ARTIGLIERIA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

ARTIGLIERIA (IV, p. 705; App. I, p. 166; II, 1, p. 258)

Francesco GALANZINO
Giuseppe TAGLIETTI

Artiglierie terrestri. - Sguardo generale sull'evoluzione delle armi nell'ultimo decennio. - Durante gli anni che seguirono la seconda guerra mondiale, l'apparizione delle armi atomiche, dei razzi balistici, dei missili guidati ed intercontinentali rivoluzionò le norme di impiego delle artiglierie e lasciò gli stati maggiori perplessi sulla convenienza o meno di seguire la via fino allora seguita e tendente ad aumentare il potere offensivo delle armi tradizionali. Dopo un periodo di sorpresa e di attesa, si cercò di contemperare l'impiego delle armi normali con quello delle atomiche. L'artiglieria modificò gli schieramenti e gli organici delle proprie unità mentre la fanteria venne dotata di armi individuali e collettive atte a renderla, se non completamente indipendente, almeno idonea a sostenere da sola l'inizio del combattimento (v. fanteria, in questa App.). Sorsero nuovi criterî d'impiego e nuove regolamentazioni che possono così riassumersi:

L'impiego dell'arma atomica obbliga le unità a schierarsi a grandi intervalli fra di loro, in modo da offrire un bersaglio meno vulnerabile; il fronte della divisione risulta ampliato e, poiché l'a. divisionale deve poter giungere col proprio fuoco su tutti i punti del fronte della propria divisione, è necessario aumentare sia la gittata dei cannoni sia la loro mobilità per permettere un rapido concentramento di tutti i mezzi nel punto in cui avverrà l'attacco, ed un rapido movimento centrifugo a sfondamento avvenuto.

Da ciò derivano i seguenti criterî che regolano la progettazione delle nuove armi: a) abbandono graduale delle a. divisionali trainate per passare ai semoventi, cioè a pezzi che hanno l'affusto costituito da un mezzo semovente, spesso convenientemente corazzato e sempre dotato di una notevole velocità di spostamento; b) adozione del calibro di 105 mm come più conveniente per peso, efficacia del colpo singolo e per la facilità di manovra nel caricamento; c) gittata da raggiungere di almeno 15 km.

In Italia sono in corso studî per poter soddisfare a tale esigenza potenziando l'obice da 105/22 S. U. A.; in Francia esiste già un pezzo che ha la gittata massima di 15 km, mentre in Inghilterra il pezzo d'artiglieria divisionale raggiunge la gittata di 18 km con un proietto dotato di corone di forzamento di materiale speciale in modo da aumentare la vita della bocca da fuoco.

È questo un problema che si pone ai costruttori, giacché le normali corone di forzamento di rame, in relazione alle forti cariche di lancio, per raggiungere alte velocità iniziali, logorano eccessivamente la canna con conseguente caduta di velocità ed aumento della dispersione del tiro, per cui, dopo poche migliaia di colpi, è necessario cambiare il tubo di lancio. Molti studî sono stati fatti per sostituire il rame nelle corone di forzamento dei proietti, anche in relazione all'eccessiva malleabilità di tale metallo, che mal resiste alle sollecitazioni di partenza ed all'usura in bocche da fuoco con forti velocità iniziali. Le corone in ferro sinterizzato sono tuttora in uso in alcune bocche da fuoco, ma si stanno sperimentando anche il nailon ed alcune resine sintetiche che resistono bene sia alla temperatura sia al lavoro di attrito contro le parti conduttrici dell'arma.

Artiglierie pesanti campali e pesanti. - La tendenza attuale è orientata verso la totale adozione dei semoventi aventi gittate di almeno 20 km e calibri standard da 155 mm e 203 mm. Un pezzo francese di tale tipo raggiunge i 18 km di gittata. In quest'ultimo periodo è sorta la necessità di un tipo di a., in sostituzione delle vecchie artiglierie di armata. Si tratta del cannone atomico, cioè di quel cannone che è idoneo a sparare un proietto portante la carica atomica, anche se non di grandi dimensioni. Tale arma, già realizzata negli S. U. A. e nell'URSS, è allo studio in Germania.

Artiglierie contro carro. - Il continuo aumento del numero dei carri armati e dello spessore della corazzatura di essi, obbligò a studiare armi particolarmente idonee al tiro contro carro. Si generalizzò l'impiego della carica cava (v. App. II, 1, p. 422).

Recenti esperienze hanno permesso di constatare che il moto di rotazione del proietto, e conseguentemente della carica, è nocivo alla buona perforazione da essa fornita per cui si è ricorsi a diversi espedienti, fra i quali il più usato è quello di eliminare la rotazione dotando il proietto di un impennaggio che lo stabilizzi sulla sua traiettoria. In tal modo la resistenza dell'aria al moto aumenta: però, in considerazione delle modeste distanze alle quali il tiro contro carro viene effettuato, la perdita di velocità è ancora compatibile con le esigenze d'impiego. Un altro sistema consiste nel disporre la carica cava nell'interno del proietto in modo che pur ruotando quest'ultimo, la carica resti immobile e quindi non ne venga menomata la capacità di perforazione.

I calibri impiegati per tale genere di a. sono il 105 mm per il tiro contro carri fortemente corazzati (pare che gli Inglesi abbiano un pezzo da 120 mm) e il calibro 90 mm per i mezzi blindati leggeri. Caratteristica di questi tipi di a. è quella di avere proietti molto leggeri e costruiti, nelle parti in cui non interessa la resistenza alle sollecitazioni di partenza, in leghe leggere.

Prototipo delle artiglierie moderne anticarro è il cannone da 90/32 Mecar il cui proietto, come costituzione, si allontana alquanto dai normali proietti di artiglieria contro carro. L'arma è costituita da un tubo anima, rinforzato da un manicotto, con passo della rigatura molto lungo. Congegno di chiusura a cuneo in alluminio, date le deboli pressioni che si verificano nell'interno dell'anima. I congegni di puntamento in elevazione e in direzione, nonché gli organi frenanti, sono analoghi a quelli delle comuni artiglierie, però di dimensioni ridotte in considerazione delle modeste sollecitazioni cui il materiale è sottoposto. Il proietto è dotato di una corona di forzamento che gli imprime una leggera rotazione ed è stabilizzato sulla traiettoria da tre alette di impennaggio che si aprono per forza centrifuga nell'interno della bocca da fuoco. Nella parte ogivale è posta la spoletta che si prolunga in un detonatore di pentrite. La parte centrale e posteriore del proietto contiene la carica cava composta di due blocchi di pentrite, nella quale è allogato il detonatore che uno speciale dispositivo di sicurezza mantiene in posizione arretrata in modo che se anche detona, non innesca la carica cava. La carica di lancio è costituita da polvere alla nitrocellulosa racchiusa in un contenitore metallico forato e ricoperto esternamente con tela incollata. Il portacarica è avvitato al fondello del bossolo e porta al centro il cannello. La polvere è introdotta nel contenitore attraverso un tappo avvitato. Le caratteristiche principali dell'arma sono: velocità iniziale 630 m/sec; pressione nell'interno dell'anima 700 kg/cm2; durata della traiettoria a 1000 m 2,5 sec; peso del colpo completo 3,900 kg; peso del solo proietto 2,300 kg; peso della carica di lancio 0,31 kg; peso della carica di scoppio 0,615 kg; lunghezza del proietto 635 mm; perforazione massima in acciaio al Cr. Ni. 240 mm; perforazione massima in acciaio al Mn. 370 mm; perforazione con imbatto di 65° dalla normale 125 mm di acciaio normale. L'arma spara pure un proietto antiuomo con velocità iniziale di 338 m/sec e gittata, con 120 di elevazione, di 3000 m.

