, come l'indispensabile presupposto e mezzo per la comprensione del messaggio salvifico della Bibbia e per conquistarsi il cielo, in questo senso spesso unite alle virtù, a cui possono essere contrapposte, come per es. nello Speculum maius (sec. 13°) di Vincenzo di Beauvais (d'Alverny, 1946).Nel De nuptiis Mercurii et Philologiae (IX, vv. 18ss.; a cura di A. Dick, Stuttgart 1969, p. 471), medicina e architettura sono accolte solo come ospiti alla festa nuziale e non possono parteciparvi: in Marziano Capella infatti, secondo una linea destinata ad avere in seguito grande fortuna per tutto il Medioevo, è presente la concezione del primato della vita contemplativa su quella attiva, cosicché possono avere titolo di artes solo quelle che a tale vita contemplativa conducono e, poiché le a. liberali sono sette, altrettante e non di più devono essere le a. meccaniche. Viceversa Isidoro di Siviglia (Etym., IV, 13) introduce di nuovo la medicina entro la roccaforte delle artes: "medicina secunda philosophia dicitur [...] nam sicut per illam anima, ita per hanc corpus curatur"; la sua affermazione doveva venire ripresa però soltanto nel 12° secolo. In Isidoro manca ancora una definizione vera e propria di a. meccaniche, pur approssimandosi con una perifrasi (Etym., XIX, 1), così come era assente in s. Agostino (De civ. Dei, XXII, 24; Corpus Christianorum Lat., XLVIII, 1955, p. 848), che tuttavia è il primo ad avviare il recupero della dignità della sfera pratica su cui gravava, nel mondo classico, la negatività del lavoro servile. Dopo il peccato di Adamo, dice Agostino, Iddio non ha ritirato tutti i suoi doni "poiché, oltre all'arte di ben vivere e di pervenire alla felicità immortale [dono di Cristo], lo spirito umano non ha forse inventato un'infinità di altre arti, in parte per necessità e in parte per diletto, affinché questa eccellente potenza dello spirito e della ragione, anche in queste cose superflue e magari dannose e pericolose, possa testimoniare quanto di bene vi sia nella creatura che riuscì a scoprire, a imparare e a utilizzare queste cose?". Segue una bellissima pagina in cui sono menzionate l'arte di vestire, di costruire edifici, e poi ancora l'agricoltura, la navigazione, la scultura, la pittura, la bellezza degli spettacoli nei teatri, la perizia della caccia, la medicina, l'arte culinaria, tutte attività che dovevano essere in seguito formalizzate nel canone delle sette a. meccaniche. Il primo elenco di queste ultime è fornito intorno al 1130 ca. da Ugo di San Vittore: lanificium, armatura (ogni lavoro in legno, pietra, metallo, fabbricazione di armi, architettura, scultura, pittura), navigatio (comprendente il commercio), agricultura, venatio, medicina, theatrica (Didascalicon, II, 21-28, PL, CLXXVI, coll. 760-763; Liber excerptionum, I, 5-22, PL, CLXXVII, coll. 195-202). L'elenco è ripetuto dal domenicano Vincenzo di Beauvais (Speculum doctrinale, XI-XV) proprio perché le a. sono connesse con l'etica, con i piani dello spirito. All'inizio del Trecento, Roberto Kilwardby tolse dal canone la theatrica troppo esposta a un abusus morale sostituendola con medicina e aggiungendo architectura, indizio del nuovo impulso edilizio (De ortu scientiarum, Oxford, Bodl. Lib., Merton 261, c. 42r; Alessio, 1965, p. 160). La definizione di a. meccaniche è data per la prima volta da Tangmaro (m. prima del 1023) nella Vita Sancti Bernwardi (MGH. SS, IV, 1841, p. 758): "in levioribus artibus quas mechanicas vocant studium impertivit". Solo nel sec. 12°, uscendo da una vita quasi esclusivamente agricola, con il decollo delle città e dei mestieri diversificati, con il nuovo apporto, nelle tecniche, nel calcolo e nella cultura, di altre civiltà - quella greco-islamica soprattutto - le a. meccaniche vennero inquadrate in un sistema filosofico preciso, teorizzato da monaci e chierici, mai da artisti, nei grandi centri di Chartres (Guglielmo di Conches e Giovanni di Salisbury), di Parigi (Ugo di San Vittore) e di Toledo (Gundissalvi). Giovanni di Salisbury situa le a. meccaniche nel quadro organico-sociale di