DE VARDA, Arturo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DE VARDA, Arturo

Giuseppe de Varda

Nacque a Mezzolombardo (prov. di Trento) il 14 ag. 1859 da Elia, laureato in legge, e da Anna Boscaro.

Il padre, di accesi sentimenti liberali, durante i moti rivoluzionari del 1848 fu a capo della rivolta che cacciò il presidio austriaco da Trento. Tornati gli Austriaci in città, Elia ebbe una dura condanna, ma poté fruire, dopo un anno di prigione a Innsbruck, di un'amnistia generale. Però, per un meschino ripicco della burocrazia austriaca, il nome della famiglia venne modificato d'autorità in "Devarda" da "de Varda" come si scriveva da generazioni.

Solo nel primo dopoguerra, quando anche il Trentino fu unito alla madrepatria, i figli poterono riprendere legalmente l'antico cognome, in base ad apposito decreto ministeriale. I precedenti politici del padre non furono privi di conseguenze anche per la carriera e l'attività scientifica del figlio.

Il D., anche se di lingua e di sentimenti italiani, fu sempre alieno dallo svolgere attività politica. Per carattere fu sempre consapevole dei suoi doveri morali che, fino alla prima guerra mondiale, egli aveva anche quale impiegato e suddito dell'Impero austro-ungarico. Frequentate le scuole medie a Rovereto, il D. si iscrisse ai corsi di chimica dell'università di Innsbruck, passando successivamente al ben più rinomato politecnico di Vienna. Non sorprende la scelta di una università austriaca, più lontana e più difficile: anche se di madrelingua e di sentimenti italiani, molti giovani intellettuali trentini, con sufficienti nozioni di tedesco e non agiati, finivano con l'orientarsi, nella ricerca di una laurea e di un soddisfacente impiego, verso le più prospere ed assestate province austrotedesche. Questo per evitare gli ostacoli di carattere economico ed amministrativo ad una successiva sistemazione che incontravano coloro che studiavano in università italiane.

Nel 1883 il D. si laureò in ingegneria chimica e nello stesso anno lavorava già in qualità di borsista nei laboratori chimici dell'università di Innsbruck. L'anno dopo lo troviamo, quale chimico supplente, alle dipendenze dell'I.R. Istituto sperimentale chimico-agrario di Vienna. Nel 1885 ebbe l'incarico dal ministero di recarsi temporaneamente in Bosnia per organizzare, quale consulente chimico, l'impianto e l'avviamento di tutti i servizi di analisi dei minerali estratti nelle locali miniere di manganese e cromo.

Nell'aprile del 1886 venne assunto, dall'Istituto di Vienna, quale assistente in pianta stabile, e nel marzo del 1888 fu promosso assistente titolare.

Fra il XIX e il XX secolo Vienna, capitale della monarchia austro-ungarica, principale centro propulsore della civiltà mitteleuropea, conosce almeno un venticinquennio di straordinario risveglio culturale e scientifico.

A determinare nel campo della chimica agraria, alimentare e analitica il vigoroso ritmo di tale progresso contribuiscono notevolmente, anche in Austria, gli istituti (o stazioni) chimico-agrari sperimentali. I compiti principali assegnati a questi istituti comprendevano la supervisione di numerose prove agrarie fatte sul campo (cerealicolture, colture erbacce, varietà di vitigni, rotazione, concimazione, ecc.) e di campionature comparative (terreni, acque, fertilizzanti, uve, latte, vini, antiparassitari, ecc.), seguite dal necessario controllo in laboratorio delle variabili fisiche e chimiche in gioco. Inoltre compiti di organizzazione dei controlli ufficiali fisico-chimico-organolettici contro adulterazioni, falsificazioni ed inquinamenti dei prodotti agrari, messa a punto di apparecchi e di metodi di analisi di laboratorio, controlli analitici su richiesta o per conto terzi. Venivano così trattati argomenti disparati, anche di portata modesta, purché l'informazione fornita fosse istruttiva, attuale e di pratica applicazione.

L'Istituto di Vienna fungeva da capofila di una rete di stazioni sperimentali, di fondazione relativamente recente, dislocate, oltre che nella capitale, anche in certi territori periferici (per es. Gorizia e San Michele all'Adige), tutti alle dipendenze del ministero dell'Agricoltura.