Cannoni senza rinculo (v. App. II, 1, p. 260). - Un'arma particolarmente idonea al tiro anti-carro è rappresentata dal cannone senza rinculo. Dette armi, che vennero largamente usate dagli Americani durante la seconda guerra mondiale, ebbero ulteriore sviluppo e ne furono ideati tipi nuovi e più potenti. Così al 57 e al 75 già ricordati nella App. II si aggiunsero da parte degli S. U. A. il 90 mm ed il 106 adottato anche dall'esercito italiano, inoltre fu studiato e realizzato un cannone senza rinculo da 95 dalla Finlandia; uno da 90 mm dalla Società svedese Bofors e uno da 107 russo.

Il cannone senza rinculo da 90 mm S. U. A. ha il peso di kg 15,890, gittata utile di 450 m, peso del proietto kg 4,086. È un'arma di plotone, impiegata nel tiro contro carro, nel tiro d'imbocco contro fortificazioni e contro personale. In caso di necessità può essere servita da un solo uomo.

Il cannone senza rinculo da 106 mod. 40 agisce con tiri a puntamento diretto contro mezzi corazzati, postazioni e ricoveri blindati, contro gruppi di uomini e centri di fuoco; a puntamento indiretto, prevalentemente per tiri di neutralizzazione e per concorrere alle azioni di accompagnamento. È munito di un fucile di aggiustamento cal. 12,7 montato sulla canna e la cui traiettoria, alle distanze d'impiego, è pressoché uguale a quella del proietto del cannone. È autotrasportato su vettura da ricognizione AR/51 Fiat ed Alfa Romeo con possibilità d'impiego anche a bordo. Negli S. U. A., sei canne di cannone senza rinculo da 106 sono montate su uno scafo di carro armato. Le caratteristiche principali dell'arma sono: peso in batteria kg 216; settore di tiro di direzione 360°; settore di tiro in elevazione da −17° a +27°; celerità di tiro 3-4 colpi al minuto; gittata massima 6800 m; gittata d'impiego 1000 m; perforazione di corazza in acciaio, con proietto a carica cava, 400-450 mm; peso del cartoccio proietto a carica cava kg 22,294; peso del cartoccio-proietto HEAT kg 20,768.

Il cannone da 90 M-58 senza rinculo costruito dalla Società svedese Bofors esegue il tiro contro carro e quello contro bersagli ordinarî. Peso in batteria kg 230; peso del colpo completo kg 5,300; peso del solo proietto kg 2,8 con una carica esplosiva di kg o,66; velocità iniziale 750 m/sec; perforazione massima di 300 mm di acciaio; il cannone spara anche una granata dirompente di kg 7 con velocità iniziale di 350 m/sec. Una canna calibro 7,62 che è posta al disopra del cannone permette di eseguire l'aggiustamento del tiro.

Il cannone da 95 mm senza rinculo attualmente in produzione in Finlandia ha le seguenti caratteristiche principali: peso della bocca da f. kg 25; peso totale del complesso kg 60; peso del proietto anticarro con carica propellente kg 10,5; celerità del tiro 6-8 colpi al minuto; gittata utile 600-800 m; potere di perforazione con 30° d'imbatto dalla normale 280 mm di corazzatura.

Lanciarazzi Bazooka. - Durante la seconda guerra mondiale, gli Americani usarono con molto successo il lanciarazzi anticarro Bazooka da 60 mm (v. App. II, 11, p. 673). Visti i buoni risultati ottenuti e l'efficacia di tale mezzo nel tiro contro carro venne realizzata un'arma analoga ma di maggior potenza. È questo il Bazooka da 88 mm M 20 B1, cioè un'arma che impiega razzi a carica cava di notevole potere perforante e che, manovrata da un solo uomo, può essere usata contro postazioni blindate o in cemento.

L'arma è costituita da un tubo in lamiera, aperto alle due estremità, che porta il congegno elettrico per l'accensione della carica di lancio, l'appoggio per il tiratore ed una specie di scudo protettivo per evitare che i gas della carica di lancio offendano colui che spara. È del calibro di 88 mm, pesa kg 6,350 e lancia un razzo del peso di kg 4,00. Celerità di tiro 6 colpi al minuto, gittata massima 870 m, perforazione massima 275 mm di corazza. Il proietto è identico come forma e costituzione a quello del Bazooka da 60 mm.

Proietto decalibrato. - Allo scopo di aumentare il potere perforante delle normali artiglierie anti-carro fu studiato un proietto dotato di alta capacità di perforazione perché animato da grandissima velocità iniziale. Se in un pezzo di a. normale viene sparato, con una carica di lancio appropriata, un proietto dello stesso calibro, ma molto più leggero di quello impiegato dalla bocca da fuoco, a parità di forza viva alla bocca, si otterrà una velocità notevolmente superiore. Il proietto leggero esigerà, a parità di pressione massima e allo scopo di evitare residui incombusti, una granitura di polvere molto più vivace. Questo tipo di proietto è chiamato "decalibrato" ed è costituito da un nucleo interno di densità e durezza considerevoli (generalmente carburo di tungsteno) al quale è affidato il lavoro di perforazione, e che è di calibro notevolmente inferiore a quello della bocca da fuoco, una parte esterna che porta le parti conduttrici (corone di forzamento) ed un involucro, generalmente in lega leggera, che si perde all'uscita del proietto dalla volata e che comunque non concorre alla perforazione. Il proietto decalibrato viene usato in quelle bocche da fuoco già dotate di forte velocità iniziale e l'incremento della velocità col nuovo tipo di proietto può anche giungere al 50% della velocità normale. Numerose bocche da fuoco anticarro inglesi e russe sono dotate di tale tipo di proietto.