un fitto interagire di ogni mestiere, poiché tutti concorrono al buon equilibrio dell'organismo statale (Policraticus, VI, 20; PL, CXCIX, coll. 618-619).Per Ugo di San Vittore le a. meccaniche sono adulterine, per via di una stramba etimologia (da moechus 'adultero'), gravida però di implicazioni, per un'ombra negativa che doveva anche in seguito pesare, per molto tempo, sul fare umano, e perché imitatrici della natura (Didascalicon, II, 21; PL, CLXXVI, col. 760). Egli riconosce loro però una funzione medicatrice dei mali introdottisi con il peccato dei progenitori (Liber excerptionum, I, 2-4; PL, CLXXVII, coll. 194-195). All'ignorantia boni, concupiscentia mali, infirmitas corporis humani si oppongono tre rimedi: sapientia (scientia theorica all'interno della quale si situano le a. liberali del trivio e del quadrivio), virtus (scientia pratica) e necessitas (scientia mechanica); esiste perciò, questa è la novità, uno spazio per il corpo. Onorio Augustodunense (De animae exsilio et patria, I; PL, CLXXII, col. 1243) ricorda che esilio per l'uomo è l'ignoranza, sua patria è la sapienza, cui si accede attraverso la scienza, "scientia enim in rebus physicis". Tale itinerario spirituale avviene percorrendo le sette a. liberali, la physica, la oechonomica e la mechanica (scienze della conoscenza naturale), a. queste, tutte paragonate ad altrettante civitates et villae; un nuovo paesaggio spirituale dunque, fatto di città e campagna, in una commistione di mestieri articolati, secondo un giudizio di valore per cui il lavoro, un tempo solo maledizione biblica, diventa strumento per ritornare a Dio. Un passo ulteriore è compiuto da Gundissalvi (De divisione philosophiae, a cura di L. Baur, Münster 1903), sensibile alla sua Toledo dove, per l'apporto arabo, fiorirono gli studi matematici e alchimistici, come l'invenzione di macchine varie. Egli dichiarava che la filosofia non deve attendere solo alle cose divine, ma anche a quelle umane, che la natura non è ombra di Dio, ma realtà: le cose sono naturali quanto alla materia ma non quanto alla forma, fatte dall'uomo per artem et voluntate.

Iconografia

Le a. liberali, a differenza delle a. meccaniche, sono di solito rappresentate da personaggi femminili (così le descrive Marziano Capella) e, anche per il modello condizionante delle Muse e delle Virtù, di solito velate, tutte della stessa età, a eccezione di Grammatica che, seguendo Marziano Capella, può apparire vecchia. Importante completamento delle a. liberali sono poeti ed eruditi (Chartres, cattedrale; Firenze, S. Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli), che a volte si sostituiscono loro come personificazioni corrispondenti (Venezia, Palazzo Ducale), secondo una possibilità già suggerita da Marziano Capella e da Isidoro di Siviglia. Gesti, attributi e compagni delle a. liberali indicano i corrispettivi campi del sapere; si citano qui di seguito i più importanti. Grammatica: rotulo, libro o tavola, su cui scrive un bimbetto; verga o sfera per stimolare lo scolaro pigro; l'insegnante può avere in mano anche coltello e raschietto per togliere gli errori; rappresentanti sono Prisciano o Donato (Chartres, cattedrale; Friburgo, orologio ad acqua). Retorica: cartiglio, rotulo o tavola, spada e scudo (Firenze, campanile di Giotto), gesto dell'allocuzione; rappresentante è Cicerone. Dialettica (Logica): un fiore nella mano destra e uno scorpione nella sinistra come simbolo di acutezza o di falsità (Anticlaudianus, III, 1; PL, CCX, col. 509); fiore o ramo fiorito come simbolo del bene (Chartres, cattedrale; Firenze, S. Maria Novella Cappellone degli Spagnoli); angelo con formulae; rappresentante è Aristotele. Aritmetica: monete in mano, calcoli scritti su una tavola, corda per contare; rappresentanti sono Pitagora o Boezio. Geometria: cerchio, squadra, canna per misurare, tavola con figure geometriche; rappresentante è Euclide. Musica: strumenti musicali; rappresentanti sono Jubal e Tubalkain o Pitagora. Astronomia o Astrologia: sfera, astrolabio, strumento per misurare (Friburgo, orologio ad