Nel 1888 il D. pubblicò sulla Österreichisch-ungarische Zeitschrift für Zuckerindustrie und Landwirtschaft, rivista tecnica austro-ungarica specializzata in bieticoltura e lavorazione industriale degli zuccheri, due articoli sull'azione chimica dei superfosfati sui nitrati e sulla determinazione dell'azoto ammoniacale, organico e nitrico, nei concimi. Nel primo articolo studiò l'interazione, nei fertilizzanti misti, dei superfosfati coi nitrati. Trovò che a temperatura ambiente l'interazione è trascurabile, se pure presente. Invece a 50º C si ha un'apprezzabile decomposizione dei nitrati, che rappresenta una perdita dello 0,5% circa dell'azoto nitrico presente.

Questo primo lavoro costituì una spinta al riesame critico sperimentale dei metodi fino allora usati per l'analisi dei composti azotati nei fertilizzanti; il problema occuperà il D. per dieci anni, dal 1888 al 1897. Anzitutto egli vi sosteneva la validità, per determinare l'azoto organico, del metodo proposto da J. G. Kjeldahl nel 1883, metodo al quale, con lungimiranza, preconizzava una grande diffusione anche se allora era ancora molto discusso. Affermò pure che, nel caso di fertilizzanti contenenti anche azoto nitrico, era utile la modifica proposta da Jodlbauer. Nel caso, tuttavia, di contenuti particolarmente alti in nitrati, il metodo di Kjeldahl, anche con la modifica di Jodlbauer, dava risultati meno precisi.

Nel 1892 pubblicò il suo metodo originale per l'analisi dei nitrati. Il D. operò la riduzione ad ammoniaca mediante l'impiego, in ambiente alcalino, di una lega ternaria costituita da rame, alluminio e zinco nel rapporto 50:45:5.

Tale lega, conosciuta in seguito ovunque come "lega di Devarda", ma non brevettata, possiede caratteristiche peculiari che la rendono assai vantaggiosa rispetto ai semplici metalli proposti da altri autori: il suo potere riducente è molto elevato, superiore anche a quello di una miscela meccanica equivalente dei tre componenti; il tempo d'analisi ne risulta ridotto da molte ore a un'ora circa; la fragilità della lega ne consente la facile polverizzazione in mortaio, quindi facilità di dosaggio e di impiego; il polverino di rame che resta dopo la reazione permette la successiva distillazione dell'ammoniaca senza sussulti. La lega fu successivamente (1897) modificata dallo stesso D., che volle renderla più specifica verso i nitrati: Al 59%, Cu 39%, Zn 2%. I chimici, tuttavia, accordarono la preferenza alla prima versione e continuarono a usarla diffusamente per il riconoscimento e la determinazione dei nitrati. La lunga serie di pubblicazioni, relazioni e note scientifiche, tecnologiche o puramente didattiche o informative del D. si chiuse cinquant'anni dopo con uno studio chimico-agrario dei terreni effettuato in collaborazione con il prof. Blasi e l'ing. Randich.

Nel 1895 il D. venne inviato, per quasi un anno, in missione all'istituto chimico agrario sperimentale di Gorizia, per supplire alla temporanea assenza del direttore titolare. Nel 1897, per incarico del ministero dell'Agricoltura di Vienna, compì un lungo viaggio di studio in Svezia, Danimarca e Germania per visitare gli istituti chimici, i massimi laboratori e le principali scuole di agricoltura, come pure i più importanti impianti di industrie agricole di quei paesi.

Nel 1899 venne trasferito a Gorizia, quale vicedirettore del locale istituto, e vi rimase per circa sette anni. Nello stesso anno sposò l'ungherese Maria Straka, da cui ebbe due figli, Mariella e Giuseppe.

In quel periodo pubblicò un esauriente lavoro sull'industria goriziana delle prunelle (amoli), con studio del processo di solforazione della frutta. Occorreva finalmente dare una base tecnico- scientifica e limiti di tolleranza al trattamento tecnologico usato da una tipica industria locale, che esportava annualmente, nei paesi nordici, per un valore ingente, gran parte della produzione di questi frutti pregiati, e ridimensionare la disastrosa concorrenza degli amoli californiani, dimostrando la loro qualità scadente. Il libro fu scritto in tedesco per controbattere validamente la campagna, allora in atto in Germania, contro l'importazione degli amoli goriziani, con il pretesto che il tenore in anidride solforosa degli amoli essiccati fosse nocivo alla salute. Un divieto d'importazione germanico avrebbe potuto colpire a morte questa fiorente attività industriale. Lo scopo fu raggiunto e il ministero dell'Agricoltura di Vienna ne fu così soddisfatto da inviare al D. un caloroso elogio.