Arma di saturazione. - Un'arma che avrà certamente sviluppo e che pur non essendo una a. nel vero senso della parola ha le stesse prestazioni sul campo di battaglia, è la cosiddetta arma di saturazione. Essa nacque durante la seconda guerra mondiale e ne furono i prototipi la katjuša russa ed i nebelwerfer tedeschi (v. App. II, 11, p. 673). Si tratta di un'arma leggera, a più rampe di lancio, molto mobile, che lancia proietti razzo fino a distanza di 15 km. Il nome deriva dal fatto che essa, negli intendimenti degli S. M., dovrebbe saturare, con un gran numero di colpi, gli spazî sul campo di battaglia ed ovviare col volume di fuoco alla poca precisione del proietto razzo. In Italia se ne costruisce un tipo.

Si tratta di una razziera a 12 tubi di lancio, montata su una vettura da ricognizione, dotata di grande mobilità e di relativamente elevata celerità di tiro, particolarmente adatta a realizzare ed a portare con la massima tempestività grandi volumi di fuoco su varî punti del settore operativo. Pesa 175 kg e permette un settore di tiro in elevazione da + 12° a + 48°. L'arma è puntata in direzione ed in elevazione come un normale cannone da campagna ed impiega normali strumenti di puntamento già in servizio. Il tiro con gli angoli di elevazione inferiori a 14° deve essere effettuato solo in casi eccezionali data la minore stabilità del razzo nella fase iniziale della traiettoria a causa della modesta velocità iniziale. La messa in batteria è rapida e può essere effettuata in 1′ 30″, il caricamento della razziera richiede 50″ circa. Il fuoco può essere comandato a distanza (fino a 50 m) mediante semplice apparecchiatura elettrica alimentata dalla stessa batteria dell'autoveicolo. I razzi possono partire con cadenza che può essere variata da 0″,5 a 1″,5. Il proietto sparato dalla razziera è a propulsione a reazione ed ha le seguenti caratteristiche: calibro della testa esplosiva 100 mm; calibro del tubo propulsore 82 mm; peso totale 15 kg; peso carica di lancio kg 3,650; peso testa esplosiva 7 kg; peso carica di scoppio kg 3; gittata massima 8500 m.

Mortai (v. App. II, 11, p. 350). - Durante la seconda guerra mondiale assunsero un ruolo di primaria importanza, per la difesa vicina, i mortai da fanteria, i cui principali tipi furono: quello leggero da 60 mm (v. fanteria, in questa App.) (o da 50 presso alcuni eserciti) e da 81 mm (v. App. I, p. 875), adottato quest'ultimo su vasta scala da pressoché tutti gli eserciti del mondo. Nel dopoguerra detti mortai non furono abbandonati, anzi se ne distribuirono sempre in maggior numero, e inoltre, allo scopo di aumentare l'efficacia del fuoco della fanteria se ne aumentò il calibro e fu studiato (verso il termine della guerra) il mortaio da 107 per la fanteria, mentre ai reparti di artiglieria venne distribuito il mortaio da 120 mm. Per la descrizione sommaria del mortaio da 107, v. fanteria, in questa App.; qui di seguito si accennerà ai mortai per l'artiglieria.

Il mortaio da 120 fu studiato in Italia e all'estero durante la seconda guerra mondiale e l'esercito italiano omologò un mortaio da 120 Brandt ed uno SASIB che però non furono riprodotti in serie a causa degli eventi bellici. Anche l'URSS studiò ed adottò un mortaio da 120 dello stesso tipo di quello Brandt, ma avente piattaforma circolare, e uno da 160 mm, mentre altri furono studiati in Spagna, in Ungheria ed in Finlandia. Nel dopoguerra l'Italia adottò un mortaio da 120 Brandt di costituzione analoga a quella degli altri materiali della stessa casa ma dotato di un apposito carrello, a ruote pneumatiche, che rende molto agevole il traino.

Il materiale ha il peso totale di 476 kg al traino, mentre in posizione di tiro e poggiato sul bipiede, senza dispositivo di traino, pesa 260 kg. È costituito dalla bocca da fuoco, piastra d'appoggio, bipiede e carrello per traino ed accessorî. Spara due tipi di proietto: una bomba leggera di 13 kg ed una pesante di 17 kg, che raggiungono rispettivamente le gittate di 5650 m e di 6700 m e con velocità iniziali massime di 309,5 m/sec e 264,9 m/sec.

Un'arma che si avvicina molto a quella Brandt, pur avendo prestazioni superiori, è il 120 Tampella, studiato in Finlandia, che è di costruzione analoga a quello sopradescritto ma è notevolmente più leggero ed impiega un solo tipo di proietto del peso di kg 13. Questo mortaio pesa 300 kg in posizione di marcia e 200 in batteria per il tiro; raggiunge la gittata massima di 7000 m con una velocità iniziale di 330 m/sec.

Un notevole passo avanti è stato compiuto nei mortai ad anima liscia con l'adozione della propulsione a reazione, impiegando cioè un proiettile normale con impennaggio che contiene nell'interno una carica di lancio supplementare che trasforma il proietto in razzo in un determinato punto della traiettoria. La prima applicazione di tale principio venne fatta nel mortaio da 120 Brandt e nacque così il mortaio leggero da 120.

È questa un'arma costituita da un tubo di lancio, un affusto supporto ed una piastra di base; il tutto pesa 80 kg e cioè 25 + 25 + 30 e spara un proietto PEPA (abbreviazione del fr. projectile empenné à propulsion additionelle). Il servizio e il funzionamento al tiro del mortaio da 120 è del tutto analogo a quello degli altri mortai. Il trasporto dell'arma in combattimento non desta preoccupazioni perché è fatto sia a braccia dai serventi sia con qualsiasi veicolo o con un mulo solo. Il proietto PEPA può essere sparato sia nel mortaio leggero da 120 sia nel comune mortaio già in dotazione ai reparti. Esso è costituito da un corpo in acciaio, una carica esplosiva, un dispositivo di propulsione addizionale, una carica propulsiva e una spoletta. Il caricamento interno è ad alto esplosivo colato attorno alla custodia che porta il propulsore addizionale; quest'ultimo comprende un involucro di acciaio al cui interno è posto un grano di polvere a forma stellare ed inibito all'esterno. Nella sua parte posteriore è avvitato l'ugello, chiuso da un otturatore munito di chiavistello di comando. Questo chiavistello permette o meno di utilizzare la carica propulsiva addizionale. La carica di lancio normale è costituita da una cartuccia (carica 0) e da 5 cariche aggiuntive. La cartuccia è posta, come nei normali mortai, nell'interno del codolo attorno al quale sono infilate le cariche aggiuntive. Il mortaio da 120 leggero, impiegando il proietto a propulsione addizionale, raggiunge la gittata massima di 7000 m e quella minima di 350 m. Per i tiri di precisione è stato messo a punto un proietto ad impennaggio apribile che permette di ottenere una precisione paragonabile a quella dei cannoni normali. La dispersione massima con tale tipo di proietto, a quanto assicurano i progettisti, a 6500 m di distanza, è di m 40 × 150. Il proietto ad impennaggio apribile può essere sparato mediante una carica di lancio che gli consente di raggiungere fino a 6500 m di gittata, pesa kg 13,600 e la sua costituzione, a parte l'impennaggio, è del tutto identica a quella del PEPA.