acqua); rappresentante è Tolomeo (spesso con la corona perché confuso con il re omonimo) che guarda le stelle.Le rappresentazioni altomedievali delle a. liberali conservate fino a oggi sono piuttosto frammentarie. Delle pitture parietali del palazzo di Aquisgrana o di Ingelheim rimangono soltanto i tituli (D'Ancona, 1902), così come nel caso del monastero di San Gallo (Hecht, 1947) e del palazzo presso l'abbaziale di Saint-Denis, ove oltre alle a. liberali e ai loro rappresentanti si trovava anche la Medicina (Schlosser, 1891).Il vescovo Teodulfo d'Orléans (sec. 9°) descrisse nel Carmen de septem artibus liberalibus una tavola rotonda, commissionata probabilmente da Carlo Magno, in cui era rappresentato un albero alle cui radici sedeva la Grammatica e sui rami le altre a., insieme alle Virtù cardinali e a Logica, Etica e Fisica (Schlosser, 1891). In un manoscritto proveniente da Tours dell'832-843 (Bamberga, Staatsbibl., HI. IV, 12) che contiene il De institutione arithmetica di Boezio si trova conservata la più antica rappresentazione del Quadrivio (Katzenellenbogen, 1961), mentre quella di tutte e sette le a. liberali si trova in un manoscritto, del sec. 10°, dell'opera di Marziano Capella (Parigi, BN, lat. 7900A), copiato da un modello del sec. 5°-7°; Heydenreich, 1956). Le Nozze di Mercurio e di Filologia erano rappresentate su di un'alba (sec. 10°) appartenuta a Eccheardo II di San Gallo (Stammler, 1962) e su un tappeto annodato delle monache di Quedlinburg, del 1200 ca., i cui resti sono conservati nel tesoro della collegiata di St. Servatius (Van Marle, 1932, fig. 229ss.).Per quanto riguarda le miniature, le più antiche rappresentazioni che seguono le indicazioni di Marziano Capella si trovano in un codice proveniente dal Nord della Francia, del sec. 12° (Firenze, Laur., S. Marco 190; Heydenreich, 1956, figg. 4-6), in una Bibbia da Limoges (Parigi, BN, lat. 8, II, c. 74v) del sec. 11°, ove l'iniziale dell'Ecclesiastico mostra Sapientia con sette libri simboleggianti le a. liberali, secondo l'indicazione di Isidoro (d'Alverny, 1946, fig. 2), e in una Bibbia da Arras (Bibl. Mun., 559, III, c. 1r) della metà del sec. 11°, dove Cristo come divina Sapienza siede in trono davanti al tempio di Sapientia con sette colonne, sopra le quali corre un fregio con sette teste, le a. liberali (Grodecki, Mütherich, Taralon, Wormald, 1973, trad. it. fig. 194). In una Bibbia da Reims (Bibl. Mun., 23, c. 35) del sec. 12°, Filosofia, circondata da Etica, Fisica e Logica, ha in mano dischi con i nomi del Quadrivio, mentre Retorica e Dialettica hanno in mano dischi con i nomi delle Virtù cardinali, secondo le indicazioni di Alcuino (d'Alverny, 1946, p. 264ss., tav. E). In un manoscritto da Salisburgo (Basilea, Coll. Hirsch) dell'inizio del sec. 12°, Filosofia, regina (secondo Boezio), manda dal suo petto sette fonti alla bocca delle sette a. liberali (Katzenellenbogen, 1961, p. 48, fig. 8). Nell'Hortus deliciarum di Herrada di Landsberg del 1171 ca., vi è una complessa miniatura (The Hortus Deliciarum, 1979, I, fig. 34): nel cerchio più interno di un doppio disco siede in trono Filosofia, ispirata da Dio, con una corona a tre teste (Etica, Dialettica e Retorica) e dal cui petto fuoriescono sette fonti riempite di iscrizioni. Ai suoi piedi sono i philosophi Platone e Socrate. Tutt'intorno, nel disco esterno, entro arcate, le sette a. liberali, con i rispettivi attributi. Al di fuori del disco quattro poete vel magi ai loro scranni, secondo l'iconografia degli evangelisti, ispirati da corvi neri, spiritu immundo instincti, rappresentano la magia e la vana scienza al di fuori dell'ambito cristiano (The Hortus Deliciarum, 1979, I, p. 104ss.; II, tav. 18). Si ritrova di nuovo Filosofia regina con le sette a. liberali, ma con in più i loro rappresentanti, in un manoscritto proveniente da Aldersbach dell'inizio del sec. 13° (Monaco, Bayer, Staatsbibl., Clm 2599; Hörmann, 1965). In un manoscritto delle Decretali miniato da Niccolò di Giacomo nella seconda metà del sec. 14°, alle Virtù, cui sono uniti i rispettivi Vizi, sono