Ritrasferitosi nel 1907 con la famiglia nella capitale austriaca e ritornato a lavorare all'Istituto, venne nominato due anni dopo ispettore superiore. Finalmente nel 1912 gli giunse dal ministero la desiderata nomina a direttore dell'istituto di Gorizia, però revocata dopo pochi giorni, in seguito a veto politico. Così il D. rimase a Vienna; gli giunse però nel 1913 la nomina a consigliere di governo. Mentre risalgono ai primi anni di attività presso l'Istituto le scoperte di quell'eccezionale mezzo riducente noto come "lega di Devarda" e dei rispettivi metodi classici di analisi nel settore dei fertilizzanti, negli anni seguenti sono pure numerosi i suoi studi sulla composizione e sui metodi di analisi e di controllo tipologico dei latti, burri e formaggi. Lo provano, fra l'altro, le due memorie sulla determinazione del titolo del caglio e la sua azione sul processo di coagulazione del latte, e quella sull'acidità del latte e sul semplice apparecchio per determinarla. Dopo il suo rientro da Gorizia, in qualità di responsabile della sezione latte e latticini, riorganizzò per le centrali del latte i rispettivi servizi di controllo in modo tale da dare alla città di Vienna quasi un primato in questo campo. Collaborò pure attivamente alla compilazione del Codex alimentarius Austriacus e ai rispettivi metodi ufficiali per le sostanze alimentari; per il controllo dei mercati del latte analizzò le prestazioni pratiche del lactodensimetro di Soxhlet e del galactometro Devarda.

Non appena venne firmato l'armistizio italo-austriaco nel novembre del 1918, optò per l'Italia e poté trasferirsi, già nel febbraio del 1919, assieme con la famiglia, da Vienna a Gorizia.

Fin dal 1919 procedette con impegno, ancora giovanile, alla ricostruzione dell'istituto sperimentale chimico-agrario di Gorizia, gravemente danneggiato dagli eventi bellici. Riuscì anche a recuperare gran parte del prezioso strumentario scientifico e la ricca dotazione in platino che durante la guerra erano stati trasferiti all'istituto di Linz. Fra i lavori scientifici di pregio di quel periodo: La viti-vinicoltura nella Venezia Giulia (Gorizia 1932) e gli studi sui terreni delle bonifiche del litorale e sulle terre rosse del Carso.

Già da molto tempo l'istituto di Gorizia aveva collaborato alla soluzione dei problemi viticoli regionali con le sue minuziose indagini e le rispettive pubblicazioni in detto campo. Quando nel 1911 l'istituto iniziò gli studi sulla statistica dei vini della Venezia Giulia, disponeva già di una mole notevole di materiale utilizzabile. Aggiornato e completato di anno in anno con le analisi di controllo dei vini e dei mosti dei nuovi raccolti, l'istituto arrivò nel 1930 a disporre delle analisi complete di ben 1.800 campioni.

Il D. e i suoi collaboratori dell'istituto furono così in grado di poterne ricavare un quadro attendibile rispecchiante le qualità dei prodotti vitivinicoli in rapporto alle singole annate, località, terreni, vitigni, età, innesti, degradi parassitari, lavorazione e tipologia. Quest'opera impegnativa e ancora valida rappresenta forse la realizzazione più convincente del come il D. concepiva, già allora anche organizzativamente, una metodologia ottimale per impostare, condurre e concludere delle serie ricerche chimico-agrarie- sperimentali.

Lasciò la direzione dell'istituto di Gorizia nel 1934 andando in pensione. Si trasferì poi con la moglie a Trento. A causa della guerra, sfollò prima a Mezzolombardo, poi a Erba (prov. di Como) in casa del figlio, dove morì il 3 ottobre 1944.

L'attività scientifica del D. va inquadrata nello stato delle ricerche chimico-agrarie nell'ultimo ventennio del sec. XIX. Si cercava allora di approfondire la conoscenza dei singoli prodotti agrari attraverso l'analisi dei loro componenti chimici e delle loro caratteristiche fisiche essenziali. Il ricercatore non si preoccupava troppo di stabilire a quale gruppo, o zona tipologica, andasse assegnato il prodotto analizzato; zona tipologica caratterizzata non soltanto da punti fermi (dati analitici), ma comprendente anche gli intervalli di presumibile oscillazione delle principali variabili (quelle tipologiche) in giuoco.

Il tecnico sperimentatore non era di solito nemmeno a conoscenza della possibilità teorica e della utilità pratica di giungere a siffatte tipologie, per es. come premessa necessaria, valido termine di confronto ed indice prezioso per poter giudicare della genuinità di un determinato campione, nonché come base di raffronto per ulteriori studi e sperimentazioni.