Il mortaio da 160 russo è identico come forma a quello normale da 120, ma solo di dimensioni maggiorate. Pesa in batteria kg 1080, spara una bomba del peso di kg 40,800 con velocità iniziale di 225 m/sec e raggiunge la gittata di m 5000.

Le nuove artiglierie adottate dall'esercito italiano. - L'artiglieria italiana, nell'immediato dopoguerra, abbandonò quasi totalmente i pezzi di costruzione nazionale e fece ricorso alle a. americane cercando di trasformare quelle poche italiane rimaste in servizio e quelle inglesi di recente adozione, in modo da renderle idonee all'impiego dei proietti di fabbricazione americana e questo per evidenti semplificazioni nel servizio di rifornimento e fabbricazione del munizionamento.

Per i particolari impieghi in terreno montuoso venne studiato in Italia un obice idoneo allo scopo e nacque così l'obice da 105/14 mod. 56 che è un materiale autotrainabile, autotrasportabile, aereotrasportabile, elitrasportabile, ippotrainabile, paracadutabile e someggiabile. Impiega le stesse munizioni del 105/22 S. U. A., già in servizio presso i reparti italiani, con esclusione della carica di lancio massima. Pesa kg 1290 e raggiunge la gittata massima di 10.260 m. È costituito dalla bocca da fuoco semplice in acciaio speciale, scomponibile in quattro parti, affusto a freno differenziale, a due code, scomponibile in 10 parti. È someggiabile in 11 carichi. Si tratta di una bocca da fuoco moderna, studiata dal Servizio Tecnico Italiano e adottata anche da eserciti stranieri.

Allo scopo di potenziare le artiglierie già in servizio in Italia, vennero studiate varie modifiche ai materiali esistenti e si ottennero così:

Obice da 105/22 derivato dal vecchio obice da 100/17 mod. 14 e dal 100/22 mod. 14. La modifica consiste essenzialmente nell'applicazione alla bocca da fuoco da 100 di un tubo di prolungamento; nell'alesatura, cameratura e rigatura della canna con profilo interno identico a quello della bocca da fuoco da 105/22; nell'applicazione di un freno di bocca e modifica degli organi elastici. Si ottenne così una bocca da fuoco che ha le stesse caratteristiche del 105/22 e ne impiega lo stesso munizionamento con notevole semplificazione del servizio rifornimento munizioni. Anche i semoventi vennero modificati allo scopo di unificare i calibri e snellire il servizio approvvigionamento proietti: così sul semovente Sexton armato in origine del cannone da 88/27, venne installato l'obice da 105/22. Per aumentare il braccio d'azione delle artiglierie divisionali, presso quasi tutti gli eserciti sono in corso studî per ottenere, con modifiche a bocche da fuoco in servizio, gittate sempre maggiori, e, fermo restando per le artiglierie divisionali il calibro 105, mediante allungamento dei cannoni, adozione di freni di bocca ad alto rendimento, rafforzamento dell'affusto, si tenta, ed in qualche caso si è già riusciti, di raggiungere le gittate di 17-18 km e ciò in relazione al fronte di schieramento della divisione. L'artiglieria divisionale italiana è ormai armata solo con l'obice da 105/22, di costruzione americana, che ha le seguenti caratteristiche: arma autotrainata dotata di affusto a code divaricabili, pesa in batteria kg 2260 e spara un proietto del peso di kg 14,968 con velocità iniziale di 472 m/sec raggiungendo la gittata di 11.115 m. È pure dotato di un proietto a carica cava per il tiro contro carro. La bocca da fuoco è anche incavalcata su affusto semovente.

Obice da 155/23: arma incavalcata su affusto a code divaricabili autotrainato e su semovente. È in dotazione all'artiglieria pesante campale. Pesa in batteria, su affusto campale, kg 5760 e spara un proietto del peso di kg 43,100 con velocità di 564 m/sec raggiungendo la gittata di m 14.950.

Cannone da 155/45 è arma potente e di grandi prestazioni, incavalcata su affusto a code divaricabili, pesa in batteria kg 12.564 e spara un proietto di kg 43,600 con velocità di 853 m/sec raggiungendo la gittata di 23.500 m.

Sullo stesso affusto del cannone da 155/45 è incavalcato l'obice da 203/25 ed in tal caso il complesso pesa kg 13.740. È pure incavalcato su affusto semovente. Il proietto pesa kg 90,781, è lanciato con velocità iniziale di 594 m/sec e raggiunge la gittata di 16.900 m.

Artiglierie estere. - Anche presso gli altri eserciti, malgrado l'adozione delle armi a reazione e dei missili, non sono stati abbandonati gli studi riguardanti la costruzione di nuove artiglierie e numerosi nuovi esemplari sono entrati in servizio.

Così l'URSS ha adottato le seguenti armi:

Cannone da 107 senza rinculo per fanteria: spara con velocità iniziale di 460/sec un proietto a carica cava fino a distanza efficace di 1300 m mentre nel tiro con granata ordinaria raggiunge la distanza di 7000 m. Celerità di tiro di 6 colpi al minuto, pesa in batteria 200 kg con affusto estivo e 320 kg con affusto invernale. Nel tiro contro carro perfora una corazza dello spessore di 250 mm. È questo l'antagonista del cannone contro carro americano da 106 senza rinculo.

Cannone-obice da 152 M 1955: dotato di velocità iniziale di 671 m/sec raggiunge la gittata di 13.700 m, pesa in batteria 4536 kg ed è trainato a mezzo di un trattore. Il proietto pesa kg 39,900. Il pezzo è la più recente elaborazione del calibro da 152 mm.

Cannone-obice da 203: spara un proietto del peso di 136 kg col ritmo di un colpo al minuto a distanza di 25.600 m. Il pezzo pesa in batteria kg 19.504 ed al traino kg 20.412. Può sparare proietti atomici. È un materiale semplice e maneggevole che fornisce ottime prestazioni.

Cannone contro aerei da 122: spara un proietto del peso di kg 25 con velocità di 1005 m/sec. Ha le caratteristiche di un normale pezzo c. a. pesante. È paragonabile al cannone da 128 tedesco della seconda guerra mondiale. È telecomandato ed a caricamento automatico.