contrapposte le a. liberali con i rappresentanti corrispondenti, a significare che le virtù proteggono l'anima, le a. liberali lo spirito dell'uomo (Stammler, 1962, p. 209ss., fig. 5; per le miniature dell'Anticlaudianus in manoscritti del sec. 14° si veda Mütherich, 1951).La raffigurazione delle a. liberali venne spesso inserita in programmi teologico-enciclopedici di decorazione monumentale. Gli esempi più antichi si sono solo parzialmente conservati: dei capitelli di Cluny rimane Grammatica e del mosaico pavimentale della cattedrale di Ivrea, del 1105 ca., soltanto alcune delle a. liberali che circondavano Filosofia (D'Ancona, 1902, p. 269), mentre nulla resta del mosaico pavimentale della cattedrale di Reims (Mâle, 1891, pp. 318-321, per Reims; fig. 187 per Cluny). Il più antico ciclo conservato è quello dei rilievi del portale della Vergine nella facciata della cattedrale di Chartres (Houvet, 1925, tavv. 61-72), dove gli studiosi sono rappresentati ciascuno sotto la corrispondente Ars, mentre attendono alla loro attività. Qui le a. liberali circondano Maria come sedes Sapientiae, inserite in un piano di salvezza, che mette il sapere umano in rapporto con quello divino (Katzenellenbogen, 1961, p. 41ss.). Uguale discorso si può ripetere per molte vetrate e portali di cattedrali gotiche francesi: Déols, ca. 1160, distrutta; Laon, fine del sec. 12° (dove Architettura è rappresentata da un capomastro che disegna); Sens, ca. 1200 (con Filosofia, così come a Laon; qui come a Auxerre e Reims compare anche Medicina); Notre-Dame di Parigi (dove le a. liberali sono collocate sotto Cristo così come le Virtù sotto gli apostoli). A questi esempi si può aggiungere, in territorio tedesco, il citato ciclo scultoreo di Friburgo, forse d'influsso domenicano. È da segnalare la strana rappresentazione di Retorica con due monete d'oro in mano, secondo Münzel (1959, pp. 159-164) suggerita dall'Anticlaudianus; potrebbe trattarsi però di Matematica. Sulla ghimberga del portale del transetto settentrionale della cattedrale di Clermont-Ferrand, ca. 1270, i rappresentanti delle sette a. liberali si mostrano con altrettante teste femminili entro un cerchio sormontato dal pellicano con i suoi piccoli, a significare che la sapienza umana partecipa al sacrificio di Cristo. Nei candelieri liturgici romanici Filosofia e le a. liberali mostrano appieno la loro funzione di illuminare lo spirito umano (Katzenellenbogen, 1961, p. 51ss.). Nel candelabro Trivulzio (Milano, duomo), proveniente dalla Francia del Nord, del 1200 ca., Retorica, Dialettica, Geometria e Musica sono iscritte in un complicato programma enciclopedico (Homburger, 1949, tavv. 7-14). Per l'Italia, oltre al citato mosaico di Ivrea, i primi cicli con le a. liberali sono quelli dovuti a Nicola e Giovanni Pisano nel pulpito del duomo di Siena, 1268, ove appare Filosofia con il corno dell'abbondanza insieme alle a. del trivio e del quadrivio in trono (D'Ancona, 1902, pp. 146-153, figg., 212ss., 219ss.). Nel pulpito del duomo di Pisa, completato nel 1311, Retorica ha lo scettro e, in accordo con il programma mariologico, le a. liberali vanno intese come qualità di Maria (Jászai, 1968). Nella Fontana Maggiore di Perugia, completata nel 1278, Filosofia è in veste di regina (Hoffmann-Curtius, 1968, pp. 30-32). Nello zoccolo del campanile di Giotto, tra i rilievi di Andrea Pisano (1334-1340, completati da Luca della Robbia, 1440), le a. liberali sono inserite in un complesso programma enciclopedico fra le cui fonti è da tenere presente anche il Trésor di Brunetto Latini (Paatz, Paatz, 1952, pp. 387-389). I rappresentanti delle a. liberali fra i quali c'è Orfeo per la poesia - che è indicata come appendice di retorica da Vincenzo di Beauvais (Schlosser, 1896, p. 73, n. 1) - sono uniti alle a. meccaniche e alle a. figurative. Nella fascia superiore le a. liberali in figura femminile si uniscono ai Pianeti, alle Virtù e ai Sacramenti. Qui le a. liberali, come già nelle cattedrali francesi, sono concepite come un aiuto dell'uomo sulla via della Grazia. Nel Cappellone degli