Altro motivo d'indagini allora preferito era quello di accertare se, per es., un metodo di chimica analitica, convenzionale o nuovo, poteva essere genericamente impiegato nell'analisi di determinati prodotti, o miscele di prodotti, o per la ricerca qualitativa e quantitativa di un determinato composto chimico contenuto nelle varie sostanze. Per raggiungere gli scopi suddetti bisognava disporre di metodi analitici molto accurati e di analisti molto rigorosi sia nella scelta e nell'esecuzione della metodologia più adatta al caso specifico, sia nella descrizione delle indagini eseguite.

Il D. si rendeva conto delle gravi lacune e deficienze nella metodologia delle ricerche, e che ciò costituiva un freno al progresso chimico-agrario dell'epoca. Egli conduceva le sue ricerche applicando i seguenti principi metodologici di base: 1) prima di iniziare una ricerca, documentarsi nel modo più serio e completo possibile; nei casi di dubbia attendibilità procedere alle opportune verifiche analitiche selettive; 2) determinare e registrare i dati fisici e chimici praticamente rilevabili, anche quelli apparentemente secondari o trascurabili agli effetti della ricerca; 3) eseguire tutte le determinazioni fisiche e chimiche opportune, impiegando metodi analitici e di misurazione criticamente selezionati, ottimali, possibilmente unificati. Lo stesso per quanto riguarda le rispettive apparecchiature e dotazioni di laboratorio; 4) sintetizzare le caratteristiche dei prodotti rientranti nella ricerca attraverso un'appropriata tipologia, inquadrandoli, cioè, in una razionale ed incisiva suddivisione tipologica della categoria generica di cui detti prodotti fanno parte; 5) stendere delle relazioni, complete di tutte le informazioni ambientali, procedurali, di know-how operativo, e di tutti i dati principali e secondari, diretti e indiretti, sui rispettivi processi e prodotti, raccolti od emersi dall'indagine. Valutare criticamente i risultati raggiunti e quelli mancanti. Curarne la diffusione divulgativa alle categorie interessate a mezzo articoli sulla stampa tecnica, conferenze, lezioni, relazioni a congressi e convegni.

Questi principî di metodologia nella ricerca chimico-agraria sono ormai da tempo noti. Un secolo fa, però, si era appena agli inizi di una radicale modificazione delle metodologle nelle ricerche del genere.

Opere: Über die chemische Einwirkung des Superphosphates auf Nitrate, in Oesterreichischungarische Zeitschrift für Zuckerindustrie und Landwirtschaft, XVII (1888), pp. 148-59; Die Bestimmung des Stickstoff in Düngemitteln, ibid., 1888 n. 5 (e anche in Chemisches Repertorium [suppl. a Chemiker Zeitung], 3 nov. 1888), p. 289; Über die Jodlbauer'sche Modifikation der Stickstoffbestimmung in salpetersauren Salzen, in Chemiker Zeitung, XIII (1889), p. 388; Über die direkte Bestimmung des Stickstoffs im Salpeter, ibid., XVI (1892), p. 1952; Über die Prüfung der Labpräparate und die Gerinnung der Milch durch Käselab, Merseburg 1896; Die Azidität der Milch und ein einfaches Verfahren zur Bestimmung derselben [con rispettivo apparecchio Devarda], in Oesterr. Molkereizeitung, III (1896), 13, pp. 145 s.; Die Prüfung des Käses auf einen eventuellen Gehalt an fremden Fetten (Kunstkäse), die Wasser und Fettbestimmung im Käse, in Fresenius Zeitschriftf. analytische Chemie, XXXVI (1897), pp. 751-66; Über die Bestimmung des Stickstoffes in Düngemitteln, in Oesterr.- ungar. Zeitschr. f. Zuckerind. u. Landwirtsch., XXVI (1897), pp. 558-64; Welche Instrumente eignen sich am besten für die Untersuchung der Milch in der Praxis? [aerometro Devarda], in Archiv für Chemie und Mikroskopie..., 1914, n. 5, pp. 243-50; Die görzer Prünellenindustrie "Schwefeln" des Obstes, Wien 1906 (estr. da Zeitschrift für das landwirtsch. Versuchswesen in Oesterreich, 1906).

Bibl.: L'elenco quasi completo delle pubblicazioni, con una breve biografia è riportato da L. Bonomi, in Naturalisti, medici e tecnici trentini, Trento 1930, pp. 170-73; necrol. di L. Silvagni, in La Chimica e l'industria, XXVI (1944), p. 182.

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