Cannone contro aerei da 57 automatico: velocità iniziale 1051 m/sec; altezza massima del tiro 7300 m; gittata orizzontale 10.000 m. Spara 150 colpi al minuto e può effettuare il tiro automatico e quello semiautomatico. Pesa in batteria kg 3556 ed il proietto pesa kg 2,700.

Cannone contro carro da 85 mm con motore ausiliario: velocità iniziale 1029 m/sec; gittata massima con proietti c. c. 15.500 m e con granata H. E. 19.000 m. Spara 20 colpi al minuto e pesa in batteria kg 2268.

Cannone contro carro da 100 mm velocità iniziale 900 m/sec; gittata massima 22.000 m. Celerità di tiro 8-10 colpi al minuto. È installato su affusto a code divaricabili; pesa in batteria kg 2720. Spara un proietto perforante che può attraversare a 500 m 270 mm di corazzatura. È attualmente il più potente cannone contro carro sovietico.

Cannone da campagna da 130 mm: spara un proietto di kg 25.400 con velocità iniziale di 800 m/sec; gittata massima di 25.000 m.

In Svezia la società Bofors, nota per le sue ottime realizzazioni nel campo delle a., ha progettato e costruito una serie di materiali che sono stati presi in considerazione da molti eserciti. Sono questi:

L'obice da 105/28 che pesa in batteria kg 2600, settore verticale di tiro da −5° a +65°. Peso del proietto kg 15,20; velocità iniziale 610 m/sec; gittata massima 14.600 m. L'arma impiega anche un proietto decalibrato del peso di 8 kg che raggiunge la velocità di 920 m/sec.

Cannone automatico da 120. Spara un proietto ad alto esplosivo con velocità iniziale di 800 m/sec a distanza di 21.1000 m. Settore di tiro verticale da −10° a +80°. Pesa 27.000 kg. È a funzionamento automatico con magazzino di 150 colpi. Il peso del colpo completo è di 35 kg.

Gli Stati Uniti d'America hanno attualmente in servizio un cannone atomico che ha le seguenti caratteristiche: calibro 280 mm; peso del pezzo completo di mezzi di traino 77 tonn.; peso del proietto con carica atomica kg 486; a carica normale kg 380; settore di tiro orizzontale 360°; settore di tiro verticale da 0° a +55°; gittata massima 32 km; tempo per la messa in batteria 20 minuti; effetto del colpo a carica atomica uguale a circa 10.000 t. di TNT. Per il trasporto si usano due autocarri speciali della potenza di 375 CV ciascuno, che consentono di raggiungere la velocità di marcia di 56 km/h. La batteria da 280 è costituita da due pezzi.

Artiglierie contro aerei. - I cannoni contro aerei di grande potenza che vennero progettati nell'immediato dopoguerra sono ormai pressoché abbandonati e quelli pesanti (cannoni da 90, 94, 105 e 120 mm) sono a consumazione o in corso di sostituzione con missili guidati. Presso qualche esercito tale sostituzione è già avvenuta totalmente, mentre presso quello italiano sono tuttora impiegati i cannoni da 90/53 di progettazione italiana e quello da 90/50 di progettazione S. U. A. Un'arma di più difficile sostituzione è il cannone contro aereo leggero per la difesa a bassa quota. Numerosi sono i tentativi e gli studî per realizzare un'arma a reazione, guidata o no, che serva per battere aerei che attaccano a bassa o a bassissima quota, e qualche studio è in corso anche in Italia; però la maggiore difficoltà da superare è rappresentata dalla quasi impossibilità di identificare e seguire col radar un aereo che si sposta a fortissima velocità ed a bassa quota, giacché le asperità del terreno impediscono tale acquisizione. Inoltre il mezzo a reazione richiede sempre un determinato spazio dopo la partenza durante il quale è molto difficile, se non impossibile, la guida, tanto che presso alcuni eserciti è stato proposto un razzo non guidato da lanciarsi a forte velocità contro gli aerei a bassa quota e nelle immediate vicinanze della batteria e un razzo guidato per le distanze immediatamente superiori. In attesa della realizzazione di tale razzo, l'artiglieria contro aerei leggera italiana usa il cannone da 40/70 Bofors e di recente adozione anche presso quasi tutti i Paesi della NATO.

Si tratta di un materiale leggero, mobile, a traino meccanico per la difesa a bassa quota delle truppe operanti e del territorio nazionale. È dotato di asservimenti idraulici per il comando a distanza da centrali e per il comando locale a mezzo di cloche. Le sue caratteristiche balistiche e d'impiego sono: distanza normale d'impiego per il tiro c. a. m 2000. Celerità di tiro a fuoco automatico 240 colpi al minuto. Settore orizzontale di tiro 360°; settore verticale da −5° a +90°. Velocità di spostamento in direzione 850 sec. Velocità di spostamento in elevazione 450 sec. Peso completo di accessorî 5000 kg. Peso del proietto kg 0,960. Velocità iniziale 1005 m/sec.

Esistono due tipi di tali cannoni a seconda della sistemazione degli organi elettroidraulici per la punteria. La Società Italiana Galileo ha realizzato per tale materiale un telecomando che risponde molto bene allo scopo.

Il materiale da 40/70 è accoppiato ad una apparecchiatura elettronica per la direzione del tiro contro aereo realizzata dalla Società Contraves Italiana in collaborazione con la Società Microlambda. L'apparecchiatura ha le seguenti funzioni: a) ricerca del bersaglio aereo con o senza il concorso di un "puntatore ausiliario"; b) calcolo degli angoli di tiro e di direzione per due sezioni, con diversa parallasse, composta ciascuna di due cannoni da 40, tenuto conto della balistica del cannone e supposto il bersaglio in moto rettilineo uniforme; c) puntamento dei cannoni mediante elementi sincronici verso il punto futuro calcolato. Tale complesso è costituito da: carro trasporto; colonnina di punteria; calcolatore; cassone di distribuzione e gruppo convertitore, radar MLT5/f.

Il carro trasporto è del tipo a biga con due ruote gommate ed un ruotino orientabile per il trasporto a mano. Su di esso trovano posto il calcolatore, il radar, il cassetto per l'alimentazione, il gruppo convertitore, la colonnina di punteria ed il trasformatore d'isolamento.

La colonnina di punteria fornisce con continuità al calcolatore le coordinate angolari presenti di elevazione e direzione del bersaglio. Essa consta essenzialmente di una piattaforma rotante e di un gruppo colonne sostenuto da quella e risulta collegata con le restanti unità mediante un sistema ad anelli e spazzole che ne permette una continua rotazione in direzione. La piattaforma rotante viene mossa in direzione da un motore in c. c. in essa contenuto, comandato da un asservimento a thyratron. Su di esso è inoltre montato il modulatore del radar. Il gruppo colonne sostiene il ricetrasmettitore con antenna radar ed il braccio porta-cannocchiale mossi, in elevazione, da un motore in c. c. comandato da un asservimento a thyratron. Sul braccio porta-cannocchiale è installato un cruscotto ove sono sistemati i comandi e le segnalazioni.