Spagnoli, un tempo sala capitolare del convento domenicano, Andrea di Bonaiuto affrescò nel 1365 il Trionfo di Tommaso d'Aquino: le a. liberali, in trono, hanno ai loro piedi i rispettivi rappresentanti, alla sapienza divina partecipa appieno quella umana (Schlosser, 1896, p. 44ss.; D'Ancona, 1902, p. 284ss.). Significato analogo aveva il programma pittorico nella chiesa degli Eremitani a Padova della seconda metà del sec. 14° noto dalla descrizione di Hartmann Schedel del 1466 (riprodotta da Schlosser, 1896, pp. 91-94), in cui le a. liberali erano unite a s. Agostino. Fra i capitelli delle arcate del Palazzo Ducale a Venezia, della metà del sec. 14°, le a. liberali, attraverso i rispettivi rappresentanti, a cui si aggiunge, ottavo, Salomone, il prototipo del saggio, compaiono accanto alle Virtù, ai Pianeti, ai Mesi e così via.Nella Biblionomia del cancelliere di Amiens, Riccardo di Fournival (sec. 13°), accanto a Teologia, Medicina e Giurisprudenza è descritta la Filosofia con le a. liberali, a cui è aggiunta la Poesia (Schlosser, 1896, p. 86). Delle perdute vetrate del monastero inglese di St Albans si conservano solo i tituli, dove alle quattro branche sopra nominate, che compaiono attraverso i rispettivi rappresentanti, si aggiunge Astronomia, con Tolomeo e Albumasar (Schlosser, 1891, pp. 128-154).Raramente compaiono le a. liberali in decorazioni tombali, dove comunque stanno a significare il pianto della Sapienza per i suoi rappresentanti defunti: un esempio letterario è la 'canzone' di Antonio Pucci per la morte di Dante in cui le a. liberali sono consolate dalla Teologia (Cantiloquio, LV; Ettlinger, 1953; Panofsky, 1964). Nel monumento sepolcrale di Roberto il Saggio, 1343, nella chiesa di S. Chiara a Napoli, le a. liberali sono rappresentate come 'piangenti', mentre le Virtù personificate sostengono la tomba.Per quanto riguarda le a. meccaniche, varie scene dell'Antico Testamento possono essere viste come loro rappresentazioni: Agricoltura nel lavoro dei progenitori e di Caino, Pastorizia nell'attività di Abele e Jabal, Armatura in quella di Tubalkain; esse si trovano inoltre nelle raffigurazioni dei Mestieri, spesso unite ai cicli dei Mesi (Piacenza, cattedrale, sculture, sec. 12°; Chartres, cattedrale, vetrate e sculture del portale nord, ca. 1220-1240; Reims, cattedrale, transetto nord, sec. 13°; Laibung, rosone, 1250-1270). I cicli completi sono rari e sempre uniti a quelli delle a. liberali; le a. meccaniche sono di solito simboleggiate da personaggi maschili. Compaiono come femminili solo in un libro di schizzi proveniente da Graz, 1210 ca. (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 507), in cui al di sopra delle varie scene di attività (tessitura, pesca, caccia, ecc.) compaiono a mezzo busto le figure delle singole a. con i loro attributi. Peraltro il primo ciclo iconografico di fatto completo si trova nei rilievi del campanile di Giotto, 1337-1340, dove le a. meccaniche seguono i primi lavori e le prime scoperte dell'Antico Testamento (Adamo ed Eva, Jabal, Jubal e Tubalkain, Noè). Il carro, di ascendenza classica, dell'ippodromo (Isidoro di Siviglia, Etym., XVIII, 15-68; Vincenzo di Beauvais, Speculum doctrinale, XI, 92) rappresenta Theatrica; la costruzione di un muro, Armatura; un capomastro che disegna, Architectura; Pittura e Scultura precedono le a. liberali in funzione di ponte fra i due cicli; le a. meccaniche, seguendo la ripartizione della scolastica, occupano il posto più basso fra le sculture del campanile, perché simboleggiano l'avvio nel cammino della scienza. Certamente le a. meccaniche erano rappresentate nelle distrutte vetrate della biblioteca del monastero di St Albans, dove sono rimasti, a rappresentarle, soltanto i tituli di Agricoltura e Medicina, così come nelle distrutte pitture murali della casa di fondazione premostratense a Brandeburgo, della metà del sec. 15°, note attraverso la descrizione del 1462 di Hartmann Schedel, nel suo Memorialbuch (Monaco, Stadtbibl., lat. 416 e 650).

Bibl.:

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