Il calcolatore riceve automaticamente i dati d'ingresso relativi al punto presente del bersaglio in coordinate polari, effettua l'estrapolazione supponendo il bersaglio in moto rettilineo uniforme, calcola gli angoli d'uscita per due sezioni di due cannoni tenendo conto della diversa parallasse. Elabora le velocità polari corrispondenti e quelle di un volo rettilineo uniforme avente le stesse condizioni iniziali di velocità e di posizione del volo fisico in atto e con quelle comanda il movimento della colonnina di punteria e dell'asse di distanza radar. Il calcolo viene effettuato in conformità alle tavole di tiro calcolate per il cannone da 40/70.

Il radar è del tipo ad inseguimento automatico del bersaglio operante nella gamma da 9345 a 9405 Mc. L'apparato è composto delle seguenti unità: a) antenna comprendente un riflettore parabolico, un motore di scansione, un generatore di riferimento sinusoidale a 30 periodi per secondo, un generatore sinusoidale a 3000 p.p.s. e parti meccaniche di scansione; b) ricevitore comprendente un preamplificatore F.I., C.A.F., mixers, duplexer, klystron, connessioni a guide d'onda; c) trasmettitore comprendente magnetron, modulatore, alimentatore relativo all'unità trasmettitore ricevitore; d) indicatore comprendente i circuiti degli indicatori A/R ed I, i circuiti F. I., video, C.A.I.G., G.T.V., i canali di puntamento angolare e i circuiti di distanza; e) alimentatore comprendente i circuiti di alimentazione e una unità di calibrazione.

L'unità ricevitore è posta lateralmente sulla colonnina ed è collegata all'unità antenna mediante un giunto rotante a guida d'onda. L'unità trasmettitore è posta sulla base della colonnina su piattaforma rotante. I collegamenti quindi fra le suddette unità possono essere fatti mediante cavi flessibili e guide d'onda rigide. Le unità indicatore ed alimentatore sono situate in un unico cassone posto accanto al calcolatore. Sulla parte frontale dei predetti pannelli sono sistemati tutti i comandi e gli strumenti di controllo del radar. L'alimentazione dell'apparato è a 400 periodi secondi trifase. Strumenti di controllo permettono la verifica continua della tensione e della frequenza di rete.

Il complesso funziona nel modo seguente: il problema della ricerca del bersaglio è stato risolto con una scansione spirale dell'antenna. Connesso a tale tipo di scansione è un indicatore tipo I che dà una rappresentazione polare dello spazio esplorato. L'operatore ha la possibilità, attraverso tale indicatore e mediante una cloche, di puntare l'antenna sul bersaglio con sufficiente approssimazione per passare in fase di acquisizione (scansione conica a velocità ridotta) e quindi in inseguimento automatico. Durante la fase di inseguimento l'antenna esegue una scansione conica ad alta velocità e il radar invia delle tensioni, proporzionali all'errore di punteria, agli asservimenti di colonnina. L'inseguimento automatico in distanza viene effettuato dopo una collimazione su di un tubo A, a scala espansa. I dati di distanza vengono inviati al calcolatore mediante syncro.

Le caratteristiche funzionali dell'apparecchiatura sono le seguenti: a) distanza massima di acquisizione m 18.000 su aereo di superficie equivalente a 2,5 m2 nell'interno del cono definito dalla spirale (14°); b) distanza massima d'inseguimento automatico m 13.000 su aereo di superficie equivalente a 2,5 m2; c) distanza minima 350 m; d) discriminazione in distanza 150 m; e) ricerca a spirale a settore: velocità di rotazione conica dell'illuminatore 16,5 giri al secondo; f) limiti di funzionamento: angolo di elevazione da −200°° a +1600°°; g) velocità massima del bersaglio 380 m/sec (1368 km/ora).

Bersaglio razzo. - Allo scopo di addestrare i reparti contro aerei leggeri al tiro contro bersagli a bassa quota e dotati di alte velocità di spostamento, venne ideato dal Servizio Tecnico Italiano un apposito bersaglio razzo. Esso ha lo scopo di affinare la capacità del puntatore nell'intervento su bersagli dotati di notevole velocità e di abituare il puntatore alla valutazione immediata dell'errore e alla simultanea correzione del tiro.

Il bersaglio è costituito da un propellente per razzi contenente la carica di lancio del peso di kg 4,040; nella testa del tubo propellente vi è una carica fumogena del peso di kg 1,400 avente lo scopo di tracciare la traiettoria percorsa dal razzo. Tre impennaggi di legno, di notevoli dimensioni, servono a stabilizzare il sistema ed a renderlo visibile durante il volo. Le caratteristiche del razzo sono le seguenti: peso totale kg 24,500; lunghezza totale mm 1622,5; lunghezza impennaggi mm 600; gittata massima m 4200; velocità a fine combustione della carica 280 m/sec; durata massima della traiettoria 40 sec; ordinata massima a 45° di elevazione 1500 m. Il sistema è radarabile e quindi consente l'impiego del calcolatore CT40.

Le artiglierie navali.

Evoluzione delle artiglierie navali. - Il rapido progresso della offesa aerea, manifestatosi sia nel corso della seconda guerra mondiale con la valorizzazione delle possibilità offerte dalle navi portaerei, sia, e in misura sempre più imponente, negli anni successivi, ha determinato in tutte le marine del mondo una radicale evoluzione nell'armamento di artiglieria delle unità navali.

All'inizio della guerra, infatti, le a. navali potevano essere suddivise in tre classi distinte: a) cannoni di grosso e medio calibro, progettati per batterie a forti distanze e bersagli di superficie; b) cannoni di medio e piccolo calibro, per la difesa antiaerea e antisilurante; c) mitragliere automatiche per la difesa antiaerea ravvicinata.

Successivamente, mentre è andata sempre diminuendo la eventualità, in caso di conflitto, del combattimento navale di superficie, si è imposto il problema di potenziare al massimo la difesa contraerea delle forze navali; tale problema è stato, nei limiti del possibile, risolto dotando le navi di due tipi di armi che si integrano reciprocamente, e cioè: a) armi autopropulse (missili); b) cannoni particolarmente studiati per il tiro contraereo e che, entro determinati limiti, sono idonei anche per il tiro contro bersagli di superficie. Questi due tipi di armi presentano, comparativamente, le seguenti caratteristiche preminenti: i missili una maggiore gittata, maggiore precisione dovuta alla possibilità di teleguida e autoguida; i cannoni una maggiore celerità di tiro, maggiore possibilità di battere in successione più bersagli, maggiore attitudine a sostenere azioni prolungate.

Inoltre si è verificata una generale tendenza ad abbandonare l'impiego delle mitragliere che, a causa della loro gettata e della modesta capacità di offesa dei proietti, non presentano più una reale efficacia contro gli aerei moderni alle distanze a cui questi sviluppano la propria offesa.

In definitiva, per quanto riguarda l'armamento con artiglierie "convenzionali", le unità moderne sono dotate soltanto di cannoni il cui impiego essenziale è il tiro antiaereo, e la cui funzione è battere quei bersagli che siano sfuggiti alla reazione con i missili, o che non sia stato possibile impegnare con i missili stessi.

Principali caratteristiche costruttive delle moderne artiglierie navali. - L'intervallo di tempo durante il quale un aereo che attacchi un'unità navale resta sotto il tiro delle artiglierie, prima di aver sviluppato la propria offesa, è molto limitato (dell'ordine di 20-30 secondi) a causa della sua elevatissima velocità, anche nel caso più favorevole in cui la localizzazione dell'aereo stesso avvenga con l'anticipo necessario per garantire il tempestivo inizio della reazione di fuoco. Ne consegue la necessità di realizzare la massima possibile rapidità di intervento delle armi e un elevato valore di probabilità di colpire. Tale risultato è stato ottenuto, per quanto riguarda direttamente le armi e indipendentemente cioè dagli organi per la direzione del tiro, di cui sarà detto in seguito, con l'aumento sia della velocità iniziale, sia del ritmo di fuoco, con l'uso di telecomandi per la punteria, con l'adozione delle radiospolette.

a) Aumento della velocità iniziale.-Un elevato valore di velocità iniziale del proiettile consente di realizzare traiettorie molto tese (cioè impiego di piccoli valori di alzo e conseguentemente minori possibilità di errori nel suo calcolo) e di ridurre la durata del tragitto del proiettile stesso (riducendo di conseguenza l'effetto degli errori commessi nella extrapolazione del moto del bersaglio e dovuti a eventuali cause perturbatrici lungo la traiettoria). I moderni cannoni navali sono progettati in modo da conferire al proiettile velocità iniziali prossime ai 1000 m/sec. Tale valore, che è ottenuto mediante pressioni massime nell'interno della bocca da fuoco di circa 3800 kg/cm2 e lunghezze di anima molto elevate (dell'ordine di 60-70 volte il calibro) non sembra, allo stato attuale della tecnica, suscettibile di ulteriori aumenti.

b) Aumento del ritmo di fuoco. - L'aumento del ritmo di fuoco, cioè del numero dei colpi che possono essere sparati nell'unità di tempo, è stato ottenuto rendendo completamente automatico il ciclo di rifornimento, caricamento e sparo dei cannoni. Per la manovra dei congegni di chiusura (otturatori) viene utilizzata l'energia di rinculo, per quella invece degli organi di caricamento (bracci oscillanti e calcatoi) sono impiegate altre fonti di energia, generalmente elettrica. Inoltre sono stati realizzati sistemi di rifornimento che consentono di alimentare automaticamente i cannoni qualunque sia la loro elevazione. Tali mezzi di rifornimento sono dotati di un particolare organo, "giostrina", contenente il numero di colpi sufficiente per circa un minuto di fuoco, senza che sia necessario l'intervento manuale di alcun operatore. Alla fine di ciascuna azione di fuoco, serventi particolarmente destinati a questo compito riforniscono la giostrina, completando il numero dei colpi sparati con munizionamento prelevato dai depositi.

Con questi accorgimenti tecnici si è ottenuta, nei cannoni moderni, una celerità di tiro che varia fra 40 colpi al minuto per i calibri maggiori, a 90÷120 colpi al minuto per i calibri minori. Naturalmente col crescere del calibro e del ritmo di fuoco aumentano le difficoltà meccaniche, i pesi e gli ingombri delle masse in giuoco: per questo motivo non è possibile - né sarebbe d'altra parte conveniente - aumentare molto il calibro dei cannoni. Anche i cannoni di calibro modesto, capaci di sviluppare un ritmo di fuoco molto elevato, sono armi tecnicamente complicate e assai pesanti; di conseguenza è talvolta preferibile usare cannoni con ritmo più moderato e più semplici (quindi meno soggetti a avarie) e sopperire al minor volume di fuoco che essi sviluppano aumentando il numero delle bocche da fuoco.

c) Impiego di telecomandi per la punteria. - I motori elettrici di elevazione e brandeggio che fanno assumere al cannone il voluto orientamento per realizzare una determinata traiettoria, non sono più comandati localmente dai puntatori, ma sono telecomandati a mezzo di particolari asservimenti che utilizzano la tensione elettrica (segnale d'errore) che si genera quando non esiste il perfetto parallelismo fra l'orientamento del cannone e quello della apparecchiatura per la direzione del tiro da cui il cannone è condotto. In questo modo è stata eliminata l'opera dei puntatori, e si sono potute ottenere grandi velocità nel raggiungere la punteria all'inizio di ciascuna azione di fuoco e elevatissima precisione nel mantenimento della punteria nel corso dell'azione stessa. Le prestazioni dei moderni asservimenti delle artiglierie consentono alle armi di muoversi automaticamente in brandeggio con una velocità di circa 60°/sec e in elevazione di circa 30°/sec.

d) Impiego della radiospoletta. - Indipendentemente dalla precisione delle armi e degli organi per la direzione del tiro, la probabilità di colpire è stata aumentata con l'impiego di munizionamento dotato di radiospoletta (v. munizioni, App. II, 11, p. 370). La radiospoletta ha anche il vantaggio di eliminare la necessità del calcolo della graduazione e i congegni meccanici necessarî per regolare le spolette secondo la graduazione calcolata; per varie ragioni non è però opportuno sparare soltanto munizionamento dotato di radiospoletta, ma è conveniente impiegare alternativamente anche proiettili dotati di normali spolette meccaniche a tempo.

Gli elevati valori di potenza e di celerità di tiro dei moderni cannoni navali influiscono in maniera negativa sul fenomeno dell'usura che si traduce, oltre un certo limite, in una inaccettabile riduzione di precisione della bocca da fuoco. Si considera normalmente che un cannone non sia più impiegabile quando la velocità iniziale del proietto è ridotta di circa il 10% rispetto a quella di progetto. Per combattere l'usura e prolungare così la vita dei cannoni, vengono adottati i seguenti provvedimenti: a) impiego di acciai di qualità sempre migliori; b) impiego di polveri "fredde", ossia con temperatura di deflagrazione non superiore ai 2500 °C; c) adozione di speciali sistemi di cromatura della superficie interna della bocca da fuoco; d) adozione di sistemi di raffreddamento delle canne mediante acqua nebulizzata dopo ogni raffica di un certo numero di colpi.

I cannoni navali in servizio. - Come è stato precedentemente accennato, tutte le maggiori Marine del mondo sono attualmente impegnate in un processo di evoluzione nell'armamento delle unità navali. Sono oramai praticamente scomparsi i cannoni di grosso calibro progettati esclusivamente per il tiro contro bersagli di superficie, ma sono attualmente ancora in servizio, su navi di costruzione recente, numerosi tipi di cannoni, alcuni dei quali non saranno però certamente più riprodotti. Le unità più moderne sono dotate di cannoni automatici di calibro compreso fra i 127 e i 76 mm; in particolare, per quanto riguarda la Marina Militare Italiana, le unità del programma navale in corso di realizzazione saranno armate con cannoni da 127/38 in impianti binati, di fabbricazione S. U. A., e con cannoni da 76/62, in impianti singoli, costruiti dalla OderoTerni-Orlando negli stabilimenti di Melara (La Spezia). Le principali caratteristiche del cannone italiano da 76/62, che sarà il più diffuso nei prossimi anni, e che presenta, fra gli altri, il vantaggio di essere il calibro minimo che consente l'impiego di munizionamento dotato di radiospoletta, sono le seguenti: velocità iniziale, 925 m/sec; gittata max orizzontale, 16.000 m; gittata max verticale, 11.000 m; colpi al minuto, 70; peso del proiettile, 6 kg; distanza di tiro in efficacia, 8000 m.

Sulle unità in servizio già da qualche anno, oltre ai cannoni sopracitati, sono in servizio anche cannoni da 76/50, 76/62 in impianti binati, e mitragliere da 40 mm in impianti binati e quadrupli. Per il futuro questo ultimo tipo di armi automatiche sarà mantenuto soltanto per armare unità di tonnellaggio molto modesto, motocannoniere e moto-siluranti, sulle quali non vi è possibilità di imbarcare cannoni.

Le apparecchiature per la direzione del tiro. - Parallelamente all'evoluzione delle artiglierie navali anche le apparecchiature per la direzione del tiro (A. D. T.) sono state profondamente modificate, in modo da poter sfruttare al massimo le possibilità offerte dalle armi. Le moderne sistemazioni infatti sono state progettate e realizzate per essere impiegate principalmente per il tiro antiaereo (ma possono essere impiegate anche per il tiro contro bersagli navali o per azioni di bombardamento contro obiettivi situati sulla costa) e tenendo presente che gli attacchi più pericolosi sono quelli condotti da aerei a quota di volo molto bassa (dell'ordine di 50 metri). A tali quote gli aerei riescono a sfuggire alla scoperta radar lontana, e non è pertanto possibile contro di essi il tempestivo intervento dei missili, che costituiscono la difesa contraerea delle navi alle forti distanze.

Caratteristiche delle moderne apparecchiature per la direzione del tiro sono pertanto la possibilità di un'immediata apertura del fuoco non appena localizzato il bersaglio, e la elevata precisione degli organi di calcolo dei dati di tiro; ciò è stato ottenuto rendendo completamente automatiche le varie operazioni, che richiedono attualmente l'intervento di un limitatissimo numero di operatori.

Gli organi essenziali per la condotta del tiro, sono, come per il passato, la Stazione Direzione Tiro (S. D. T.) e la Centrale di tiro o calcolatore. Le S. D. T. moderne sono dotate di radar-tiro di elevata potenza, che, una volta "acquisito" il bersaglio, hanno la possibilità di restare automaticamente in punteria su di esso, indipendentemente dalle manovre cinematiche effettuate dal bersaglio e dalla nave che spara. Il radar-tiro non è però impiegato per la ricerca e scoperta dei bersagli; è necessario pertanto che esso, e quindi la S. D. T. su cui è montato, venga inizialmente portato in punteria su un determinato bersaglio.

Ciò può avvenire, oltre che per azione dei puntatori della S. D. T. nel caso di avvistamenti effettuati direttamente dalla S. D. T. stessa, anche telecomandando, a mezzo di speciali asservimenti, la S. D. T. dalla Centrale Assegnazione Direzione Tiro (C. A. D. T.) che è un particolare organo, situato nell'interno della nave, al quale confluiscono tutti gli avvistamenti effettuati dai radar del servizio di scoperta generale della nave. Inoltre la S. D. T. può essere telecomandata anche dalla Stazione di Difesa Aerea (S. D. A.), che è un organo situato sempre allo scoperto, a immediato contatto con il ponte di comando, e che ha il compito di assicurare, a mezzo di un nucleo di vedette ottiche, la scoperta di quei bersagli che siano sfuggiti alla ricerca radar e non siano già stati localizzati direttamente dalla S. D. T.

Le moderne centrali di tiro, che hanno sostituito le centrali di tiro elettromeccaniche, usate per il passato, sono dei calcolatori elettronici di elevatissima precisione, in grado di calcolare i dati di tiro, cioè di "entrare in soluzione" in modo completamente automatico e in un tempo limitato a pochi secondi dall'avvenuta acquisizione del bersaglio da parte della S. D. T. con cui sono collegati.

Le apparecchiature per la direzione del tiro sono attualmente realizzate in due tipi: uno, detto "completo", per la condotta delle artiglierie di calibro maggiore e che sono idonee, oltre che per il tiro antiaereo, anche per il tiro navale, contro-costa e illuminante, l'altro, detto "ridotto", per la condotta delle artiglierie di calibro minore e idonee essenzialmente al tiro contraereo.

Le necessità della difesa antiaerea hanno causato un sostanziale cambiamento nell'assegnazione di A. D. T. di cui sono dotate le unità navali; la moderna tendenza è di sistemare a bordo una A. D. T (cioè il complesso S. D. T. - calcolatore) per ogni impianto di artiglieria, in modo che ogni arma possa battere con la massima rapidità di intervento e in modo completamente autonomo, un distinto bersaglio.

Probabile evoluzione futura nell'armamento di artiglieria di bordo. - Allo stato attuale, si può considerare che l'arma "cannone" è oramai giunta al limite delle sue possibilità, e non sembra prevedibile che le sue prestazioni possano essere sostanzialmente aumentate. Mentre esso rappresenta tuttora un fattore indispensabile per la difesa antiaerea ravvicinata delle navi, è lecito pensare che in breve volgere di anni l'armamento di artiglieria "convenzionale" scomparirà del tutto da bordo, e sarà sostituito completamente da armi autopropulse, missili e razzi, secondo progetti che sono già in avanzata fase di studio.

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